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venerdì 2 dicembre 2016

Willy warmers - Aneddoti e momenti trash da un viaggio in Africa

Ci ho messo sei mesi, ma devo dire che lo sforzo è stato premiato. Credo di aver fatto un buon lavoro con questo post. Tutto gli aneddoti e le curiosità di dieci giorni in Africa, sono qui. Dopo ogni viaggio, questo è uno dei post che più desidero fare, perché certo, ci sono panorami meravigliosi e città indimenticabili, ma ciò che spesso è resta è l'attimo di divertimento, l'istante di stupore, il racconto curioso. E qui i racconti si sprecano. Ne ho elencati ventitré, dalla bellezza di una scolaresca sudafricana alla ferocia del coccodrillo, dall'ingordigia dei babbuini ai colori del Sudafrica...


1. Sing a song! Sul Blyde River Canyon, a contemplare le Three Rondavels, non siamo da soli. Sull'eccezionale balcone c'è una gran folla. Tanti turisti, tra cui anche noi, ma c'è anche una scolaresca. Sono bambini che faranno le elementari, tutti vestiti in divisa, tutti colorati di giallo e antracite. Allegri e vivaci ma educatissimi. Per il pubblico occidentale, disabituato alla buona educazione e alle divise bensì avvezzo all'insolenza e all'ostentazione dell'abbigliamento più griffato possibile, è uno spettacolo meraviglioso. Quando uno dei componenti del nostro gruppo si avvicina a loro per fare un selfie con loro, essi manifestano tutto il loro entusiasmo. Quando gli si chiede "sing a song!", con grande naturalezza intonano una canzoncina locale. È l'essenza di un'infanzia povera ma ricca di spirito, in cui ci si stupisce ancora e si sa sorridere. Uno dei ricordi più belli di questo viaggio.



2. Il coprimembro. Eh si, questo oggetto è la riproduzione di un "copripene" usato dalle tribù africane. Oggetto che sfata il mito delle “dimensioni” degli africani, oggetto che stimola ovviamente la curiosità dei turisti e anche del sottoscritto, che se ne porta a casa un paio. Uno per me e uno per il mio testimone di nozze. Da conservare come souvenir, naturalmente.



3. Cena con ippopotamo. Ultima cena all'interno della riserva in cui abbiamo trascorso due giorni a base di safari. Improvvisamente, dietro di noi, compare un ippopotamo. Attratto da non si sa cosa: dalle luci? dal cibo? I ranger ci intimano di non muoverci, di non fare fotografie, e intanto loro, con calma, lo accompagnano fuori dall'area protetta. L'ippopotamo, infatti, è un animale che in certe condizioni può diventare molto aggressivo. Peccato, sarebbe stato bello avere un simpatico ospite in più a tavola.



4. Occhio al coccodrillo. Soprattutto al tramonto, i coccodrilli possono avvicinarsi a riva e approfittare di turisti incauti e consumare un lauto pasto. Proprio per questo il fiume Zambesi è ricco di questi cartelli "beware of crocodiles". Come sono lontani i segnali "attenti al cane".

5. "No mok!". Il primo aneddoto del viaggio, in ordine cronologico. Va detto che i sudafricani, specie quelli di colore, hanno una pronuncia dell'inglese un po' tutta loro. Ed è così, che sul volo della South African Airways da Monaco di Baviera a Johannesburg, veniamo svegliati da hostess e steward che, nell'intento di servire la colazione (alle 4.30!). Di questi momenti, mi rimane impresso il "no mok!" che gli steward urlano ai passeggeri chiedendo loro se vogliono del latte nel caffé. Pessimi loro, pessima la colazione.



6. Il pettine in testa. Da non crederci, ma nei giardini di Città del Capo, ci sono bambini che girano tranquillamente con un pettine in testa. Si, si, un pettine. I bambini sudafricani hanno capelli così folti e così ricci che i pettini si incastrano nella chioma.



7. Ma quale nastro trasportatore. Hoedspruit Airport, una scena che ha del surreale. Un aereo carico di turisti pronti per i safari nel Parco Kruger atterra in questo aeroporto isolato dalla civiltà. E ce ne accorgiamo quando vediamo come vengono scaricate le valigie, ammassate su un rimorchio trainato da questo mezzo...



8. Babbons! Sia in Sudafrica che in Zimbabwe, ci è stato segnalato di fare molta attenzione ai babbuini. Non perché siano aggressivi - d'altronde come potrebbe esserlo questo animale così simpatico? - ma perché ai babbons piace andare a rubare il cibo all'essere umano. Piace così tanto che sembra addirittura vivano le loro giornate con questo unico scopo. Ad ogni modo, un babbuino con una pagnotta in mano è uno spettacolo da non perdere.



9. Cambio gomma. Succede anche questo in safari. Sulle accidentate strade delle riserve all'interno del Parco Kruger, bucare una ruota non è un incidente così raro. E così, ci ritroviamo nel bel mezzo della notte, quando sopra di noi sorge già un grande tetto di stelle, a dover fare un pit stop forzato: cambio ruota. Lo scudo di lamiera che ci protegge da una natura selvaggia, per qualche minuto, viene improvvisamente meno. Per niente spaventati, ma tremendamente affascinati, ci facciamo avvolgere dagli arcani elementi della natura, che la nostra civiltà sta neanche troppo lentamente dimenticando.



10. Juventini ovunque. Per la giornata di degustazione di vini sudafricani a Stellenbosch, mi ero preparato al meglio, indossando una maglietta con la scritta "Keep calm and enjoy Barolo". Outfit che è stato prontamente notato nella estate in cui si è tenuta la degustazione. La nostra guida alla scoperta dei vini sudafricani, di origine francese, ha capito da che area di Italia venivo e mi ha chiesto se ero tifoso della Juventus. Perché lui lo è, essendo stato un fan dei più grandi giocatori francesi: Michel Platini, Didier Deschamps, Zinédine Zidane, Paul Pogba, Patrice Evra, tutta gente che ha fatto sognare il popolo di Torino dai colori bianconeri. Eh già, noi della Juventus, siamo ovunque.



11. La grande pubblicità. In riferimento all'immagine sopra, mi chiedo, semplicemente: ma gli africani ne avevano bisogno?



12. Salti energetici. La Orlando Power Station, nei pressi di Soweto, è una vecchia centrale a carbone, oggi dismessa. Commissionata al termine della Seconda Guerra Mondiale, ha rifornito Johannesburg per oltre cinquant'anni, fino al 1998. Le due torri di raffreddamento sono un importante punto di riferimento visivo per i sowetani. Costruite nel 1951 per integrare il sistema di raffreddamento già esistente, ora sono entrambe dipinte: una funziona da "cartellone pubblicitario", l'altra è il più grande dipinto murale esistente in Sudafrica. Ma soprattutto, sono oggi utilizzate da quei sudafricani alla costante ricerca di adrenalina, per praticare bungee jumping e BASE jumping.



13. Aperitivo nella savana. La jeep accosta, il ranger spegne il motore e dal cofano estrae una valigetta. Dentro, tutto l'occorrente per un delizioso aperitivo a base di vino, mango essiccato e di Amarula, il più famoso liquore locale. Il tutto mentre il sole inizia a far strada al cielo stellato.



14. Sanguinolenti. Animali divertenti e simpatici (un po' meno quando ti rubano il cibo), i babbuini. Ma tra di loro, possono essere anche molto litigiosi. Ragioni di dominio territoriale, legate al cibo o alla presenza di femmine? Non sappiamo, ma, appena usciti in jeep abbiamo assistito agli ultimi istanti di lotta feroce tra due esemplari. Così accesa che erano entrambi feriti...



15. Inchioda che c'è un camaleonte. Stiamo rientrando verso i nostri lodge nella savana, quando la guida intima al ranger di fermarsi. Nella notte, illuminato dai fari della jeep, ha intravisto qualcosa. Scende dalla jeep, introduce le mani tra i rami di un albero e se ne esce con un'entità di colore verde sul dorso della mano. Si tratta di un camaleonte, un animale dalle spiccate doti mimetiche, di un colore così verde, ma così verde, che ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile per la nostra guida individuarlo tra gli alberi.



16. I trasporti di Johannesburg. A Johannesburg, come quasi in tutto il Sudafrica è frequente trovare in giro dei minibus, chiamati taxi collettivi, che sono l’equivalente delle nostre linee di bus pubblici. Non sono sempre consigliati, per le frequentazioni poco raccomandabili, e per la guida spericolata degli autisti (non che i tassisti siano meglio, comunque). Osservarli bene equivale a capire la distanza tra l'Africa e l'Europa.



17. Buona, questa zuppa. Che ne dite? Torniamo in Africa e la prepariamo sul posto, questa zuppa di elefante. No, per fortuna è solo un souvenir (che però i negozianti non volevano fotografassi).



18. High accident zone. Nello Mpumalanga di questi segnali ne abbiamo visti veramente tanti. Ma non perché le strade siano effettivamente pericolose. Tutto sommato non sono strade malconciate. È la guida spericolata dei sudafricani a renderle insidiose.



19. Souvenir dalla savana. Gli aghi di istrice sono sostanzialmente fatti della stessa materia dei nostri capelli. Solo che sono durissimi. Raccoglierne uno per terra equivale a portarsi a casa un souvenir ecologico dal safari. Che può essere utilizzato come pennino, o come fermacapelli.



20. Il solito costo del carburante. 12 ZAR per un litro di carburante - tra benzina e diesel non c'è molta differenza - equivale a dire, secondo il cambio odierno tra euro e rand sudafricano, a ottanta centesimi al litro. Prezzi che in Italia probabilmente non si vedono dal secolo scorso.



21. Divieto di affissione. Campagne pubblicitarie affisse sui muri? Naah. Qui i muri si dipingono. Si, se si vuole fare della pubblicità non serve stampare uno striscione e poi farlo affiggere dall'attacchino. Bisogna noleggiare un pittore, che la pubblicità la crei dipingendo un muro. Questo è uno degli aspetti più colorati e vivaci della realtà africana.



22. Lavoro in sicurezza. Protezioni? Macché. Eppure l'operaio stava lavorando alla manutenzione di un edificio pubblico di Pretoria. Decisamente un altro mondo.



Non classificabile. Il coccodrillo come fa?!? L'avevo già raccontato (vedi post) ma lo ribadisco qui. La scena del coccodrillo che mangia un altro coccodrillo (più piccolo) è in assoluto il momento più adrenalinico del viaggio in Africa, e li supera tutti. Se qualcuno mi chiede un solo racconto da questo viaggio, eccolo servito: il cannibalismo del coccodrillo.

Bis bald!
Stefano

giovedì 26 maggio 2016

La Vespa che voleva diventare Harley - Tutto il meglio del trash da Lubecca e Amburgo

Ciao a tutti! 
Anche le grandi città tedesche non fanno eccezione: il mondo del trash è notevolmente sviluppato anche qui in Germania. Berlino è e rimane la capostipite, ma anche metropoli come Amburgo o città più piccole come Lubecca non si fanno mancare vette di straordinaria bizzarria. Da un quartiere speciale al souvenir di cattivo gusto, c'è molto trash di cui raccontare.
Per questo, nel nostro weekend nel nord della Germania ho avuto modo di raccogliere qualche momento o immagine memorabile. E lo voglio riproporre qui. Perché certi momenti non vanno dimenticati.

Top of the Hamburger trash

St.Pauli. Se dobbiamo iniziare da qualche parte a parlare di momenti trash, non si può che farlo dall'incredibile quartiere di St.Pauli. Un quartiere che divide. Per molti è l'immagine del degrado sociale della Germania, per altri simbolo del recupero di un'area in cui la delinquenza era sempre stata di casa. Lo è ancora adesso, anche se in misura molto minore, come dimostrano i cartelli all'inizio della Reeperbahn, il "miglio del peccato". Al pari di Pigalle a Parigi, St.Pauli è oggi un'affollata metà turistica, per persone curiose, alla ricerca di luoghi insoliti e negozi altrettanto... bizzarri. Come la "Condomerie".

All'ingresso di St.Pauli

Simpatici gadget dal Reeperbahn

Miniatur Wunderland. Piccola delusione della nostra gita ad Amburgo, non perché non ci sia piaciuta ma perché ci è stato impossibile visitarla. Serve una prenotazione che non avevamo, e quindi niente, tutto rimandato alla prossima tappa in quel di Amburgo. Però ne abbiamo visitato i servizi igienici, dove i pissoir ci mostrano filmati delle meraviglie in miniatura e i lavandini sono circondati da finestrelle anch'esse tappezzate di miniature divertenti. Nei WC...


Pisciatoi multimediali

Miniature anche nei servizi

Ah, povero Thomas Mann. La Buddenbrookhaus è il mausoleo di Thomas Mann e della sua famiglia. Ma la statua che campeggia all'ingresso pare più dissacrarlo che onorarlo.

In compagnia del signor Mann

Spiaggia fai-da-te. Sull'Obertrave di Lubecca si possono vedere una serie di casette veramente deliziose, separate da uno dei bracci del fiume Trave da una stradina in lastricato e da un piccolo prato. Perfetto per una specie di campeggio, dove poter sdraiarsi e prendere il sole. Qui quando il sole arriva bisogna prenderlo al volo. In Italia si sarebbe già gridato allo scandalo.

Spiaggianti sul fiume

HafenCity. L'architettura estremamente moderna ed innovativa che caratterizza l'area di HafenCity, il quartiere a ridosso del porto e della Speicherstadt,  non può che entrare di diritto nel trash, in quanto le forme di alcuni palazzi sono veramente estroverso e bizzose.

Architettura coraggiosa

Nuovi divertimenti. Blumen und Planten, Amburgo: giocare a nascondino o a pallone non va più di moda. Molto più divertente sparare acqua ad un palloncino, sperando che questo scoppi e riveli chissà quale prezioso contenuto. Quantità di acqua sprecata non quantificabile. Mah.

W-o-w

Marzapanisti. Lubecca è unanimemente riconosciuta come la capitale tedesca del marzapane, grazie alla famosa azienda Niederegger. Il negozio principale sulla centralissima Breite Straße è un concentrato (positivo, oltre che pieno di leccornie) di trash. A partire dal figurino in vetrina che pare voglia imporre una visita in questo tempio dei dolciumi. 

Tassativo un ingresso da Niederegger

Acrobati? Siamo rimasti un po' lì a vederli. Poi ci siamo stufati. Alla sera non c'erano più.  Saranno caduti? Impressionante, comunque, il numero di curiosi che si fermano ad osservare questi artisti di strada. 

Street-art sulla Marktplatz

Topi ovunque. Sul ritorno verso casa, abbiamo fatto una piccola sosta ad Hameln, conosciuta nel mondo per essere la città del pifferaio magico. La chiave turistica è ovviamente quella di sfruttare la figura del pifferaio e dei topi. Al punto tale che il topo è il souvenir principale di Hameln. I topi sono in ogni dove, pure sulle formelle incastonate nella pavimentazione stradale della città. Il top, però, è il topo gigante dorato che accoglie i turisti in arrivo ad Hameln dal ponte ciclabile.

Topi per terra, ...

...un megatopo sopra la ciclabile...

... e mandrie di topi souvenir


La Vespa che sognava di diventare Harley. The last but not the least, e forse the best: "Quando sarò grande, diventerò un Harley". Se poi questa Vespa te la colorano di rosa, beh, i livelli di trash toccano picchi di grandezza assoluta.

Motorino estremamente fashion

Bis bald!
Stefano

mercoledì 11 novembre 2015

Avec le trash à Paris

Ciao a tutti!
Non ho fatto mistero di quanto ami Parigi e di quanto memorabile sia stata la settimana trascorsa nella capitale francese. Il fascino, l’eleganza e la tradizione di questa città sono senza pari: forse proprio per questi motivi credo di poter affermare che a livello di curiosità, bizzarrie e stravaganze, ossia tutto ciò che a noi piace definire come «trash», Parigi abbia fornito meno spunti di altre grandi metropoli europee come - tra quelle che ho conosciuto - Barcellona e soprattutto Berlino. Ma qualcosa da segnalare, dopo una settimana vissuta nel cuore di una città in cui vivono più di due milioni di persone, c’è sempre. E lo faccio in questo post, senza alcuna distinzione, dalle eccentricità più divertenti a quelle più antipatiche.

Japan in azione

Staccalo, 'sto bastone

Selfie-stick. L'oggetto più trash dell’estate – proprio in senso letterale: spazzatura – impazza anche a Parigi, come è lecito che sia in una città di enormi dimensioni e soprattutto in cui il turismo ha una parte preponderante. Ovviamente l'oggetto più trash del momento è proprietà quasi esclusiva dei turisti asiatici, per loro un must da possedere ad ogni costo. Il numero di selfie-stick in mano a cinesi e giapponesi davanti alla Tour Eiffel, all’esterno (e anche all’interno!!!) di Notre-Dame o nei corridoi del Louvre, è incalcolabile. Ma anche a qualche europeo piace esibire il proprio bastone in luoghi pubblici. È l'esempio di due francesi che al Louvre non possono rinunciare ad un selfie con il loro «dipinto nazionale», La libertà che guida il popolo di Delacroix; è anche l'esempio di un gruppo di bimbeminchia italiane a cui piace mettere in mostra loro immaturità di fronte all’Arc de la Defènse.
Io, comunque, un'idea per un migliore utilizzo di quell’utensile, ce l’avrei.

Le Galeries Lafayette in Boulevard Haussmann

Galeries Lafayette. Il grande centro commerciale in Boulevard Haussmann sarebbe uno dei luoghi più splendidi di Parigi, l'edificio simbolo dell'art nouveau. Peccato che ciò che vi contiene, ossia i più grandi marchi della moda mondiale, siano polo d'attrattiva per i turisti più spendaccioni e spesso più maleducati. Ossia cinesi e giapponesi: il 90% della clientela è composta da questi soggetti, che hanno costretto a rivedere anche i piani di assunzione del personale: un impiegato su due, secondo una mia rozza stima, ha gli occhi a mandorla. Buon per loro, ma non per i malcapitati turisti che alle Galeries Lafayette vorrebbero solamente curiosare e magari apprezzare lo sfarzo di uno degli edifici più famosi. non solo di Parigi ma del mondo intero.

Portate via il divieto di accesso!

Il codice della strada. Un divieto di accesso che diventa un carico molto pesante da trasportare: quella che abbiamo visto (nella foto) sull'Île Saint-Louis è in realtà solo una delle opere di street art che tappezzano Parigi. Il merito è di Clet Abraham, un artista bretone specializzato nel trasformare questi cartelli, rendendoli simpatici senza rimuoverne la giusta visibilità.

"Siamo uguali..."

Modigliani. I fan del famoso pittore livornese Amedeo Modigliani sono tanti, lo dimostrano i gesti di affetto sul luogo dove è sepolto, nel cimitero di Père Lachaise. Ma questo li batte tutti, ed è un gigantesco contributo di ignoranza italica: "Siamo uguali, amiamo il vino, l'arte, la vita [e fin qui...], l'hashish". No words.

Fontana, o piscina, quantomeno bizzarra

La DéfenseLa Défense è il quartiere del trash, per le sue forme provocatorie in ogni sua parte, dagli arditi grattacieli alle fontane più assurde, dalle panchine variopinte alle mura più indecifrabili. Ma non per questo rinuncerei a visitarlo ancora una volta...

Chissà cosa penserebbe Napoleone di questa bici...

La bicicletta. Appendere il manubrio di una bicicletta su un muro, sopra il segnale della via, è sicuramente cosa carina. Mi chiedo perché lo si faccia a Parigi che, nonostante ospiti annualmente l'arrivo del Tour de France, non è una città che eccelle per la presenza di ciclisti...

Ragguardevole...

Sexy tool. Chi viene nella capitale francese in cerca di trash non può farsi mancare di certo lo strumento con cui godersi Parigi senza rinunciare ad un attimo di piacere. Parlo ovviamente del sexy tool a forma di Tour Eiffel, un oggetto assai facile da reperire nei migliori negozi in zona Moulin Rouge. Inutile aggiungere da che parte vada usato.

Opera d'arte... e uno

Opera d'arte... e due

Opera d'arte... e tre! (la mia preferita)

Centre Pompidou. Il Centre Pompidou è l'estrema sintesi di come quella che viene considerata arte può rappresentare, a suo modo, una forma di trash. È sufficiente osservare le opere della collezione permanente ma soprattutto quelle delle esposizioni temporanee, per rendersene conto. Come nelle immagini che ho scelto a titolo di esempio, in cui l'oggetto artistico è composto da luci al neon (spente) e da cubetti di pietra. Televisioni, vassoi, sedie, mattoni, mappamondi, rottami arrugginiti, dentiere, orinatoi: tutti gli oggetti possono essere arte, se rimodellati secondo la visione dell'artista e loro volta re-interpretati. Ma il top rimarrà il crocifisso ricoperto di nastro segnaletico bianco-rosso: è l'apice di un trash (con tendenza alla blasfemia) che nel Centre Pompidou tocca vette di assoluta eccellenza.

Pont des Arts

Pont des Arts. La passerella pedonale che collega la Cour Carrée del Louvre e l'Institut de France è un altro bell'esempio di trash. Perché è passato dall'essere il più famoso collettore di lucchetti, "les cadenas d'amour", ad un luogo di street-art, che è trash lo è praticamente per definizione: a giugno 2015, infatti, 56 buffissimi pannelli colorati hanno sostituito il muro di lucchetti. L'aspetto di Pont des Arts è quindi diventato molto giocoso, ma non per questo meno bizzarro. L'immagine spiega tutto o quasi.

Tutto alla modica cifra di...

Maxim's. Quello di Rue Royale è forse il più famoso ristorante del mondo, grazie ad una storia più che centenaria e a un simbolo di eccellenza gastronomica francese. Dove sta il trash? Provate a guardare il menu: non bisogna essere esperti di cucina per capire che spendere 26 euro per una crêpe sono una follia. Lo guardiamo con curiosità, sorridiamo ironicamente, ci giriamo e andiamo avanti.

David Luiz all'ingresso fa passare la voglia di comprarvi qualsiasi cosa

PSG-shop. Perché è trash? Perché, molto semplicemente, con il fior fiore di campioni che può permettersi il Paris Saint-Germain (Ibrahimovic, Thiago Silva, Cavani, Di Maria, Verratti), non è possibile che l'uomo copertina del proprio negozio ufficiale agli Champs-Élysées sia il difensore più sopravvalutato della storia recente, il brasiliano David Luiz.

Pubblicità in metropolitana

La pubblicità delle Galeries Lafayette. La Tour Eiffel in testa. Giriamo il verso della torre e premiamo con forza.

Mira il dito...

Il ditino. C'è un quadro molto "particolare" nel Museo del Louvre. Si tratta della Madonna col Bambino tra i santi Giuliano e Nicola, di Lorenzo di Credi. È particolare in quanto il bambino con la mano destra fa un gesto inconsueto per un simile dipinto. Non so per quale motivazione, un gruppo di asiatiche - probabilmente coreane - si senta in dovere di imitare il gesto del bambino dipinto, durante le spiegazioni della guida. Bizzarrie da Estremo Oriente.

Qui giace Marcel Proust

Le leggi di Proust. Dunque, io non sono mai stato un fan di Marcel Proust. Avevo provato a leggere La strada di Swann, primo volume della famosa Recherche, ma il suo stile di scrittura tanto originale quanto ermetico che sfocia quasi in un trattato di psicologia, non hanno mai fatto per me. però ne riconosco l'importanza nel panorama letterario e se è universalmente conosciuto come uno dei più grandi della letteratura di ogni tempo ci sarà pure un motivo. Ecco, come è possibile che una giovane ragazza italiana, davanti alla tomba di Proust, al Père Lachaise, si chieda chi fosse. E poi dica "ah si, quello delle famose leggi [le si studiano in chimica]". Che famose sono, ma non per il nome di chi le ha scoperte: non si chiamano infatti "leggi di Proust", ma "leggi delle proporzioni definite".

Lucchetti in faccia al Louvre

I lucchetti. Su Pont des Arts rappresentavano un pericolo, sulla Rive Gauche evidentemente pare di no. Non capisco. Personalmente continuo a ritenere che, ovunque essi si trovino, i lucchetti dell'amore rimangono qualcosa di profondamente stupido e privo di senso. Punto.

Bis bald!
Stefano

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