lunedì 30 maggio 2016

E noi partiamo! - La massima di viaggio n.12

"Il viaggio attraverso i paesi del mondo è per l’uomo un viaggio simbolico. Ovunque vada è la propria anima che sta cercando. Per questo l’uomo deve poter viaggiare."
Andrej Tarkowski

All'aeroporto di Torino-Caselle, pronti per l'inizio del viaggio!

Ciao a tutti!
Ora posso (meglio, possiamo!) parlare di viaggio tra i paesi del mondo... perché per la prima volta salutiamo il Vecchio Continente per scoprire qualcosa di assolutamente e totalmente nuovo per noi: Africa, un sogno che si realizza proprio in coincidenza con la nostra luna di miele... (a proposito, grazie a tutti!). Parco Kruger, Città del Capo, Victoria Falls. Animali, diamanti, oceano, cascate, natura. Arriviamooooo!!!
Bis bald!
Stefano

domenica 29 maggio 2016

Viva Nibali, viva il Giro!

"Quando diventi campione non puoi più nasconderti. Devi accogliere i favori dei pronostici e vincere un Giro “scontato”, devi correre sotto pressione e sotto i riflettori, devi incassare le critiche se non vai. Quando le attese di una nazione s'avvolgono alle tue gambe, queste si faranno lente e ogni attacco ti sembrerà fatale. Vedrai Dumoulin staccarti in maglia rosa sulle prime salite, vedrai Chaves spingerti nel baratro delle Dolomiti, vedrai Kruijswijk seminarti contro il tempo. E il cielo d'Italia sopra le guglie di roccia si coprirà d'azzurro tenebra.
Concedeteci il merito di non aver sprecato dell'inchiostro per l'epitaffio di Vincenzo Nibali. Nemmeno quando il suo Giro era rimasto appeso a un filo, sull'orlo del ritiro e al netto di un esame clinico. Si cercavano delle cause e molti hanno annaspato nella fretta: dalle pedivelle troppo lunghe per uno scalatore, a un Tour dell'Oman corso (e vinto) solo per impegni promozionali. Vincenzo è in scadenza di contratto, Vincenzo è distratto dal Bahrein, Vincenzo pensa già alle Olimpiadi. Vincenzo è vecchio. Vincenzo non è più quello del Tour.
Vincenzo non ha la forza degli antichi fasti ma sulle Alpi cercherà d'”inventarsi qualcosa”. Sul Colle dell'Agnello però, un altro gancio quando Chaves cambia ritmo in piedi sui pedali.Vincenzo sta crollando... No, Vincenzo sta ribaltando il Giro d'Italia. Primo, perché Vincenzo ha un angelo custode chiamato Michele Scarponi, il signor Cima Coppi, pretoriano della guardia Astana. Secondo, perché Vincenzo ha un cuore grande così.
Nibali fiuta l'aria del Tour de France e stravolge la Corsa Rosa dal suo epicentro transalpino. L'impresa di Risoul è fatta della materia dei sogni, ma sembra il colpo di coda del campione ferito, di un fuoriclasse che, scopertosi umano, ha raschiato il fondo per un trionfo d'autore. Eppure le Alpi sono il Valhalla degli eroi, Sant'Anna di Vinadio è il traguardo della stroria, il Colle della Lombarda è il terreno dell'epica. Consacrato en plein air nel Santuario dei monti marittimi, Nibali è tornato re del Giro con un salto triplo dalle Cime di Lavaredo. Dal senso di Vincenzo per la neve, alla rotta del normale per farsi leggenda. Viva Nibali, lunga vita alla maglia rosa."
Fabio Disingrini, Eurosport, 28 maggio 2016

Uno squalo in rosa (fonte: lapresse.it)

Oh, io mi sono sposato questo weekend, ma sono riuscito per qualche minuto ad assistere ad una delle più grandi resurrezioni sportive degli ultimi anni.
Venerdì stavo preparando la macchina per il grande giorno quando mio papà accorre a chiamarmi: "vieni su a vedere, c'è Nibali primo". Sinceramente, chi dava ancora alcune chances di vittoria al corridore siciliano? Sabato ero nel bel mezzo della cerimonia quando spunta tra gli invitati il tablet di Elisa ed uno streaming della diretta del Giro: la tentazione è troppo forte per non buttare l'occhio su ciò che stava succedendo a Sant'Anna di Vinadio. Sinceramente, chi non sperava a quel punto che vincere il Giro poteva essere impresa possibile?
Il miracolo a cui tutti non riuscivano a credere è riuscito. Il talento non si discute, se riesci in qualcosa riuscito solo a gente come Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador, ossia vincere tutte le grandi corse a tappe. Ma la gamba può non essere quella dei giorni migliori, e quella di Nibali non lo è stata di certo per molto tempo. Se all'Alpe di Siusi prendi due minuti da un semisconosciuto olandese e sul Fai della Paganella ne paghi quasi altrettanti, vuol proprio dire che qualcosa non gira. Chi non lo penserebbe. Poi c'è il colpo di scena. Le ruote della maglia rosa sulla neve, e tutto che si riapre. L'orgoglio e il coraggio a Risoul, l'entusiasmo e la forza sulle rampe del Colle della Lombarda. Quelle ultime centinaia di metri me le ricordo eccome. Nibali è un ossesso sui pedali, lo spinge la visione della maglia rosa, lo spingono migliaia di tifosi a casa, sulla Lombarda e a Sant'Anna di Vinadio, anche quelli occupati da una festa di matrimonio (la mia).

La chiave di volta, il trionfo a Risoul (fonte: superscommesse.com)

E così questa giornata già indimenticabile di suo, diventa ancora più speciale. Racconterò ai miei figli, "mi sono sposato un caldo sabato di maggio, un giorno in cui vidi un miracolo nelle forme di un'araba fenice colorata l'azzurro e di tricolore che desiderava ardentemente vestirsi di rosa".
Bis bald!
Stefano

sabato 28 maggio 2016

Sull'amore (la vita insieme)

"La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita.
Felice è dunque chi è capace di amare molto.
Ma amare e desiderare non è la stessa cosa.
L'amore è desiderio fattosi saggio; l'amore non vuole avere, vuole soltanto amare."
Hermann Hesse


venerdì 27 maggio 2016

Una città in rosa

Ciao a tutti!
Ormai i pinerolesi (e abitanti dei paesi contigui) sono regolarmente abituati a vedere la loro città trasformarsi in occasione di un grande appuntamento ciclistico. Cosa sarebbe il ciclismo senza Pinerolo? Un grande sport, ma privato di momenti di grande storia ciclistica. Come l'impresa di Coppi nel Giro del 1949, l'arrivo al Tour nel 2011, il sigillo griffato Bernard Hinault nel 1982.
Soprattutto negli ultimi anni, Pinerolo si è ben abituata ad ospitare grandi appuntamenti con i pedali e non si stufa mai. Sempre numerosa e calorosa, l'accoglienza di pinerolesi e dei tifosi più incalliti del Pinerolese.
Pinerolo è una delle "mie" città, tanti ricordi mi legano alla porta di alcune delle più interessanti valli alpine. Vederla così, in festa, addobbata di rosa, mi dà grande gioia. E allora ve la mostro per come è stata ieri, nel grande giorno dell'arrivo del Giro d'Italia a Pinerolo: un grande di concentrato di entusiasmo a suon di palloncini e biciclette, rigorosamente nel colore simbolo del Giro!


















Bis bald!
Stefano

giovedì 26 maggio 2016

La Vespa che voleva diventare Harley - Tutto il meglio del trash da Lubecca e Amburgo

Ciao a tutti! 
Anche le grandi città tedesche non fanno eccezione: il mondo del trash è notevolmente sviluppato anche qui in Germania. Berlino è e rimane la capostipite, ma anche metropoli come Amburgo o città più piccole come Lubecca non si fanno mancare vette di straordinaria bizzarria. Da un quartiere speciale al souvenir di cattivo gusto, c'è molto trash di cui raccontare.
Per questo, nel nostro weekend nel nord della Germania ho avuto modo di raccogliere qualche momento o immagine memorabile. E lo voglio riproporre qui. Perché certi momenti non vanno dimenticati.

Top of the Hamburger trash

St.Pauli. Se dobbiamo iniziare da qualche parte a parlare di momenti trash, non si può che farlo dall'incredibile quartiere di St.Pauli. Un quartiere che divide. Per molti è l'immagine del degrado sociale della Germania, per altri simbolo del recupero di un'area in cui la delinquenza era sempre stata di casa. Lo è ancora adesso, anche se in misura molto minore, come dimostrano i cartelli all'inizio della Reeperbahn, il "miglio del peccato". Al pari di Pigalle a Parigi, St.Pauli è oggi un'affollata metà turistica, per persone curiose, alla ricerca di luoghi insoliti e negozi altrettanto... bizzarri. Come la "Condomerie".

All'ingresso di St.Pauli

Simpatici gadget dal Reeperbahn

Miniatur Wunderland. Piccola delusione della nostra gita ad Amburgo, non perché non ci sia piaciuta ma perché ci è stato impossibile visitarla. Serve una prenotazione che non avevamo, e quindi niente, tutto rimandato alla prossima tappa in quel di Amburgo. Però ne abbiamo visitato i servizi igienici, dove i pissoir ci mostrano filmati delle meraviglie in miniatura e i lavandini sono circondati da finestrelle anch'esse tappezzate di miniature divertenti. Nei WC...


Pisciatoi multimediali

Miniature anche nei servizi

Ah, povero Thomas Mann. La Buddenbrookhaus è il mausoleo di Thomas Mann e della sua famiglia. Ma la statua che campeggia all'ingresso pare più dissacrarlo che onorarlo.

In compagnia del signor Mann

Spiaggia fai-da-te. Sull'Obertrave di Lubecca si possono vedere una serie di casette veramente deliziose, separate da uno dei bracci del fiume Trave da una stradina in lastricato e da un piccolo prato. Perfetto per una specie di campeggio, dove poter sdraiarsi e prendere il sole. Qui quando il sole arriva bisogna prenderlo al volo. In Italia si sarebbe già gridato allo scandalo.

Spiaggianti sul fiume

HafenCity. L'architettura estremamente moderna ed innovativa che caratterizza l'area di HafenCity, il quartiere a ridosso del porto e della Speicherstadt,  non può che entrare di diritto nel trash, in quanto le forme di alcuni palazzi sono veramente estroverso e bizzose.

Architettura coraggiosa

Nuovi divertimenti. Blumen und Planten, Amburgo: giocare a nascondino o a pallone non va più di moda. Molto più divertente sparare acqua ad un palloncino, sperando che questo scoppi e riveli chissà quale prezioso contenuto. Quantità di acqua sprecata non quantificabile. Mah.

W-o-w

Marzapanisti. Lubecca è unanimemente riconosciuta come la capitale tedesca del marzapane, grazie alla famosa azienda Niederegger. Il negozio principale sulla centralissima Breite Straße è un concentrato (positivo, oltre che pieno di leccornie) di trash. A partire dal figurino in vetrina che pare voglia imporre una visita in questo tempio dei dolciumi. 

Tassativo un ingresso da Niederegger

Acrobati? Siamo rimasti un po' lì a vederli. Poi ci siamo stufati. Alla sera non c'erano più.  Saranno caduti? Impressionante, comunque, il numero di curiosi che si fermano ad osservare questi artisti di strada. 

Street-art sulla Marktplatz

Topi ovunque. Sul ritorno verso casa, abbiamo fatto una piccola sosta ad Hameln, conosciuta nel mondo per essere la città del pifferaio magico. La chiave turistica è ovviamente quella di sfruttare la figura del pifferaio e dei topi. Al punto tale che il topo è il souvenir principale di Hameln. I topi sono in ogni dove, pure sulle formelle incastonate nella pavimentazione stradale della città. Il top, però, è il topo gigante dorato che accoglie i turisti in arrivo ad Hameln dal ponte ciclabile.

Topi per terra, ...

...un megatopo sopra la ciclabile...

... e mandrie di topi souvenir


La Vespa che sognava di diventare Harley. The last but not the least, e forse the best: "Quando sarò grande, diventerò un Harley". Se poi questa Vespa te la colorano di rosa, beh, i livelli di trash toccano picchi di grandezza assoluta.

Motorino estremamente fashion

Bis bald!
Stefano

martedì 24 maggio 2016

L'abate è qui

E io che credevo che la Germania fosse una nazione noiosa. Tutt'altro. Anche quando il fine settimana non sembra molto interessante, perché si è stanchi, perché fa freddo o perché le nuvole non invogliano ad uscire, si può sempre trovare qualcosa di divertente da fare o da scoprire. Soprattutto all'aria aperta.
Così arriva il giorno in cui siamo andati ad Hammelburg. Una città che conoscevo esclusivamente perché numerose volte l'ho avvicinata in autostrada. Mi sono sempre detto che prima o poi ci sarei andato. Per curiosità, per vedere com'è. Con la scusa di andare ad Hammelburg abbiamo scoperto invece un altro posto, meraviglioso: lo Schloss Saaleck.

Schloss Saaleck

Vicino ad Hammelburg c'è una collina quasi interamente coltivata a vigneti, perfetta per poter fare una bella passeggiata. La giornata non è delle più invitanti, ma non c'è minaccia di pioggia, quindi perché non scaricare le tossine dello stress settimanale su un sentiero che corre lungo i vigneti? Queste colline sono meravigliose, per bellezza estetica non hanno nulla di che invidiare alle Langhe (no, il vino è un'altra cosa). All'improvviso, poi, spunta questo castello. Un maniero come tanti altri in Baviera, che però nasconde secoli e secoli di storia. A dispetto della cura con il quale è mantenuto, lo Schloss Saaleck fu costruito nel XI secolo ed è sempre stato meta di villeggiatura di personaggi della nobiltà, attratti ovviamente dal vino dell'area - ad Hammelburg si hanno testimonianze dell'attività vinicola addirittura a partire dal VIII secolo.

Le vigne dell'abate

Il posto è effettivamente meraviglioso, il castello consente di avere una meravigliosa visuale sulla piana in cui giace Hammelburg. All'interno, si trova oggi un ristorante, sul quale credo si possa fare affidamento per celebrare qualche evento speciale.
Ma è sempre bello sapere che i luoghi che magari attraversi senza grosso interesse si rivelano invece molto interessanti, carichi di storia e anche di aneddoti. Come quello dell'abate di Fulda il quale era solito trascorrere la sua estate allo Schloss Saaleck, in mezzo alla natura e attorniato dalle prelibatezze locali, tra cui la ricca selvaggina delle numerose foreste attorno ad Hammelburg. Beh, di lui si dice che nel 1772 riuscì a far sparire dalle cantine del castello ben 120 litri di pregiato vino francone. Quasi tre litri al giorno: qualcuno gliel'avrà detto che non si trattava di birra?
Bis bald!
Stefano

domenica 22 maggio 2016

Glück auf!: 1.33.54 a Gelsenkirchen

"And you're you're the only face I wanna see 
that's why I gonna be on the next plane home"      

Foto con medaglia e dedica, sotto la Zollverein

Ora si torna proprio a casa. Senza se e senza ma, con grande impazienza, con grandi aspettative, e con una medaglia in più alla collezione. Si, perché al di là di tutto ciò che ha rappresentato questo fine settimana dal punto di vista personale (è l'ultimo weekend prima di prendere in sposa Giulia), ho anche corso un'altra bella mezza maratona. A Gelsenkirchen il mio cronometro si è fermato a 1.33.54, tempo non di certo eccelso, ma considerato il percorso costantemente ondulato della Vivawest-Halbmarathon e soprattutto il caldo, questo rappresenta un ottimo risultato (62esimo classificato assoluto e undicesimo di categoria, ma male!) un bel punto di partenza per gli allenamenti estivi. Ottima organizzazione, bella esperienza. E ora...si torna proprio a casa: mi aspetta una grande corsa, quella più eccitante, la maratona di una vita da condividere con la persona che amo.
Bis bald!
Stefano

sabato 21 maggio 2016

Nel segno di un countdown

Ciao a tutti!
Fra poche ore ci siamo, si ritorna a correre. Mi trovo in quel di Gelsenkirchen, nel cuore della Ruhrgebiet, aspettando l'ora di domani. È una vigilia di gara tranquilla, molto tranquilla, perché non sarà l'appuntamento di domani a creare tensione. È una corsa di preparazione, questa Vivawest-Halbmarathon, per ritrovare il contatto con l'agonismo e iniziare a valutare la condizione per i mesi futuri – quelli si, molto più importanti.

Allo Schacht XII, simbolo della Zeche Zollverein e uno dei passaggi più caratteristici della Vivawest-Halbmarathon

Giorno di vigilia ipertranquillo, in cui non ho minimamente pensato a correre, ma solo a scoprire quest'area. Ho cominciato però con il ritiro del pettorale, prima il dovere e poi il piacere. Con il ritiro del pettorale e del pacco gara ad esso connesso, ho esplorato un po' la zona di arrivo: molto bella, grandi viali, ampi e completamente piatti, da corsa veloce.
Poi la giornata è continuata non pensando alla gara, anche se mi sono recato in un luogo che sarà attraversato: la Zeche Zollverein, il grande sito minerario di Essen, oggi dismesso e diventato patrimonio mondiale UNESCO nonché simbolo storico-culturale dell'area. Già, perché la Zeche Zollverein, come ho già detto nel post in cui introducevo il percorso di gara, è attraversata dalla grande fiumana di podisti. Passaggi sicuramente più stretti, e qualche curva a 90°, quindi molto più nervosismo rispetto alla linearità della zona di partenza e arrivo. Vedremo domani.

Pettorale con sciarpa di cass 

La testa è altrove, in realtà. Quella di domani sarà la mia ultima corsa da celibe. Ebbene si, manca una settimana al mio matrimonio. Tutto questo weekend, trascorso a cavallo tra Essen e Gelsenkirchen, in completa solitudine, non ha fatto che salire all'ennesima potenza il desiderio di arrivare velocemente a sabato prossimo. Finita la gara, potrò dedicarmi anima e corpo all'operazione rientro e dunque al matrimonio. Non ne vedo l'ora: anche per questo motivo, domani mattina, correrò forte, correrò più forte che si può.
Bis bald!
Stefano

venerdì 20 maggio 2016

Scricciolo d'oro

“Ho saputo di avere il cancro nel 2009 – racconta Annarita – quando ero al settimo mese di gravidanza di Alberto. Mi sentivo gonfia sotto le ascelle, erano già metastasi. Mi hanno subito operata, pochi giorni dopo il parto mi sono fatta operare anche al seno, da dove è partito tutto”. “È nel mio destino che non mi possa mai rilassare. Mio marito Pietro dice che la mia lotta è ormai diventata un lavoro. Fra esami, controlli e cure e con tre figli da seguire tutto va programmato bene. Si, rilassarmi... Nel 2011 sono stata operata per una recidiva ancora sotto l'ascella e nel settembre 2012 al cervelletto. Ora il fegato.... Ma so che non sono guarita, è rispuntato qualcosa al cervelletto ed ho rifiutato la radioterapia”.
”La forza me la dà la mia famiglia, mio marito Pietro che è medico ed è più preoccupato di me, i miei figli. Sono piccoli, devono crescere, hanno bisogno della mamma”. “Sì – conclude scricciolo – questo me lo ha proprio insegnato lo sport. A non mollare mai, a credere che la sconfitta non è definitiva sino a quando tu non ti arrendi. Ho scoperto lotte più grandi di quando ero atleta, ora ho davanti un avversario che non molla mai, che può ucciderti prima l’anima del corpo. Ma questa battaglia non la vincerà”.
Pierangelo Molinaro, La Gazzetta dello Sport

Annarita Sidoti nel trionfo europeo di Budapest 1998

giovedì 19 maggio 2016

La salita è la chiave

Ciao a tutti!
Dopo aver annunciato la mia partecipazione alla mia prima mezza maratona dell'anno (e anche prima gara del 2016), la Vivawest Halbmarathon, è bene raccontare in quale situazione ci stia arrivando. Come avevo raccontato, i miei obiettivi per la primavera erano ben altri. Un altro numero di corse, in ben altri luoghi. Più vicini a casa, soprattutto: sia che si voglia considerare Schweinfurt, o l'Italia, come la propria casa. E invece no, i numerosi malanni che mi hanno colpito questo inverno hanno sballato tutto quanto. Niente mezze sulle colline della Franconia, niente mezze in riva al mare della Liguria. E la condizione atletica soprattutto, è molto latitante. Ho ripreso a correre a livelli decenti solo ai primi di maggio. Sottolineo: livelli decenti. Solo sei mesi prima correvo in molti meno secondi al chilometro. Non posso farci nulla, non posso comandare batteri e virus, in fondo.

Corsa in salita? Si, grazie (fonte: podistidoc.it)

Ci ho messo un po' a ritrovare una gamba accettabile, e il merito è stato ancora una volta delle ripetute in salita. Durissime, asfissianti, ma il mezzo migliore per dare ritmo alla corsa. Ecco, dopo una settimana di ripetute sulla micidiale Bergstraße di Schweinfurt, ho ricominciato a percepire le sensazioni lasciate a novembre dell'anno scorso. Ho continuato su questa linea fino a ieri, ultimo giorno di allenamento prima dell'appuntamento di domenica, a Gelsenkirchen. Dove posso arrivare? Con una preparazione così approssimativa (un mese o poco più di corsa e palestra) non posso certo ambire ad un abbassamento del personale. Le regole chiave per tornare soddisfatti da Gelsenkirchen sono sempre le solite due: voglia di correre - più forte che si può - e divertimento. Senza questi due fattori non si deve neanche gareggiare. Per questo motivo, prenderò come positivo qualsiasi responso cronometrico, perché so che mi divertirò e correrò al massimo delle mie possibilità. Io intravedo un tempo in 1h32'-1h33'. Spero di essere smentito, anzi, corretto. Verso il basso, naturalmente.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 18 maggio 2016

Cervo, il gioiello di ponente

Era tanto, troppo, tempo che non vedevo il mare. Io sono un amante della montagna, ma devo ammettere che il mare, il bel mare, quello di qualità, rilascia un fascino al quale non si può rimanere indifferenti. E io ne sono inevitabilmente attratto. Si, erano quasi due anni che il blu dei miei occhi non si incrociava più con il blu del mare. Era l'estate 2014 quando salutavo la Toscana e l'Isola d'Elba. La mia voglia di mare era tale che, in uno dei miei periodici rientri in terra natia, ho faticato poco a convincere i miei amici a trascorrere una domenica di primavera al mare. Dove non importava, bastava poter essere lì a vedere riflessi, contemplare onde, farsi trascinare da panorami diventati ormai inusuali.

Cervo in tutto il suo intero splendore

Insieme abbiamo scelto di recarci a Cervo, e mai fu scelta fu più azzeccata. Perché è uno dei borghi più belli d'Italia, perché il panorama a picco sul mare è quasi unico nel suo genere, perché nelle sue vie vi è la tranquillità che altre città della costa ligure non hanno, perché è un paese che non può lasciare indifferenti coloro che, anche per pochi minuti, vi si trovano nei pressi.

Ripida salita verso la Cervo più alta

La sagoma di Cervo è inconfondibile. Merito della Chiesa di San Giovanni Battista, che spicca al centro del paese, un po' da qualsiasi angolo. Arrivando da San Bartolomeo al Mare, questa chiesa è un braccio levato che trascina un'esercito di case a picco sulla costa ligure. Dalla rilassante spiaggia di ciottoli è invece la costruzione che domina tutto lo scenario del piccolo borgo imperiese. Ed è probabilmente anche la visuale più bella del paese.
Questa chiesa non è tuttavia una qualsiasi chiesa, è una delle più belle e caratteristiche dell'intera Liguria, a tal punto che è considerata come il migliore esempio del barocco nella regione. Sia gli esterni - una facciata elegante e una scenografica scalinata - ma soprattutto gli interni ne sono a dimostrazione.

Una facciata... in fiore

Cervo è una cittadina ligure, e della Liguria ha tutti i tratti caratteristici. I carrugi, le strettissime viuzze ombrose, per esempio, che qui sono caratterizzati dalla presenza di numerose e ripide scalinate. Certo, anche ripide, perché Cervo non sorge sul mare, vi si affaccia. Ma quando la salita finisce e si arriva in punta, nella piazza della chiesa parrocchiale o dove sorge il vecchio castello, il panorama appaga tutti gli sforzi fatti. Nulla da obiettare quando si afferma che Cervo, grazie ai suoi monumenti ma anche e forse soprattutto alle sue piccole vie, agli scorci di panorama marino, alle volte che ricoprono ogni singolo passaggio, a mura che si colorano del glicine in fiore, ad abitazioni che trasmettono un'aria vintage, a case che profumano di limoni, a balconi da cui si respira l'essenza del Mediterraneo, è uno dei borghi più belli d'Italia.

Vista sul mare

Bis bald!
Stefano

martedì 17 maggio 2016

Vivawest-Halbmarathon 2016: il percorso

Ciao a tutti!
Mancano pochi giorni alla prima gara dell'anno, la VivaWest-Halbmarathon: competizione scelta non tanto per il desiderio di correre nella Ruhrgebiet ma in quanto era una delle poche gare ad iscrizione ancora aperta nella data disponibile e non eccessivamente lontana. Anche il percorso non ha influito sulla scelta, so bene che la mia condizione atletica attuale non può garantire una prestazione cronometrica eccelsa. ma voglio andare a curiosare sul percorso, per capire cosa mi troverò di fronte domenica mattina.
Correre in un'area prettamente industriale potrebbe voler significare trovarsi ad affrontare un percorso piatto, disegnato si un tavolo da biliardo. Io credo invece che sarà l'esatto contrario. Mi aspetto una gara nervosa, in quanto dove l'urbanistica è dominata da strade e fabbriche, abbondano cavalcavia e sottopassaggi. Elementi spezzaritmo, solitamente odiati. Un lungo tratto del percorso, intorno ai 5-6 chilometri, si snoda lungo la Nordsternweg, una pista ciclabile che separa gli abitati di Essen e di Gelsenkirchen. Ma da Google Earth ho già avuto modo di constatare che ci sono un paio di canali e l'autostrada da scavalcare, e si intravede anche qualche sottopassaggio. No, sarà corsa dura in quel tratto. Gli unici momenti di "relax" sembrano essere nei primi e negli ultimi chilometri, nell'abitato di Gelsenkirchen, dove si corre su viali apparentemente ampi.

Il tracciato della Vivawest-Halbmarathon

Perché ci sarà anche da correre nello stretto: la prima metà di corsa sarà incentrata nell'area della Zeche Zollverein, le vecchie miniere di carbone croce e delizia della Ruhrgebiet. Oggi chiuse, a seguito del declino della siderurgia in Europa, sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, in quanto "costituiscono una notevole testimonianza dell'evoluzione e del declino dell'industria negli ultimi 150 anni". Chi le ha visitate le ha definite impressionanti. Domenica potrei confermarlo anch'io: nella mia mente, credo proprio che correre fra imponenti torri d'acciaio e articolate reti di tubature in fondo non dev'essere così malvagio...
Bis bald!
Stefano

lunedì 16 maggio 2016

Chilometri di polvere finissima

Ciao a tutti!
Quando abbiamo deciso di trascorrere il weekend del Christi Himmelfahrt nel nord della Germania, non avevamo minimamente pensato di poter trascorrere momenti di grande felicità su una spiaggia. L'intenzione iniziale era dedicare i nostri giorni alla visita di Lubecca ed Amburgo. Per questo motivo, le spiagge del Baltico sono state una vera e propria sorpresa. Sia sul nostro programma - che ha riservato qualche spazio in più del previsto a piacevoli fuori programma - sia sull'impatto delle spiagge stesse sulla "valutazione" finale di questi giorni. E anche, forse la cosa più importante, sui nostri programmi di viaggio futuri.

La quiete della spiaggia di Travemünde

Si, perché dopo aver trascorsi scampoli di tempo sulle spiagge di Scharbeutz e Travemünde, il primo pensiero comune è stato quello di voler tornare presto sulle coste tedesche del Baltico. Folgorati sulla via del Baltico, potremmo dire. Cosa ci ha rapito di più? Difficile da stabilire, il Baltico ha uno charme tutto suo. Chilometri e chilometri di coste che sembrano infinite, dove è impossibile trovarne la fine. Spiagge fatte di sabbia bianca o quasi, finissima, come granelli di polvere. Il fascino di un altro mondo, un mondo marittimo anni luce diverso da quello a cui un italiano può essere abituato. Il magnetismo di elementi caratteristici come i fari e soprattutto le Strandkorb, le sdraio del nord Europa.

Strandkorb al tramonto

A Travemünde siamo stati accolti da due costruzioni agli antipodi. Da una parte l'Hotel Maritim, un imponente costruzione di 119 metri di altezza, l'edificio più alto dello Schleswig-Holstein, simbolo dello sfarzo che imperversa nella "più bella figlia di Lubecca". Oltre agli hotel di lusso, anche il lungomare di Travemünde mostra tutta la sua sontuosità grazie alle ville private di un'eleganza non comune. Non per caso, anche Thomas Mann ambientò parte de I Buddenbrook proprio a Travemünde, dove le famiglie più ricche di Lubecca (tra cui anche quella dello stesso narratore) erano solite recarsi in villeggiatura.
Dall'altro lato, si può trovare un gusto meno lussuoso e più vintage in alcune costruzioni. Come il faro più vecchio di tutta la Germania, posto alla foce del fiume Trave, un'austera costruzione in mattoni - tipica dell'area - oggi museo marittimo. O come la stazione ferroviaria che collega Travemünde a Lubecca, la cui peculiarità è il suo orologio, visibile dalla spiaggia e che indica costantemente l'orario del prossimo treno verso Lubecca. Originale.

Scharbeutz, 100% bianco

Come è anche originale il colpo d'occhio di una spiaggia piena di Strandkorb. Fino ad un anno fa ero ignaro dell'esistenza di questi particolari oggetti. Venni a conoscenza in via del tutto casuale grazie ad un documentario visto a casa del mio capo, in cui si presentava una sfida memorabile: Ostsee (Mar Baltico) vs. Nordsee (Mare del Nord). Una sfida non a colpi di spiagge da sogno, ma a colpi di Strandkorb. Che a seconda della costa assume forme costruttive differenti.
Ma cosa è la Strandkorb? Non è altro che una sedia a sdraio costruita in misto legno/vimini, dotata di una speciale copertura fatta per proteggere il villeggiante dal vento, o dal sole. Un oggetto di culto per molti tedeschi, anche per i bavaresi più facoltosi, che non disdegnano di comprarne una (il costo supera anche il migliaio di euro) da piazzare nel giardino di casa per godersi le rare giornate di sole.
L'effetto visivo delle Strandkorb sulle spiagge baltiche, è memorabile. Schierate in stile che più "tedesco" non si può, come fossero pedine di un esercito, come pezzi su una scacchiera, le Strandkorb rappresentano una vera e propria attrazione per chi vuole scattare la più classica delle foto ricordo dalle spiagge del Baltico.

Saluti dal Mar Baltico

A Scharbeutz abbiamo invece trovato la nostra definitiva conferma sulla volontà di ritornare in Schleswig-Holstein, con l'intenzione di conoscere meglio questa ragione. L'abbiamo capito dalle tante famiglie (con bambini al seguito) qui in vacanza, dalle piste ciclabili a picco sulla spiaggia, dalla vita calma e rilassata che qui si percepisce. A Scharbeutz abbiamo salutato il Baltico prima di visitare Lubecca. E posso garantire, senza dubbi, che non è stato un addio.
Bis bald!
Stefano

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