lunedì 30 settembre 2013

Vi presento la Baviera: Würzburg, parte prima

Ciao a tutti!
Nei giorni precedenti la mia partenza per la Germania ho ricevuto molti consiglia a carattere turistico. I colleghi che a Schweinfurt vi erano già stati, per brevi o lunghi periodi, mi avevano vivamente consigliato di spendere un po’ di tempo in Baviera. E non nel senso di poltrire a Schweinfurt, che proprio nel land della Baviera vi si trova. Il suggerimento era di visitare questa regione, l’occasione è unica. La città da cui dovevo cominciare, secondo buona parte dei colleghi, era Würzburg. E da Würzburg ho iniziato.


La straordinaria visuale di Würzburg che si ottiene dal Marienberg

Perché proprio Würzburg? Beh, è una città ricca di storia e di arte, nonché un polo culturale estremamente vivace. Ma è soprattutto molto vicina a Schweinfurt: sono circa quaranta i chilometri che le separano, percorribili in mezz’ora di autostrada. Molti di coloro che lavorano a Schweinfurt abitano proprio a Würzburg, città sicuramente ritenuta più attraente rispetto al freddo centro industriale che è Schweinfurt stessa (ultima affermazione vera solo in parte).

Lo spirito rococò di Würzburg è tutto nella Haus zum Falken

La storia di questa città si divide in tre fasi: la prima risale antecedente il periodo della guerra dei Trent’anni (1618-1648), in cui era stata un importante ducato. Basta pensare che qui vi si sposò nientemeno che Federico I Barbarossa.
Dopo la devastazione della guerra dei Trent’anni, Würzburg conobbe il periodo di suo maggiore splendore. Sotto l’egida dei principi-vescovi Schönborn, Würzburg diventa una capitale dell’arte barocca. La scarsezza della manodopera locale, falcidiata dalla guerra, porta alla pubblicazione di annunci sui giornali di tutta Europa al fine di reclutare maestranze straniere. Ed è così che a Würzburg arriva un certo Tiepolo, un nome a caso tanto per illustrare la situazione. La ricchezza degli Schönborn era tale da potersi permettere di pagare il Tiepolo in una quantità di oro oggi equivalente ad un milione e mezzo di euro.
La terza “era” di Würzburg inizia il 16 marzo 1945 in seguito al violento bombardamento della città, operato dall’aviazione britannica. Siamo in periodo di Seconda Guerra Mondiale e come tante altre città tedesche, Würzburg viene quasi rasa al suolo. Anche il patrimonio artistico non fu risparmiato e in alcuni casi venne ridotto ad un cumulo di macerie. Un esempio su tutti è certamente il Dom St.Kilian. La riedificazione di Würzburg terminò solo nel 1970 ma nel frattempo la città mutò in un prestigioso centro universitario e al contempo polo di sviluppo industriale.

Statue, campanili e guglie spuntano nel cielo di Würzburg

I segni della ricostruzione sono ben visibili in alcune costruzioni. Su tutte lo Stift Haug, il Dom St. Kilian e la Marienkapelle. In tutte e tre le chiese è chiaramente visibile l’intervento della ricostruzione. Le loro pareti sono spoglie, a volte solamente intonacate. Quasi a voler mantenere l’austerità risultante dalle ferite belliche. A loro modo, ognuna di esse conserva motivo di interesse. Lo spartano Stift Haug conserva nell’altare la pala della Crocifissione di Tintoretto. Nel Dom St. Kilian, il duomo dedicato al martire che evangelizzò la Franconia, si trovano sculture e lastre tombali risalenti al periodo rinascimentale. La Marienkapelle, al centro della Markt (la piazza del mercato) è visibilmente opera di ricostruzione, ma la gotica torre campanaria è quella “originale”.

La Marienkapelle, al centro della piazza del mercato, la Markt

Würzburg non vuole dimenticare quei diciassette minuti di bombardamento in cui il 90% della città venne distrutta, con un carissimo prezzo in termini di vittime umane, cinquemila circa. All’interno del Dom St. Kilian è presente un’ala in cui sono presenti alcune decorazioni originali del duomo pre-bombardamento, ma soprattutto un coinvolgente reportage fotografico sulla storia del duomo. Con particolare attenzione, giustamente, alla condizione del duomo dopo il bombardamento. Fa impressione, vedere un’opera, eretta negli anni dalla fatica e dal sudore dell’uomo, venir distrutta dall’uomo stesso. Non mi dilungherò in commenti banali sull’inutilità della guerra. Ciononostante, per chi ama l’arte quelle immagini sono una coltellata al cuore.


Esterni ed interni dell'emblema della ricostruzione post-bellica, il Dom St. Kilian


Qualcosa che si è mantenuto molto originale, dallo spirito quasi medioevale, è il complesso che parte dalla Domstraße e che porta all’Alte Mainbrücke. Qui si respira un’aria che non ha più nulla a che fare con la ricostruzione postbellica, ma si torna indietro nei secoli. Tutto merito del gotico palazzo del Rathaus e del meraviglioso ponte sul Meno, l’Alte Mainbrücke. Le statue che lo ornano ricordano molto quelle del Ponte Sant’Angelo, a Roma. Il ponte è centro nevralgico della città: sul lato settentrionale vi si trova infatti l’Alte Mainmühle, un edificio tempo fa adibito a mulino, ed ora diventato locale in grado di attrarre i turisti in cerca di sapori enogastronomici locali.

Il caratteristico locale Alte Mainmühle: sold-out garantito!

Diffidate dai giudizi derivanti dai classici pregiudizi che buona parte degli italiani nutrono nei confronti nell’enogastronomia tedesca. Qui è il vino, rosso o bianco che sia, è assai rinomato. La Franconia detiene una nobile e antica tradizione enologica: a Würzburg in particolare, si trovano molte tra le più grandi cantine di Germania, alcune risalenti addirittura al XIV secolo. Non ho avuto tempo e stimoli per visitarle: purtroppo, il periodo pre-maratona mi impone di rimanere lontano dall’alcol. Würzburg, come dicevo, dista mezz’ora di auto da Schweinfurt. Recuperare l’occasione perduta non sarà difficile…

La fortezza del Marienberg tra le viti da cui viene prodotto il rinomato vino bianco di Franconia

Uno dei gioielli di Würzburg è sicuramente il Marienberg. Fortezza che domina l’intera città (e anche i vigneti circostanti), il Marienberg è stata la dimora dei principi-vescovi Schönborn fino all’inizio del XVIII secolo. La struttura di questa fortezza la fa sembrare inespugnabile: la difesa è garantita da possenti bastioni in basso e un ulteriore sistema di mura e torri in alto. Ora le sue sale sono adibiti a svariati musei a tema strettamente locale. Il Mainfränkisches Museum e il Fürstenbau Museum raccontano rispettivamente la storia della Franconia e di Würzburg. Il panorama che vi si gode dall’alto, reso unico dalla splendida giornata di sole (e vento) incontrata sabato, è veramente sbalorditivo: dalla terrazza orientale del castello si domina tutta Würzburg e le sue colline (alcune coltivate a vigneti, altre tappezzate di pale eoliche), nonché il corso del Meno.

Già dalla salita per il Marienberg si può godere di un ottimo panorama. A destra, la Käpelle

L’altro gioiello di Würzburg è la Residenz. Il sontuoso palazzo barocco riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO è il motivo per il quale esisterà una “parte seconda” del post su Würzburg. Sabato mi sono limitato ai giardini del palazzo (e che giardini…), la visita agli interni la riserverò per un’occasione speciale. D’altronde, il fiore all’occhiello della Residenz è l’Omaggio del mondo al vescovo principe, il famoso affresco del Tiepolo, uno dei più grandi mai realizzati. Non potevo recarmi a vedere un’opera del genere senza Giulia, non potevo ammirare il Tiepolo senza la laureanda in Storia dell’Arte.
Si, ci sarà un post “parte seconda”, e sarà condiviso…

Nei giardini della Residenz... vi aspetto per la prossima puntata su Würzburg!

Bis bald!
Stefano

domenica 29 settembre 2013

Un occhio a Berlino

Ciao a tutti!
È notizia di oggi, il record del mondo sulla distanza della maratona ha un nuovo padrone: è Wilson Kipsang, atleta keniano che ha abbassato il limite mai corso sui 42,195 chilometri. L’ha fatto a Berlino, dove con il tempo di 2h03’23” ha trionfato nella quarantesima edizione della BMW-Berlin Marathon, davanti ai connazionali Eliud Kipchoge e Geoffrey Kipsang.
E così, dopo due anni il precedente record (2h03’38”, appartenuto a Patrick Makau Musyoki), Berlino è nuovamente terra di conquista per i formidabili atleti keniani a caccia di primati da abbattere. È considerata infatti la maratona più veloce, e i diversi primati mondiali qui stabiliti lo confermano. L’itinerario è completamente in città ed è decisamente piatto, con partenza e arrivo nei pressi della Porta di Brandeburgo, fattore che la rende molto affascinante.

I dominatori della quarantesima Berlin Marathon. Al centro, con la canotta rossa,  il vincitore, Wilson Kipsang

E pensare che oggi, potevo essere lì alla partenza di questa maratona storica. Si, è proprio così… Il caso ha voluto che già prima della partenza per Schweinfurt, i miei colleghi tedeschi mi mettessero in contatto con Jean-Philippe, un ingegnere francese che organizza il gruppo aziendale per la Marathon de Paris. Ci siamo trovati il primo giovedì di mia permanenza a Schweinfurt, per una corsetta tranquilla in riva al Meno.
Ed è lì che mi dice che “sta facendo corsa leggera perché fra due domeniche ha la maratona a Berlino”. Un suo amico iscritto con lui non può gareggiare, e allora chiede a me se volevo farla. Lì per lì sono titubante, fare una maratona a tutta, ora, rovinerebbe la preparazione per Venezia. Però, pensando che vi sono anche Marta e Paolo (la “Scorri-banda” di Barcellona), non sarebbe stato male unirsi a loro. Avrei potuto accompagnare Marta, che corre la distanza in quattro ore, trasformando la mia maratona in un allenamento e divertimento allo stesso tempo. La soluzione trovata era perfetta: l’amico di Jean-Philippe non perdeva la quota di iscrizione, io correvo la Berlin Marathon e mi incontravo con i runner conosciuti a Barcellona.
Niente da fare, però: gli organizzatori non accettano cambi di dati sul numero di gara, anche fatti in maniera ufficiale. Non è ben accetta neanche ogni tipologia di delega. Si, ok, potevamo provare a barare, ma con la rigida organizzazione tedesca è meglio non scherzare. Il piccolo sogno che sembra materializzarsi sfuma così. Ma il conto in sospeso con Berlino è ufficialmente aperto: e da domani, si comincia a lavorare sulla quarantunesima edizione. Il 28 settembre 2014, davanti alla Porta di Brandeburgo, voglio esserci anch’io.

Che spettacolo la Berlin Marathon...

Chiudo il post con i complimenti a chi c’era oggi a Berlino: a Jean-Philippe, che nella capitale tedesca ha sfoderato una performance incredibile, 2h53’47” (chissà quando riuscirò anch’io a correre questi tempi…); a Paolo, che ha chiuso in 3h16’05” (sette minuti meglio che a Barcellona, grandioso!); a Marta, che ha chiuso in 4h43’32”. Spero di poter essere con voi, il prossimo anno…
Bis bald!
Stefano

venerdì 27 settembre 2013

Questo pazzo mondo

Ciao a tutti!
Ho impiegato poco tempo a capire quanto sia importante conoscere la lingua tedesca per uno straniero che ha deciso di trasferirsi (per quanto, non si sa ancora) in Germania. L’inglese va bene a tamponare questa lacuna linguistica in ambito lavorativo. Devo dire che me la sto cavando abbastanza bene, nonostante in ufficio e in laboratorio non tutti sappiano l’inglese. Fuori dal contesto lavorativo, l’importanza dipende dalle situazioni. Se devo esclusivamente fare degli acquisti nei negozi, l’inglese è più che sufficiente. Gli addetti degli esercizi commerciali sanno tutti parlare un discreto inglese, specialmente tra le giovani generazioni. Ciò è dovuto anche alla presenza di una base militare americana a pochi chilometri da Schweinfurt. Il problema del conoscere solo l’inglese sta nel fatto che è praticamente impossibile aprire una rete sociale senza conoscere la lingua locale.

Parola d'ordine: lernen = imparare!

Di questi fatti ne ero almeno parzialmente conscio alla partenza. Non a caso, già prima di partire per la Germania, mi ero procurato un po’ di materiale per cominciare ad imparare questa folle lingua. Un dizionario, un libro di grammatica, un frasario e un corso completo di CD audio. Beh, quest’ultimo aveva un titolo piuttosto accattivante, “Il tedesco in 30 giorni”. Ogni giorno, una lezione. Beh, ovviamente so che non è un mese il tempo necessario ad imparare una lingua di questo tipo. Non è l’inglese, il tedesco.
Ma intanto iniziamo da qui, imparando le varie coniugazioni del verbo essere e del verbo avere. E mentre sfogli il libro, scopri che molti cognomi qui, se letteralmente tradotti in italiano, rivelano parecchie nonché divertenti sorprese. Specie quando i tuoi colleghi in Italia avrebbero come cognome Volpe, Avversario, Autunno, Giovane. A parte i risvolti simpatici, c’è da lavorare parecchio. Non è la strana pronuncia del ch o le varie coniugazioni verbali a spaventarmi, bensì i megaparoloni incomprensibili che non sono altro che composizioni di altre parole più semplici. Pure Stefan, uno dei colleghi con i quali collaboro di più, si mette a ridere quando mi pronuncia una di queste parole lunghe anche venti o venticinque lettere.
Autodidattica già avviata, un corso in azienda con altri colleghi stranieri e bisognosi di lezioni, un ulteriore corso (forse) alla Volkhochschule di Schweinfurt. E per ultimo, ma non di certo per importanza, l’aiuto dei colleghi. Queste sono le armi di cui dispongo per combattere la mia personale guerra contro il tedesco. Una guerra che voglio chiudere da vincitore.
Bis bald!
Stefano

giovedì 26 settembre 2013

Venezia training, tappa 2: il fiume metronomo

Ciao a tutti!
Anche in Germania, gli allenamenti in vista della maratona continuano, e alla grande. Sto per entrare nella fase calda della preparazione, ormai manca solamente più un mese al fatidico giorno in cui mi confronterò nuovamente con la leggendaria distanza dei 42,195 chilometri.
Ho lasciato l'Italia con sensazioni un po' contrastanti, dovute soprattutto al non brillante risultato ottenuto nella mezza maratona corsa a Parma (vedi post). Il tempo fatto registrare, oltre 1h36', è veramente molto alto. I carichi delle prime settimane fanno parte della performance un po' deludente, ma è ovvio che qualche timore sorga in me alla vista di questi risultati.

Sede di allenamento: veduta serale del Meno e della sua ciclovia in direzione Würzburg

In Germania non ho perso tempo a riprendere confidenza con gli allenamenti. Qui ci sono un sacco di posti dove poter correre, sia in città che fuori. I marciapiedi sono infatti molto larghi, e correre all'interno del centro abitato non è affatto complicato, anche in una città come Schweinfurt che è tutt'altro che piccola. Fuori dalla città, beh… a due passi dal centro scorre il Meno e lungo il suo percorso vi è anche una ciclovia, la Mainradweg, percorribile anche a piedi. Ovviamente, non me lo sono fatto ripetere due volte, ed è così che la Mainradweg è diventata la “base” di allenamento. Per ora ho corso specialmente in direzione Bamberg, evitando così la zona industriale di Schweinfurt, ma presto la proverò anche in direzione Würzburg.
Conclusi gli allenamenti mostruosi in salita, mi sono nuovamente dedicato alle ripetute, prima con i 4000 metri e poi con i 3000 metri. Guardando alla performance pura, pare che la Germania mi abbia rigenerato. Tre ripetute sui quattro chilometri percorse ad un passo medio di 4’30”/km e quattro ripetute sui tre chilometri percorse ad un passo medio di 4’26” sono qualcosa di totalmente inaspettato per me, visti i ritmi di corsa mantenuti qualche settimana fa.
Oltre alle ripetute, ho ricominciato con l'allenamento più classico per un maratoneta, il cosiddetto “lungo”, ovvero correre chilometri e chilometri per ore. Per un amatore come me, il “lungo” è l'allenamento più importante, in quanto consente di aumentare la resistenza specifica. Già domenica 15, il mio primo giorno interamente in Germania, ho avuto modo di dilettarmi per le strade di Schweinfurt per una distanza complessiva di diciotto chilometri, corsi in scioltezza, senza badare all'orologio bensì a correre tranquillo e rilassato. E ad esplorare un po' la zona. Il dato sicuramente più interessante è quello del lungo corso domenica scorsa. Nel tratto di 32 chilometri percorso nel tragitto Schweinfurt-Untertheres (andata e ritorno rigorosamente sulla Mainradweg) ho corso al passo di 5’04”/km. Considero questo test decisamente positivo: sei mesi fa circa, in vista della maratona di Barcellona, avevo corso poco meno di trenta chilometri al passo di 4’57”. Ma allora era tutto diverso: mancavano solo due settimane alla gara, quindi stavo per raggiungere il top della condizione. E, dettaglio tutt'altro che irrilevante, i percorsi “di casa” sono totalmente piatti. Sulla ciclabile del Meno, qualche strappo - per quanto non insormontabile - c'è, e si fa sentire nelle gambe, eccome.

Sede di allenamento: la Mainradweg in direzione Bamberg


A contorno di questi allenamenti, ho anche trovato una palestra nella quale perfezionare il potenziamento muscolare. Devo ancora un pochino abituarmi: moralmente parlando, la compagnia non è quella della palestra di casa, alla quale sono molto affezionato. E comunicare in inglese con i trainer non è semplice. Le macchine sono anche un po' diverse: la leg press, tanto per fare un esempio, è strutturata in maniera diversa e per fare lo stesso esercizio ho dovuto abbassare il carico di venti chili. Che sia l'impatto con una nuova palestra a farmi correre più forte? Non credo, però mi piace pensarlo.
Un fattore migliorativo è stato una certa attenzione in più alla dieta. Lontano da casa, e dalle tentazioni provenienti dal suo frigorifero, sto man mano perdendo le cattive abitudini del comune mortale. Al supermercato compro solamente l'indispensabile per una dieta sana ed equilibrata, mettendo da parte – parmigiano escluso – tutte le fonti di vizio. Zero dolci, zero alcol. In mensa sto alla larga dai condimenti iperlipidici che vengono giornalmente proposti assieme alle pietanze, e fatta eccezione per il tradizionale appuntamento della colazione e del post-pranzo, anche il numero di caffè assunti è drasticamente calato. Qui non ci sono più tutti gli amici e colleghi con i quali discutere di fronte alla macchinetta del caffè…
Ecco, allontanarsi da casa ha anche qualche risvolto decisamente positivo. Bastasse questo per correre una maratona in meno di tre ore…
Bis bald!
Stefano

mercoledì 25 settembre 2013

Maiali ovunque

Ciao a tutti!
A pochi metri dall'appartamento presso la Roßmarkt, in cui sto alloggiando (temporaneamente) si trova un centro commerciale, la Galeria Kaufhof, tradotta letteralmente “la fattoria dell’acquisto”. Domenica scorsa, durante il primo giorno trascorso interamente qui a Schweinfurt, mi sono imbattuto in qualcosa di veramente curioso di fronte all'ingresso del suddetto centro commerciale: due statue raffiguranti altrettanti maiali variopinti. Subito ho pensato “mah, che roba trash”. Trascorrendo un po’ di giorni qui a Schweinfurt ne ho individuati altri, alla Stadtgalerie e alla Hundertwasser. Ho quindi scoperto che ve ne erano altri sparsi qua e là lungo le vie della città. Un po' simili tra loro ma tutti diversi.

"Wünsch Dir was!", il maiale in ceramica di fronte alla Stadtgalerie
  
I maiali disseminati in vari punti della città non sono lì per caso. Il perché è connesso all'origine del nome della città. Schweinfurt, il nome attuale della città che nel 740 d.C. era conosciuta come Villa Suinfurde, vuol dire letteralmente “guado dei maiali”, o “guado dei cinghiali”, lasciando intendere che si tratta di maiali selvatici. Nonostante ciò, gli storici sostengono che il nome Schweinfurt non sia dovuto al fatto che i cinghiali, o maiali che dir si voglia, qui attraversavano il Meno (supponendo che qui fosse meno profondo). La reale origine sarebbe da ricercare nella popolazione sveva (Sueben, in tedesco Schwaben) che passò proprio di qui durante il viaggio dalla terra d’origine, nel nord-est della Germania fino all’attuale Svevia.

Eccoli, i maiali di Schweinfurt!

Altri collegano il nome alla presenza di zone paludose nei pressi del Meno: zwin- e swin- sono infatti prefissi (di matrice rispettivamente olandese ed inglese) che indicano la presenza di molti canali, torrenti, o più semplicemente, aree ricche d’acqua. In effetti, è una teoria plausibile: durante i miei allenamenti in riva al Meno ho incontrato molte aree paludose ai margini del fiume e le mappe della città evidenziano molte diramazioni laterali del fiume.
Ciononostante, è convinzione comune degli abitanti di Schweinfurt credere alla storia dei maiali che attraversano il fiume. E in fondo, anche la mia. Wikipedia docet: il nome latino della città, Porcivadum, non lascia molto spazio all’immaginazione.

"WarenHaussschwein" e "Pig City", i maiali all'ingresso della Galeria Kaufhof

Ed è così che nel 2005 venne creato un comitato per una BigArtAction, la cosiddetta “Schweinfurt hat Schwein”, letteralmente “Schweinfurt ha maiali”. Che consistette appunto in una mostra, lungo le vie del centro, di ottanta maiali in ceramica, tutti dai colori sgargianti e con nomi più o meno originali: c’è Flaggi, il maiale coperto di bandiere; c’è Steuerix, il maiale con le sembianze di Obelix; c’è pure Albert Schweinstein, creato a immagine e somiglianza di Einstein; e non dimenticherei Der Bayer, il maiale vestito a rombi bianchi e azzurri, ricalcando la bandiera bavarese.

Altri maiali in ceramica di fronte alla Hundertwasser

Maiali in strada, ma non solo. Il piatto tipico di Schweinfurt è il cosiddetto Schweinfurter “Schlachtschüssel”. Le origini di questa usanza culinaria risalgono al 1840: la pietanza consiste in carne di maiale tagliata a pezzi (servita direttamente sulla superficie in legno delle tavole, se ho ben capito dalle brochure di Schweinfurt), che ben si accompagna al rinomato vino della Bassa Franconia.
Arriverà il momento di godere di questa specialità, sicuramente. Probabilmente, dopo la maratona: prima, è necessario mantenere la linea evitando di abbondare in cibi grassi e in alcolici. Per il momento, mi dovrò accontentare di vederli a bordo strada, i maiali…
Bis bald!
Stefano

lunedì 23 settembre 2013

La Top-10 delle più belle località in riva al Danubio (e sondaggio)

Ciao a tutti!
Una vacanza incredibile, come quella conclusasi poco più di un mese fa sul Danubio, non poteva non avere la classifica dei posti più belli visti lungo i trecento chilometri che ci hanno guidato, nei sei giorni in sella, da Passau a Vienna. Ed ecco stilata la personale classifica, nell'ormai consolidata forma della Top-10. Scelte molto difficili da fare, quelle di questa classifica. Date un'occhiata alle foto e sono certo capirete come sia stato difficile per me (e per Giulia, questa classifica è condivisa con lei) decidere se una certa località meritava di stare più in alto o in più in basso nella classifica.
Non siete d'accordo con la mia classifica? Nessun problema: potete rimediare partecipando al sondaggio (che potete trovare nella colonna di fianco a destra) votando la località o anche la foto che vi suscita più entusiasmo. Il sondaggio chiude il 31 ottobre; sono possibili soluzioni multiple: io le voterei tutte, infatti... Aspetto numerosi i vostri voti ;-)

1. Schlögen: la località di arrivo della prima frazione della Donauradweg merita sicuramente la prima posizione della mia classifica. In assoluto, questo è il tratto più spettacolare dell'intero percorso in terra austriaca. La bellezza di quest'ansa che costringe il Danubio a cambiare totalmente direzione non ha paragoni lungo i trecento chilometri di ciclovia.



2. Maria Taferl: la seconda posizione non va tanto all'abbazia (nonostante essa meriti una visita), quanto al panorama sul Danubio che è possibile godere dalla sua terrazza.



3. Linz: la città di Keplero è probabilmente la località più ricca di arte e cultura tra quelle incontrate, favorita anche dalle sue dimensioni. La Hauptplatz è un vero gioiello, il salotto della città; l'imponente Mariendom, il simbolo.



4. Melk: l'ex castello diventato abbazia, centro fondamentale della cultura austriaca, stupisce per la ricchezza e l'imponenza. Non sono solo la meravigliosa biblioteca e il complesso ecclesiastico a rendere così suggestiva Melk, ma anche il piacevole centro storico.




5. Zwentendorf: il paese è una minuscola cittadina come tante altre incontrate lungo la ciclovia, però il tratto di Danubio che scorre lungo il suo territorio è uno dei più selvaggi ed incontaminati, senza dubbio. E ci abbiamo anche fatto il bagno...



6. Grein: non è di certo una metropoli, per intenderci, ma è una delle cittadine più graziose. Una giusta dose di vitalità e le sue dimensioni contenute la rendono molto appetibile. Completano l'opera la chiesa di St. Ägidius e il castello di Greinburg.




7. Wachau: la settima piazza va alla regione nel suo insieme. Potessi avrei inserito in classifica tutte le località di questa area che si dipana lungo un tratto lungo circa trenta chilometri: Willendorf, Schwallenbach, Spitz, Wösendorf, Weißenkirchen in der Wachau, Stein an der Donau... sono troppe. La potenza scenografica dei suoi vigneti oscura per qualche decina di chilometri il fascino del Danubio.



8. Dürnstein: questa città, inserita nella regione della Wachau si distingue, per la sua collocazione (su una sorta di promontorio all'interno di un'ansa) e per il suo simbolo artistico, la meravigliosa torre campanaria del monastero, di colore blu.



9. Ybbs and der Donau: inserita in classifica grazie all'interessantissimo museo della bicicletta. Senza di esso, Ybbs an der Donau non sarebbe altro che una modesta cittadina senza particolare rilevanza.




10. Krems: la sede di partenza dell'ultima tappa si prende l'ultimo posto disponibile. Descritta come una città fredda, si rivela invece molto vitale e ricca di interesse. Chiese, piazze, mercati, negozi: Krems ha tutto ciò che serve per non essere considerata solo una città industriale.



11. Beh, l'undicesima posizione raccoglie ciò che si sarebbe voluto inserire ma ha dovuto lasciare il passo ad altre scelte. Mi riferisco a Passau, città piacevole e gradevole ma che mi ha lasciato parzialmente insoddisfatto (forse troppa aspettativa?) e a Tulln, il cui museo dedicato a Egon Schiele, molto interessante e ben allestito, non è abbastanza per contrastare il resto del paese, decisamente anonimo.

Non classificati. Non era possibile inserire in classifica Mauthausen: la visita del lager è si, molto formativa e tappa (quasi) obbligata lungo la Donauradweg, però il filo spinato e i forni crematori non hanno nulla a che vedere con la bellezza e il piacere (vedi post). Dall'altro canto, Vienna è l'esatto opposto: nonostante abbia avuto qualche vena critica nei suoi confronti (vedi post), la capitale austriaca è talmente ricca di storia, di fascino e di arte che inserirla in questa classifica non avrebbe alcun senso.

E ora, mi raccomando...votate!
Bis bald!
Stefano

domenica 22 settembre 2013

La ragazza e il ponte di pietra

Ciao a tutti!
Oggi in Germania è giorno di elezioni. I tedeschi sono chiamati alle urne per eleggere la diciottesima legislatura del Bundestag, il parlamento federale tedesco, e quindi, decidere chi sarà il prossimo cancelliere, il primo ministro della Germania. A queste elezioni guardano con interesse non solo i tedeschi, ovviamente (il clima in Germania non è così roseo come appare, c'è molta tensione...), ma anche da tutti i cittadini europei. La Germania è lo stato che traina economicamente il resto dell'Unione Europea, la leadership che verrà scelta dal popolo tedesco sarà decisiva per le sorti dell'Europa, specie per i paesi più in difficoltà come Spagna, Italia, Portogallo, Grecia.

"Quale sceglieranno la prossima volta?", "Fermare l'Eurofollia!"... La posizione numero 1 per gli spot elettorali la vincono di gran lunga i repubblicani

La sfida si gioca tra le due coalizioni di centrodestra e di centrosinistra, guidate rispettivamente dalla cancelliera uscente Angela Merkel e da Peer Steinbrück. La Merkel è alla caccia del terzo mandato consecutivo, ma i pronostici che fino a qualche giorno fa la davano vincente con ampio margine sono stati quasi ribaltati dopo il voto di domenica scorsa in Baviera (per l'elezione regionale), in cui gli alleati storici della coalizione pro-Merkel, CDU-CSU, ossia i liberaldemocratici della FDP sono rimasti fuori dal parlamento regionale. Riprende quindi quota la coalizione di centrosinistra (SPD, Die Linke, Die Grünen) che nei sondaggi risale fino al 44%, fino a raggiungere la coalizione della cancelliera uscente, data al 45%. Rebus governo, quindi? Lo si scoprirà fra poco, quando si chiuderanno le urne. Secondo i colleghi con i quali ho avuto modo di parlarne, Angela Merkel vincerà comunque, e continuerà la politica di austerità. Che potrebbe fermarsi con la vittoria di Steinbrück, considerata improbabile.

I due candidati favoriti per la corsa alla cancelleria, i leader rispettivamente di CSU e SPD, Angela Merkel e Peer Steinbrück

Ho già potuto constatare qualcosa in cui la Germania ci è superiore, sistema elettorale a parte (ma lì basta ben poco): gli elettori possono anche votare via posta nei giorni antecedenti, nel caso siano impossibilitati a recarsi alle urne nella domenica elettorale. Per uno come me, raramente a casa nel weekend, sarebbe il top.

Die Linke, il partito che vuole togliere ai ricchi per dare ai poveri, così dicono...

Ah, gli idealisti... Rigorosamente nella zona industriale

Da italiano non votante, mi sono divertito a curiosare tra le pubblicità elettorali tedesche. Ce ne sono di originali, come si può vedere dalle immagini. Ma anche qui come in Italia, rimane la sensazione che la propaganda rimanga propaganda. In fondo, tutto il mondo è paese...
Bis bald!
Stefano

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