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venerdì 2 giugno 2017

Datemi una 126 sulla Romantische Straße

Da quando vivo in Germania affermo una cosa: se Italia e Germania unissero veramente le forze, potrebbero dominare il mondo. Scherzo, ovviamente, però voglio ribadire come le caratteristiche dell'una e dell'altra, così apparentemente inconciliabili, potrebbero rivelarsi il mix vincente.
E me ne sono accorto anche qualche giorno fa a Dinkelsbühl, dove ho scattato questa foto...

Una Fiat 126 nel bel mezzo della Romantische Straße

mercoledì 24 maggio 2017

Mille grazie, Ferrari

Ci sono quelle mattine in cui ti svegli e non credi ai tuoi occhi. Vivi in Germania ormai da qualche anno e certe cose non le pensi neanche, perché, col senno di poi, le ritieni inconcepibili.
Una mattina, a poche decine di metri dall'ingresso del mio luogo di lavoro, vedo che qualcosa è cambiato. Il cartellone pubblicitario della mia azienda, in posizione strategica (tutti coloro che escono da Schweinfurt per immettersi in autostrada sono obbligati a vederlo), ha qualcosa di nuovo da elogiare. Non è più la meravigliosa formazione delle giovani leve, né la grande qualità dei suoi prodotti o le sue competenze in termini di ricerca e sviluppo, ma... i settant'anni di partnership con la Scuderia Ferrari. Una grande scritta, "Mille Grazie, Ferrari".

Omaggio al Cavallino

L'azienda per cui lavoro da oltre dieci anni (non la cito, ma basta vedere la foto) è fornitore ufficiale della Scuderia Ferrari, il suo nome compare sul telaio delle vetture di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, e questo già è sufficiente per rendermi orgoglioso. Stavolta, però, l'orgoglio è qualcosa di diverso. Cercate di comprendermi: si tratta di tedeschi che ringraziano italiani. Non è un fatto scontato. I tedeschi amano l'Italia: vengono in vacanza nel nostro paese, apprezzano le nostre donne, invidiano il nostro clima, bevono il nostro vino e vanno pazzi per la nostra cucina. Ma in fondo siamo rivali, e non solo nel calcio (vedi post). La storia ce lo insegna: le guerre nel secolo scorso, i contrasti all'interno dell'Unione Europea, ora. E si potrebbero fare tanti altri esempi.
Vedere un tedesco, o una azienda tedesca che ringrazia un'azienda italiana (probabilmente la più famosa nel mondo, d'accordo) è motivo di rispetto per un popolo che si è spesso dimostrato arrogante nei nostri confronti, è motivo di gioia per la stima reciproca tra due popolazioni, è motivo di onore ed orgoglio per un italiano in Germania, ma per l'Italia tutta.
Bis bald!
Stefano

sabato 29 aprile 2017

"Tutto bene, a quanto pare"

Chi non è un italiano emigrato all'estero forse non potrà capire questo post. Forse non lo può capire nemmeno chi non è torinese, forse. Ma spero che tutti quanti coloro che leggeranno... possano perdonarci se pecchiamo di un sentimento che è fatto della nostalgia per la nostra terra e dello stupore proprio dei bambini piccoli.

Ma in soli 75 metri... si apre un mondo! 

Oggi eravamo a Monaco di Baviera, prima tappa del nostro minitour nel sud della Baviera in occasione del weekend lungo del Primo Maggio. E questa volta non ci siamo fatti mancare una sosta ad Eataly. Sì, il grande negozio che vende il meglio della qualità enogastronomica italiana all'estero lo si trova anche a Monaco di Baviera, a due passi dalla birreria Pschorr e dal Viktualienmarkt. Pieno centro di Monaco. Eataly. Cibo italiano, il meglio del cibo italiano. È stata una forte emozione.

Insegnare la cucina italiana ai tedeschi... ci si prova

Entrare da Eataly a Torino, era un gesto normale. Farlo a Monaco di Baviera, uno dei templi della cultura tedesca, non è più così normale. È una extrasistole che può far malissimo. Una parte di noi, l'abbiamo ritrovata qui, in questa isoletta tricolore circondata da un oceano che è patria della birra, dei Bratwurst e del Brezel. Abbiamo ritrovato un mondo che anni fa, per noi, sarebbe stato normale, e ora è un'eccezione. Ritrovarlo qui è una sensazione unica. È uno stordimento, una botta da knock-out. L'Eataly a Monaco di Baviera non è l'Eataly di Torino, per ricchezza e dimensioni, forse neanche per prezzi - elevati, ma la qualità si paga. Però trovare la colomba prodotta a otto chilometri (otto!!!) dal paesello in cui ho vissuto quasi trent'anni... trovare le caramelle prodotte nelle valli delle Olimpiadi... trovare le tisane preparate con le erbe coltivate sulle montagne che ogni mattina vedevo dal balcone di casa... la carne della Provincia Granda... i vini ottenuti dai vigneti che crescono sui pendii valdostani. E centinaia di altre cose ancora. No, non si può spiegare facilmente. "Non potete capire".

Cena da Eataly München

L'italiano dei camerieri, le cose scritte in una lingua che è la tua lingua, altoparlanti che trasmettono una musica che conosci - che non è solo i soliti Ramazzotti-Ferro-Pausini-Zucchero che tanto piacciono in Germania ma anche i Lunapop e Elio & Le Storie Tese. Di fronte ad un bicchiere di dolcetto, un piatto di tagliatelle al ragù e una battuta di fassone, trovarsi a cantare Nessun rimpianto di Max Pezzali è come tuffarsi in un mondo che mai come ora ci appare così lontano e mai come ora sogniamo di tornare a vivere ogni giorno. Ma che, nel complesso, ora apprezziamo come forse non ci capitava più, da quasi tre anni. Un mondo che è di una ricchezza ineguagliabile, un patrimonio che non ci rendiamo conto di possedere. Basta vedere i tanti libri esposti tra i banchi di Eataly (in tedesco, ovviamente) che celebrano la cucina italiana. Basta vedere quanto vino, quanto olio, quanta pasta, quanto ben di dio! Basta osservare quanta folla (non italiana) si sia riversata tra i tavoli dei ristoranti e tra le corsie, quante facce felici di fronte a pizze, piatti, taglieri e bicchieri di buon rosso. Basta percepire il nostro desiderio di svaligiare gli scaffali dei sughi, della cioccolata e delle marmellate. 
Un desiderio che non si può soddisfare in un paio d'ore. Quindi, per questo motivo, bisogna tornarci!

La nostra spesa da Eataly München (limitata, per questioni di spazio e portafoglio)

Stasera abbiamo scoperto una cosa, comunque: la gioia dell'italiano, a Monaco di Baviera, è di casa in Blumenstraße, è di casa da Eataly!
Bis bald!
Stefano

sabato 11 marzo 2017

Quaresima con o senza canditi?

Ciao a tutti!
Nel pomeriggio trascorso oggi a Francoforte ho visto qualcosa che mi ha fatto strabuzzare gli occhi, che da italiano all'estero non posso non raccontare. Un certo orgoglio tricolore è stato toccato nel profondo. Perché con noi italiani, i tedeschi possono dibattere su tutto, su chi ha le donne più belle, le macchine più veloci o i calciatori più forti (a parte quest'ultimo punto, vinciamo noi),ma ci sono alcuni capisaldi che non possono essere messi in discussione. Il cibo è certamente uno di questi. E dire che in Germania, di eresie enogastronomiche ne ho già viste molte: l'espresso servito nelle tazze, il cappuccino ordinato al termine della cena o la panna come condimento principe di un piatto di pasta e potrei continuare a lungo (magari ci farò su un post).
Questo episodio, però, li batte tutti quanto a bizzarria.

Piovono pandori

Mi trovo a Francoforte, in un enorme centro commerciale che ospita al piano interrato una vasta selezione di specialità alimentari provenienti da ogni parte del mondo. Gironzolando, curioso e ingolosito, vedo un'area in cui campeggiano scatole rosa impilate una sull'altra. Sono prodotti della Bauli. Colombe, penso, in fondo a Pasqua manca poco più di un mese. E invece no. Si, ci sono anche le colombe, ma sono in quantità nettamente minoritaria. La maggior parte di questi involucri contiene pandori e panettoni. Non riesco a spiegarmi tutto ciò.

E non sono in saldo

Ingrandendo l'immagine potete vedere il prezzo di vendita di un pandoro: 6,49 €. Un prezzo normalissimo, nel periodo natalizio. Ma non siamo a Natale.
Dunque, ricapitolando. Siamo in piena Quaresima e questi mi vendono panettoni e pandori. Già questa sarebbe follia, ma evidentemente non li hanno piazzati tutti durante l'Avvento. Allora vendeteli scontati, come i maglioni di lana taglia extralarge che ad aprile nessuno cerca di certo. Invece no, te li sbattono in bella vista a prezzo pieno.
Pandori e panettoni. Ad un mese da Pasqua. Non scontati. Senza parole. Bah.
Bis bald!
(un basito) Stefano

sabato 3 dicembre 2016

Respect

San Marino-Germania, partita di qualificazione per i Campionati Mondiali di calcio del 2018. Al San Marino Stadium di Serravalle va in scena una partita dal pronostico ampiamente annunciato, uno 0-8 per i Campioni del mondo della Germania. Lo sapevano i tedeschi di poter vincere facile, lo sapevano i sanmarinesi che sarebbero stati presi a pallate. Non sapevano, i sanmarinesi, che sarebbero stati oggetto di dichiarazioni irriverenti ed oggetto di una vera e propria gaffe. A fine partita, il capitano (ad interim) della Mannschaft, Thomas Müller, ha dichiarato: «Partite come quella contro il San Marino non c'entrano nulla col calcio professionistico. Non capisco il senso di partite così impari come queste, a maggior ragione con un calendario così fitto. Capisco che per loro è particolare giocare contro i Campioni del mondo, capisco anche che si possano difendere solo con interventi duri. Proprio per questo però mi chiedo se queste non siano partite che portano a rischi inutili». Dichiarazione arrogante e giusto un poco fuori luogo, per un calciatore dalle indiscusse doti tecniche e carismatiche. La risposta di San Marino è piccata, come si evince dalle parole dell’ufficio stampa della nazionale sanmarinese.
«Il calcio non è di vostra proprietà ma è di tutti coloro che lo amano tra i quali, che lo vogliate o no, ci siamo anche noi. Esistono ancora ragazzi che inseguono i loro sogni e non i vostri assegni. Voi tedeschi non cambierete mai, la storia non vi ha insegnato ancora che prepotenza non è sempre garanzia di vittoria. Caro Müller, questa partita è servita ad un paese grande come un settore del tuo stadio di Monaco ad andare sui giornali per un buon motivo, perché una partita di calcio è sempre un buon motivo; è servita al tuo amico Gnabry per esordire in Nazionale e segnare tre gol; è servita a qualche sammarinese un po’ triste per ricordarsi che abbiamo una Nazionale vera. Questa partita è servita a farmi capire che anche se vestite il modello più bello di divise dell'Adidas sotto sotto siete sempre quelli che mettono i calzini bianchi sotto i sandali!»

E il rispetto invocato dall'UEFA sulle maglie, dove è finito?
Dopo aver vissuto qualche anno in Germania, mi sento di poter dire un paio di osservazioni su queste parole.
L’arroganza dei tedeschi è risaputa. Probabilmente non cambieranno mai e continueranno ad incensarsi come i migliori sulla Terra. Chi più, chi meno, pensano di fare le cose meglio di ogni altro. Lo dice la storia, soprattutto negli ultimi due secoli. Lo vediamo nel calcio: il famoso 1-7 ai danni del Brasile è frutto della volontà dei tedeschi di voler sempre e comunque schiacciare l’avversario, fino al completo annientamento (fortuna che noi italiani ne siamo immuni). Lo vediamo in politica, dove l’egemonia tedesca in Europa è sempre più preponderante - bravi loro, ma anche fessi noi. Lo vedo ogni giorno a lavoro, dove ogni attività che proviene oltreconfine è vista con un certo grado di sospetto. Facciamocene una ragione, i tedeschi sono un popolo arrogante di natura. Calcisticamente, poi, lo è alla massima potenza. Rassegnamoci alla loro presunzione di superiorità e continuiamo a dimostrarlo sul campo che il migliore è solo quello che vince e non quello che si crede il più forte.
Calzini con i sandali: il più classico degli stereotipi sui tedeschi. Non ancora del tutto sfatato. Dobbiamo attendere ancora almeno un quarto di secolo, se non altri cinquant'anni, e si potrà dire che la Germania ha messo in soffitta il più famoso (e orrendo) degli outfit teutonici. Perché i vecchi ne fanno ancora fieramente utilizzo, mentre i giovani stanno rapidamente cestinando questa usanza. Quindi, direi, lasciamo perdere la vecchia storia dei calzini bianchi e dei sandali. È molto più divertente pensare a cosa combinano le giovani tedesche in vacanza in Italia...

La Nayionale di calcio di San Marino (fonte: foxsports.it)

Alla fine le parole più giuste le ha detto un ex giocatore della Juventus, il centrocampista Massimo Bonini, pilastro della Juventus tra il 1981 e il 1988, nato proprio a San Marino. «Sulle maglie, in Champions League, c'è la scritta "rispetto", e la UEFA sul "rispetto" ci fa tanta pubblicità, ma evidentemente sulla maglia di Müller c'era scritto "poco rispetto", che ha avuto nei confronti di San Marino».
Più rispetto, meno arroganza, per continuare a sognare con questo sport.

venerdì 8 luglio 2016

Dieci motivi (personali) per rallegrarsi dell'eliminazione della Germania dall'Europeo

Oggi la Germania si è svegliata fuori dall'Europeo. Gli animi sono mogi, il ritmo è basso. Perché le aspettative erano alte. Anche io, personalmente, mi sarei aspettato una vittoria, non roboante ma una vittoria, contro i padroni di casa della Francia. E da una parte, me lo auguravo pure. Ma solo in parte, ripeto. Perché oggi, ho più di un motivo per essere contento che la Germania sia uscita dal torneo. Anzi, addirittura dieci motivi.

Antoine Griezmann sentenzia la Germania con il goal del 2-0 (fonte: eurosport.com)

10. Perché hanno eliminato gli azzurri. Beh, inutile nasconderlo: per quanto neanche Les Blues mi stiano molto simpatici, in quanto fonte di grandi delusioni in gioventù, dà soddisfazione vedere tornare a casa proprio chi a casa ti ci ha mandato. È la natura dell'essere umano, in fondo, chi in questo mondo non gode almeno un pochino delle sconfitte altrui?

Uno degli errori dal dischetto contro la Germania nei quarti di finale (fonte: tz.de)

9. Per quel lercio del loro allenatore. Grande selezionatore, ma qualche dubbio sui suoi modi di comportarsi in pubblico ci viene. La combo grattatina/annusata è una delle immagini extracalcistiche simbolo di questo Europeo, un'immagine da dimenticare in fretta.

Palpata, e poi annusata (fonte: 90min.com)

8. Per i commenti razzisti sui francesi. Quando l'ultimo quarto di finale ha designato la Francia come avversaria della Germania in semifinale, di commenti ne sono piovuti. I francesi sono storicamente antipatici a tutti, e i tedeschi - soprattutto per motivi storici - non fanno eccezione. Però spingersi fino a pronunciare commenti razzisti mi è sembrato eccessivo. «Sie sind les Blacks, nicht les Blues», un chiaro riferimento di cattivo gusto alla prevalenza di giocatori di colore nella selezione francese. Dimenticandosi, molto stupidamente, che a fare le fortune della Mannschaft nel Mondiale del 2014 sono stati immigrati o figli di immigrati (vedi post), tra i quali anche un giocatore di colore, Jérôme Boateng. Dopo il risultato della semifinale, la mia risposta ironica a quel commento non poteva che essere quella in foto.

Oggi, al mio collega

7. Per le macchine ridicole. Passino le bandiere, passino le vetrine dei negozi tappezzate di nastrini, passino i bambini con le magliette di Schweinsteiger & co., ma gli alettoni Schwarz-Rot-Gold e le bandiere tedesche appese ai finestrini sono veramente una pacchianata, la quale fine aspetto...sostanzialmente dall'inizio degli Europei. Senza contare che queste decorazioni mettono pure a rischio la sicurezza del veicolo (vedi post).

Imbarazzante (fonte: verkehrsportal.de)

6. Perché così si lamenteranno dell'arbitro (italiano). Io parlo al futuro semplice ma in realtà le critiche all'arbitro stanno già piovendo a livello torrenziale. Perché il rigore assegnato alla Francia è "discutibile", perché i cartellini hanno preso un via preferenziale verso la squadra tedesca. «Immer diese Italianer» (= "Sempre questi italiani"), commenta polemico il mio capo. Insomma, se non ci pensano i giocatori, ci pensano gli arbitri italiani ad eliminare la Germania. Anche in questo caso tutto il mondo è paese: Rizzoli era l'arbitro della finale in cui la Germania ha conquistato il Mondiale del 2014 contro l'Argentina; se si vince va tutto bene, se si perde è colpa dell'arbitro. Qui i tifosi tedeschi non mi sono parsi molto diversi dai tifosi italiani.

Rizzoli, cartellino e rigore (fonte: eurosport.com)

5. Perché il calcio è uno sport da uomini e non da bimbiminchia. Il calcio è uno sport di contatto, da duri, dove ci si fa male spesso. E nella nazionale tedesca ci sono troppe facce che l'immagine di "duro" proprio non ce l'hanno. Sembra quasi che Mario Götze, Joshua Kimmich o Julian Draxler, invece di ispirarsi ai campioni del passato e del presente, si ispirino a Justin Bieber...

Julian Draxler (fonte: tumblr.com)

4. Per l'arroganza dei tifosi. Si, proprio loro: gasatissimi. Convinti che la propria nazionale giochi il miglior calcio del mondo, che i propri giocatori siano dei del calcio, che il palleggio sopraffino prevalga su tutto. Convinti dunque di portare a casa a mani basse il titolo. Ma fare tanto possesso palla non serve a niente se poi la palla non la butti dentro. L'ex-allenatore del Cile, Jorge Sampaoli, quando un giornalista gli chiese come avesse fatto a perdere una partita per 3-0, nonostante il 73% di possesso palla, rispose con una storiella: «Una sera andai in un bar con una donna. Parlammo tutta la notte, flirtammo, le offrii molti bicchieri. Poi, alle cinque di mattina, all'improvviso arrivò un ragazzo, la prese per un braccio, se la portò in bagno, fecero l'amore e se ne andarono via. Ma non importava, per la maggior parte della serata era stata con me».

Tifosi in piazza a Berlino (fonte: dfb.de)

3. Perché a calcio si gioca con i piedi e non con le mani. Io ricordavo che a calcio l'unico che può toccare la palla con le mani è il portiere. Per i tedeschi invece non è così, loro possono giocare a calcio con i piedi. Potevano.

La rete impazza per i falli di mano della Germania

2. Per i commenti razzisti sugli italiani. Quando la nazionale italiana si mette di traverso sui piani di conquista calcistica della Germania, piovono regolarmente critiche e talvolta anche insulti. Da parte dei tifosi, ma anche dei giornali. Anche la scorsa settimana ne ho dovute vedere di tutti i colori (vedi post).
Ma il peggio l'ho visto su Facebook. Una catena di supermercati (REWE, ndr) ha indetto un concorso in cui invitava i suoi clienti a spiegare come "avrebbero mandato l'Italia a casa"; l'idea più originale sarebbe stata premiata con dei buoni spesi di 500 €. L'idea di per sé non sarebbe stata malvagia, anzi, ma era chiaro che l'antipatia calcistica - che a partire dalla seconda metà del XX secolo ha sostituito l'odio nazionalistico tra paesi in guerra tra loro - sarebbe sfociata in commenti di stampo razzista. Il risultato è stato infatti che centinaia di germanici leoni da tastiera hanno riversato nei commenti parole di ogni genere contro gli italiani e, cosa ancora più grave, è che i moderatori della pagina abbiano agito in maniera sommaria, parziale e ritardataria. Lo stesso episodio non si è poi ripetuto in occasione nella semifinale con la Francia: che ci sia un bel po' di odio represso nei nostri confronti?

Voilà, razzismo servito su un piatto d'argento

1. Perché così posso dormire. Un motivo stupido? Non direi proprio, perché qui in Germania si inizia a fare casino da subito. Per i tedeschi, anche una vittoria risicata contro la modesta selezione nordirlandese è una buona ragione (!!!) per scendere in strada e suonare il clacson come se non ci fosse un domani... chissà come sarebbe stato festeggiare l'approdo alla finale.

sabato 2 luglio 2016

Oggi essere italiani conta di più

Ciao a tutti!
Poche ore, poi parlerà il campo. L'ennesimo capitolo di una rivalità accesa si consumerà sul prato dello Stade Atlantique di Bordeaux. Quarti di finale degli Europei 2016,  una partita che avrebbe potuto anche essere una finale per la qualità del gioco messo in campo dagli Azzurri e dalla Mannschaft. E proprio per questo chi andrà a casa avrà più di un rimpianto. Soprattutto i tedeschi, campioni del mondo in carica e grandi favoriti della manifestazione. Inutile negarlo, la qualità a disposizione dei ragazzi terribili di Joachim Löw è clamorosamente superiore ai faticatori guidati da Antonio Conte. Tutti gli esperti internazionali danno poche chances alla nostra nazionale. E i tedeschi ridono.

Il duello più atteso: Manuel Neuer vs. Gianluigi Buffon

Hanno iniziato da subito, da quando la banda-Conte ha surclassato gli ormai ex-campioni d'Europa della Spagna: Bild (giornale in prima linea quando si tratta di sfottere) presenta un titolo piuttosto chiaro: "I nonnetti dell'Italia pronti per Jogi (Joachim Löw, ndr)". Ogni riferimento alla rosa con l'età media più alta del torneo è puramente casuale, no? Ad aumentare questo dato è sicuramente la stella indiscussa di questa nazionale priva di talenti in attacco, Gianluigi Buffon. Preso stupidamente di mira pure lui. Vecchio, non più al livello del n.1 tedesco, Manuel Neuer. Che forte è forte, ma senza quel carisma e quel bagaglio di esperienza che può vantare il capitano della Juventus e della Nazionale. Buffon, dal canto suo, sa che è bene tenere un basso profilo: "Certo, Neuer è più forte di me". Bravo Gigi, quanto a stile meglio non copiare i tedeschi. Loro in conferenza stampa si presentano con ben altro piglio. Il trequartista del Real Madrid Toni Kroos afferma che la Mannschaft è indubbiamente superiore e accederà alla semifinale. Ma una volta non era il campo a deciderle? Mi ha deluso invece il (solitamente astuto) tuttofare del Bayern Monaco Thomas Müller che è sicuro: "non lasceremo il campo piangendo", "il nostro cammino continuerà anche dopo i quarti". E se continuasse a casa loro?

Subito dopo la vittoria contro la Spagna

Bild rincara la dose con le solite psicostronzate teutoniche. Oltre al Buffon servo di Neuer, ho dovuto leggere di Boateng e Gomez insuperabili, di troppa arroganza da parte nostra (manco giocassimo con Messi in campo!), di un Khedira che rivelerà tutti i trucchi per scardinare la difesa, di un Löw che azzecca tutte le mosse e bla, bla, bla...
Arroganza italiana. Ma dove? Una stampa vergognosa come la Bild in Italia non esiste. O forse si, ma non è così popolare. Vedi sotto. 

Era il 2012 e Bild titolava: "vigliacchi contro uomini"... tutti sappiamo come è andata a finire! 

È stata una settimana emotivamente dura per me, questa. Sapere che sabato la tradizione vincente contro la Germania potrebbe finire, che da lunedì debba sorbirmi i miei colleghi esultare per una vittoria ai NOSTRI danni, quando già devo vedere automobili conciate con lo Schwarz-Rot-Gold nelle modalità più improbabili e sentire caos da carosello dopo una semplice partita di girone... beh, non è mica facile. In questi giorni gli Azzurri sono orgoglio nazionale e più di una volta ho ripensato a quell'introduzione prepartita di Fabio Caressa, nel 2006, prima della semifinale mondiale tra Italia e Germania, a casa dei tedeschi, nello stadio in cui erano imbattuti: "Alcuni vivono qui da sempre, non hanno mai rinnegato la loro terra. Quanto conta per loro oggi, i nostri giocatori lo hanno capito. Gliel'hanno letto negli occhi, in questi giorni, quando si sono fatti abbracciare. Adesso c'è una cosa in più per cui lottare, soprattutto per chi vive qui: oggi essere Italiani conta di più." Quanto le sento vere, dieci anni dopo, queste frasi. Con i colleghi non è stato facile, sono veramente sicuri di farci a fettine. Le risatine si sprecano. Argomentare con loro è complicato, d'altronde loro hanno una nazionale tostissima e dalla qualità smisurata. Mi attacco a Gigi, alla BBC in difesa, ai nostri giocatori semisconosciuti a livello internazionale e per questo insidiosi, alle forze fresche di una rosa che non ha dovuto combattere fino all'ultimo per vincere scudetti e coppe. Ma non è facile, uno contro tutti.

Lo vedremo stasera

Può anche darsi che io prenda un grosso abbaglio e da sabato sera debba chiedere scusa, ma ho come l'impressione che anche stavolta i tedeschi ci stiano sottovalutando. Non avremo i Baggio e i Del Piero, ma abbiamo una difesa di ferro. Non avremo talento nei piedi, ma un fuoriclasse in panchina. Non avremo il talento di Özil, Kroos e Draxler, ma corridori instancabili, pronti a lottare su ogni pallone. Difesa insuperabile, organizzazione tattica e tanto cuore, una rosa di giocatori che, a parte alcune eccezioni, nessuno conosce. Freschi e riposati, cattivi e affamati. Secondo me, la lezione di mezzo secolo di sconfitte non l'hanno mica ancora imparata. Non sarebbe male provare a sussurrarglielo all'orecchio ancora una volta: alla fine, a vincere siamo sempre noi italiani. Forza Azzurri, non deludeteci.
A presto!
Stefano

venerdì 1 luglio 2016

Tschüß, und forza Italia!

«Caro italiano, mi piace il tuo cielo blu - e dopo tre grappe, canto assieme a te "Azzurro" di Adriano Celentano. L'azzurro è il colore della maglia della tua nazionale.
Gli Azzurri. Da quarant'anni i tedeschi non riescono a vincere una grande partita contro di voi, Azzurri.
Perché ci lasciamo ingannare da voi, italiani. Gli italiani guardano solo il culo delle donne. I ragazzi italiani sono solo dei galletti. Gli italiani portano i jeans attillati, gli italiani cantano di notte sotto i balconi dove risiedono le turiste. I ragazzi italiani spendono i loro soldi nei vestiti. I ragazzi italiani sono cocchi di mamma, "la Mamma" è il più grande mito dei ragazzi italiani.
Il nostro grande errore è sempre stato considerare l'italiano come se fosse un buono a nulla. Questo era il loro trucchetto. In realtà gli italiani sono truffatori, fighetti, e se necessario cattivi.
I ragazzi italiani non sono romantici, gli italiani sono dei duri. E commedianti complicati da gestire. Quando uno di loro viene toccato, si rotola più di otto volte sul prato, come un soldato ferito a morte.
Ma vince le partite.
Sabato, ore 21. Per me la Germania non ha ancora vinto.»
Franz Josef Wagner, Bild, 1 luglio 2016

Alla fine parlerà sempre il campo

Alla fine devo dire che questo Wagner ha anche ragione. Un po' di luoghi comuni per raccontare noi italiani. In fondo è lo stesso modo in cui raccontiamo noi i tedeschi, per frasi scontate e stereotipi. Con onestà, tutto sommato. E finalmente uno che l'ha capito che la Germania non ha ancora vinto. Più siamo feriti, colpiti nell'orgoglio, in netta difficoltà, più ci esaltiamo. È dal 1962 che non lo capiscono.
Bis bald!
Stefano

venerdì 8 aprile 2016

Occhio al prezzo! - Puntata n.8

Ciao a tutti!
A due anni dalla sua prima "bozza", riesco finalmente a pubblicare questo post, frutto di una ricerca per me difficile di luoghi, di tempo, di metodi. Era da tanto che desideravo portare alla luce la falsità di un qualcosa che in Italia pare essere ormai un luogo comune: in Germania la spesa costa di più. Falso, niente di più falso! L'unico modo per verificarlo è fare un confronto serio tra i supermercati italiani e quelli tedeschi, e questo è quello che ho provato a fare.

Il carrello: dove sarà più economico? (fonte: nonsprecare.it)

So che la mia ricerca non ha un valore statistico: pochi prodotti confrontati, pochi supermercati, ristretti a due aree ben precise di Italia e Germania. Non sono un economista di professione, neanche uno statistico, ho provato a fare questo confronto per curiosità e diletto, e ciò che emerge ha un puro valore qualitativo. Dal quale però si può concludere che l'assioma che prevede che la Germania sia un paese caro, in quanto gli stipendi sono enormemente superiori a quelli italiani, è fantasia pura. Vediamo perché.

Rewe, a mio parere la migliore catena tedesca di supermercati (fonte: rewe-group.it)

La mia ricerca si è svolta nel seguente modo:
- ho selezionato ventotto prodotti alimentari confrontabili tra loro, tra quelli che sono abituato ad acquistare regolarmente;
- mi sono recato durante il periodo natalizio in tre supermercati tedeschi dell'area di Schweinfurt (Rewe, Real, Edeka) e in tre supermercati italiani dell'area di Pinerolo (Coop, Carrefour, U2), riportando i prezzi per ogni prodotto;
- alcuni prodotti sono stati scelti in base alla marca, secondo un criterio di rintracciabilità: marchi come Barilla, Lindt, Lavazza, Carlsberg si trovano sia in Italia che in Germania e dunque sono confrontabili; ove possibile ho cercato di mettere a confronto l'esatto prodotto, con la stessa confezionatura;
- i prezzi dei prodotti senza marchio (frutta e verdura) sono i più bassi del singolo supermercato, al netto della possibile offerta applicata (per esempio, si è scelta in ogni caso, la tipologia di arance più economica presente in supermercato);
- nella tabella che segue, ho riportato il prezzo (al chilo, al litro, a confezione) minimo, massimo e medio, per la Germania e per l'Italia; ho evidenziato la differenza percentuale di costo tra Italia e Germania (in verde quando è più economica la Germania, in rosa quando è più economica l'Italia; inoltre, ho provato ad ipotizzare su un possibile carrello della spesa, a quanto ammonta la spesa.


I risultati mi sorprendono, in quanto pensavo che fare la spesa in Germania fosse più conveniente. L'ipotetico carrello della spesa costa grossomodo uguale sia in Germania che in Italia. Con alcune differenze importanti da non trascurare: gli stipendi superiori dei lavoratori tedeschi (gli ultimi studi indicano come in Germania si guadagni l'80% in più che in Italia) e i costi di importazione di molti prodotti. In Germania non crescono né arance né limoni, non viene coltivato il riso; sono tutti prodotti che effettivamente in Italia costano di meno - ma non tanto di meno. Poi ci sono alcune specificità: si sa bene che alcuni prodotti come la pasta, il tonno, il caffè e il parmigiano siano peculiari della tradizione gastronomica italiana.

Ok, è un'offerta. Ma ho letto bene? 3,53 € al chilo!

Dall'altro lato, ci sono anche alcune anomalie. Nutella, per esempio: è un prodotto italiano, eppure in Italia costa quasi il 40%. Infatti ho rinunciato a comprarla in Italia. Eppure, per il mercato tedesco viene prodotta in Germania, a Stadtallendorf: che i costi di produzione (tra cui gli stipendi, ovviamente) siano più bassi in Germania? Mah, qui c'è qualcosa che non torna. E non finisce qui. La mozzarella è uno dei simboli della cultura alimentare del Bel Paese, eppure pare essere mediamente più economica nei supermercati tedeschi. Poi, qualcuno mi spiega perché latte e zucchero costino così poco in Germania? Suggestivo, inoltre, vedere come alcune marche a diffusione internazionale (ad esempio Pringles, Danone, Coca-Cola, Carlsberg) siano regolarmente più economiche in Germania. Le Pringles sono uguali in tutto il mondo, perché in Germania una loro scatola costa 30 centesimi in meno? Misteri...
Bis bald!
Stefano

giovedì 17 marzo 2016

Orgoglio - The day after

Riavvolgo un attimo il nastro: ore 22.34, ottavi di finale di Champions League, partita di ritorno, Bayern Monaco-Juventus 1-2, recupero del tempo regolamentare. Una palla da spazzare in tribuna va sul piede dell'ex di turno, che la butta senza pensarci troppo in mezzo all'area. Arriva un certo Thomas Müller (già, proprio lui, cosa dicevo?) e la sbatte dentro. Supplementari consegnati ai bavaresi e il resto si sa come va a finire: 4-2 per i campioni di Germania e ciao ciao Champions League. Quando l'arbitro fischia la fine dell'incontro scorre tutto davanti ai tuoi occhi: le cose meravigliose viste fin lì (che gol, quello dello 0-2), seguite in un mix di estasi ed incredulità, ma soprattutto le cose brutte: le occasioni sprecate da Morata sullo 0-2, l'errore di Lichtsteiner che sul 2-2 appoggia la palla a Neuer invece di sfondare quella rete, a Sturaro che ciabatta a porta sguarnita nell'area piccola, Evra che parte palla al piede e sanguinosamente la perde.

Ripartire con grinta (fonte: footballmole.com)

Molti tifosi non avranno dormito e un po' li capisco. Io queste cose le vivo con più serenità. Le uniche lacrime versate per una partita sono datate 1994 per il famoso rigore calciato altissimo da Baggio. Ma avevo otto anni. Il calcio è un gioco bellissimo, il più bello di tutti. Ma rimane un gioco. E ieri sera, nonostante tutto, io mi sono divertito a vedere la mia squadra tenere testa ad uno dei club più forti e più titolati del mondo.
La serenità che posso mostrare oggi non si può neanche immaginare in Italia. Fatte ovviamente le dovute eccezioni, con interisti frustrati e i napoletani blateranti non si può aprire una discussione seria di calcio, sarebbe un po' come convincere Berlusconi a diventare gay. La serenità di oggi, che deriva da una prestazione super, della quale non posso che essere orgoglioso, è anche merito di un ambiente che ama il calcio, ma che da esso non ne rimane sopraffatto.

2-2, la partità e psicologicamente chiusa (© imago/Moritz Müller)

Oggi, in ufficio, ho distribuito Glückwunschen a tutti i colleghi che sapevo essere tifosi del Bayern. Era giusto ed onesto così, perché alla fine chi segna vince, e loro hanno segnato di più. Stop. Sfiorare l'impossibile non basta, bisogna realizzarlo. Questo è il calcio, se non si accetta questo dogma si vada pure a seguire il badminton.
Con i miei colleghi ho dunque aperto una serena discussione, un po' in inglese, un po' di tedesco, sulla partita di ieri. Qualcosa che non avrei mai potuto credere: ero pronto agli sfottò, ho ricevuto i complimenti. I tedeschi ne capiscono di calcio, indubbiamente, ed è stato bello confrontarsi con loro. Intensamente ed onestamente. Sanno bene che hanno sì superato il turno, ma non senza faticare perché a contendersi la qualificazione c'era una squadra tostissima. Dopo questa partita, credo proprio che, per l'onestà di pensiero di questa società (anche un certo Rummenigge si è complimentato) e di questa tifoseria, sosterrò il Bayern nel suo cammino in Champions League.

Ricordo di una delle partite di Champions League più pazze della mia vita

Qualcuno è arrivato addirittura a chiedermi se ero triste oggi, nel mio generale stupore. Ma non potevo essere triste, dopo una simile prestazione. Potevo solo essere contento, nonostante il risultato negativo. Il mio capo del personale mi ha fatto dono di una sciarpa del Bayern, in amicizia, senza alcun intento provocatorio. Magari la metterò da qualche parte in casa, a ricordo di una delle più belle emozioni calcistiche vissute in trent'anni di vita e di uno dei "day-after" più incredibili a cui ho assistito.
Bis bald!
Stefano

giovedì 3 marzo 2016

Auf wiedersehen Lago di Garda

Ciao a tutti!
La crisi dei migranti siriani in viaggio verso l'Europa si sta arricchendo di un nuovo capitolo. Recentemente, l'Austria ha dichiarato di voler ripristinare un sistema di controlli alla frontiera con l'Italia. Il dito è puntato ovviamente sul Brennero, un valico che vede transitare un numero impressionanti di automobili e camion. Naturale che i politici italiani non siano molto contenti: potenzialmente ci sono più migranti da gestire, più code alla frontiera, un flusso di merci rallentato con evidente danno all'economia. Oltre alla fine (si spera, più che temporanea) di un simbolo come il valico del Brennero, il più importante collegamento geopolitico tra il nord e il sud dell'Europa, oltre alla fine di quella speranza di poter riunire culture divise dai confini, dalle bandiere, dalle guerre.
Neanche la Germania è contenta. Il Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung sbatte in prima pagina un titolo dal forte impatto: "Lago di Garda, addio!". Eh si, una delle principali conseguenze per i tedeschi sarebbe proprio nella scelta delle vacanze.

Addio Lago di Garda, così titola il Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung (fonte: tageszeitung.it)

Da quando sono venuto in Germania, ho perso il conto di coloro che mi hanno detto "ah, si che bella l'Italia, il Lago di Garda, che bello..." o che hanno dichiarato che l'unico posto (o quasi) visitato in Italia è stato proprio il Lago di Garda - con mia somma delusione. A volte, ho l'impressione per i tedeschi il Lago di Garda sia il sinonimo di Italia. Come se noi italiani dicessimo che l'Oktoberfest sia la Germania stessa (che non è affatto vero).
Il Lago di Garda è la meta più gettonata dai turisti tedeschi in visita in Italia. Da Monaco, poi, è veramente vicina: in due si arriva al Brennero, in poco più di altre due, si arriva a Limone sul Garda. Facciamo cinque ore in totale e si è sul Lago di Garda. Da Monaco non bastano cinque ore per raggiungere il Mare del Nord o il Mar Baltico. Senza dimenticare che il Lago di Garda è una location accogliente ed ospitale per buona parte dell'anno e non solo in estate. Il Lago di Garda, soprattutto d'estate, ha molto da offrire: ricettività, buoni collegamenti, arte, sport, divertimento per grandi e piccoli, può conciliare i gusti di quelli a cui piacciono attività "marine" con i gusti di coloro che preferiscono attività "montane".
E poi si sa, calcio e politica esclusi, i tedeschi sono innamorati del Bel Paese.
Io non riesco ad immaginare code di macchine tedesche al valico del Brennero, passeggeri costretti a raddoppiare i tempi di viaggio e decuplicare l'attesa al confine. Non ci riesco proprio. Questo è un problema loro, ma è un problema soprattutto nostro. Per il nostro turismo, i ragazzi biondi con gli occhi azzurri e i vecchi con i calzini bianchi e i sandali sono ancora troppo importanti. Incrociamo le dita, quindi.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 2 marzo 2016

Occhio al prezzo! - Puntata n.7

Ciao a tutti!
In questi mesi ho parlato e parlerò ancora molto di differenze tra Italia e Germania, quanto alle spese comuni di tutti i giorni. Ho trattato gli argomenti autostrade e benzina, sempre molto "cari" agli italiani, ma ce ne sarebbero tantissimi. Recentemente, infatti, ho avuto modo di fare un'altra inquietante scoperta. Purtroppo, parlo ancora di differenze che non possono far felice un cittadino italiano. L'argomento di indagine è stavolta il servizio postale.

La posta in giallo (fonte: dpdhl.de)

Fra qualche mese mi sposerò. Una delle attività che occupa l'indaffarato periodo pre-matrimoniale, è la preparazione delle partecipazioni. Sarebbe stato bello consegnarle personalmente ad ogni invitato, ma farlo in un solo weekend è umanamente impossibile. L'unica soluzione è la posta.
Inizialmente pensavamo che la cosa economicamente più conveniente (e in parte anche più celere) fosse la seguente: preparare un bel pacco con gli inviti e spedirlo in Italia, lasciando l'incarico della "francobollatura" e della spedizione alle nostre famiglie. Chiedendoci a che tipo di spedizione postale dovessimo rivolgerci, abbiamo scoperto che spedire una lettera in Italia costa 90 centesimi. Ci è sembrata una cifra decisamente economica, trattandosi di una spedizione fuori dal territorio nazionale.

Raffronti: Poste Italiane vs. Deutsche Post

Allora ci è venuta voglia di curiosare e capire quanto costassero i servizi postali in Italia e in Germania. Non siamo grossi clienti delle poste, né di quelle tedesche né tantomeno di quelle italiane e dunque facciamo una semplice ricerca sulla rete, sui siti web di Poste Italiane e Deutsche Post.
La scoperta è angosciante. Provo a riassumere. Spedire una lettera dalle dimensioni di 12x23,5 cm e dal peso massimo di 20 grammi:
- dalla Germania verso l'Italia costa 90 centesimi;
- all'interno del territorio italiano costa 95 centesimi.
Dunque, secondo questo dato - che non è una burla - il trasporto della nostra lettera costa meno se questa viene spedita in Germania. Nonostante Deutsche Post, per spedire in Italia, debba in qualsiasi caso scavalcare le Alpi. Paradossalmente, spedire da Amburgo a Palermo costa meno che spedire da Torino a Milano. Un raffronto inaccettabile che diventa ancora più inaccettabile se si prova a paragonare il servizio delle poste italiane e di quelle tedesche. Impeccabile in Germania, in Italia lo lascio immaginare.
Ah, comunque spedire una lettera all'interno del territorio nazionale tedesco costa 70 centesimi, eh. Rispetto all'Italia, soli venticinque centesimi in meno.
Bis bald (desolato)
Stefano

martedì 1 marzo 2016

Imparati, emigrati e rifiutati

Ciao a tutti!
L'Italia non è un paese per giovani, questo si sapeva tempo, e i numeri lo confermano. L'Italia non è un paese per ricercatori, e anche di questo ne eravamo ben consapevoli. Quanti sono i brillanti studenti che al termine del percorso universitario (finanziato con risorse italiane) decidono di intraprendere un percorso di ricerca all'estero, percorso che probabilmente creerà reddito proprio nel paese straniero scelto. Sono tanti i casi. Troppi. Recentemente è salita alla ribalta il caso della ricercatrice italiana in Olanda che si è schierata apertamente contro il Ministro dell'Istruzione, colpevole di «essersi presa dei meriti» per l’eccellenza italiana, laddove gli studi siano stati finanziati da università o enti stranieri.

Russell Crowe nella parte di John Nash in A beautiful mind (fonte: corriere.it)

Poi c'è il caso che, se da una parte sfiora il ridicolo, dall'altra mi abbatte moralmente. Parlo di Vincenzo Dimonte, un ricercatore in logica matematica con esperienza ad Harvard e impiego a Vienna, presso il maggior centro di ricerca europeo nel suo settore. Partecipa alla selezione di un bando di concorso intitolato a Rita Levi Montalcini, ai quali vincitori vengono concesse l'opportunità di rientrare in Italia a fare ricerca, e la possibilità di un impiego come professore associato (posizione peraltro finanziata dal Ministero e non dall'ateneo). Dimonte è tra i ventiquattro vincitori del concorso e sceglie Torino con il suo Politecnico come destinazione presso la quale sviluppare il suo progetto. I dirigenti dell'ateneo sono d'accordo, ma trova l'opposizione del dipartimento di ateneo. Questo non lo ritiene un'eccellenza e lo considera inadatto a ricoprire mansioni didattiche. In sostanza, se per Vienna, per il Ministero, per la commissione internazionale che ha fatto le selezioni, Dimonte è un'eccellenza, beh, per il dipartimento no.
Leggo queste storie e rimango a bocca aperta. Un ricercatore italiano (sempre molto apprezzati all'estero) di valore, decide di rientrare in Italia per continuare la sua attività, lontano da strutture attraenti come quelle del resto d'Europa, e con uno stipendio decisamente inferiore. E ci sono atenei italiani che lo rifiutano, quando i ricercatori sono il futuro di una nazione, la chiave per rilanciare un paese. È da notizie come queste che non riesco a vedere futuro per l'Italia. Travolti dall'esterofobia (ma poi, perché?), perdiamo buon senso e lungimiranza. Mi dispiace dirlo, ma da notizie come queste io riesco solamente a pensare, purtroppo, che l'Italia sia un malato terminale.
(Desolatissimo) Bis bald!
Stefano

giovedì 25 febbraio 2016

Il taccuino tricolore - Puntata n.3

Ciao a tutti!
Questo 2016, pare non darmi pace. Prima le infezioni batteriche, poi quelle virali. Risultato: riposo assoluto a casa. Che si traduce nel trascorrere qualche giorno in compagnia della radio italiana. Stare a contatto con la mia patria "via etere" non è però una buona medicina. Le notizie che arrivano quotidianamente dall'Italia mi allontanano dalla stessa. Da quanto ho avuto modo di ascoltare durante l'ultimo fine settimana, traggo quattro indicazioni.


1. L'Italia è un paese in cui i diritti cambiano a seconda delle preferenze sessuali. Di questa vicenda delle "unioni civili" proprio non riesco a capacitarmi. Come è possibile che i nostri rappresentanti (e parlo senza fare differenza tra i partiti) non riescano a trovare un accordo per garantire un diritto a tutti i cittadini italiani? Come è possibile che questa gente getti nel ridicolo l'Italia di fronte agli occhi di tutta Europa? Perché non si pensi che all'estero non si rida delle bagarre parlamentare per un diritto sacrosanto... È tutto sconcertante e non riesco a trovare risposte.
2. L'Italia non è un paese per giovani. Sempre meno figli (e come li mantieni?), sempre più emigrati (giovani alla ricerca di un futuro migliore). I dati demografici relativi al 2015 sono impietosi nei nostri confronti. Il giorno in cui ci saranno più italiani all'estero che in Italia è poi così lontano?
3. L'Italia non è un paese neanche per vecchi. Quello che ho intuito è che qualcuno nel governo vuol metter mano alle pensioni di reversibilità. In altre parole, si vuole portare alla morte più velocemente possibile la vedova che non ha mai versato contributi, pur sgobbando una vita intera a casa. Un atto a dir poco spregevole, visto che in Italia ci sono quasi un milione di pensioni d'oro (superiori a tremila euro al mese). Iniziare da quelle per fare cassa, no, eh?
4. L'Italia non è un paese per emigrati nostalgici. Siete all'estero e volete rientrare in Italia (con un prezioso bagaglio di conoscenze ed esperienze)? Cazzi vostri, state pure dove siete. L'esterofobia pare esser diventata un tratto peculiare dell'Italia. Per averne conferma, chiedere ad un ricercatore di matematica di stanza a Vienna, con passato ad Harvard, rifiutato dal Politecnico di Torino.
Mi dispiace dirlo, ma a queste condizioni, in Italia non ho proprio più voglia di rientrare.
Bis bald!
Stefano

martedì 23 febbraio 2016

Countdown, fertig

Ciao a tutti!
Qualche mese fa (correva il 14 dicembre), un'interista sanciva un accoppiamento terribile per la Juventus agli ottavi di Champions League, una delle due squadre "ingiocabili" tra le più forti d'Europa: il Bayern Monaco (vedi post). Speravo che alla mia squadra del cuore non toccasse proprio il Bayern, perché fortissimi tecnicamente, ancora di più psicologicamente, compatti, abituati a vincere, con una mentalità molto europea. E lo sono da molti anni a questa parte, mentre la Juventus, ahimè, tutte queste cose lo è da molto meno tempo.
Poi, c'è l'altro fattore: io che vivo in Baviera, io che sono circondato ogni santo giorno da tifosi del Bayern. Beh, la rivalità non è forte come con le squadre italiane. Si parla di due nazioni diverse, innanzitutto, e poi c'è una componente non trascurabile: la diversa cultura sportiva presente in Germania, distante anni luce da quella italiana. L'ovvia conseguenza è che se ne è parlato molto, apertamente, ma sempre in termini civili.

Mario Mandzukic e Arturo Vidal, di nuovo di fronte da avversari come nel 2013, ma a maglie invertite (fonte: nachrichten.at)

Devo aprire una piccola parentesi: il Bayern è la squadra più amata e allo stesso tempo, odiata, in Germania. Come la Juventus in Italia. Quando puoi contare decine di milioni di tifosi, è chiaro che ne avrai di furbi e di meno furbi. Personalmente, ne ho incontrati di entrambe le tipologie. Smaltita la sbornia iniziale dei tifosi bavaresi, in quanto consci di aver pescato sì i vicecampioni d'Europa ma anche una squadra due mesi fa "in via di guarigione" ma non ancora guarita, diversi sentimenti si sono affacciati nei loro animi. C'è quello molto obiettivo, che riconosce il valore della Juventus (e l'ha apprezzata molto in passato), che ammette che fare un pronostico non è facile, che sarà difficile per entrambe. C'è quello furbo, sornione, che sa di tifare per una squadra tecnicamente superiore ma non vuole dartelo a vedere. Poi c'è l'arrogante, con il quale ho dovuto adottare strategie all'italiana, quasi a mo' di catenaccio, peculiarità del calcio italiano e parola ben nota in Germania.
"Si, ma tanto voi siete più scarsi", "Ah, voi avete solo gente che sa picchiare" (beh, non ha tutti i torti), "Sui giornali ho letto che state tremando". E io: "Ma certo, voi siete molto più forti, vincerete sicuramente", in perfetto stile italiano. E allora, si parte con le scommesse, "se vince il Bayern mi porti una cassa di birra", "anzi no, mi porti del vino dall'Italia", e bla, bla, bla.
Tra un infortunio e l'altro, la rosa del Bayern sta perdendo i pezzi. La difesa è irriconoscibile. Se i rattoppi, nella poco competitiva Bundesliga, vanno benissimo, possono non bastare in Champions League. Nel mentre, la Juventus inanella una serie quindici vittorie filate in campionato e si riprende la posizione che le compete in classifica. Anche qui, qualcuno inizia ad avere paura. Da inizio febbraio, niente più scommesse, niente più Stern des Südens cantata in ufficio, niente commenti. Silenzio di tomba.
Tanti esperti si sono schierati: per alcuni giocatori bavaresi, come Xabi Alonso, o un ex-allenatore del Bayern, come Hitzfeld, la partita sarà una semplice formalità. Per altri, invece, come il futuro allenatore del Bayern Ancelotti, il Bayern dovrà fare molta attenzione alla Juventus. Tutte parole, il countdown è finito. Parla il campo, ora.
Bis bald! (e Viel Glück...)
Stefano

sabato 20 febbraio 2016

Un paese per chi?

Ciao a tutti!
Giornata a casa con malanni di stagione, accendo la radio, e il notiziario annuncia il risultato di una recente indagine statistica, una notizia di quelle che fanno salire la febbre, se non se la si ha ancora. L'Istat ha pubblicato i dati demografici del 2015. Lo studio fornisce numeri impietosi, ma dei quali non mi stupisco.
L'Italia perde 140.000 residenti sul territorio italiano, ma il numero aumenta a 180.000 quando si considera la sola popolazione italiana; diminuisce la speranza di vita alla nascita e si alza il tasso di mortalità; sale l'età media e con essa la percentuale di ultrasessantenni; gli immigrati non riescono più a coprire il gap demografico frutto di mortalità ed emigrazione; per il sesto anno consecutivo, ci sono sempre meno iscrizioni all'anagrafe; ma soprattutto, dato che più osservo con interesse: se 28.000 italiani sono rientrati in patria, ben 100.000 hanno lasciato la patria per costruire il loro futuro all'estero.

Quanti biglietti di sola andata verso l'estero?

Questi numeri non mi stupiscono affatto. L'Italia è un paese che attualmente ha poco da offrire ai suoi figli. Meglio cercare di migliorarsi altrove, in paesi dove ci sono più possibilità di lavoro o in paesi dove la competenza è più richiesta e meglio retribuita: nel 2013 in testa alle mete preferite c'è stata la Gran Bretagna, dunque Germania, Svizzera, Francia e Stati Uniti.
Sto ovviamente imparando a conoscere la realtà tedesca. Le condizioni di lavoro e di vita in Germania sono tali per cui è abbastanza ovvio che non si abbia alcun desiderio di tornare in Italia. Non è facile trovare lavoro, ma ci sono più possibilità; c'è molto meno stress, c'è più flessibilità. Tornando ai dati demografici, la Germania è il "posto migliore dove fare figli": madri e padri possono godere di congedi più ampi e meglio retribuiti. Per non parlare del noto Kindergeld, 190 euro al mese garantiti dallo stato per ogni figlio. Non c'è che dire, è un gran bell'incentivo per fare figli.
L'Italia non offre tutto questo, e ottimisticamente parlando, non potrà offrirlo per ancora tanto tempo. Avremo il miglior cibo del mondo, ma bisognerà pur avere un lavoro, per poterselo permettere. E il lavoro scarseggia. Nonostante tutte le difficioltà che comporta, è più facile espatriare, e il numeri lo confermano: si è passati dalle 47.000 cancellazioni del 2011 alle 91.000 del 2014... Qualcuno inizia a capire perché gli emigrati aumentano ogni anno di più?
Bis bald (desolato)
Stefano

venerdì 19 febbraio 2016

Cosa mi porto dall'Italia?

Ciao a tutti!
Il titolo di questo post è una delle domande più ricorrenti. È una domanda degli amici e dei conoscenti italiani, curiosi di sapere come si vive (o sopravvive, secondo molti) in Germania senza i sapori della terra natia. È anche una domanda dei miei colleghi in Germania, sempre curiosi di sapere come si sta in Italia (che tradotto vuol dire "quanto fa più caldo?"), e perché mai ci torno ogni due mesi.
Beh, cosa mi porto dall'Italia? Tante cose, soprattutto tanto cibo. Saremo gli ultimi dell'Unione Europea, ma quanto a cibo siamo i primi al mondo. Non conosco tedesco, peraltro, che non apprezzi il frutto della nostra terra e della nostra tradizione enogastronomica. Ogni viaggio di ritorno, dall'Italia verso la Germania, il baule della mia auto contiene sempre un minimo di due scatole con vari generi alimentari, tutti ovviamente made in Italy al 100%. Si, ma quali? Non ovviamente i generi come frutta, verdura e formaggi freschi, per motivi di conservazione, ma tanti altri prodotti. Li ho riassunti in questa personalissima classifica, in ordine di irrinunciabilità...

Starò facendo pubblicità?

10. Aceto balsamico di Modena. Io sono tutto fuorché un amante di questo prodotto. Il mio disgusto è nell'aceto in generale, un liquido che mi fa venire la nausea, e chi mi sta o chi mi è stato vicino lo sa bene. Ma non posso da solo condizionare i gusti di chi mi sta attorno, e dato che l'aceto balsamico è amatissimo, non posso fare a meno di metterlo nel carrello della spesa tricolore.
9. Latte di mandorla. Personalmente è diventato un must che mi accompagna durante l'estate. Nell'ultimo, torrido, periodo estivo, è stato amico fedele. Ma in Germania, perlomeno a Schweinfurt, è assolutamente introvabile. Potrei forse trovarlo a Monaco, o nelle grandi città. Ma sono molto più frequenti i miei ritorni in patria.
8. Sughi pronti. Qualcuno potrebbe storcere il naso, ma io amo i sughi pronti della Barilla. Ci piacciono tanto, e li preferisco comprare in Italia. C'è più scelta e si risparmia molto: non sono certo i tedeschi quelli che recitano la parte dei cultori della pasta.
7. Grissini. Ad essere sincero, i torinesi in Germania si trovano - solo nei migliori supermercati. Ma bisogna cercare per bene tra gli scaffali e le corsie e poi memorizzare la posizione, perché i tedeschi prediligono ben altri prodotti di forno. La varietà che c'è in Italia, però, c'è solo in Italia.
6. Genepy. Questa è una peculiarità più valdostana che italiana. Tuttavia, mi sono innamorato follemente di questo liquore tipicamente montanaro da tanti anni ormai, e so bene che almeno due volte all'anno va pianificata una gita ad Aosta per acquistare una bottiglia di questa preziosa bevanda alcolica. Il genepy è il modo più diretto, in assenza delle amate montagne valdostane, per ritrovare a distanza di chilometri, l'emozione che solo la Valle d'Aosta mi sa regalare. Piccola precisazione: il genepy, a titolo del punto 6, è solo il capostipite di altri liquori che solo in Italia potrei acquistare, come gli amari di erbe o il limoncello.
5. Vino. Nulla contro i vini tedeschi, sia chiaro: apprezzo molto i vini bianchi, qui ottimi, ma anche i rossi, nonostante la posizione geografica non fortunata. E poi, ho la grande fortuna di vivere in una delle zone vitivinicole più rinomate della Germania, tra le più importanti per qualità e seconda solo a Baden e Palatinato per quantità. Ma anche nel vino, come in tantissime altre tipologie gastronomiche, la Germania non può reggere il confronto con la sterminata varietà di prodotti e di peculiarità presenti in Italia. Barbera, dolcetto, chianti, bonarda, montepulciano, valpolicella... tutta roba che i tedeschi possono solo sognare. E pensare che qui quando si parla di vino italiano ogni riferimento è sempre e solo al lambrusco...
4. Pasta. L'elemento più ovvio per un italiano, siamo noi i grandi produttori e consumatori di pasta nel mondo. Barilla, Buitoni e De Cecco esistono anche in Germania. Però costano il doppio, una delle pochissime cose più costose che in Italia. Va da sé che il baule della nostra auto, al ritorno in Germania, abbia sempre uno spazio dedicato alle scatole di pasta.
3. Olio extravergine di oliva. Talvolta sono proprio i tedeschi a chiedermi di portare su del buon olio di oliva. E il fatto che me lo chiedano, è sintomo che qui, di buon olio di oliva non ne abbiano proprio, oppure non lo vogliano importare. Naturale quindi che l'unico olio che vada ad acquistare in terra teutonica sia quello di semi. Per il caro e amato extravergine invece no, non c'è verso, si deve acquistare in Italia: da rivenditori più che fidati, sull'olio di oliva non si scherza.
2. Caffè. Non so quante volte ho dichiarato di detestare il caffé tedesco. Ciò che si beve tradizionalmente in Germania è "acqua sporca", una "bevanda marrone" (ho sentito anche questa definizione, "olio esausto"), tutto fuorché la poesia dell'italico espresso. Il grande solco tra la bevanda tedesca e l'espresso non sta solo nel metodo (infusione al posto della percolazione), ma anche nella tostatura dei chicchi. Il caffè tedesco è tradizionalmente «arrostito», il diverso processo di tostatura gli conferisce un aroma che tende al bruciato. Proprio per questo motivo, so di dover investire parecchio ad ogni mio viaggio in Italia sul caffè. Se so che devo stare lontano dall’Italia per almeno due mesi, so automaticamente di dover acquistare almeno tre chili di caffè...
1. Parmigiano reggiano e grana padano. Qualcosina c'è anche in Germania, lo ammetto. Ma qui amano i formaggi molli, con la conseguenza che sia molto più facile trovare parmigiano reggiano e grana padano a corta stagionatura. No, noi puntiamo al meglio. Sulla qualità del più tipico formaggio tricolore, siamo intransigenti: il miglior parmigiano e il miglior grana li troviamo solo in Italia.

Non classificato. Specialità valdostane. Mocetta e fontina, tegole valdostane e jambon de Bosses. Fosse possibile, torneremmo in Germania con un carico intero di questi prodotti.

martedì 16 febbraio 2016

Occhio al prezzo! - Puntata n.6

Ciao a tutti!
La costante discesa dei prezzi del petrolio, per non parlare del recentissimo crollo, ha messo in evidenza qualcosa di estremamente positivo: l'abbassamento del prezzo della benzina, qualcosa che qualche anno fa sembrava potesse trasformarsi in un bene di lusso o quasi. C'è da ringraziare il vero e proprio braccio di ferro intrapreso tra arabi e americani (e anche la Cina che non cresce), se ora è possibile recarsi dal distributore di carburante e fare un pieno di benzina o di gasolio a prezzi più contenuti. Ma è proprio tutto oro ciò che luccica. Dal confronto visivo che ho avuto modo di fare durante il mio ultimo viaggio tra la mia casa, in Germania, e la mia patria, in Italia, direi proprio di no.

Prezzi live da Schweinfurt

Certo, intraprendere un simile viaggio è impegnativo, costa tempo, fatica e anche soldi - poco più di cento euro in carburante. Ma permette anche di risparmiare qualcosina: perché il pieno, alla mia macchina non sono di certo obbligato a farlo in Italia. Anzi.
Come feci proprio due anni fa, quando le cifre in ballo erano ben altre, anche stavolta, voglio provare a raffrontare i prezzi alla pompa di una marca di carburante presente nelle quattro nazioni europee che attraverso nel mio viaggio (per precisione, si tratta di Eni). Il confronto, per semplicità, è sui carburanti tradizionali, dunque su benzina senza piombo e gasolio.


Il raffronto è impietoso. Se è vero che in Svizzera si è temporaneamente interrotto il mito del pieno a basso costo (oggi si parla di "superfranco", a causa della rivalutazione monetaria operata dalla Banca Centrale Svizzera), e fare carburante in territorio elvetico non è più così conveniente, dall'altra parte va detto che con Germania e Austria c'è un divario assurdo. Nel fare benzina in Austria o in Germania, la differenza con l'Italia è stimabile nell'ordine di quindici/venti centesimi in meno. Al litro. Che sul pieno della mia auto significa un risparmio tra gli 8 e gli 11 euro. Facendo un confronto sulle percentuali, il dato fa impressione: fare benzina in Austria può costare il 22% in meno che in Italia; fare gasolio in Germania il 20% in meno. Cifre impressionanti.
Come mi ha detto un amico qualche giorno fa, «i tedeschi non hanno fatto la guerra in Libia». Aggiungo che non hanno avuto neanche i terremoti in Irpinia e in Friuli - quarant'anni fa. Di queste cifre, scandalose per ciò che nascondono, si aggira sempre la stessa solfa. O meglio, la stessa parola: accisa. Che aggiunta all'Iva rappresenta quasi il 70% del costo alla pompa. Beh, ma dove si vuole andare con questi numeri?
Bis bald... (desolato)
Stefano

P.S.: i prezzi sono stati raccolti nella giornata del 15 febbraio 2016 per le aree di: Torino (I), Mendrisio (CH), Bregenz (A), Schweinfurt (D). Per verificare la bontà dei dati, consultare i siti di Prezzi Benzina, ÖAMTC e CleverTanken.

domenica 14 febbraio 2016

Le folli scoperte di una festa di compleanno

Ciao a tutti!
Ieri è stato un giorno particolare: durante la sera di ieri abbiamo partecipato per la prima volta ad una festa di compleanno in Germania. Una festa casalinga, non numerosa ma con la gente giusta, abbastanza sobria ma altrettanto divertente. Seppure in mezzo ad altri tedeschi che non avevamo mai visto prima, ci siamo sentiti a casa, mai estranei, nonostante l'evidente differenza (culturale, linguistica, gastronomica). Ma soprattutto - per me il punto più interessante - entrare nelle case dei tedeschi permette sempre di scoprire fatti nuovi e curiosità divertenti...
Le grandi differenze che saltano immediatamente all'occhio, dopo una simile serata, sono due. La prima è la grande padronanza della lingua inglese dei tedeschi. Non ci sono stati sostanzialmente problemi di comunicazione (al limite, di comprensione quando si parlava in tedesco) con i presenti. Però mi chiedo quanto saremmo in grado di replicare altrettanto in Italia con ospiti stranieri che non masticano bene l'italiano. Ci penso, e credo che sarebbe già un successo se la metà riuscisse a comunicare decentemente in inglese. Il secondo è la quasi totale assenza di smartphone durante la serata. Da inguaribile italiano, sono stato io a maneggiare un telefono per buona parte del tempo. Ma perdonatemi, ieri sera giocava la Juventus...
È stato bello scambiarsi anche opinioni sui fatti di attualità, come la gestione dei migranti dalla Siria, la scoperta delle onde gravitazionali, ma in particolare sulle diverse visioni che gli italiani hanno dei tedeschi e viceversa. Noi mal digeriamo le pause pranzo alle 11.30, loro non sopportano i negozi che fanno una sosta pomeridiana nell'orario di apertura. Poi va beh, glisserei sull'amore che i tedeschi hanno per l'Italia. Rimango sempre più convinto che per loro l'Italia sia esclusivamente il Lago di Garda...


La parte divertente della serata è stata a ritmo di musica. In questa fase le scoperte sono state sconcertanti, nel bene e nel male. In un gruppo di trentenni - o quasi trentenni - è normale tornare indietro nel tempo, rievocare la musica degli anni ottanta e novanta, gli anni della nostra gioventù. Beh, chi l'avrebbe detto che in Germania riuscirono a spopolare addirittura alcuni artisti piemontesi, durante i tempi d'oro della discomusic italiana? Non solo Ramazzotti, Pausini o Zucchero: anche le hit dei Righeira, degli Eiffel 65 e di Gigi d'Agostino furono popolarissime anche in Germania. Notizie che ti lasciano allibito. Ma l'evento che mi è stato narrato ieri sera mi ha impietrito ancora di più: il 29 agosto del 1997, a Schweinfurt andò in scena un concerto dei Backstreet Boys, un concerto al quale partecipò tutta l'adolescenza della città in cui vivo. Dunque, Schweinfurt conta poco più di cinquantamila abitanti. Ecco, è da ieri sera che penso a questa cosa. Folle, immaginate se i Backstreet Boys, al culmine della loro carriera si fossero presentati in Italia e avessero decisero di cantare a Bitonto o a Crotone. Folle, assolutamente folle...
Bis bald!
Stefano

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