sabato 30 aprile 2016

No problem

Tedeschi: un grande popolo, non lo metto in dubbio. Guidano l'economia dell'Europa, hanno dato contributi fondamentali alla scienza e alla letteratura, si sono risollevati da un conflitto devastante, il tenore di vita che possono vantare è invidiabile. Io li ammiro per tutto questo. Però, però. Però, da italiano, mi chiedo come possano essere a volte così... tonti. Me ne accorgo ogni giorno, in ufficio, quando i problemi da risolvere sono all'ordine del giorno. Ma soprattutto, me ne accorgo quando il problema è più banale.

Accendessero la lampadina, talvolta...

Prendiamo il caso di qualche mattina fa. Partendo dal presupposto che ai tedeschi piace ridurre in sigla parole di lunghezza chilometrica o frasi comuni, una collega riceve una mail di risposta che cita questa sigla: KP, che si pronuncia qualcosa come kapé (foneticamente ka:pe:). Non con disperazione, ma con perplessità e quasi sdegno, chiede a noi tutti cosa vorrà mai dire questo kapé. A loro volta, tutti quanti si chiedono cosa vorrà mai significare questa sigla. Dunque, io ora non so il tedesco, ossia, lo parlotto e lo leggiucchio, ma se c'è una frase che si impara in fretta, soprattutto in ambito lavorativo, è proprio "Kein Problem" (che tradotto significa "nessun problema"). Non è che sarà KP l'abbreviazione di "Kein Problem"? Io li lascio elucubrare a dovere, curioso di vedere cosa potessero mai partorire. E dopo un minuto di cervelli andati in fumo, mi impietosisco e entro nella discussione a mo' di stopper, col piede a martello: "significa Kein Problem". Dentro di me sorrido, ma fuori, silenzio glaciale. Der Italiener ha ancora una volta risolto questo (banale, per altro) problema.
Bis bald, neh!
Stefano

mercoledì 27 aprile 2016

Bücher: Campionissimi

"Arrivati all'ultimo chilometro, al triangolo rosso che annuncia la fine della corsa, ci accorgiamo di quanta sofferenza ci sia nella vita dei corridori. E di quanti, tra loro, abbiano lo sguardo triste. Non è solo la durezza delle salite o delle pietre sotto le ruote, a volte è una specie di maledizione, o di malasorte [...] Perché il ciclismo è magnifico e spietato, gonfio di sogni e improvvisi risvegli. Mostra la bellezza del dolore su una bicicletta dove tutti, da bambini, siamo stati felici."
Maurizio Crosetti, Campionissimi


Ciao a tutti!
Pochi altri sport come il ciclismo sono in grado di fornire storie. Tutte diverse, l'una dall'altra. Se il calcio non può limitarsi alla semplice e pura esaltazione del singolo in quanto sport di squadra, il ciclismo può andare molto più in profondità, scavando nei sentimenti umani di questi atleti, da soli in sella ad una bicicletta, con la loro fatica e il loro dolore. I quali, talvolta, vanno a legarsi con qualcosa di ancora più grande, il sentimento popolare. E allora queste storie diventano leggenda.
Le storie che Maurizio Crosetti racconta in Campionissimi sono sicuramente leggenda. Perché leggende sono le imprese dei trenta ciclisti che Crosetti ha voluto inserire in questo volume, che ripercorre la grande storia del ciclismo dagli albori delle prime pionieristiche stagioni del ciclismo di Binda e Girardengo fino alle storie più recenti di fuoriclasse come Indurain e Pantani. Passando naturalmente per l'epopea di Coppi e Bartali e gli anni di Merckx e Gimondi. Campionissimi racconta le gesta dei più grandi, romanzi scritti nei tormenti delle più dure salite del Giro d'Italia o nel brevissimo istante della volata, sulle dure pietre delle classiche del Nord o nelle strategie tattiche di una corsa crudele come il Mondiale. Storie che di grande intensità, che raccontano il ciclismo in tutta la sua "ferocia".
Perché nelle ore trascorse davanti alla televisione nell'attesa che la corsa emetta il proprio responso, ma anche dal vivo, nella lunga attesa e poi nel veloce passaggio dei corridori, c'è qualcosa che sempre sfugge. Dietro la maschera di fatica del corridore, c'è un'anima, un carattere, c'è una guerra interiore che da fuori non si può comprendere pienamente. La tristezza di Ocaña, le frustrazioni di Gimondi, l'astuzia di Magni, la rabbia di Bettini, tanto per citare alcuni esempi tra i più personalmente apprezzati. Questo libro va oltre l'atleta e il grande gesto sportivo, semplicemente condensa in poco più di duecento pagine cento anni di battaglie per il primo posto al traguardo con le battaglie personali dei ciclisti, uomini prima di tutto.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 

lunedì 25 aprile 2016

Batti il 5!

C'è ancora qualcosa da aggiungere o da scrivere? Si, forse l'anno prossimo. Per il 2016, direi proprio di no. Il campo ha parlato. Il campo ha detto quello che i tifosi italiani, juventini e non, pensavano non fosse possibile: Juventus campione d'Italia, per la trentaquattresima volta in quasi centoventi anni di storia. E per gli amanti delle statistiche, per la quinta volta consecutiva, come solo alla Juventus stessa era capitato - correvano gli anni '30.

L'abbraccio dell'ultima vittoria (fonte: juventus.com)

In fondo era questione di tempo, Ore, giorni al massimo. I festeggiamenti, le magliette celebrative e lo champagne erano già pronti da tempo. E in un modo che dà meno soddisfazione (la sconfitta di un'altra squadra), è partita la festa scudetto, premio più che meritato per un percorso memorabile. Era considerato da tutti impossibile dopo le prime giornate. Dopo dieci giornate, dopo la sconfitta con il Sassuolo, la Juventus viaggiava al 14esimo posto, a -11 punti dalla vetta. Il brutto pomeriggio di Reggio Emilia ha lasciato il segno, così come le parole di capitan Buffon. Gli equilibri ritrovati, i nuovi che lasciano impronte pesanti, i vecchi che diventano finalmente leader: il mix significa una continuità di rendimento impressionante: 25 partite, 24 vittorie e un pareggio.

E sono 34, di cui cinque in fila! (fonte: juventus.com)

Di momenti memorabili ne abbiamo visti a volontà, anche quest'anno: il derby vinto all'ultimo secondo, l'Inter letteralmente asfaltata allo Stadium, il Napoli trafitto e superato definitivamente in classifica all'ultimo minuto... E non meno divertente, la mazzata rifilata in casa della Fiorentina. Ci stiamo abituando bene, nulla da aggiungere.
La stagione non è ancora finita, c'è ancora la finale di Coppa Italia, ma soprattutto c'è l'anno che verrà: perché non provare a sognare quello che finora è stato irrealizzabile, il sesto di fila?

13/022016, Juventus-Napoli, minuto 88: Simone Zaza segna il gol dell'1-0 che significa sorpasso in vetta (fonte: juventus.com)

Bis bald!
Stefano

giovedì 21 aprile 2016

Il taccuino tricolore - Puntata n.4

L'ultimo weekend in Italia è velocemente trascorso: respirare un po' di aria italica mi ha fatto bene (altro clima, altro temperatura, altra compagnia) ma ha ovviamente innalzato i livelli di tensione nervosa. Purtroppo questa è prassi consolidata, è sufficiente accendere la radio una volta superato il confine, ascoltare un telegiornale, parlare con famiglia e amici, per farmi dire "perché non me ne sono rimasto in Germania". Croce e delizia, l'Italia è casa mia, e mi piace criticare, da residente all'estero, tutto quello che vi succede, tanto quanto la decanto per la sua bellezza.


Trivelle. Quante parole si sono sprecate per il referendum del 17 aprile, erroneamente ribattezzato "delle trivelle", mentre tutto si è mestamente concluso nel solito "nulla di fatto" del quorum non raggiunto. Non so cosa mi abbia fatto più tristezza. Vedere che oltre due terzi del popolo italiano non si è recato alle urne e non aver compiuto il proprio dovere civico come espressamente scritto nella nostra Costituzione, constatare che molti che invece alle urne ci sono andati non hanno proprio capito un tubo del quesito referendario, accertare che della questione energetica, di risorse fossili e di risorse rinnovabili il popolo non ne sa proprio poco. Perché si fa in fretta a dire "no al petrolio, si alle rinnovabili" e poi trovarsi una bolletta più salata perché il petrolio lo compriamo dall'Iran. perché, ora, non di sole rinnovabili si vive.
Libertà di stampa. Nel 2015 siamo passati alla posizione numero 77 della classifica mondiale della libertà di stampa. Davanti all'Italia, alcune nazioni passate alla storia per essere tipicamente conosciute come democratiche e liberali, come la Moldavia, il Burkina Faso, la Mauritania, la Serbia e la Tanzania. Beh, poi non mi stupisco del perché la gente sia disinformata sulla questione "trivelle" e di tanti altri argomenti: ma quante sono le persone che credono che in Italia ci sia il petrolio, quando invece vi è perlopiù gas naturale (con ben altri rischi per la salute). Anche questo è frutto della disinformazione...
Debito pubblico. I dati di aprile sono sconfortanti: l'aumento supera quota 2200 miliardi di euro, pari al 132,7% del prodotto interno lordo italiano. Sempre in aumento, costante ed inesorabile. Ma tutte le manovre per ridurlo, che fine hanno fatto. Fatemi capire: gli italiani continuano a pagare (qualcuno) per il debito ma questo aumenta. Ma di cosa stiamo parlando?
Pensioni. Un nome a caso, tale Boeri (presidente dell'INPS), afferma che i nati negli anni Ottanta, tra i quali mi ci inserisco pure io, dovranno lavorare (duro) mediamente fino a settantacinque anni di età per poter ottenere la pensione di anzianità (bassa). Lascio perdere tutto ciò che si dovrebbe fare o evitare affinché si possa stabilire una meta più "umana" per poter andare in pensione. Qualcuno (sindacalisti, ministri) lo attacca perché ha diffuso un dato del quale non si stupisce più nessuno: il famoso detto "non vedrò mai la pensione" non è più un qualcosa di campato per aria, ma si avvicina tristemente alla realtà dei prossimi anni. Eppure chi dice le cose come stanno, non è apprezzato in Italia. Meglio credere alle favole.
Bis bald!
Stefano

sabato 16 aprile 2016

Scelta a distanza

Dopo quasi due anni (poco più di un anno e mezzo) dal nostro arrivo in Germania, finalmente è arrivato il momento di esercitare il nostro diritto di voto da cittadini italiani residenti all'estero. Parlo ovviamente del discusso e discutibile referendum popolare ormai conosciuto erroneamente come il "referendum delle trivelle". Un pomeriggio di marzo, ci ritroviamo con una busta che proviene dal consolato: il contenuto della busta mi sovviene chiaramente. Sono proprio loro, le schede elettorali per il referendum del 17 aprile, a differenza dei cittadini italiani residenti in Italia, vengono spedite nelle case di ogni singolo italiano residente all'estero, dunque rispedite al consolato - nel caso si voglia esercitare il diritto di voto - con una croce in più.

La scheda del referendum "anti-trivelle" (fonte: it.wikipedia.org)

Tutto quanto sembra abbia funzionato alla perfezione: le schede sono arrivate entro i tempi previsti, le istruzioni per il voto sono estremamente chiare (proprio come la nostra scelta nel voto). Crocettare per il "si", per il "no" o fare "bianca", imbustare la scheda e imbustarla a sua volta con il tagliando che certifica il mio voto. Spedire e il giochino è fatto. Tutto molto semplice, eppure su parecchi gruppi Facebook di italiani all'estero più di una persona si chiede come si faccia a votare. Non me ne stupisco affatto, in quanto, tra i paesi OCSE, l'Italia si piazza al primo posto per analfabetismo funzionale (tecnicamente in grado di leggere e scrivere, ma non in grado di comprendere e valutare un testo).
Fatta questa digressione polemica, devo confessare che ho provato una sensazione anomala nel crocettare la scheda, non più circondato dalle asettiche pareti di una cabina elettorale, senza la classica consunta matita consegnata dagli scrutatori, senza l'obbligo di dover mostrare un certificato elettorale, soprattutto senza il gusto di infilare la scheda con la mia scelta nell'urna. Quello è il gusto dell'andare a votare, ma il valore di ogni singola scelta, quello non si discute. Dal mio paese o da una città lontana centinaia di chilometri, il mio voto, come quello di ogni altro cittadino italiano, assume grande importanza. È l'unico potere ancora in mano ai cittadini: facciamolo valere, andiamo a votare!
Bis bald!
Stefano

«Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico» (articolo 48 della Costituzione della Repubblica Italiana)

venerdì 15 aprile 2016

In mezzo al nodo

Ciao a tutti!
In Franconia la varietà di paesaggio è notevole. Boschi, foreste, campagne, fiumi, colline, ma soprattutto vigneti. La Germania è anche terra di vino, e sa come fornire panorami meravigliosi con le piantagioni di viti, e il "gentile" contributo del fiume Meno. Le colline della Franconia, i vigneti e il sinuoso scorrere del Meno sono un mix pazzesco per amanti della natura ed escursionisti.
Da Volkach, uno dei paesi più belli dell'area vitivinicola della Franconia, parte una strada che taglia in due il lembo di terra circoscritto dal Mainschleife, una curvilinea ansa che trova il suo "apice" proprio in Volkach. La chiamano Panoramaweg, questa strada, come tanti altri percorsi tedeschi che offrono qualcosa di panoramico. È un percorso di circa tre chilometri, dalla frazione di Astheim fino alla rocca del Vogelsburg. Il nome di Panoramaweg ben gli si addice, e lo scopriamo man mano che ci avviciniamo al punto panoramico del Vogelsburg.
Se il lato settentrionale dell'ansa, quello verso Schweinfurt ci è nascosto, è invece ben visibile il lato meridionale verso Kitzingen. Dal Vogelsburg, la vista sulla piega del Meno in corrispondenza di Nordheim è superba. Spettacolo stupendo. Poche parole, lascio giudicare a chi legge dalle foto.
Bis bald!
Stefano

Goccia di primavera

Lunga visuale  su Nordheim am Main

Escherndorf

Vigneti, campanili e la forza del vento

Dal Vogelsberg

Strade e strade d'acqua

giovedì 14 aprile 2016

Fulmine a ciel sereno

Un utile strumento per imparare nuove parole, per stimolare l'apprendimento del tedesco, è conversare su Whatsapp con un tedesco. meglio ancora, come nel mio caso, se la persona in questione è proprio la mia insegnante di tedesco! L'esercizio è utile perché ti costringe a cercare nuovi vocaboli. E a impararli scrivendoli.
La mia immagine di Alptraum: il famoso La raffigurazione della Primavera di Giovanni Segantini (fonte: arttribune.com)


Beh, qualche giorno fa ho avuto una visione leggermente allucinata quando ho dovuto cercare e digitare la parola incubo in tedesco (per completezza, volevo solamente descrivere le ultime due settimane, a base di influenze e di viaggi di lavoro). Beh, la traduzione di incubo è Alptraum. Ecco, dato che ai tedeschi piace formare vocaboli nuovi unendo due o più parole, ho pensato che Alptraum non fosse altro che l'unione di Alp e di Traum. Traum significa sogno e nella mia mente ha un'accezione positiva. Alp... non posso non collegare questa parola alle Alpi, alle montagne in generale. Collegando le due parole mi sono immerso con la mente in un bucolico paesaggio, fatto di vette innevate e pascoli fioriti. E invece sbagliavo. Perché se è vero che die Alp (femminile), significa malga, alpeggio, va aggiunto che der Alp (maschile) significa angoscia. Alp + Traum = angoscia + sogno = incubo. Semplice, no?
Mai una parola che più idilliaca non poteva apparire si è rivelata invece... traum...atica. Scherzi della lingua tedesca.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 13 aprile 2016

In Aquis Kissingen salus

Dopo la mia prima volta, in quel di Erding, sembra proprio che trascorrere una giornata alle terme stia diventando per me un qualcosa di incredibilmente piacevole ed adorabile. La Germania, e anche la Baviera, offrono svariate possibilità di frequentare centri termali: ogni città il cui nome inizia con Bad è sostanzialmente un centro termale, proprio come in Italia, quando i nomi delle città finiscono in Terme. A pochi chilometri da Schweinfurt, sorge uno centri termali più importanti di tutta la Germania: Bad Kissingen. Poco più di ventimila abitanti, non una città enorme, incastonata tra le colline della Franconia, perfetto contesto per ospitare una stazione termale, la cui acqua ha visto personaggi illustri della storia tedesca, come il cancelliere Otto von Bismarck.

Esterno in notturna delle KissSalis Therme (fonte: westpark-hotel.de)

Il criterio di selezione è stato molto semplice: la più vicina. E dire che attorno a noi, i centri termali a un'ora di distanza ce ne sono veramente molti: Bad Brückenau, Bad Mergentheim, Bad Windsheim, Bad Neustadt an der Saale, Bad Staffelstein. Questi li riserviamo magari per un'altra volta, magari per i torridi mesi estivi. Per ora, abbiamo voluto provare a cercare relax a soli venti minuti da casa. E l'abbiamo trovato, eccome.
Un paragone con le terme di Erding non lo si può fare: per dimensioni, per offerta, anche per costi. Tutto è ridotto a Bad Kissingen: anche l'affollamento. E questa è una peculiarità importante: attorno a te, in piscina o in sauna, non vi è il mondo intero. A Bad Kissingen ci si può veramente rilassare. Nelle piscine al chiuso, o all'aperto, si può anche provare a infilare qualche bracciata senza investire qualcuno, nelle saune non vi è mai il pienone, negli idromassaggi è difficile non trovare un po' di posto. Si ha anche il tempo di guardare curioso le bollicine dell'acqua termale depositarsi sulla propria pelle...

Wow! Il Planetarium (fonte: kisssalis.de)

La struttura delle KissSalis Therme, questo il nome del centro termale, è decisamente di recente costruzione: l'inaugurazione delle nuove terme risale al 2004. Lo si vede nell'aspetto degli esterni e soprattutto nell'avveniristico interno, dominato da un enorme pilastro che si illumina in altezza di diversi colori: inutile sottolineare quanto sia spettacolare l'ambiente della piscina quando la luce inizia a venir meno. Ma anche le diverse "stanze curative" non lasciano nulla al caso, quanto al tentativo di appagare l'occhio. Degne di nota sono: la Solebecken, la piscina di acqua salata (alla concentrazione dell'8%), in cui ci si può immergere in un ambiente scuro ma musicato, illuminato da sole luci verdi e soffuse; la Sonneninsel, dove musica e colori aiutano a rilassarsi (addormentato in due tentativi su due); il Planetarium, una sauna che non è una sauna (si arriva a 40°C) ma che è illuminata da luci che ricostruiscono le costellazioni; l'Aromadampfbad, perfetta per chi come me, deve ancora recuperare completamente dai malanni di stagione a suon di aromi balsamici. E poi ci sono le varie saune, internamente ed esternamente. Si, abbiamo provato anche con le saune nelle casette in legno, poste esternamente: quando la temperatura esterna è di una decina di gradi ci si può anche concedere questa esperienza...

L'interno, di recente costruzione, delle terme di Bad Kissingen (fonte: mtz.metalltechnik.de)

Ma soprattutto, c'è la sensazione che a Bad Kissingen si possa trovare il piacere di una giornata alle terme, senza alcun pensiero, senza frenesia e senza lo stress indotto dalla tecnologia: gli smartphone, vietati all'interno della KissSalis Therme, non possono mancarti. In piscina, nell'idromassaggio, nella sauna, anche nel ristorante (nel quale abbiamo mangiato in accappatoio...), nelle aree di riposo: tutto è benessere a Bad Kissingen! A pochi chilometri da casa, abbiamo trovato questa oasi. Non tarderemo a ritornarvi: ci aspettano ancora tante da cose da fare, come il Kaiserbad, "il bagno dell'imperatore"...
Bis bald!
Stefano

sabato 9 aprile 2016

Bücher: Sempre con le ali ai piedi

"Ho divorato l'ultimo chilometro con la certezza assoluta che l'oro sarebbe stato mio. Una curva a sinistra mi ha infilato sotto le tribune e, dopo qualche secondo, sono stato colpito in faccia dallo schiaffo di luce dello Stadio Panathinaiko, unico luogo illuminato di una intera città immersa nell'imbrunire e in attesa dell'epilogo dell'Olimpiade."
Stefano Baldini, Sempre con le ali ai piedi


Passa sempre un po' di tempo prima che riesca a leggere i libri che compro: altre letture in corso, altri stimoli. Ho dovuto aspettare l'ennesimo periodo di malattia di quest'anno (finiranno?), per convincermi a dedicarmi a letture meno impegnative. Non ho dunque rinunciato a leggere - completandolo in poche ore - questo piccolo volume al quale sono affezionatissimo, Sempre con le ali ai piedi, del campione olimpico di maratona Stefano Baldini.
Un libro scritto da uno dei miei eroi sportivi di gioventù non può essere per me un testo qualsiasi, e lo è ancora di più questo, da Baldini stesso autografato, in occasione della mia seconda partecipazione alla Venice Marathon. Per tutti i podisti italiani, le parole di Baldini sono modello ed ispirazione.
Baldini è molto onesto e schietto nel dispensare consigli a chi corre, o per chi si vuole avvicinare alla corsa. Non lo fa con stretti tecnicismi o con superbia, lo fa con sincerità. E nella seconda parte del libro, più avvincente, in quanto parla di sé non solo come atleta di successo ma anche come uomo, Baldini racconta la sua carriera, vissuta sul filo delle grandi vittorie e anche di delusioni, infortuni e sconfitte. Scrive con umanità ed emozione. Soprattutto quando si tocca la gara che più di ogni altre l'ha consacrato, le Olimpiadi di Atene, della quale esperienza racconta tutto, tranne "ciò che ho pensato e provato imboccando il rettilineo finale". Non possiamo dargli torto, una simile scarica di emozioni è così personale che non gliela si può strappare dalla bocca. Magari ci sarà più spazio in futuro, su nuove pagine, su nuovi libri.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 8/10 

venerdì 8 aprile 2016

Occhio al prezzo! - Puntata n.8

Ciao a tutti!
A due anni dalla sua prima "bozza", riesco finalmente a pubblicare questo post, frutto di una ricerca per me difficile di luoghi, di tempo, di metodi. Era da tanto che desideravo portare alla luce la falsità di un qualcosa che in Italia pare essere ormai un luogo comune: in Germania la spesa costa di più. Falso, niente di più falso! L'unico modo per verificarlo è fare un confronto serio tra i supermercati italiani e quelli tedeschi, e questo è quello che ho provato a fare.

Il carrello: dove sarà più economico? (fonte: nonsprecare.it)

So che la mia ricerca non ha un valore statistico: pochi prodotti confrontati, pochi supermercati, ristretti a due aree ben precise di Italia e Germania. Non sono un economista di professione, neanche uno statistico, ho provato a fare questo confronto per curiosità e diletto, e ciò che emerge ha un puro valore qualitativo. Dal quale però si può concludere che l'assioma che prevede che la Germania sia un paese caro, in quanto gli stipendi sono enormemente superiori a quelli italiani, è fantasia pura. Vediamo perché.

Rewe, a mio parere la migliore catena tedesca di supermercati (fonte: rewe-group.it)

La mia ricerca si è svolta nel seguente modo:
- ho selezionato ventotto prodotti alimentari confrontabili tra loro, tra quelli che sono abituato ad acquistare regolarmente;
- mi sono recato durante il periodo natalizio in tre supermercati tedeschi dell'area di Schweinfurt (Rewe, Real, Edeka) e in tre supermercati italiani dell'area di Pinerolo (Coop, Carrefour, U2), riportando i prezzi per ogni prodotto;
- alcuni prodotti sono stati scelti in base alla marca, secondo un criterio di rintracciabilità: marchi come Barilla, Lindt, Lavazza, Carlsberg si trovano sia in Italia che in Germania e dunque sono confrontabili; ove possibile ho cercato di mettere a confronto l'esatto prodotto, con la stessa confezionatura;
- i prezzi dei prodotti senza marchio (frutta e verdura) sono i più bassi del singolo supermercato, al netto della possibile offerta applicata (per esempio, si è scelta in ogni caso, la tipologia di arance più economica presente in supermercato);
- nella tabella che segue, ho riportato il prezzo (al chilo, al litro, a confezione) minimo, massimo e medio, per la Germania e per l'Italia; ho evidenziato la differenza percentuale di costo tra Italia e Germania (in verde quando è più economica la Germania, in rosa quando è più economica l'Italia; inoltre, ho provato ad ipotizzare su un possibile carrello della spesa, a quanto ammonta la spesa.


I risultati mi sorprendono, in quanto pensavo che fare la spesa in Germania fosse più conveniente. L'ipotetico carrello della spesa costa grossomodo uguale sia in Germania che in Italia. Con alcune differenze importanti da non trascurare: gli stipendi superiori dei lavoratori tedeschi (gli ultimi studi indicano come in Germania si guadagni l'80% in più che in Italia) e i costi di importazione di molti prodotti. In Germania non crescono né arance né limoni, non viene coltivato il riso; sono tutti prodotti che effettivamente in Italia costano di meno - ma non tanto di meno. Poi ci sono alcune specificità: si sa bene che alcuni prodotti come la pasta, il tonno, il caffè e il parmigiano siano peculiari della tradizione gastronomica italiana.

Ok, è un'offerta. Ma ho letto bene? 3,53 € al chilo!

Dall'altro lato, ci sono anche alcune anomalie. Nutella, per esempio: è un prodotto italiano, eppure in Italia costa quasi il 40%. Infatti ho rinunciato a comprarla in Italia. Eppure, per il mercato tedesco viene prodotta in Germania, a Stadtallendorf: che i costi di produzione (tra cui gli stipendi, ovviamente) siano più bassi in Germania? Mah, qui c'è qualcosa che non torna. E non finisce qui. La mozzarella è uno dei simboli della cultura alimentare del Bel Paese, eppure pare essere mediamente più economica nei supermercati tedeschi. Poi, qualcuno mi spiega perché latte e zucchero costino così poco in Germania? Suggestivo, inoltre, vedere come alcune marche a diffusione internazionale (ad esempio Pringles, Danone, Coca-Cola, Carlsberg) siano regolarmente più economiche in Germania. Le Pringles sono uguali in tutto il mondo, perché in Germania una loro scatola costa 30 centesimi in meno? Misteri...
Bis bald!
Stefano

giovedì 7 aprile 2016

I benvenuti e gli arrivederci

Quante volte avremo ancora la possibilità di ospitare alcuni tra i nostri migliori amici, nella nostra casa in Germania? Quante volte potremo ancora recuperare il tempo che la distanza ci ha negato e ancora ci negherà? Quante volte potremo ancora condividere il nostro mondo con persone che ci vogliono tanto bene?
No, non è un post di sofferenza. Non lo è in prima battuta, quantomeno. È un post di gioia. La gioia di ospitare nella nostra dimora due amici più che speciali, una gioia che assume sfaccettature e contorni molto differenti...

Un bel ricordo di queste vacanze pasquali

C'è la gioia di un countdown che giorno dopo giorno arriva a quota zero; che come in una margherita che perde anche l'ultimo petalo, non rimane che l'infiorescenza, enorme e luminosa. C'è la gioia del preparare i dettagli in casa: il letto, gli spazi, i comfort. C'è l'entusiasmo nel precipitarsi fuori ufficio quando vedi che il segnale atteso è giunto sul proprio telefono, timbra in fretta il cartellino per aspettarli al posto convenuto. C'è l'abbraccio davanti a casa e poi i fiumi di parole. C'è la soddisfazione di far loro da cicerone nella tua città, su e giù per vie ed angoli che ormai conosci a menadito. C'è la soddisfazione di far scoprir loro che la Germania non è un paese costoso, anzi, tutto il contrario di ciò che si dice in Italia. C'è la gioia nel vedere che apprezzano il paese in cui vivi. C'è la condivisione di momenti di convivio, a base di vino buono e di cicchetti di qualità. C'è la felicità del sorridere e del ridere senza pausa alcuna perché alla fine è tutto così bello.
Poi sì, c'è un po' di tristezza nel salutarsi, e nel ri-salutarsi dalla finestra di casa, nel provare a ri-ri-salutarsi e scoprire che no, la macchina è ripartita verso la vostra casa, in Italia.
Grazie Dario e Sara, i nostri giorni con voi sono stati insuperabili. Vi aspettiamo in Deutschland per nuove avventure! Noch einmal!
Stefano

mercoledì 6 aprile 2016

Bücher: Senna. In viaggio con Ayrton

"Fu subito tutto chiaro. Il casco ebbe un vago sussulto, infine l'immobilità assoluta. Non un gesto con la mano, non il tentativo di balzare fuori dall'abitacolo. Le altre vetture, che la Williams numero due aveva distanziato, stavano ancora passando di fianco al muro del Tamburello. E chi voleva capire, aveva già capito. [...] La Formula Uno aveva appena ucciso il suo Messia. Il resto, tutto il resto, diventava, all'istante, un fastidioso, inutile rumore di fondo".
Leo Turrini, Senna. In viaggio con Ayrton


Quello del 1994 fu il 1 maggio più funesto del XX secolo. All'autodromo di Imola, in un tragico incidente, moriva uno degli assi più amati dell'automobilismo di ogni epoca, il brasiliano Ayrton Senna. Il libro di cui parlo in questo post, Senna. In viaggio con Ayrton, non è l'ennesima biografia. L'autore, il corrispondente per la Formula Uno Leo Turrini, preferisce chiamarla "testimonianza".
Turrini, che ha conosciuto personalmente il tre volte campione del mondo, mette insieme in rigoroso logico i ricordi degli anni d'oro della Formula Uno, dove sulle piste di tutto il globo si davano battaglia piloti formidabili: Senna, il suo acerrimo rivale Prost, l'odiato connazionale Piquet, e il temutissimo Mansell. Turrini è un cronista, quindi narra con grande lucidità gli eventi sportivi di quegli anni, ma ha anche saputo raccontare in questo libro il lato umano di Ayrton, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Ayrton poteva sembrare un dio sceso in terra per la sua capacità di realizzare gesti oltre il limite del possibile, sulla pista. Ma fra tutti i piloti era il più sensibile, e questo lo ha reso il più amato.
Qualche gara di Senna io me la ricordo ancora - per me fu memorabile il GP di Monaco del 1992, quando trionfò davanti ad uno scatenato Mansell - ma della tragedia di Imola ho uno scarso ricordo. Le immagini dello schianto al Tamburello, però, quegli attimi tremendi, li ho ancora negli occhi a oltre vent'anni di distanza. Turrini riesce a raccontare tutto di quei giorni, alla perfezione: l'atmosfera del paddock in quel weekend maledetto, la commozione, il surreale ritorno della salma in Brasile, il dramma di un popolo che aveva perso il suo punto di riferimento sportivo.
Senna. In viaggio con Ayrton è certamente il modo migliore per trascorrere una manciata di ore assieme ad uno degli sportivi più osannati di sempre e per vivere pagine indimenticabili dell'automobilismo moderno.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 

lunedì 4 aprile 2016

La scatola dei libri

Ciao a tutti!
Schweinfurt non è ritenuta dai franconi una città particolarmente attraente, a causa della sua vocazione industriale. Meglio Würzburg, o Bamberga, più vivaci. Ma Schweinfurt, pur sapendo che il gap con le due perle della Franconia non è colmabile, si dà da fare per rendersi sempre più gradevole. In città non mancano mai cantieri, c'è sempre qualche "lavoro in corso" per ammodernare la città. Uno degli ultimi completati riguarda la Zeughausplatz, una piazza che prende il nome dal palazzo rinascimentale di fine Cinquecento posto al suo centro, la Zeughaus. Tutta la piazza è stata per lungo tempo al centro di lavori di ammodernamento che l'hanno resa più splendente e trasformata in un vero centro attrattivo per le famiglie.

 

Ad inizio anno, ci siamo trovati di fronte ad una sorpresa, proprio a due passi dall'edificio. Una sorpresa che traccia il solco di un abisso tra la mentalità tedesca e quella italiana. parlo del Bücherbox, letteralmente "la scatola dei libri". Immaginate una cabina telefonica, al cui interno si trovano tanti scaffali pieni di libri. Immaginate uno spazio di libero scambio di letture, dove le persone possono portare volumi per cui non riescono più a trovare posto in casa, dove i lettori possono lasciare un libro e prendersene un altro: che meraviglia!
Purtroppo, data la mia scarsa dimestichezza col tedesco, non posso partecipare allo scambio. Ma faccio una riflessione: un oggetto simile al Bücherbox, in Italia, sarebbe durato a lungo?
Bis bald!

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