domenica 30 novembre 2014

Sulla mafia e sul nazismo

Ciao a tutti!
L'Europa è piena di luoghi comuni sulle popolazioni che la abitano. Spesso essi sono accompagnati dalle tipicità locali: in Italia, pizza e spaghetti; in Spagna, paella e sangria; in Francia, champagne e baguette; in Germania, würstel e crauti. Fin qui, nulla da dire.

Paragoni vergognosi


Però c'è anche chi esagera. Il caso che posso illustrare meglio è sicuramente quello di Italia e Germania. Ci sono italiani che considerano nazista tutta la popolazione tedesca e ci sono tedeschi che considerano mafiosa tutta la popolazione italiana. Nazisti e mafiosi, e basta. Chissenefrega di ciò che i tedeschi e gli italiani hanno dato alla storia dell'umanità, ossia i più brillanti scienziati e i più geniali artisti. Eppure è proprio così. Nel mio primo anno di Germania ho dovuto spesso sentire questa parola, "mafia", anche quando si trattava di descrivere un comportamento tipico dell'Italia. Mafia è una parola che ho sentito dal collega più vicino fino al negoziante di telefoni. I quali possono solo ringraziare che in certi momenti si aveva bisogno di loro.
Poi scopri che noi italiani veniamo dipinti così... l'immagine in alto è la copertina di un famosissimo numero di Der Spiegel risalente al 1977. Poco spazio all'immaginazione.

Titoli da giornale italiano


Proprio parlando di mafia, si scopre che noi italiani non siamo meno ruvidi nei confronti dei tedeschi per ciò che concerne il triste capitolo della dittatura nazista. Sentimenti antitedeschi giacciono purtroppo nell'animo di moltissimi italiani (purtroppo anche qualche conoscente). Che sia per l'acceso racconto del nonno partigiano, o per l'invidia nei confronti di un'economia più stabile, o ancora per una stupida fede politica, gli italiani in grado di tacciare come nazisti i tedeschi sono ancora tanti.
Guardate l'immagine in alto: è la prima pagina (prima pagina!) de Il Giornale (chiamarlo "giornale", va beh...). Guardate l'immagine in basso: sono commenti ad un articolo, sempre di un noto quotidiano italiano.
Mettiamoci nei panni di un tedesco: pensate possa far piacere sentirsi definire nazista, sinonimo di boia e assassino? Non credo proprio. Loro stessi non ne parlano volentieri, quando si parla della Seconda Guerra Mondiale preferiscono citare i distruttivi bombardamenti alleati (talvolta privi di senso) sulle loro città. Non c'è nulla di cui andare fieri, per questo non ne parlano.

Commenti da lasciare a bocca aperta


Lo ripeto più di una volta, utilizzando la famosa locuzione latina in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo: i criminali, mafiosi o nazisti che siano, ci sono e ci saranno sempre. Assieme a loro c'è anche la brava gente. In Italia, come in Germania. Fare queste classificazioni è cosa stupida. Passi lo sfottò, come sempre quando ci si avvicina ad una sfida calcistica tra Italia e Germania, ma non si vada oltre. C'è sempre del buono, in tutte le nazioni della terra.
Bis bald!
Stefano

sabato 29 novembre 2014

Live from Norimberga!

Norimberga, Christkindlesmarkt.
I mercatini di Natale più antichi e caratteristici di Germania, e forse non solo.
Magia pura... È ancora novembre, ma qui l'aria è già intrisa di Natale.


Bis bald!
Stefano

venerdì 28 novembre 2014

Bücher: Nel legno il tuo nome

"Fin quando sapremo pronunciare il nostro nome, anche l'Inferno apparirà una cosa buffa"
Gianluca Paolisso, Nel legno il tuo nome


Il panorama letterario e cinematografico del secondo Novecento è pervaso da opere che parlano della Seconda Guerra Mondiale, il conflitto che più di altri ha lasciato il segno nell'immaginario collettivo. Ne Nel legno il tuo nome, di Gianluca Paolisso, si parla di guerra e della violenza fisica e psicologica che da essa ne scaturisce, ma non ne è il tema centrale. La guerra è in questo caso la cornice perfetta che inquadra la storia d'amore tra Sergio, un professore di lettere, ed Elizabeth, la stella di una compagnia circense dalle origini ebree. Il racconto assume a tratti le sembianze di una soave favola, talvolta si fa più cupo e malinconico, ma il filo conduttore, il potere dell'arte e della poesia di tenere in vita un filo di speranza anche nelle condizioni più disumane, è una presenza costante dall'inizio alla fine del romanzo.
Una scrittura delicata, genuina e raffinata allo stesso tempo, una trama non banale e un finale inaspettato, citazioni shakespeariane inserite alla perfezione all'interno della storia e mai fuori luogo, contribuiscono a rendere Nel legno il tuo nome un piacevolissimo romanzo. Nonché una gradita sorpresa: Paolisso è un artista emergente che può continuare a confezionare racconti di grande spessore.
Da non trascurare inoltre sono le illustrazioni - dal sapore onirico - che arricchiscono il volume, ad opera di Elisa Jane Pedagna. Il libro è acquistabile scrivendo all'indirizzo mail infonellegnoiltuonome@gmail.com o mandando un messaggio privato alla pagina Facebook del suo autore.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 10/10 ««««««««««

giovedì 27 novembre 2014

Terra di Franconia: Münnerstadt

Ciao a tutti!
Vista la tendenza decisamente al nuvoloso dei weekend finora trascorsi in Baviera, a parte qualche rarissima eccezione, la giornata di domenica scorsa, caratterizzata da un cielo eccezionalmente così limpido, non poteva essere trascorsa a casa. Nonostante il freddo che oramai si può definire invernale, ci siamo recati nella provincia di Bad Kissingen, che si trova ad una trentina di chilometri a nord di Schweinfurt, per la precisione nella graziosa cittadina di Münnerstadt.

Jürgentor

Münnerstadt non è certamente una metropoli, contando meno di ottomila abitanti, ma il suo centro storico è tra i meglio conservati della Franconia, nonostante i danni del conflitto mondiale. La città si stringe infatti all’interno di una cinta muraria in gran parte conservata, e dalla quale spuntano alcune torri di autentico fascino. All’interno, il paese si sviluppa lungo l’asse naturale costituito da due vie, Riemenschneiderstraße e Veit-Stoß-Straße. Uno dei fulcri di Münnerstadt è proprio all’intersezione tra queste due vie e lo si ritrova nella Marktplatz, dove sorge un piccolo ma grazioso Rathaus, circondato da una serie di case a graticcio (non una novità) magnificamente conservate, alcune di esse visibilmente da poco restaurate.

Zoom sul graticcio

L’altro perno di Münnerstadt è certamente la chiesa intitolata a Santa Maria Maddalena. Questo edificio è il più imponente all’interno del paese, grazie alla sua mole e alla possente torre campanaria. Anche a livello artistico è sicuramente il più interessante. L’interno, spoglio ma decorato allo stesso tempo, non ha nulla di che invidiare alle più belle costruzioni ecclesiastiche della Franconia. Le parti salienti sono sicuramente il coro, in cui spiccano le vetrate quattrocentesche, e un portentoso altare in legno, opera del Riemenschneider, l’artista che più di ogni altro ha lasciato il segno in Franconia, in particolar modo a Würzburg e Rothenburg ob der Tauber.

Altare e coro della St. Maria Magdalena


Poi ci sono le torri, meravigliose. La più attraente, nonostante non sia la più imponente, è sicuramente la Jürgentor, circondata da un sistema di mura che riporta alla bellezza delle ben più famose torri di Rothenburg ob der Tauber. L’estremità di questa torre, con il graticcio, conferisce un alone di romanticismo a questa torre.

Alcune delle case più belle che si affacciano su Veit-Stoß-Straße


Il freddo è tagliente in questa domenica di novembre che annuncia l’arrivo dell’inverno. E non ci sono ancora mercatini per combatterlo a suon di Glühwein. Non ci resta che sconfiggerlo con un buon pasto bavarese. Ci ritagliamo dunque un angolo (letteralmente, visto la folla presente) nel Bayerische Hof, il ristorante di paese. Niente stravaganze, ma un classicissimo Bratwürste mit Kartoffelsalat. E la domenica francone è… servita.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 26 novembre 2014

L'acqua che sfiora i tuoi piedi

Ciao a tutti!
Un mese è già passato da quel magico giorno, un condensato di sensazioni che, come la prima volta tanto quanto l'ultima, è sempre difficile rappresentare nella forma migliore. Le parole escono con tanta più difficoltà quanto è il valore dei ricordi personali. Per me questa maratona ha voluto dire tanto, per me e non solo. È per questo che a trenta giorni di distanza, riuscire a parlarne con effettiva lucidità è ancora arduo.
Ci sono tante immagini che porto con me di quel giorno… il sole della Riviera del Brenta, la lucente sagoma di Venezia dal Ponte della Libertà, il primo ponte nell'isola di Venezia e il canale della Giudecca, quell'indefinibile piacere nell'attraversare il Canal Grande, l'attesa e il batticuore in Piazza San Marco, il sorriso sotto il Campanile di San Marco, quei lunghissimi ed infiniti ponti in Riva degli Schiavoni, la folla che acclama il tuo nome, le incitazioni a non mollare, le gambe che non  ne hanno più ma vedono l'arrivo e per questo non smettono di muoversi. La gioia dentro, incontenibile. Non un piacere fisico, ma un orgasmo dell'anima.
Come al solito sono un fiume in piena, ma probabilmente solo chi ha corso una maratona o conosce qualche caro che l'ha fatto potrebbe comprendere appieno cosa possa significare. Se volete provarci – a capire, non a correre 42 chilometri – potete leggere la storia di questa maratona, tramite i post che raccontano l'avvicinamento alla mia 29°Venice Marathon e tramite alcune delle immagini (mie e non solo) di questo evento.
Bis bald!
Stefano

04/09/2014: si ricomincia a correre!
13/09/2014: ritorno alle gare: Mezza di Monza

La gioia dell'arrivo

14/09/2014: un buon tempo in mezza maratona sull'Autodromo Nazionale di Monza
18/09/2014: il racconto della Mezza di Monza

...è per voi, è per me

07/10/2014: i miracoli del kinesio-taping
09/10/2014: il primo lungo in Germania

Il via da Stra (fonte: venicemarathon.com)


11/10/2014: finalmente un po' di ripetute veloci...
13/10/2014: i lunghi "più lunghi", lungo il Meno

Neanche alla mezza maratona


14/10/2014: l'annuncio, per la seconda volta a Venezia
19/10/2014: ultime ripetute sulla ciclovia del Meno
21/10/2014: l'ultimo lungo, poi sarà maratona

A Mestre, lanciatissimo


22/10/2014: il Charity program della Venice Marathon
23/10/2014: il percorso della Venice Marathon

La felicità di correre in Piazza San Marco


25/10/2014: cose da prendere prima di partire per una maratona
25/10/2014: grandi emozioni: pettorale, Baldini e Zanardi

Discesa


26/10/2014: ho concluso la mia quinta maratona con nuovo personale!
27/10/2014: una medaglia ed un pensiero

Piazza San Marco ci aspetta (foto by L. Di Maio)


30/10/2014: le immagini "dietro le quinte" di una maratona
03/11/2014: il racconto della mia Venice Marathon

Una medaglia che vale doppio


06/11/2014: i pensieri a caldo dopo e durante una maratona

martedì 25 novembre 2014

Tedesco - Nugget of the day n.4

Ciao a tutti!
C'è chi dice che le prime parole che debbano essere tassativamente imparate in una lingua siano le parolacce. Ecco, questo mi è capitato con il francese e con l'inglese, ma non con il tedesco. Senti i tedeschi parlare e sorge spontaneo che ogni termine possa essere una parolaccia, talmente il suono e la cadenza possono risultare aggressivi. In più di un anno dal mio primo giorno in Germania, posso dire di aver catalogato una sola parolaccia: "Scheiße" (o Scheisse, a piacimento).
All'inizio era una parola come tante. Quanti termini iniziano per Sch- in tedesco? Innumerevoli. Però questo era "speciale". Il collega dietro la mia scrivania ogni tanto pronunciare, con tono silenzioso ma intenso... «mmmh... Scheiße...». E io a chiedermi che diamine volesse dire. Poi l'ho scoperto, finalmente: ora è un tormentone. Riconoscerei questa parola e le sue declinazioni fra migliaia, lo uso tutti i giorni in casa quando c'è qualcosa che non funziona, lo utilizzo addirittura come intercalare. Che parola fantastica.

Perché tutto il resto è... (fonte: labkultur.tv)

Ah, comunque Scheiße vuol dire merda.
Bis bald!
Stefano

lunedì 24 novembre 2014

A tribute vol.1

"You can be anything you want to be
Just turn yourself into anything you think
That you could ever be
Be free with your tempo, be free, be free
Surrender your ego,
Be free, be free to yourself"
Queen, Innuendo

Freddie Mercury (Zanzibar, 5 settembre 1946 – Londra, 24 novembre 1991)

Melodie irraggiungibili, testi leggendari, canzoni incancellabili.
Questo è stato Freddie Mercury.

domenica 23 novembre 2014

Messaggio per la gioventù

"Una società demotivata condanna i suoi membri a non diventare mai padroni della propria vita. Finisce che il luogo del controllo è sempre esterno: se sei nato così, con queste caratteristiche, a che pro lottare per cambiare la situazione? Se per la corsa o per quell'attività «non sei portato», oppure sei di segno zodiacale che non è adatto, o se non hai il gene giusto, perché continui ad affannarti? Se sei furbo aspetti la fortuna, la spintarella, il cambiamento di vento. Nel frattempo è inutile stancarsi. La scomparsa dell'impegno lascia spazio all'adorazione delle scorciatoie: abbiamo una pillola per raggiungere senza fatica qualsiasi obiettivo, da oggi perfino la crema per dimagrire mentre si dorme. Il prodotto finale di questo modo di pensare sono passività e apatia. Soprattutto nelle nuove generazioni. Allevate con questa mentalità, non rimane altro destino per le nuove generazioni che crescere come buoni e docili consumatori. Una sorta di schiavitù edulcorata."
Pietro Trabucchi, Perseverare è umano

Dorando Pietri, fatiche d'altri tempi

sabato 22 novembre 2014

Bücher: La storia balorda

"Risero e si abbracciarono. «Sai, Stablinski, ero un bravo ragazzo, l'orgoglio dei miei genitori, e ora piscio sulle tombe. La storia è balorda, Stablinski. Proprio balorda.»"
Marco Ballestracci, La storia balorda


Ciao a tutti!
Se devo trovare un nome alle belle sorprese letterarie di quest'anno, sicuramente al primo posto inserisco quello di Marco Ballestracci. L'avevo già scritto quest'estate: il suo ultimo lavoro Il dio della bicicletta (vedi recensione) mi aveva colpito. Con La storia balorda, titolo pubblicato nel 2011, mi ha anche affondato.
Il filo conduttore è sempre lo sport, ma anche stavolta le vicende agonistiche non risultano essere fini a se stesse. In queste intense pagine lo sport va a braccetto con la storia. Lo sport è il mezzo con il quale si narrano alcune tra le più importanti pagine della storia del Novecento che, personalmente, ho avuto modo di poter rileggere da un'angolazione diversa, totalmente antitetica a quella dei libri scolastici. E così, l'epopea di Diego Armando Maradona spiega l'Argentina dei desaparecidos e della guerra delle Falkland; la vittoria di Gino Bartali al Tour del 1938 si mescola con i turbolenti rapporti tra l'Italia fascista e la Germania nazista; le vicende di un grande calciatore degli anni Trenta, Matthias Sindelar, illustrano i drammatici momenti dell'annessione dell'Austria da parte della Germania. C'è poi il personaggio che fa da filo conduttore all'intero romanzo, Casimiro Stablinski, un personaggio nella quale descrizione rivedo in parte l’autore stesso. Quelle de La storia balorda sono pagine cariche di memorie, che descrivono le storie tormentate di uomini che scappano da una parte all'altra del mondo, in fuga dalla sofferenza o in cerca di sogni. E proprio per questo, "balorde". Un libro consigliatissimo a tutti gli amanti della storia e delle storie di sport.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 10/10 ««««««««««

venerdì 21 novembre 2014

Stanno arrivando...

...i Weihnachtsmarkt!
Il countdown sta per terminare: sono ancora sette i giorni che ci separano dall'inizio del periodo, a mio parere, più bello dell'anno in Germania. E in Baviera soprattutto, dove la tradizione dei mercatini di Natale è addirittura secolare: quelli di Norimberga risalgono addirittura al Cinquecento.
Ancora una settimana, dunque. Poi scoccherà l'ora dell'aroma di Glühwein, delle fragranze di cannella e zenzero, delle luci in festa...

Marktplatz, lavori in corso

Bis bald!
Stefano

giovedì 20 novembre 2014

Das Wörterbuch

Ciao a tutti!
La sorpresa del giorno è un libro dalla copertina ingiallita, con la rilegatura in tela e i caratteri che paiono stampati a macchina.
Il mio amico Andreas mi porta nel suo ufficio per consegnarmi questo volume. Arriva direttamente da quella che lui chiama "la sua libreria tecnica personale". È un dizionario tecnico tedesco-italiano appositamente studiato per chi come me lavora per un'azienda che produce cuscinetti. Ed è un regalo. Beh, se la guerra contro il tedesco deve continuare - perché deve continuare - allora ci vanno le armi giuste. Questa è una di esse. L'unica pecca, ad essere precisi, è che è stato stampato dalla concorrenza (Schweinfurt è la capitale tedesca del cuscinetto...) e non dall'azienda per cui lavoro.

Metallurgisti, gente dura

Nel pomeriggio, tra un'analisi e l'altra sfoglio un poco questo dizionario speciale e posso finalmente conoscere il significato di alcune parole tedesche che ho incontrato nel mio ultimo anno lavorativo, tra e-mail, manuali o etichette. O al Bauhaus, laddove mi rifornisco di utensileria e componentistica per i lavoretti di casa. Come "die Kennzeichnung", "der Durchmesser", "der Grundriß". Ora il panorama lavorativo in lingua tedesca non dovrà più avere segreti...
E detto ciò non mi rimane che ringraziare... Danke Andreas!

La carta degli anni '70, love

Bis bald!
Stefano

mercoledì 19 novembre 2014

martedì 18 novembre 2014

Due anni di maratone

"La gente pensa che io sia pazzo che abbia scelto una vita di torture, anche se io direi che è proprio il contrario. Da qualche parte lungo la strada abbiamo confuso la comodità con la felicità. Dostoevskij aveva ragione: "La sofferenza è la sola origine della coscienza". Mai i miei sensi si trovano più attivi rispetto a quando si raggiunge il dolore. C'è una magia nella fatica. Provate a chiederlo a qualsiasi corridore."
Dean Karnazes

L'ultima fatica!

Due anni fa portavo a termine la mia prima maratona, un ricordo indelebile.
Dopo due anni, posso dire di aver aggiunto in bacheca altre quattro medaglie, frutto di altrettante prove sui 42,195 chilometri.
C'è tanta tantissima soddisfazione per i risultati, per le emozioni vissute, per i ricordi che lego ad ogni maratona. Ogni volta questa corsa evoca piaceri diversi, piaceri ogni volta straordinari.
E c'è la consapevolezza che forse, senza la corsa, sarei una persona differente, con una storia che non è quella che ho potuto raccontare in questi anni, su queste pagine.
Io credo che la corsa in sé e tutto il percorso di questi ultimi due anni mi abbia reso una persona migliore e una persona più serena e resistente interiormente.
Per questo motivo, non posso far altro che dire "viva la corsa!"
Bis bald!
Stefano

lunedì 17 novembre 2014

Bimbi in gamba

Ciao a tutti!
Come avrete avuto modo di leggere nei miei post precedenti alla mia partecipazione alla Venice Marathon 2014, è chiaro come sia grandissima l'ammirazione che provo nei confronti di quel grandissimo uomo, ancora prima che atleta, che risponde al nome di Alex Zanardi. Ho sempre guardato alle sue gesta, dopo il terribile incidente automobilistico che l'ha costretto a ridefinire la sua vita, con grande stupore e meraviglia. Le sue imprese sportive a 360°, dalle auto all'handbike per arrivare fino all'ironman, sono state esempio di forza e coraggio senza eguali. Le sue parole, dette da una persona che ha conosciuto il dolore e visto la morte negli occhi, sono state fonte di motivazione ed ispirazione nei momenti più difficili.

Che incontro...

Vederlo dal vivo, sentire le sue parole e avere l'onore di fare una foto con lui, proprio il giorno prima della mia seconda partecipazione alla Venice Marathon, è stato assolutamente emozionante. Lui sa catturare l'attenzione del pubblico, totalmente in visibilio per il suo discorso. Quel giorno parlò ovviamente della sua impresa all'ironman di Kona, ma anche del progetto "Bimbingamba" (http://www.bimbingamba.com/), legato all'associazione che porta il suo nome. Grazie a lui (che ci ha messo non solo la faccia, ma cuore ad anima) ho conosciuto questa iniziativa che si occupa di dare una speranza a chi l'ha persa o non ce l'ha mai avuta a causa di una malattia, di una lesione o di un incidente: Bimbingamba si occupa infatti di realizzare protesi per bambini che hanno subito amputazioni e che non hanno accesso all'assistenza sanitaria.

Un autografo da custodire gelosamente...

Bimbingamba è alla continua ricerca di fondi per finanziare i sogni di tanti bambini. Io ho contribuito, nel mio piccolo, a cercare di restituire una parte di sorriso. E voi, che aspettate?
Bis bald!
Stefano

domenica 16 novembre 2014

Bücher: L'amante di Lady Chatterley

"Tutti gli uomini sono come bambini, quando li arrivi a conoscere a fondo. Ho curato i pazienti peggiori che siano mai scesi nelle miniere di Tevershall. Ma appena hanno bisogno di cure, diventano bambini, nient'altro che bambini grandi e grossi. Oh, gli uomini non sono molto diversi tra loro!"
David H. Lawrence, L'amante di Lady Chatterley


"Finalmente l'ho finito", questa la mia prima reazione al termine della lettura de L'amante di Lady Chatterley di David Herbert Lawrence, un classico della letteratura inglese del primo Novecento. Dal mio commento è palese come io non abbia adorato questo testo: la trama non è assolutamente complessa ma estremamente lenta ad entrare nel vivo della vicenda. Solo dai due terzi del testo mi sono ritrovato a "divorare" le parole, il miglior sintomo di interesse per un lettore. Per di più, quattro mesi per terminarlo... Descrizioni ampollose e dialoghi talvolta superflui appesantiscono la narrazione di questo romanzo dal gusto decadente.
È chiaro come io non abbia apprezzato questo libro. Ma attenzione: nonostante il mio giudizio non entusiastico, L'amante di Lady Chatterley è un testo che va assolutamente ricordato in chiave positiva. Da un punto di vista sociale, può essere considerato uno dei migliori testi che descrivono il risveglio femminile e la rivincita delle donne su un mondo finora contrassegnato dallo strapotere maschile - per chi non lo sapesse, questo è uno dei primi romanzi a carattere erotico della storia. Questo "scandaloso" libro, pubblicato nel 1928, è stato bandito in Inghilterra fino agli anni '60. Da un punto di vista letterario, sono molto interessanti alcune riflessioni della natura umana e appaiono molto eleganti le rappresentazioni in parole degli eventi erotici del romanzo. Insomma, un romanzo per palati fini, libertini e anime pazienti...
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 6/10 ««««««««««

sabato 15 novembre 2014

Fronde a terra

Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie
Giuseppe Ungaretti, Soldati


Ciao a tutti!
Questa foto è l'immagine di come si presenta oggi il parco dalla finestra di casa nostra: un enorme prato giallo. Di sole non bisogna parlarne: se ne sta piacevolmente rintanato tra le nuvole. Nebbia, umidità, freddo. Una vera e propria giornata d'autunno, da trascorrere in casa, magari con un bel bicchiere di caldo Glühwein.
Qui in Germania l'autunno ha colori speciali: non ne capisco il perché ma essi sono più intensi rispetto a quelli italiani ai quali sono abituato. L'avevo già notato un anno fa (vedi post), e ancora adesso me ne stupisco. In questi giorni, in cui i manti prima verdissimi stanno ora salutando i loro alberi, sale forte dai ricordi della scuola (più di dieci anni or sono) questa poesia del mio poeta preferito...
Bis bald!
Stefano

venerdì 14 novembre 2014

Acqua alta

Ciao a tutti!
Ci sono cose che incrementano il fascino e il gusto di un luogo. Parlando di Venezia, una di questa è senz'ombra di dubbio la libreria Acqua Alta. Può sembrare un commento banale, ma questa libreria è un qualcosa di assolutamente unico al mondo, una meta obbligatoria per chi ama Venezia, per chi ama i libri e soprattutto chi, come me, ama entrambe le cose.

Barche cariche di libri!

Perché è un luogo così affascinante? Potrei dire innanzitutto che si trova distante dal clamore e dal chiasso di San Marco o Rialto. Si entra da uno stretto vicolo del sestiere Castello, nei pressi di una delle piazze più originali della Serenissima, Campo Santa Maria Formosa. Inizialmente non si riesce neanche a capire che questo "negozio" sia effettivamente una libreria. Visto da lontano, sembra più un negozio di souvenir. Eppure il navigatore del mio smartphone - soluzione più comoda nel labirinto veneziano e nell'oscurità del tardo pomeriggio - dice che siamo arrivati. Proviamo ad entrare.

Grattacieli di libri


L'arte che si fa un bagno


Che dire, si apre un mondo di fronte ai propri occhi. Il mondo è reale, mentre qui si naviga nella fantasia. Il numero di volumi, per lo più usati, è enorme. C'è un'imbarazzante quantità di cultura in questo posto, una vera e propria miniera del sapere. Ce n'è per tutti i gusti, ma chi ama i classici della letteratura e la storia dell'arte non può rimanere deluso dal contenuto di questa libreria. Sebbene i prezzi non siano proprio modici, qui si possono trovare pezzi introvabili, edizioni di decenni e decenni fa, consunte e proprio per questo ancor più ricche di valore. Forse anche la prima edizione del libro della propria vita, o il libro sul quale si è studiato all'università. Impossibile uscire da qui a mani vuote. Nell'era in cui gli e-books stanno prendendo il sopravvento sulla carta, questo luogo è un violento montante alla digitalizzazione della cultura.

Come orientarsi tra i classici


Ma la libreria Acqua Alta non è solamente un luogo dove si possono trovare libri mai visti altrove o pressoché irreperibili altrove. Il proprietario, un uomo veramente bizzarro, non è un semplice rigattiere. Capelli lunghi, sigaretta in bocca e fiato affannato. Siamo a Venezia e lui potrebbe tranquillamente essere un personaggio uscito da una commedia di Goldoni. I libri sono disposti alla rinfusa, e per trovare ciò che si cerca può essere necessaria una ricerca spasmodica. Però è proprio in questo modo che si viene pervasi dall'atmosfera dei libri, è così che si possono ulteriormente scoprire nuove chicche. Il disordine regna sovrano in questo posto, e apparentemente può quasi trasparire una sensazione di scarso rispetto per i volumi che alloggiano qua. Però il contorno è estremamente originale, una favola. Ci sono libri in una barca (narrativa), libri in una vasca da bagno (storia dell'arte), addirittura libri in una gondola!!! (dedicati a Venezia). Libri ovunque, insomma. Ma i libri nelle barche non sono qualcosa di creato per caso: barche e vasche proteggono i libri e aiutano il titolare a preservare i volumi in caso di acqua alta.
Ah, e come dimenticare i gadget. Uno in particolare, indimenticabile: il condom Casanova.

L'uscita di sicurezza: direttamente in acqua!


Una cliente...curiosa


L'atmosfera veneziana che qui si respira come raramente in altri punti della città è totale quando si raggiunge il fondo della libreria. Da una parte c'è la "scala di libri": tanti libri accatastati a formare una vera e propria scalinata dalla quale si può osservare una veduta su un canale, altrimenti riservata a gondolieri e abitanti. Dall'altra parte c'è quella che a me piace definire "la porta di servizio", l'uscita sul retro del negozio, che qui esce direttamente su un canale. È qualcosa di superbo, inebriante. C'è un qualcosa di magico in questo posto, qualcosa che non ci porterebbe mai più via. Probabilmente è anche per questa aura magica che la libreria Acqua Alta è stata inserita dalla BBC tra le dieci librerie più belle del mondo.

La scala enciclopedica

Usciamo in strada con una borsa carica di volumi, principalmente di Giulia. Usciamo che siamo bambini, con gli occhi idealmente spalancati dallo stupore per quanto visto. Ancora facciamo fatica a credere a quanto abbiamo visto. E su una cosa sono sicuro: nel momento in cui ci troveremo a Venezia, per una maratona o per un weekend romantico, la libreria Acqua Alta sarà sempre nella lista dei posti da vedere. Sempre.

Libri in gondola!

Bis bald!
Stefano

giovedì 13 novembre 2014

Ingranaggi rotti

"È ben noto che nessun popolo è più preciso dei tedeschi nella preparazione e nella pianificazione, ma ugualmente nessun popolo può risultare maggiormente sconvolto quando i suoi piani falliscono. Essi non sono in grado di improvvisare."
Winston Churchill


Per la serie, scarsa flessibilità: ed è quello che spesso accade qui in Germania. Anzi, molto spesso. Con più elasticità questo popolo sarebbe il padrone del mondo...






mercoledì 12 novembre 2014

Pizzichi di Olanda

Ciao a tutti!
Olanda, Olanda: il paese dei tulipani, dei pattinatori, delle usanze libertine, della terra rubata all'acqua, di Johan Cruijff e di Marco Van Basten. Queste le prime cose che mi balzano in mente pensando a questa nazione. Ma in fondo è per me una semi-sconosciuta. Una nazione toccata per motivi di lavoro due anni fa, e in cui ho nuovamente messo piede pochi giorni fa, sempre per questioni lavorative. Meno di due giorni, molto intensi e con poco tempo libero a disposizione, in parte per i tempi ridotti e in parte per la snervamento post-lavoro, ma quanto basta per capire tanti lati positivi di questa nazione. Sufficienti per pensare che sarebbe bello tornarci, senza questioni professionali da dirimere e con più tempo a disposizione.

Un'alba olandese dall'alto della mia camera d'albergo

La meta è Houten, una cittadina di quasi cinquantamila abitanti nella provincia di Utrecht. Un nome mai sentita prima. Le uniche informazioni le raccolgo da Wikipedia, ma all'apparenza c'è poco di realmente interessante da visitare nell'area. Apparentemente. Il viaggio verso Houten è lungo e noioso. Attraversando Assia e Renania Settentrionale-Vestfalia (di notte) raggiungo Houten in cinque ore circa. Con me c'è la mia collega Cornelia, che qui in Olanda ha lavorato per circa due anni. Padroneggia perfettamente l'olandese, conosce pregi e difetti degli olandesi e sa bene quali sono gli aspetti più deliziosi di questa terra.

Autunno ad Houten

Dall'alto dell'ottavo piano dell'hotel c'è una bella visuale, ammirevole sia di notte, con le tanti luci accese, che di giorno, soprattutto all'alba. Le prime luci del giorno permettono di osservare il fitto reticolo di canali che pervade l'area. A breve distanza dall'hotel si trova l'Aluminum Centrum, una bizzarra costruzione sopra uno di questi canali, sorretta da colonne di alluminio. È una struttura che ospita il centro congressi e gli uffici dell'unione industriale olandese dell'alluminio. Ed è anche un esempio di come gli olandesi sappiano amalgamare gli elementi della natura, il gusto architettonico con l'ambiente lavorativo. A detta di Cornelia, in Olanda ci sono molti altri edifici costruiti seguendo questa scia.

Aluminum Centurm (fonte: archello.com)

Chi viene in Olanda non può rimanere insensibile al fascino della fitta rete di piste ciclabili e dall'elevatissimo numero di ciclisti, che qui utilizzano la bicicletta come comune mezzo di trasporto. Per recarsi al lavoro, per andare a scuola o fare la spesa… Qui le piste ciclabili spesso attraversano le comuni strade percorse dalle automobili. Le quali sono obbligate a lasciare precedenza. E non c'è verso se avviene un incidente con un ciclista: il torto ce l'avrà sempre l'automobilista!

Luikse wafels (fonte: kleinefluchten.com)

Prima di lasciare l'Olanda ci rechiamo nel centro di uno dei quartieri di Houten (non chiedetemi quale): ogni volta che viene in Olanda, Cornelia fa incetta di dolciumi olandesi. Faccio in fretta a capire perché: il costo di questi dolciumi è ridicolmente stracciato. Cornelia mi dà qualche suggerimento su ciò che secondo lei è il prodotto più tipico e più gustoso, e devo dire che non sbaglia. Ritorno a casa con tre confezioni di stroepkoeken, una confezione di luikse wafels, una confezione di mergpijpjes e l'accoppiata di cioccolato Zwarte Piet-Sinterklaas. Di cosa si tratta?

Stroepkoeken (fonte: flickriver.com)

Gli stroopwafels sono una sorta di equivalente del dolce tipico del mio paese di origine, la baciaja, ma rivisitato secondo i gusti e la tradizione olandese. Sono composti da una cialda, ottenuta tramite una compressione a caldo, ma ripiena di sciroppo, caramello o miele. I luikse wafels sono per forma simili agli stroopwafels ma la loro origine non è del tutto olandese, ma principalmente belga. Letteralmente luikse wafels significa "cialda di Liegi". Rispetto agli stroopwafels, sono più grandi, più corposi, e non hanno ripieno ma eventualmente una copertura. I mergpijpjes sono invece sostanzialmente biscotti, oppure marzapane ricoperti da crema e da cioccolato. Io non posso mangiare nulla di tutto quanto descritto, essendo celiaco, ma Giulia non ha perso tempo e a giudicare dalla velocità con cui sta consumando questi dolciumi, buoni lo devono essere sul serio.

San Nicola e il suo servo...tutto cioccolato

Qualcosa di "commestibile" anche per me l'ho trovato nell'accoppiata Sinterklaas-Zwarte Piet: nient'altro che l'accoppiata olandese di San Nicola e del suo servo nero. Si trovano anche qui in Germania, con altri nomi (Santa Klaus e Knecht Ruprecht), e sono uno dei dolci più tradizionali dell'Avvento anglosassone. È puro cioccolato al latte; sono come un uovo di Pasqua, senza la forma dell'uovo e senza la sorpresa, ma con la forma dei due personaggi e la stessa bontà... con loro l'appuntamento è fissato all'8 dicembre.
Ah, dimenticavo: tutta questa bontà mi è costata la bellezza di... 6,79 €. In Italia probabilmente sarebbe costata tre volte tanto.

Merfpijpjes (fonte: chickslovefood.com)

Proprio nella piazza di Houten c'è un piccolo mercato. Avendo la macchina a pochi passi, decidaimo di farci un salto. Ci saranno quattro/cinque bancarelle, non di più, giusto quello che serve agli abitanti del quartiere. È veramente molto curioso vedere che si può trovare una fioraia ma nessun fruttivendolo. C'è il macellaio, il formaggiaio e una gastronomia, ma zero frutta e verdura. Che non sia parte della dieta olandese? Beh, probabilmente oltre al mare, qui di mediterraneo non c'è nemmeno il modo di mangiare.

Formaggio a palate!

Sempre sulla piazza si trova una libreria enorme, che fa probabilmente parte di una di quelle catene stile Feltrinelli in Italia o Hugendubel in Germania. Però il quartiere in cui si trova è veramente piccolo... Immaginate un paese italiano di cinquemila abitanti, come tanti se ne trovano nelle pianure torinesi da cui provengo. Bene, immaginate in questo paese una libreria di tremila metri quadri (una stima). Fatto? Beh, secondo me nel giro di pochi mesi si ritroverebbe costretta a chiudere. Questione di cultura, no?
Cultura è una parola che credo rivesta molta importanza in Olanda. Lo si vede dalla cura per le persone e per l'ambiente: dalle strade ottimamente manutenute all'attenzione per i ciclisti, per le città a misura d'uomo e gli uffici moderni a basso impatto ambientale e dalle zero barriere architettoniche. O dallo straordinario connubio tra l'uomo, l'acqua e la terra. Lo si vede anche dal modo di interfacciarsi con le persone straniere: non vi è una persona che non sappia l'inglese, pure la commessa sessantenne del supermercato parla la tua stessa lingua. È anche da queste cose che si misura il livello culturale di un paese. Da questo punto di vista non mi stupisco di trovare l'Italia in fondo alla classifica, purtroppo...
Bis bald!
Stefano

martedì 11 novembre 2014

Tedesco - Nugget of the day n.3

Ciao a tutti!
All'aeroporto di Francoforte i ristoranti degni di essere chiamati tali sono davvero pochi, la maggior parte è lasciata in mano ai soliti maledetti fast food e a qualche paninaro. Ne troviamo uno, un po' per caso, che serve per la maggiore piatti di cucina tedesca. Come da buona tradizione teutonica, ci sono quindi würstel, patate e birra. Mi lascio attrarre da una pubblicità "da tavolo" proprio di una birra. C'è una frase che ha del curioso: manchmal weiss man erst, was man sucht, wenn man es gefunden hat. Qualche parola la conosco: manchmal vuol dire qualche volta, sucht sta per cercare e gefunden per trovare. Penso tra me e me che qui dietro ci sta qualche citazione filosofica propinata al fine di vendere qualche birra in più. Mi scervello alla ricerca di una traduzione valida, senza successo.
Ricorro quindi a Google Translator: in alcuni casi è l'unica degna soluzione per comprendere questa lingua matta. Il risultato è: a volte si conosce solo quello che stai cercando quando l'hai trovato. Se questa massima, questa verità di vita, si traduce in manchmal weiss man erst, was man sucht, wenn man es gefunden hat, non voglio sapere con quali parole astruse un uomo si potrebbe mai dichiarare ad una donna...


Bis bald!
Stefano

lunedì 10 novembre 2014

A picco sul canale

Ciao a tutti!
Chi conosce o ha conosciuto Venezia si sarà chiesto perché nella città si possano ritrovare alcuni campanili, tra i molteplici che fanno capolino in questa città, che non appaiono propriamente dritti. In cinque anni e nelle mie tre puntate a Venezia mi sono trovato di fronte tre casi diversi in cui una chiesa si presentava con questa anomalia. La pendenza di queste torri può apparire minima o elevata a seconda dalla posizione dalla quale si osserva, ma in realtà Venezia non ha nulla da invidiare a Pisa ed alla sua famosa torre.

Il più famoso: Santo Stefano

Cinque anni fa su la volta di San Giorgio dei Greci, un campanile bianco che si può intravedere da uno dei ponti nei pressi di Riva dei Schiavoni: l'esempio è emblematico e appare subito chiaro all'occhio, basta confrontare la sua linea con quella delle altre case per capire quanto sia inclinato. L'anno scorso toccò a Santo Stefano, nel sestiere San Marco: dall'omonimo campo, peraltro uno dei più romantici della città, la pendenza è evidente. Non lo è altrettanto se osservato da altre posizioni.
Quest'anno è toccato a Burano: nonostante fosse la mia terza volta in quel dell'isoletta sperduta tra le lagune, non ricordavo del campanile adiacente alla chiesa di San Martino. Lo spettacolo di questo campanile è molto affascinante, qualsiasi sia l'angolazione di veduta. Da Riva dei Santi, poi, si possono mettere a confronto campanile e abitazioni. Il risultato è impietoso e ci si chiede come facciano a restare in piedi. Già, ma perché proprio a Venezia, nel giro di pochi metri quadri, ci sono così tante torri campanarie con una tale pendenza?

Il più fotografato: San Giorgio dei Greci

La risposta è semplice e la si può trovare nel cosiddetto scarato, la base fangosa sulla quale poggia l'intera città di Venezia: il suo cedimento, per quanto minimo, porta all'inclinazione di alcune torri. A questo è dovuto anche il crollo, risalente al 1902, del Campanile di San Marco. L'evento fu succeduto, oltre che dalla sua ricostruzione, dal consolidamento dei campanili più a rischio della città. La storia dei campanili storti di Venezia è ricca anche di un curioso fatto di cronaca. Il campanile della chiesa di Sant'Angelo, non lontana proprio da Santo Stefano, infatti venne costruito una prima volta nel 1093, ma crollò nel 1347. Nonostante la riedificazione, esso continuò a pendere fino al 1455, quando venne chiamato un architetto bolognese, tale Bartolomeo di Fioravante, per i lavori di rinforzo. Ventiquattro ore dopo e si ebbe il crollo definitivo del campanile. Risultato: l'architetto lasciò Venezia di notte e in gran segreto per non imbattersi nella furia cieca dei veneziani...

Il più storto (credo): San Martino di Burano

Bis bald!
Stefano

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