Visualizzazione post con etichetta Champorcher. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Champorcher. Mostra tutti i post

venerdì 10 luglio 2015

La finestra elettrizzante

Ciao a tutti!
La tappa di oggi doveva essere una tappa più tranquilla e riposante rispetto agli scorsi giorni. Le attese non sono state tradite. Nonostante si dovessero salire 1400 metri di dislivello, non pochi, i quattordici chilometri da percorrere da Champorcher al Rifugio Sogno di Berdzé sono stati un bel modo per "riposare" il corpo. E soprattutto, è stata una tappa che mi ha regalato meravigliosi scenari, anche grazie allo scollinamento della Fenêtre de Champorcher, non il più alto passo ma già ad una quota importante, oltre 2800 metri.

In cima alla Fenêtre de Champorcher
La mattina si presenta nuovamente calda, leit motiv climatico del momento, e con qualche nube in più. Prima di lasciare l'albergo, dopo aver finalmente fatto una colazione come Dio comanda, gironzolo per Château, la frazione capoluogo di Champorcher. È assolutamente una località suggestiva, grazie alle tipiche e perfettamente conservate costruzioni in pietra, alla chiesa e alla vecchia torre. Dopodiché, si parte alla volta della Valle di Cogne.

La "scaletta" di Dondena

Si inizia su asfalto per portarsi fino alla frazione di Chardonney, poi, dopo aver oltrepassato il torrente Ayasse, inizia una salita degna di nota. La chiamano "la Scaletta di Dondena", forse perché è in sostanza una vera e propria scala, specie nei tratti più ripidi, che conduce alle porte dei paradisiaci pascoli della conca di Dondena. Si attraversa un fitto bosco di abeti e larici, sempre in salita (con qualche salutare pausa), con qualche sguardo sull'Ayasse e i suoi affluenti. Quando il mio altimetro indica una quota di circa 1900 metri, il bosco tende a diradarsi per far spazio a praterie fiorite, case in pietra sparse, cascate selvagge e ben più addomesticate mandrie. Questi sono pascoli che sapevo essere meravigliosi, ritrovarli cinque anni dopo, potervici camminare in totale relax (nonostante i venti chili sulle spalle) è un grande piacere.

I pascoli di Dondena

Nei pressi del Rifugio Dondena, ex Casa Reale di Caccia del Re Vittorio Emanuele II, a quota 2186 metri, il sentiero diventa un'ampia e comoda mulattiera. Mi fermo un attimo per far riposare la schiena e consumare un caffè con il quale affrontare la seconda metà di salita (tra l'altro, la cameriera del Dondena mi sta facendo riconsiderare il concetto di femminilità delle donne da rifugio...). La mulattiera, detta "le Chemin du Roi" continua a risalire la vallata, quasi sempre senza pendenza eccessiva. Le fioriture sono ricche e varie, ma c'è un elemento che disturba. È un elettrodotto che proviene dalla Valle di Cogne e taglia tutta la Valle di Champorcher. Un vero e proprio mostro. Non ci si può fare niente, solo continuare a salire, fino a raggiungere il Rifugio Miserin, posto in corrispondenza dell'omonimo lago e del Santuario della Madonna delle Nevi, un edificio che risale addirittura al XVII secolo, sede di una processione che unisce le genti di Cogne e di Champorcher. Merito della Fenêtre de Champorcher, valico di facile accessibilità e che per secoli fu uno dei valichi più importanti delle Alpi, anche a livello commerciale. Di qui transitava infatti buona parte del materiale ferroso dalle miniere di Cogne diretto verso il Piemonte.

Il Santuario di Madonna delle Nevi e il Lago Miserin

La sosta al Rifugio Miserin è più lunga del previsto. Scambio qualche parola (ed esperienza di montagna) con due escursionisti astigiani prima e con la rifugista dopo, la quale, un po' per caso, mi informa che un punto di appoggio dell'Alta Via, il Bivacco Promoud è bruciato. Non dovevo fermarmi lì nella traversata dalla Valgrisenche a La Thuile, ma ero curioso di vedere questo bivacco descritto come struttura modello. Poi ricomincio la salita, con una bella novità: le nuvole sono letteralmente scomparse dal cielo.

Nuovo punto più alto dell'Alta Via

La Fenêtre de Champorcher pare assai lontana ma in realtà mi separano meno di trecento metri di salita, su un comodo sentiero che si sviluppa lungo i pendii del Bec Cotasse, a tratti interrotto da qualche nevaio. Lungo l'ultimo tratto di salita compaiono alla vista altri due laghi oltre al Miserin, il Lac Blanc e il Lac Noir. Si, uno ha veramente le acque chiare e l'altro più scure. L'ultimo tratto di salita, su ghiaietta, è veramente ripido. Ma è l'ultimo sforzo di giornata prima della discesa finale. E poi, tutti gli sforzi vengono gratificati dalla visuale che la Fenêtre de Champorcher offre ai miei: verso est si domina l'alta Valle di Champorcher, verso ovest la vista spazia sul Vallone dell'Urtier, sul (finalmente) gruppo del Gran Paradiso e sulla Grivola. È uno spettacolo superbo, la Fenêtre de Champorcher è certamente uno dei più maestosi valichi alpini finora incontrati.

Ultimo saluto alla Valle di Champorcher

Dispiace dover lasciare questo passo, che porterò a lungo nel cuore, ma c'è una tappa da concludere e soprattutto un letto da "abbracciare" al Rifugio Sogno di Berdzé. Dista poche centinaia di metri più in basso e tramite un comodissimo sentiero a serpentina, mai ripido o pericoloso, lo raggiungo in mezz'ora circa. Dall'alto sembra così piccolo, il Rifugio Sogno di Berdzé, come un timido baluardo nella vastità del Vallone dell'Urtier, ma invece, come scoprirò poco dopo, è di dimensioni notevoli. Anche la terza tappa se ne va, dunque. E non sono particolarmente stanco: merito del rodaggio o di una tappa complessivamente più facile delle precedenti? Importa poco, in fondo.

Il Rifugio Sogno di Berdzé

Trascorro la serata a parlare con i gestori del Rifugio Sogno di Berdzé e con i clienti che vi trascorreranno la notte. È sempre bello scambiare opinioni ed esperienze con coloro che amano la montagna (e non solo: si è parlato addirittura di maratone!). Per questo li ringrazio: hanno (mi rivolgo a loro: avete) spezzato la solitudine di due giorni sostanzialmente vissuti lontano dal contatto umano. È il potere del rifugio, un ambiente che sa far incontrare e unire le persone: toscani, piemontesi, veneti e romani non sono mai stati più felici insieme di stasera. Certo, davanti a queste montagne, un piatto di polenta e spezzatino, è tutto molto molto più facile... Domani sarà lunga fino al Rifugio Sella, ma nutro in me la speranza vitale di poter rivivere una serata come questa, meravigliosa, che sto chiudendo con questo post.
A presto!
Stefano

Pillole dall'Alta Via, 10 luglio

"Le montagne non sono che il riflesso del nostro spirito, hanno il valore dell'uomo che le ama e vi si misura, altrimenti non rimangono che sterili mucchi di pietre".
Walter Bonatti, I miei ricordi

Vallon du Bois

giovedì 9 luglio 2015

Guarda là, Fricollà!

Ciao a tutti!
Anche la seconda tappa di Alta Via è conclusa. Mi trovo infatti a Champorcher, dove era previsto l'arrivo di questa lunga e dura tappa. I francesi incontrati ieri a Crest avevano ragione eccome: questa dal punto di vista cronometrico rappresenta probabilmente la frazione più lunga dell'Alta Via. Dopo i 1800 metri di dislivello di ieri, ecco un'altra tappa tostissima.

Il Cervino dalla discesa del Col de la Fricolla
Apparentemente la giornata inizia con una buona notizia. La mattinata che comincia a Crest appare priva di nuvole e soprattutto più fresca. Una colazione frugace, per poter scattare in direzione Champorcher con il maggior fresco possibile. La tappa prevede la salita e dunque la discesa del Col de la Fricolla, 1400 metri di dislivello da coprire: si inizia dolcemente, tra gli alberi. Ma quando si esce dalla boscaglia si inizia nuovamente a sudare; non solo acqua, anche crema solare, oggi fondamentale. Ritrovo refrigerio nell'ombra dei pini e inaspettatamente nelle "lacrime di pietra", cascatelle d'acqua che scende praticamente nebulizzata.

Fioritura estiva a Brengole d'Arby

Trovo un po' di riposo a Brengole d'Arby, un gruppo di casupole poste in un meraviglioso pianoro fiorito e ricco d'acqua. È l'ultimo tratto di pace. Da qui la salita, spesso ripidissima, non lascia quasi mai tregua. Si sale il classico gradino vallivo che conduce ai ruderi di Breuil, poi si risale un vallone di origine glaciale, su zolle erbose, tra le pietre o sulle pietre, ma sempre lungo una linea di salita ben contrassegnata dai segnavia gialli. La salita è interminabile, sotto il solleone si suda e si fatica tanto. Devo fare anche numerose pause per prendere fiato, guardo continuamente l'altimetro per cercare di scoprire a che punto sono. Ma ogni salita ha la sua fine e l'ometto piramidale di pietre, che segnala ogni valico dell'Alta Via, è visto da me come una sorta di miraggio. Finisce la salita e mi concedo un meritato pranzo.

Col de la Fricolla, secondo passo dell'Alta Via

Come già segnalato dagli escursionisti francesi, la discesa dal Col de la Fricolla verso Champorcher va affrontata con attenzione. È un ripido fronte di pietre e rocce sulle quali non bisogna perdere la giusta via. Ma molte pietre non sono stabili e dunque un raro nevaio, se in piano o leggera discesa è una garanzia di sicurezza al fine di evitare capitomboli sulla pietra. Si scende 200-250 metri prima di ritrovare l'erba...e improvvisamente compare il Cervino e il gruppo del Monte Rosa! Niente, mi fermo, mi stendo sul prato. Addirittura con lo zaino addosso. Devo contemplare assolutamente questo spettacolo (e lo faccio per un quarto d'ora circa)!!!

Lungo la salita al Col de la Fricolla

La discesa prosegue quasi mai ripida (a parte qualche salto di roccia) verso il Vallon di Bois, detto anche Valle della Legna. Per ora è sicuramente il posto più magnifico in assoluto tra quelli visti ed incontrati fino a questo momento. Grandi praterie circondati da due lati di possente roccia in cui pascolano le mandrie, azzurre lame di acqua nascoste tra i pini, dirupi scoscesi a protezione della valle, rododendri che faticano a sbocciare, ruderi in pietra abbandonati al destino del tempo, cascate fragorose. C'è tutto quanto di più ameno si possa ricercare in un paesaggio alpino intorno ai duemila metri.

Il Vallone della Legna

La tranquillità del Vallon du Bois è interrotta bruscamente da una comitiva di scout (o di qualcosa di simile), anche essa lungo la discesa. Peraltro una comitiva alquanto numerosa, che impiego mezz'ora circa a superare, in quel di Ourly. Purtroppo li incontro durante la parte più ripida della discesa e quindi devo rallentare molto il passo: i più grandicelli capiscono che arrivando forte alle spalle hanno il "dovere" di lasciarmi strada, i più piccoli no, ma non gliene faccio una colpa. Se continueranno su questa strada impareranno sicuramente. La montagna, nei suoi sentieri, è sempre più popolata di over-60 (con tutto il rispetto per loro) ha bisogno di forze fresche.

Attimi di natura selvaggia

Superata la comitiva di ragazzini, continuo la discesa verso Champorcher, quasi completamente nel bosco, fino alla deviazione con il sentiero 4F. Qui, praticamente al fondo della lunga discesa, inizia una lunga traversata che aggira le pendici del Bec Monpey, sulla destra della Valle di Champorcher. È un lungo, eterno, infinito saliscendi (del quale proprio non sentivo l'esigenza) tra boschi e blocchi di roccia. Dal sentiero, una balconata sulla Valle di Champorcher vedo una delle frazioni di Champorcher, Mellier (Champorcher è un comune sparso). Ma non è Château, quella che devo raggiungere per sistemarmi in albergo. Devo ancora attendere. E faticare, prima di poter attraversare il torrente Ayasse e raggiungere l'atteso fine di tappa.

Mellier, una delle frazioni di Champorcher

Il letto è più che mai mio amico in questo momento. Alcune vesciche sono comparse sotto gli alluci, ho un polpaccio contratto e le spalle già doloranti. Urge riposo e soprattutto una tappa tranquilla. Quella di domani, che mi porterà nella Valle di Cogne, prevede molta salita e pochissima discesa. Potrebbe proprio fare al caso mio!
A presto!
Stefano

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...