domenica 27 ottobre 2013

Fino alla fine! 3.18.07 a Venezia!

Ciao a tutti!
La terza è andata, da un'ora e mezza circa. Ed è andata nel migliore dei modi. Superare i 42.195 chilometri di corsa sotto le 3h20' era il mio obiettivo ed è stato centrato in pieno. Sul traguardo di Riva Sette Martiri, ho chiuso in 3h18'07".
La felicità è enorme, e questo potrete immaginarlo. Stavolta, più che a Torino e a Barcellona, ho la sensazione che ho fatto il massimo, per raggiungere il massimo. Nei primi chilometri sono andato forte e ho sognato in grande, il ritmo era da chiusura a 3h13'. Già a Mestre mi sono reso conto che tenere quel ritmo sarebbe stato duro. Ed infatti il Ponte della Libertà ha chiuso la porta ad ogni velleità.

Gioia immensa al traguardo di Riva Sette Martiri!

Ma correre a Venezia è un qualcosa di indescrivibile. L'ingresso in Piazza San Marco toglie il fiato, il ponte sul Canal Grande è indescrivibile. Cose che rendono questa maratona unica. E inoltre, in Piazza San Marco c'era Giulia ad aspettarmi e questo mi ha dato il sollievo necessario per chiudere alla grande l'ultimo chilometro. No, questa è una corsa pazzesca. Potessi la rifarei ora. Certo, ora non si può, ma ne sono sicuro, questa è solo la mia prima maratona di Venezia.

Nello stand adibito a spogliatoio: fatiche multiple, e grandi sorrisi...

Un vaporetto sta riportando me e le mie gambe stanche in direzione Tronchetto, poi un lento ritorno in residence. Per una bella dose di riposo...meritatissimo!
A presto!
Stefano

Solo nebbia

La nebbia copre il Brenta. Mi mancava una corsa nella nebbia... non sarà di certo lei a fermarci oggi. Grande spettacolo in provincia di Venezia, ottomila maratoneti protagonisti sulle strade da Stra a Mestre e sui ponti della Serenissima.

Il Brenta, cornice della Venice Marathon

In bocca al lupo, runners! Per tutti gli altri, ci si vede in Riva Sette Martiri,  ci sente al termine della fatica più bella che si possa vivere!

Villa Pisani, a Stra. Da qui cominciano i 42,195 km verso Venezia...






A presto! 
Stefano

sabato 26 ottobre 2013

Tutto pronto?

Sei a posto, tutti i dettagli sono stati analizzati a fondo.
Hai tolto ogni singola pietruzza infilata nella suola delle tue scarpe, perché domani sarà un peso.
Hai tagliato le unghie con cura maniacale e unto la pelle dei tuoi piedi con l'apposita crema, perché saranno loro, i tuoi piedi, che domani ti condurranno lontano.
Hai portato a termine un pasto importante, lo sforzo di domani ti porterà a bruciare energie all'inverosimile.
Hai preparato la bottiglia con la "bomba" (non è doping... mezza di Gatorade, un quarto di succo di frutta, un quarto di acqua, più una pastiglia di multivitaminico, una bustina di sali minerali, zucchero e sale da cucina), domani devi reattivo fin dal primo chilometro.
Hai disposto con attenzione tutto l'occorrente di domani. La canotta, i pantaloncini, le calze, le scarpe, il pettorale e le spille per attaccarlo. Tutti gli accessori, i cerotti nasali, la fascia cardio, l'orologio, sono al loro posto.

Numero 1155 per la terza maratona

Sei pronto, Stefano. Ora non ti resta che correre.

La consapevolezza che fa più male fermarsi che continuare

Ciao a tutti!
Ormai manca pochissimo! La partenza della Venice Marathon è sempre più vicina, sale fortissima la tensione. E si vede...la giornata è stata nervosa. Qualche piccolo disguido sulla "tabella di marcia" c'è stato e mi ha reso piuttosto nervoso. Non ho voglia di parlarne, perché, come tutti i giorni di vigilia delle grandi gare, ci deve essere spazio solo per le emozioni quindi, preferisco parlare di tutto ciò che rende il giorno prima della maratona, indimenticabile.
Il momento del ritiro del numero di gara è sempre qualcosa di bello. Personalmente sono sempre curioso di vedere che c'è nella busta con tutto l'occorrente per la corsa, e ovviamente anche nel pacco gara. Si, è lì, in quel momento, che inizi a vivere la corsa, perché ti accorgi veramente che tutti i sacrifici fatti negli ultimi mesi stanno per trovare il loro compimento.

Quello non sarà il mio tempo, tranquilli...

Ci rechiamo (c'è anche Giulia con me) al Parco San Giuliano di Mestre, dove è allestito Exposport, per espletare le operazioni di rito. Subito una bellissima sensazione: vedo il ponte pedonale sopra il quale correrò domani, alcuni tratti del parco stesso che attraverserò. Saranno già trenta i chilometri, lì. Cresce la voglia che arrivi domani. Attraversiamo l'area stand allestita dall'organizzazione, presso la quale vi sono tutti i maggiori brand del mondo della corsa (Asics, Brooks, Mizuno...) e finalmente vedo l'indicazione relativa al ritiro del numero di gara. Senza indugio mi dirigo trascinando Giulia, e facendo attenzione a non perderla (la folla è tanta...), verso l'area clou di Exposport. Mai così velocemente ritiro il pacco gara e la busta con il pettorale. E poi ci fiondiamo alla ricerca di una panchina per aprire il tutto. Anche Giulia, novizia di questo mondo podistico, è curiosa. Il necessario c'è tutto: pettorale, spille, chip, informazioni utili. E poi le varie pubblicità, i prodotti alimentari, i gadget, che tanto attraggono Giulia, nonché l'omaggio di Asics, sponsor tecnico della manifestazione, a tutti i partecipanti.

Interviste per i protagonisti di domani, tra cui (a sinistra), il campione europeo di cross country Andrea Lalli, nonché atleta italiano di punta per la Venice Marathon 2013

Al di là della cronaca della giornata, il momento più bello è stata la firma sul pannello predisposto dall'Asics per tutti i partecipanti che volessero lasciare un segno della loro presenza alla Venice Marathon 2013. Un pannello bellissimo, recitante sacrosante verità per chi vive la corsa come una passione. Tutto nasce da una domanda: cosa rappresentano per te questi 42.195 chilometri? Bella domanda, alla quale forse non ho mai personalmente trovato una risposta. Tre risposte ci vengono suggerite...
Sono la consapevolezza che fa più male fermarsi che continuare.
Sono tutti gli amici che non ho mai saputo di avere.
Sono la capacità di dare il massimo e di non rinunciare.
Tre frasi, dai tre diversi significati che fotografano l'essenza della corsa, il fascino della maratona, i motivi per esserci.

Ci sono anch'io...

Durante il tempo trascorso ad Exposport ho potuto cogliere dalla presentazione della gara qualche dettaglio in più sul percorso. Il Parco San Giuliano è stato definito uno dei tratti più duri della maratona perché ricco di curve, quindi stancante, per i cambi di ritmo e la postura non perfetta in curva. Il Ponte della Libertà...se ci sarà nebbia, sarà infinito, perché si vedrà la sua fine esattamente al suo termine. I quattordici ponti: tutti numerati al contrario (ad indicare quanti ne mancano), stretti a tal punto da doverli correre in fila indiana. Duri? Per il presentatore, sono "l'essenza della maratona di Venezia". Si, ma alla fine, sono duri o no?
Ho parlato di nebbia: sì, potrei proprio trovarla, e sarebbe comunque meglio del gelo che ha caratterizzato la scorsa edizione. Le previsioni meteo sono proprio queste: nebbia dall'inizio alla fine, con possibilità di qualche pioggia nella seconda parte di gara, temperatura fra i 16° e i 20°C, visibilità inferiore al chilometro e tasso di umidità mai inferiore al 95%.
Il ritorno in residence prevede l'atto di preparazione finale alla maratona, la cena oltre ogni limite. Quattrocento grammi di pasta, buoni eh, ma infiniti come gli ultimi metri di questa corsa. Qualcuno storcerà il naso, ma vi garantisco che quegli ultimi metri, durissimi come poche altre cose al mondo, sono tra i più dolci in assoluto. Adesso, è tempo di riposo. Ancora spazio per sistemare tutto l'occorrente per domani (abbigliamento, borsa, accessori vari) e curare gli ultimi dettagli. Poi basta, si va a dormire che domani non si scherza più.

Momento clou della preparazione: il pieno di carboidrati! Quattrocento grammi di pasta al ragù

Chiudo il post con una famosa citazione di Emil Zàtopek, leggendario podista cecoslovacco (quattro ori olimpici tra Londra 1948 ed Helsinki 1952), "se desideri vincere qualcosa puoi correre i 100 metri. Se vuoi goderti una vera esperienza, corri una maratona."
A presto!
Stefano

Ps. informazioni per chi vuole seguire la gara di domani: diretta su Raisport2 dalle 9.20 alle 12.20 (non pensiate di vedermi, faranno vedere il keniano di turno che vincerà...) con telecronaca di Franco Bragagna e commento tecnico di Orlando Pizzolato. Chi fosse interessato, può seguire i miei risultati su www.venicemarathon.it e live su www.tds-live.com. Dovrebbe essere sufficiente conoscere il numero di gara, che sarà l'1155 o inserire il mio cognome. Stay tuned!

venerdì 25 ottobre 2013

Gialle muraglie

Ciao a tutti!
Scrivo finalmente dall'Italia...rientro in terra natia completato con successo!
Viaggio lungo, quello di oggi. Ma dolce, bellissimo, doppiamente carico di attesa. Perché da un lato c'è la maratona, una maratona speciale, a Venezia non può che essere altrimenti. Dall'altro c'è il carico di gioia per poter riabbracciare presto Giulia. Della quale mi sono innamorato proprio in occasione di una maratona... Tutti motivi per cui sento diversa questa mia terza prova sulla distanza dei 42,195 chilometri. C'è poi il sentirsi carichi, pronti per fare una bella corsa; c'è l'attesa per quello che è l'atto conclusivo di un percorso lungo mesi, consapevoli di aver completato la preparazione al meglio; c'è l'incantata sensazione che ti porta a sognare ciò che seguirà a breve, consci di aver al proprio fianco il proprio amore nelle ore che precedono la corsa e saperlo vicino con la mente durante la stessa (e ovviamente anche fisicamente, per un attimo che vale l'intera gara).
Durante il viaggio di oggi questi pensieri hanno affollato ripetutamente la mia mente. La meravigliosa Baviera in veste autunnale scorre velocemente sotto le ruote della tua macchina, ma la testa è altrove. I meravigliosi boschi bavaresi, il tramonto sull'Isar, le colline dell'Altmühltal non sono abbastanza per non pensare a tutto ciò che sarà fra poco. Neanche le note di Bruce Springsteen e degli U2, sparate a tutto volume dall'autoradio, possono sopire il fiume in piena che c'è dentro un maratoneta prima della gara e un uomo innamorato impaziente di poter ritrovare la sua amata, dopo settimane in cui vi erano centinaia di chilometri a separarli.

Scatti di viaggio: Irschenberg, tramonto sulle Alpi Bavaresi

Si è fatto tardi, ora, ed è bene che vada a dormire. Il viaggio mi ha fatto spendere importanti risorse psicofisiche, sette ore di guida non sono poche. La pancia l'ho riempita a dovere in albergo con una bella dose di carboidrati e proteine (insalata di riso e bisteccona di manzo) ma la testa non ancora. E domani, come tutte le vigilie di una maratona, sarà una giornata molto, molto particolare. O meglio, magica.
Bis bald!
Stefano

Piccoli luoghi, grandi corse...

Ciao a tutti!
Nel momento in cui sto lasciando la Germania alla volta dell'Italia, direzione Venezia, mi sembra doveroso omaggiare queste terre, che hanno ospitato la maggior parte degli allenamenti in vista della Venice Marathon di domenica.
Non importa se in mezzo alla natura o in mezzo al traffico, tra le mura della città o sotto gli alberi, queste sei settimane di preparazione sono state intense, piacevoli. Le porterò sempre con me, ricordo indelebile a corredo dell'esperienza che mi accingo a vivere...fra meno di quarantotto ore!!!

Ripetute sui 3/4 chilometri: sede d'allenamento principale, la Mainradweg. Favoloso correre su questo percorso, nessuna macchina a disturbare, solo ciclisti o ragazzi sui pattini a rotelle. Un percorso un po' noioso forse, una volta che lo conosci. Essendo la strada molto dritta, permette di lavorare al meglio delle proprie possibilità.

Il Meno la sua "Radweg". Lo vedete quel cartello blu a sinistra? Il mio appoggio per lo stretching...


La ciclovia del Meno, tra la ferrovia da una parte e la boscaglia dall'altra, porta al Mainberg, un piccolo castello, a pochi chilometri da Schweinfurt.

La mia prima corsa a Schweinfurt: praticamente nella zona industriale. Individuato l'anello della giusta lunghezza, non sono stato a soffermarmi sulla bellezza del posto. tutto molto grigio, ovviamente, quando si parla di aree industriali. Ma quel giorno il cielo era pieno di nubi e correre in riva al fiume non sarebbe stato tanto più allegro. E poi c'è anche un po' di salita che non guasta mai...

Ernst-Sachs-Straße, luogo della mia prima corsa e anche posto di lavoro...


Ripetute sui 2 chilometri: sede d'allenamento principale, un anello nel centro di Schweinfurt tra la Schrammstraße e la Gunnar-Wester-Straße. Il percorso più brutto, forse anche perché corso di notte. Ma non potevo fare altrimenti, nei primi giorni qui in Franconia.

Schillerplatz, cuore delle mie ripetute nel cuore della sera nel centro di Schweinfurt

Ripetute sui 2 chilometri: l'anello tra la Ignaz-Schön-Straße e la Fritz-Drescher-Straße, sotto gli alberi della ciclovia è stata la sede dei miei migliori progressi sulla distanza dei cinque chilometri. Il primo impatto fu devastante, specie quando vai a ripetere quindici volte un percorso di 1.7 chilometri. Di notte, peraltro, quando attorno non vi è proprio anima viva. Ma zero, proprio. Solo le luci del benzinaio, quelle blu di una videoteca, e i lampioni che mi consentivano ancora di vedere dove andavo.


1.7 chilometri su una ciclovia...infinita 

Il piazzale di fronte all'Olympia-Morata-Gymnasium, qui cominciavano le ripetute da 5 chilometri. Con un po' di stretching al semaforo...
L'ultimo lungo: il Baggersee, questo stupendo laghetto a pochi chilometri da Schweinfurt ha visto il mio miglioramento finale sulla distanza della mezza maratona. Non fatevi trarre in inganno, il lungo non l'ho fatto con il cielo sereno della foto...il diluvio mi ha accompagnato lungo gli ultimi ventuno chilometri di allenamento.

Il Baggersee e la centrale nucleare di Grafenrheinfeld sullo sfondo

E ora, let's go come back to Italy!
Bis bald!
Stefano

giovedì 24 ottobre 2013

L'insegnamento di Sonia

Ciao a tutti!
Quando prima di una maratona mi capita di parlare con persone che con la corsa hanno poco a che fare, e mi chiedono “Come va?” per me è inevitabile rispondere “Bene. Sto preparando una maratona!”. Gli sguardi degli interlocutori cambiano improvvisamente, così come il tono di voce. Il più delle volte la reazione è “Come fai a correre tutti quei chilometri?”. Si, ogni tanto me lo chiedo anch'io come faccio e chiedo a me stesso se la corsa, se la maratona, non siano altro che una grande fantastica pazzia. La risposta naturale che fornisco loro è “Boh, li corro”. E inizio in fiumi di parole su come mi sono avvicinato a questo mondo, come ne sono stato rapito e portato via. La mia voce diventa gioiosa, il flusso di parole accelera repentinamente.
Poi mi piace concludere, specie con i più scettici, con parole molto semplici: “Tutti possono correre una maratona”. Si, tutti ce la possono fare. Non conta quanto ci metti, non è importante se la fai in due ore e mezza o in sei, ciò che conta è arrivare in fondo, sempre. Se ci credi veramente, anche i 42.195 chilometri non sono un traguardo impossibile. Le gambe, il cuore (inteso come muscolo) e i polmoni da soli possono non bastare. Ci va tenacia, grinta, forza di volontà e tanta, tantissima passione. Come quella di Sonia.
Ciò che segue è il racconto dell’avventura di Sonia Pillan alla Maratona di Venezia del 2012, un’edizione passata agli annali per le condizioni atmosferiche iperproibitive (che spero di non dover incontrare domenica). Ringrazio fin d’ora Sonia Pillan, Ilaria Fedeli e Orlando Pizzolato per l’autorizzazione alla pubblicazione. Il racconto è infatti tratto dalla rubrica Runners&Writers (anno 1, numero 43, sabato 10 novembre 2012 - vai al link) presente sul sito web di Orlando Pizzolato, www.orlandopizzolato.com. E ringrazio anche Enrico per la segnalazione di questa bellissima storia.
Buona lettura.
Bis bald!
Stefano

Sonia al traguardo della Venice Marathon 2012

“Tutto inizia a fine gennaio, quando comincio la preparazione per la StraVicenza. Visto il risultato ottenuto penso “E se facessi la mezza di Padova?” Mio fratello comincia a prepararmi le tabelle di allenamento e io con la caparbietà che mi caratterizza comincio a seguirle alla lettera. Nonostante qualche piccolo problema con il diabete, riesco a migliorare il mio tempo di 38’! Questo mi fa venir voglia, dopo un ricovero sempre a causa del diabete, di partecipare alla mezza in notturna di Jesolo. Ma lì il caldo si fa sentire, forse troppo, e mi devo fermare per 20’ poco lontano dal traguardo, prima di concludere: nessun personale e una grande delusione. Neanche questo, però, mi ferma, il 2012 è il mio anno, per lo meno questo avevo deciso. Ai primi di giugno, in occasione della Cortina-Dobbiaco, partecipo a Dobbiaco ad una podistica di 8 km in favore delle associazioni Debra SüdTirol e Mamazone.
Partecipo al Giro del Lago di Resia e comincio gli allenamenti serrati, ma come fare con il caldo soffocante di quest’estate? Decido di non cedere e mi alleno al mattino presto, sveglia alle 5.00, in strada alle 5.30 con la compagnia del canto dei galli, poi doccia e alle 8.00 puntuale al lavoro! Un bel sacrificio, ma mi fermano solo le vacanze ai primi di settembre. Salto due allenamenti con i “rimproveri” del mio allenatore Siro Pillan, il quale mi propone di partecipare insieme a lui ad uno Stage di Orlando Pizzolato. Accetto con gioia ed entusiasmo! Incontro due belle persone, Ilaria e Orlando, che partecipano con gioia e consigli alle mie gioie. Arriva la fine di settembre e quindi l’allenamento lungo in vista di Venezia: decidiamo di farlo partecipando alla prima edizione della Trenta Trentina, bellissima gara, paesaggio meraviglioso, amici entusiasti ad attendermi all’arrivo. Il tempo? Incredibile! Da sola, senza l’aiuto della presenza costante del papà Ampelio, non credevo di riuscire a finirla così bene.
Gli allenamenti continuano serrati, i polpacci cominciano a risentirne, la voglia di correre no! Ogni volta controllo con papà e Siro i risultati e ogni volta la risposta è la stessa e univoca “Brava!” Ad un certo punto non riesco più a seguire le tabelle: “Siro, non riesco più a fare la corsa lenta, non riesco ad andare così piano devo aumentare” e lui, con il suo sorriso dolce e familiare, “E corri un po’ più forte, magari vai in progressione”. Il papà tutte le sere massaggia con dedizione i miei polpacci dolorosi…. Conto i giorni… i miei amici, credo ormai non ne potessero più dei miei -10 -9 -8… Un origamista spagnolo, Javier Caboblanco, che personalmente non conosco, mi dedica un origami come augurio per la gara, “corazones entrelazados”. Decido di piegare questi “cuori intrecciati” e di aggiungerli al pettorale: una persona che non ti conosce e che ti incita in questo modo non l’avevo mai conosciuta e mi ha dato una carica inimmaginabile.
Giovedì pomeriggio vado a prendere il mio pacco gara, alla sera tutto l’equipaggiamento è steso sul letto del papà. “Sonia ma quando parti?”, “Domenica! Ma non voglio dimenticare niente!”
Venerdì mi accorgo che non ho le spille per il numero… ecco, pronte anche quelle. “Sonia ma quando corri?”, “Domenica! Ma non voglio dimenticarmi niente!”
Sabato mi sveglio con la voglia di rimanere a letto fino al giorno dopo, tanta è la tensione. Continuo a sperare che piova l’impossibile in modo che Giove pluvio si sfoghi e che mi regali una giornata accettabile domenica.
 Domenica mattina, invece, il tempo è terribile, freddo, acqua, vento. Alle 8.30 devo consegnare la sacca con il cambio che ritroverò all’arrivo, la partenza è alle 9.20, il papà si dedica ai miei polpacci sperando che non si induriscano come sempre al primo km. E’ arrivata l’ora di entrare nelle gabbie. La mia è l’ultima, saluto Ampelio e Siro con la solita stretta di mano, che ci diamo ad ogni partenza, ed entro.
Il freddo è proprio freddo, la pioggia è pioggia gelata, il vento è vento, ma lungo la riviera del Brenta qualche spiraglio di miglioramento c’è, io riesco a tenere il mio ritmo, costante. Al 20° km controllo la glicemia, troppo alta, faccio due unità e non ci penso più. Arrivo a Mestre dove il freddo aumenta; al parco S. Giuliano l’acqua si trasforma in gocce di ghiaccio; siamo al 30° km, al ristoro prendo un pezzo di banana e un po’ di sali. Inizia il ponte della Libertà: il vento contrario riesce perfino a spostarmi. Salto il ristoro del 35° km, non ho bisogno di niente. E la crisi? Boh…. Vado avanti corro, continuo a superare e arrivo al ponte delle barche. Papà mi dà il cinque e mi dice: “Adesso vola Sgorbio, vola!”, io sorrido e inizio il ponte di barche: che emozione, prima di me l’hanno superato in edizioni passate, mio papà e mio fratello, loro sanno cosa sto provando e questo mi spinge. Aumento un po’ il passo, sorrido, continuo a superare concorrenti.
Mi avevano detto “i ponticelli finali sono duri ma sono gli ultimi”... Duri? Veramente? Li ho fatti tutti correndo, in salita e in discesa, superando e superando…
Piazza San Marco… manca poco Sgorbietto, manca poco.
Da uno degli ultimi ponti vedo l’arrivo e, sotto, il tempo “Cavoli se vado così faccio il personale!”
E mi dicevo “Dai Sonia tieni duro, accelera un po’ se ci riesci, dai che ce la fai” e, al ponte seguente, “Dai Sgorbietto che alzerai le braccia con la soddisfazione di averla fatta come ti ha detto Orlando”.
All’arrivo, il cronometro segna 4h47’, che già sarebbe record personale, ma il real-time è 4h40’, migliore di 10 minuti rispetto al tempo di Firenze ottenuto nel 2004. Alzo le braccia al cielo quando mancano ancora due metri alla linea d’arrivo e quando ci passo sotto urlo come se fossi Tarzan! Ricevo i complimenti di un compagno di squadra, addetto alle foto, Martino Rizzi (“Mi hai emozionato Sonia” mi dice), e poi cerco mio fratello Siro emozionato come me o forse di più. Mi abbraccia e che abbraccio, che sguardo! Sono proprio contenta di me stessa, ho dato tutto quello che potevo per riuscire a fare il meglio in questa maratona ma sono anche cosciente del fatto che senza l’appoggio, l’aiuto e la spinta delle tre persone più importanti della mia vita non ci sarei mai riuscita. Quindi grazie Siro e grazie Papà (il terzo grazie è volato in cielo quando ho alzato le braccia sotto lo striscione): mi avete aiutato a fare una cosa incredibile e a realizzare un sogno nel migliore dei modi.”

Quell'attimo indescrivibile che non puoi realmente descrivere fino in fondo, puoi solo provarci...

Sonia Pillan è nata a Vicenza l'11-6-1967 in una famiglia di sportivi e origamisti.
È malata di diabete insulino-trattata dal 1992. Da sempre insieme alla madre si dedica all’origami.
Quando nel 2001 la mamma viene operata di tumore al polmone Sonia cerca qualcosa che la possa distrarre almeno un po’ da questo pensiero e inizia a correre con papà Ampelio per preparare la maratona di Roma.
La situazione familiare si aggrava e riuscirà a correrla solo nel 2003. Sarà una delle prime, se non la prima diabetica insulinico-trattata italiana a completare una maratona (tempo finale di 5h47’11”). Nello stesso anno corre anche quella di Milano, poi via via molte altre, fino a Venezia 2012, dove ha ottenuto il suo primato personale concludendo in 4h40’29”.
Segnalo il blog di suo fratello Siro, anche lui runner, in cui viene raccontata la storia sportiva di Sonia.

mercoledì 23 ottobre 2013

Venice Marathon 2013, il percorso

Ciao a tutti!
Ed eccolo qui, il percorso della Venice Marathon, il tracciato di quei magici 42.195 chilometri che mi appresto a compiere per la terza volta, dopo Torino e Barcellona. Senza togliere nulla alla bellezza di queste due città, gli scenari che potrò guardare con ammirazione correndo saranno qualcosa di decisamente superiore rispetto a ciò che possono offrire il capoluogo piemontese e il capoluogo catalano. E già dall’inizio…

Km 0: Villa Pisani, Stra. Da qui avrà inizio la Venice Marathon! (fonte: panoramio.com)

Si parte da Stra, un comune che si estende lungo la nota Riviera del Brenta, area nota per la presenza di numerose ville venete, che secoli fa erano meta delle famiglie aristocratiche di Venezia. La partenza della Venice Marathon avviene da qualche anno proprio davanti ad una delle più note, Villa Pisani. La cornice che accompagnerà i maratoneti sarà veramente incredibile, un’emozione che non vedo l’ora di vivere.

Il percorso della 28°edizione della Venice Marathon

Il percorso segue fondamentalmente per una ventina di chilometri tutto il Naviglio del Brenta e attraversa tutti i vari comuni che ivi si affacciano, in sequenza Fiesso d’Artico, Dolo, Mira. Il percorso non presenta alcuna difficoltà altimetrica: Stra si trova ad un’altitudine di 9 metri sopra il livello del mare, quindi in questi chilometri la strada non potrà che essere in leggera (ed impercettibile, probabilmente) discesa.

Km 5: Dolo, lo Squero (fonte: panoramio.com)

Ad allietarci sarà dunque il panorama costituito dal Brenta e dalle sue ville: Villa Pisani, alla partenza, poi una lunga serie, Villa Soranzo-Fracasso, Villa Badoer-Fattoretto, Villa Contarini dei Leoni, Villa Widmann, Villa Valmarana e l’ultima, la più famosa, in quanto opera del Palladio, Villa Foscari. Lo scenario dovrebbe cambiare poco prima della mezza maratona, in cui si entrerà in Marghera, una delle località che compongono il comune di Venezia, famosa per la sua zona industriale, una delle più grandi d’Italia. La si attraversa completamente per entrare in Mestre.

Km 12: Villa Widmann (fonte: panoramio.com)

Un po’ di corsa in città non potrà che fare bene in quei chilometri: è lì che le gambe iniziano a diventare sempre più affaticate e il sostegno del pubblico, che mi aspetto presente e vivace (soprattutto in Piazza Ferretti, il cuore di Mestre), può dare una grossa mano. Questi chilometri, dal ventesimo al trentesimo sono sicuramente tra quelli più importanti per il buon esito della maratona, posso garantirlo.

Km 18: la favolosa Villa Foscari (fonte: panoramio.com)

La maratona vera e propria, inizia al trentesimo chilometro, quando si esce dal centro abitato di Mestre e si entra al Parco San Giuliano, dove verrà allestito l’Exposport, una manifestazione fieristica a carattere sportivo (e in particolar modo, podistico) presso la quale si troverà, fino a sabato, il punto di ritiro dei pettorali per la maratona.
Un po’ di curve all’interno di questo parco e poi ci si dirige dritti dritti verso l’infinito…

E siamo giunti al trentesimo: il ponte pedonale annuncia l'ingresso nel Parco San Giuliano (fonte: panoramio.com)

“Infinito”, così l’ha definito chi la Venice Marathon l’ha già fatta è il Ponte della Libertà, il collegamento tra la Venezia lagunare famosa in tutto il mondo e la terraferma. Correre quattro chilometri di una maratona su un rettilineo perfetto può essere veramente noioso. Io non mi aspetto queste sensazioni, se non fosse per la stanchezza accumulata nei muscoli fino a quel momento. Proprio sul ponte, si supereranno i trentacinque chilometri di corsa. E saranno quasi trentasette quando dal ponte si “sbarcherà” sul Tronchetto, l’isola artificiale che sarà il primo assaggio della vera Venezia.

Sale la tensione: ci si avvicina al Ponte della Libertà (fonte: panoramio.com)

Qui inizia un’altra corsa, qui inizia un vero e proprio inferno, quello dei quattordici ponti di Venezia, un incubo per le gambe ormai piene di acido lattico. Simili strappi possono veramente tagliare in due i muscoli quando i chilometri sono già così tanti. In sequenza, Ponte Molin, Ponte Longo, Ponte de la Calcina, Ponte ai Incurabili, Ponte Ca’ Balà, Ponte de l’Umiltà, il “ponte di barche” sul Canal Grande, Ponte della Paglia, Ponte del Vin, Ponte de la Pietà, Ponte del Santo Sepolcro, Ponte de la Ca’ di Dio, Ponte de l’Arsenale e Ponte de la Veneta Marina, questi i quattordici ostacoli tra l’ingresso in Venezia e l’arrivo.
Il tracciato nella città lagunare è piuttosto semplice, superato il Tronchetto si entra nella zona portuale, poi si svolta a sinistra per costeggiare il Canale della Giudecca. Due chilometri circa con il mare sempre alla propria destra, poco meno di dieci minuti (si spera) con un occhio all’Isola della Giudecca e l’altro a tutto ciò che compare alla propria sinistra, fantastici edifici tra cui una delle chiese più belle di Venezia, quella dei Gesuati.

3800 metri infiniti: questo è il Ponte della Libertà (fonte: wikimedia.commons.com)

Le emozioni aumenteranno esponenzialmente, quando il popolo della maratona arriverà a Punta della Dogana. Punta della Dogana è facilmente riconoscibile per la presenza della nota Basilica di Santa Maria della Salute e della sua cupola. Qui si entra in un’altra dimensione di corsa, una dimensione che è possibile vivere solo durante la Venice Marathon. Qui inizia il "quinto" ponte del Canal Grande, un ponte costruito esclusivamente per la maratona (vedi dettagli nel post di giovedì 17 ottobre), uno dei momenti più attesi della corsa, dal mio punto di vista.

Il percorso della Venice Marathon dal km 35 al km 42.195

Anche se, il momento più emozionante sarà sicuramente intorno al chilometro 41. Piazza San Marco, e ho detto tutto. Credetemi, mentre sto scrivendo, ho la pelle d’oca, mi salgono i brividi al pensiero. Non riesco ad immaginarmelo questo momento, ho la tremenda paura che non riuscirò a godermelo, emozionato come sicuramente sarò. Poter correre attorniato dalle Procuratie (gli edifici che circondano Piazza San Marco, fatta eccezione per il lato orientale dove si trova la basilica) e da una folla immensa, è un privilegio assoluto, e non posso far altro che ritenermi una persona fortunata.

Venezia vista dal Canale della Giudecca. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Superata la sbornia emotiva di Piazza San marco, si fiancheggia Palazzo Ducale e si punta dritto verso Riva degli Schiavoni. Da lì, ancora sette ponti, che immagino più infiniti dell’infinito stesso. Dal primo di questi ponti si può ammirare il Ponte dei Sospiri. Ma in corsa, non so se avrò la forza di girare il capo a sinistra per vederlo. Riva degli Schiavoni, poi Riva Cà di Dio. Uno sguardo (velocissimo) all’Arsenale, se mai riuscirò a rendermi conto...

La Basilica di Santa Maria della Salute. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Poi, gli ultimi infiniti metri. Riva dei Sette Martiri è la fine della sofferenza ed insieme l’inizio della gioia. Il nome è perfetto per la manifestazione, solo che i "martiri" non saranno sette ma molti, molti di più…
Ricordo gli ultimi chilometri della Turin Marathon 2012 e della Zurich Maratò de Barcelona 2013 come se le avessi concluse da poche ore. Memorie fantastiche, totalmente impresse nella mia mente. Sono convinto che i chilometri finali di domenica, se non incontrerò problemi fisici in gara, mi porteranno a sconfinare in un’altra dimensione di gioia. Incalcolabile, inestimabile.

Km 41, la piazza più bella d'Italia, Piazza San Marco. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Quando ripenso al percorso, studiato e ristudiato nei dettagli per molto tempo, mi chiedo se esista una maratona scenograficamente più bella di questa. Qualcuno mi ha detto che quella di Berlino è una grande gita turistica lungo le strade della capitale tedesca. Qualcun altro mi ha consigliato di fare la maratona di Parigi, ottime “recensioni” anche su Roma e Copenhagen. Ma Venezia, questa città senza uguali, non può che superarle tutte.

La fine delle sofferenze, Riva Sette Martiri (fonte: panoramio.com)

PS. In questo post ho parlato quasi esclusivamente dell’aspetto paesaggistico del percorso, e non di quello tecnico. Per forza: si parte da Stra, a 9 metri sopra il livello del mare, e si arriva a Venezia, proprio ad altezza acqua. Le uniche asperità saranno i ponti. Pianura, pianura, pianura, per quasi quaranta chilometri. Poco altro da aggiungere. Come direbbe Andrea, uno dei miei amici runner, “daine mac!”
Bis bald!
Stefano

martedì 22 ottobre 2013

Il maratoneta di casa

Ciao a tutti!
Gli allenamenti sono finiti domenica, ma non per questo la mia vita a Schweinfurt è meno intensa. A parte il lavoro, che mi costringe a dover dare tutto (e anche di più) per poter tornare in Italia senza alcuna spada di Damocle sul capo, il tempo dedicato precedentemente alla corsa è stato dirottato ai quei lavori di casa fondamentali, anche per la corsa stessa.
E allora, come mai mi era successo prima, eccomi alle prese con una lavatrice, con il bucato da fare, con le magliette sudate da lavare. E come mai mi era successo prima, con un ferro da stiro in mano, per far tornare come nuovi tutti quei capi strapazzati dai chilometri macinati per preparare la Venice Marathon.
Si, sembrerò ridicolo e apparirò anche bello scemo…ma queste foto le voglio proprio pubblicare! I miei amici, la mia famiglia e (soprattutto) Giulia, si faranno quattro sonore risate. Fatevele, vorrà dire che sono in grado di farvi ridere anche a ottocento chilometri di distanza!

Fase 1: lavatrice

Fase 2: ferro da stiro

Non solo lavare, risciacquare, centrifugare, stirare: l’esperienza di un anno fa non la voglio ripetere: Piccolo excursus: scarpe lavate e asciugate sulla stufa a legna il giorno prima della maratona (grazie mamma per avermi ascoltato), risultato: bolle alla pianta di entrambi i piedi dopo dieci chilometri; nessuna conseguenza pratica in gara, ma due settimane con estremità garzate e fasciate. E allora puliamole, le mie care Adidas, ma solo in superficie, con una spazzola. Dentro, può rimanere tutta la puzza del mondo, ma le bolle non le voglio più vedere.


Bis bald!
Stefano

lunedì 21 ottobre 2013

Vi presento la Baviera: Ratisbona

Ciao a tutti!
Il viaggio lungo le bellezze della Baviera continua e prosegue con una città dal nome molto famoso, Ratisbona. Il suo nome in tedesco, Regensburg, presente su molti cartelli autostradali, non mi diceva molto. Ho capito dopo, consultando la preziosa guida turistica sulla Baviera e leggendo news sulla Germania (per ora, ancora da fonti italiane), che si trattava proprio di Ratisbona.

Il Dom St. Peter, fulcro del centro storico di Ratisbona

Il nome Ratisbona mi suggeriva qualcosa. Lo legavo infatti a qualche reminescenza di studi passati, di lezioni di storia delle superiori. Non mi sbagliavo, infatti. La storia della Baviera e dell'intera Germania passa proprio di qui. Per due secoli, Ratisbona è stata la sede delle diete imperiali, cioè quei consigli indetti dall'imperatore (qui vigeva ancora il Sacro Romano Impero) con i suoi principi elettori.

Il Danubio a Ratisbona. A sinistra il centro storico di Ratisbona, a destra lo Steinerne Brücke

Il nome di Ratisbona è anche legato indissolubilmente a due personaggi storici per diversi motivi. Il primo in ordine cronologico è Johannes Keplero, l'astronomo e matematico che per primo scoprì le relazioni che regolano il moto dei pianeti attorno alla loro stella. Qui visse negli ultimi anni della sua vita, fino al 1630, e in quella che fu su la sua casa è allestito un piccolo museo. Il secondo è l'ormai papa emerito Benedetto XVI: proprio qui, l'allora cardinale è stato docente di teologia, presso la locale università.
Curioso che proprio qui a Ratisbona siano state ospitate due personalità così antitetiche che, in maniera differente tra loro, hanno scritto la storia: Keplero, uno dei fautori della rivoluzione copernicana che ha consentito la fine del Medioevo in Europa; Ratzinger, il papa più oscurantista del dopoguerra e degna espressione di una Chiesa ultraconservatrice.

La loggia di ingresso al complesso ecclesiastico di St. Emmeran

Ciò che ha reso Ratisbona importante nel tempo è sicuramente la posizione strategica negli equilibri europei: posta alla confluenza tra il Danubio e il suo affluente Regen, era al centro di molte rotte commerciali. Avete capito bene: Danubio. Proprio lui, che ritorna due mesi dopo la Donauradweg da Passau a Vienna.
Quando l'ho scoperto sono rimasto un pochino male: tornare sulle sue rive, senza Giulia, con la quale ho condiviso sette giorni di pedalate proprio sulla ciclovia del Danubio, mi ha lasciato un senso di malinconia. È un fiume sempre magico, il Danubio. Anche a Ratisbona.

L'impressionante affresco di Davide e Golia sulla facciata della Gollathhaus

Il pezzo forte di Ratisbona, oltre alla spettacolare posizione in riva al Danubio, è sicuramente il Dom, dedicato a San Pietro. Ratisbona deve a questa costruzione in caratteristico stile gotico l'iscrizione del suo centro storico nella Lista del Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
Le due torri, alte più di cento metri, sono visibili da praticamente ogni posizione della città, e la loro cifra stilistica è assolutamente unita al resto dell'esterno: un insieme di guglie, decori, pennacchi e rilievi decora la facciata e il fianco meridionale. L'interno è decisamente più spartano ma pur sempre slanciatissimo come si suole ammirare nelle chiese gotiche.

Kohlenmarkt e l'Altes Rathaus sullo sfondo

L'altro tocco di classe di Ratisbona, come spesso accade nelle città tedesche (ed in generale nei paesi di madrelingua tedesca) è il Rathaus. Quest'edificio, reso suggestivo da un meraviglioso balcone sull'adiacente piazza, ha ospitato per due secoli circa la dieta imperiale. Nella sua Reichssaal si riunivano principi e vescovi per deliberare riguardo le leggi dell'impero.
Attorno a questa costruzione si dirama tutta la cittadella commerciale che ha reso ricca nei secoli Ratisbona. Interessante, ma nulla a che vedere con il fascino che scaturisce una città come Bamberga. Impressionante, questo va però sottolineato, la Gollathhaus, che ha sulla sua facciata un enorme affresco risalente al XVI secolo di Davide e Golia. Qui in Germania gli affreschi li trovi comunemente anche sui muri “di casa”…

Saluti da Ratisbona!

Ratisbona ha segnato anche il mio primo contatto con la gastronomia bavarese. Archiviata per motivi di forza maggiore la degustazione della birra che ha reso tanto famosa la Baviera, e di una delle sue prelibatezze, il Brezel (chi sta scrivendo è celiaco), ho trovato doveroso gettarmi a capofitto in qualcosa che non è solo bavarese ma della Germania intera: wurstel e crauti. E non l'ho fatto in un posto qualunque, ma nella rosticceria più antica di Germania, la Historische Wurstküche, la quale produce e cucina con metodi artigianali i famosi Schweinsbratwurstel mit Kraut, wurstel di maiale e crauti. Semplicemente divini, resi ancora più speciali in quanto gustati in riva al Danubio: questa rosticceria si trova infatti vicino allo Steinerne Brücke, il ponte più antico di Ratisbona.

Ratisbona e il Danubio in versione tramonto...

...e in versione notte

Tante particolarità interessanti qui a Ratisbona, ma nel complesso è una città un po', permettetemi il termine, pasticciata. Facile da visitare, si passa velocemente dal centro storico alla zona moderna, dal romanico al neoclassico, un mix di stili che ha ben poco a che fare con l'armonia visiva di altre città. E a mio parere, il centro storico non è assolutamente paragonabile a quello di Bamberga, tanto per citare un nome. Forse un po' sopravvalutato, ecco.
Fortuna che ci pensa lui, il Danubio (assieme al Dom e ai wurstel e crauti, ovviamente), a farmi lasciare Ratisbona, in una fresca serata di ottobre, con tanta, tantissima, soddisfazione…un tramonto dallo Steinerne Brücke vale “il prezzo del biglietto”!
Bis bald!
Stefano

domenica 20 ottobre 2013

Venezia training, tappa 6: pronti per la maratona!

Ciao a tutti!
Manca una settimana esatta dalla maratona di Venezia e proprio oggi, ho concluso gli allenamenti. Come solito, ho chiuso con un lungo. Non più “il lungo”, quello da più di trenta chilometri, ma con una mezza maratona, per poter recuperare nella settimana che verrà prima della gara, uno sforzo minore.
L’ultima settimana di allenamento, con tre sessioni di ripetute sui 5000 metri ha fornito più che positive indicazioni sullo stato di forma, e l’ultimo lungo le ha confermate.

Stretching prima dell'ultimo allenamento

Le prime due sessioni di ripetute, 3 x 5000 metri, hanno fatto registrare un ulteriore miglioramento sul passo. Dal 4’31”/km medio sulla singola ripetuta sono sceso a 4’27”/km lunedì e a 4’24”/km mercoledì. Sempre con chiusure decisamente veloci e mai troppo in affanno, con ultimi chilometri sempre sotto i 4’20”/km. A memoria, non ricordo di aver corso così veloce in passato.
La terza sessione di ripetuta è stata accorciata: venerdì ho provato, come suggerito dal mio collega Stefan, a correre al Baggersee, un laghetto che si trova a tre chilometri circa dalla città di Schweinfurt, oltre il Meno. Proprio qui si trova un anello di poco più di due chilometri attorno a questo incantevole lago, su terreno sterrato ma battuto: poca differenza con l’asfalto, insomma. Purtroppo, qui non vi è l’illuminazione che trovo sulle ciclovie di Schweinfurt. Correre alla sera non è semplice, con il sole che viene meno e il terreno pieno di pozzanghere a causa della pioggia dei giorni scorsi c’è rischio di mettere i piedi chissà dove e farsi male. Sessione “tagliata” e conclusa dopo due ripetute, corse alla media di 4’22”/km. Che comunque è sempre un bel correre.

L'incantevole scenario serale del Baggersee

Riposo sabato, e domenica lungo, sempre al Baggersee. Dieci anelli attorno al lago fanno praticamente poco più di una mezza maratona, 21.6 chilometri.
Partiamo dal tempo fatto segnare: 1h38’36”. Come cambiano le cose in un mese e mezzo: ad inizio settembre, a Parma, corsi una gara di mezza maratona in 1h36’23” (vedi post). Ora, corro praticamente lo stesso tempo, ma in allenamento. E chi corre, sa bene che bella differenza c'è sulla velocità di corsa tra l’allenamento e la gara.
In secondo luogo, il passo medio tenuto stamattina è di quelli che tornando indietro con la mente di un anno, beh non ci si riesce a crederci, 4’34”/km. Per arricchire il valore della prestazione va detto che i ventuno chilometri sono stati corsi sotto la pioggia, gli ultimi tre praticamente sotto un vero diluvio. È stata una lunga progressione: analizzando l’allenamento di oggi dividendo in settori di tre chilometri si scopre un costante miglioramento sul passo: 4’46”/km, 4’40”/km, 4’33”/km, 4’31”/km, 4’34”/km, 4’30”/km, 4’26”/km. Quando guardavo i tempi in corsa mi chiedevo come fosse possibile…

Effetti di più di ventuno chilometri 

Ora, finiti gli allenamenti, c’è solo più da pensare a riposarsi, dormire ed alimentarsi correttamente. Quello che potevo e dovevo fare, l’ho fatto e credo anche bene. Chiudo la preparazione con un sacco di chilometri nelle gambe, nelle due settimane ho viaggiato al ritmo di settanta chilometri a settimana. Non ho mai contato (potrei farlo, comunque) quanti chilometri ho accumulato durante la preparazione per le maratone di Torino 2012 e Barcellona 2013, ma quest’anno con ben nove settimane di allenamento, ho corso molto di più. E l’ho fatto bene: due settimane in più rispetto alla mia prima maratona e senza alcun intoppo (infortuni o noie fisiche).
I presupposti per fare una grande corsa ci sono, il sogno rimane chiudere in Riva dei Sette Martiri sotto le 3h15’. Sarà dura, quei ponti tagliano le gambe. Fra sette giorni, la risposta ai miei quesiti.
Bis bald!
Stefano

sabato 19 ottobre 2013

Ihr seid verrückt!

Ciao a tutti!
Chissà che mai vorrà dire il titolo di questo post, Ihr seid verrückt!... (credo di averlo scritto corretto, se non è così sicuramente qualche collega tedesco mi correggerà). Letteralmente vuol dire "voi siete pazzi" e vuole essere un più che chiaro riferimento alla lingua tedesca nella quale mi sto immergendo in questi giorni. Oltre al corso di lingua che seguo alla Volkshochschule di Schweinfurt, cominciato al mio rientro dall'Italia (vedi post), ho iniziato anche il corso messo a disposizione dall'azienda. Avere due fonti dalle quali imparare una lingua è fantastico, perché, tra compiti a casa (gli ormai arcinoti Hausaufgabe), prove di dialogo in classe e lezioni di grammatica di base, sono costretto a confrontarti con questa realtà almeno quattro giorni su cinque. E come diceva Cristina, la mia primissima insegnante di tedesco, questa lingua va seguita giorno per giorno se la si vuole imparare per bene.

Wortschatz = Lessico

Man mano che si inizia a cimentarsi con i primi rudimenti del tedesco (Wie geht's?, Guten Morgen!, Ich komme aus...), cresce anche la curiosità per alcune particolarità della lingua. Quella che sicuramente è ben nota a tutti, anche senza aver bisogno di frequentare un corso di tedesco, è la complessità delle parole. L'illuminazione sulla riflessione di questo post me l'ha data una parola che utilizzo in ambito lavorativo, e ha un significato tecnico: Maßstabsbalken, cioè il cosidetto "marker" che viene applicato ad ogni fotografia acquisita da un microscopio. Mi sono chiesto: possibile che per una parola così semplice in inglese, e dal significato molto intuitivo, sia necessario ricordare una combinazione di quattordici lettere?
Ebbene si. E non è un caso isolato: l'esempio più eclatante ed alla portata di tutti è come dire "scusa": in tedesco si dice Entschuldigung, come triplicare le lettere di una parola... Per rimanere nel contesto di un dialogo, il "salute!" dopo uno starnuto diventa Gesundheit. E ce ne sono tante altre, per non dire tantissime. In negozio paghi la merce che desideri acquistare dalla Verkäuferin (commessa), se vuoi un aumento chiedi al tuo superiore un Lohnerhöhung. Giusto per illustrare l'idea...
Meglio che la smetta, ora, con questi esempi. Agli occhi dei tedeschi che potrebbero leggere quanto sto scrivendo, non vorrei sembrare troppo Kleinigkeitskrämer (...pignolo).
Bis bald!
Stefano

venerdì 18 ottobre 2013

Un po' più mia

Ciao a tutti!
È passato poco più di un mese dal mio trasferimento a Schweinfurt. Un mese intenso su diversi fronti, non c'è che dire. Uno degli aspetti che più mi ha coinvolto è stato sicuramente quello della casa. Il primo alloggio, quello temporaneo in Roßmarkt, non era di certo un granché, se non per la posizione centralissima. Ora mi trovo presso un appartamento in Arndtstraße, posizione non troppo scomoda dall'ufficio (una ventina di minuti a piedi) e ipertranquilla. Neanche il viavai delle numerose scuole nella zona crea disturbo. Il centro non è lontano e attorno ci sono anche numerosi spazi per correre in tranquillità, cosa voler di più?

Ora di cena

Il trasloco da Roßmarkt a Arndtstraße non è stato dei più semplici. Sebbene svoltosi in pochissimo tempo, un'ora e mezza, mi ha fatto sudare non poco, esattamente come due settimane prima al mio arrivo a Schweinfurt (vedi post). Beh, parcheggiate voi una macchina in piena zona pedonale, proprio davanti ad una fermata del bus, senza essere travolti dagli sguardi perplessi dei passanti e dai colpi di clacson dei pullman. E poi, sei pur sempre uno straniero, italiano, peraltro, quindi infastidisci doppiamente... Si, un trasloco decisamente movimentato.

Relax post-lavoro (se non c'è da correre)

Il trasloco è coinciso con il mio primo rientro in Italia, quindi anche sistemarmi nella nuova casa, ha richiesto più tempo del normale. Ora che è completato la sento veramente mia. Perdonatemi l'emozione, ma questa è la prima volta che provo una sensazione del genere. Entro in casa, e mi sento felice. È bella, la "mia" casa. Una piccola cucina, un ampio soggiorno ed una luminosa camera, tutto ciò che serve per poter vivere del tempo di qualità, anche se da solo.
Qualcosa che non va c'è: non ci sono praticamente tende, e quelle che ci sono sono microscopiche. La privacy è poca nelle case tedesche, non è solo la mia ad essere sprovvista di adeguato tendaggio. In cucina manca il congelatore, e anche avere una teiera non sarebbe male. Poi c'è il problema di tutte le case tedesche, i piumini al posto delle lenzuola. Abituarsi non è proprio semplice.

Area notte

Per ora, non posso lamentarmi. Lo sento, se dovrò lasciarla (prima o dopo, fra quattro mesi o qualche anno, dovrò), mi dispiacerà, qui mi sento "a casa". Ora che è anche un pochino addobbata con i miei oggetti e piccole cose per ricordare grandi momenti, so che non sarà semplice rifare lo scatolone. Per quanto la vera casa, quella di quasi ventotto anni di vita, sia in Italia, queste mura non me la fanno rimpiangere. Qui sono completamente a mio agio. E lo sarò ancora di più quando l'opera verrà completata dall'arrivo di chi la mia vita l'ha cambiata radicalmente. Giulia, ti sto aspettando.
Bis bald!
Stefano

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