mercoledì 29 aprile 2015

Il potere delle immagini @ Amburgo 2015

Ciao a tutti!
Ancora una volta, proprio come sei mesi fa (vedi post), in occasione della mia seconda maratona di Venezia, ho voglia di raccontare in immagini ciò che è stata la due giorni podistica di Amburgo.
Ci tengo particolarmente perché una maratona è un'esperienza che credo tutti i podisti possano poter dire di riuscire a vivere intensamente dall'inizio alla fine. Dal ritiro del pettorale (io anche prima...) fino al ritiro della medaglia celebrativa. Fatta eccezione per la gara - quella non la posso narrare in fotografie, a meno che mi venga impiantato, che ne so, un sensore CCD sulla retina - i giorni della maratona sono un frullato di emozioni più disparate, che pervadono ogni singolo oggetto, persona, luogo.

Per brindare ad una medaglia...

Ho provato a fermarle in fotografia. So di non essere un bravo fotografo, ma ci provo.
Ogni immagine ha un suo personale senso. Chi sa cosa vuol dire correre, e per la precisione correre una maratona, può capire perfettamente che tipo di pensieri scorrano per la testa in quei momenti. Chi non lo sa, ha due opzioni. Sforzarsi di comprenderli, o fidarsi. Oppure correre una maratona. Se mi ascoltate, scegliete la seconda.
Bis bald!
Stefano

Cielo grigio su Amburgo, un pensiero al meteo

Le due torri, quella dietro, però...

Ricognizione

Le ultime strade verso i 42,195 chilometri

Scenari di un arrivo

La scarpa che dà il benvenuto

Ma quanti siamo???

Frasi esistenziali di un podista

Qualche maratoneta è pronto a correre la sua corsa, già in metro

Il popolo della maratona

La coda: in corsa bisogna essere leggeri

Preparativi/1

Preparativi/2

Preparativi/3

Fortuna: ce ne sarà bisogno

Vuoi una birra?

Una spiaggia per l'occasione

Saluto all'accompagnatore della maratona

Sono gli ultimi, sono eroi

martedì 28 aprile 2015

Sogni di ogni alpinista

"Quando le guide mi dissero che eravamo sul Cervino, chiesi: «di già?» ed avrei dovuto esclamare: «alfine!». Ma, se m'avessero domandato in quel momento se il Cervino era facile o difficile, non avrei saputo rispondere. Il Cervino era tal quale io l'aveva immaginato, e Dio sa se l'avevo immaginato bello!"
Guido Rey, Il Monte Cervino

Contorni

lunedì 27 aprile 2015

Fino all'ultima riserva di energia

"Nella vita puoi essere utile anche arrivando secondo o quinto, purché tu ce la metta tutta"   
Felice Gimondi
 

Tutta credo proprio di avercela messa. Non ho risparmiato una singola caloria.
Non ho avanzato energie se non quelle per le funzioni vitali.
Non ho fatto troppi calcoli: in questo sport serve un cuore che pompi sangue ed un cuore che ci permetta di continuare nell'impresa.
Perché impresa è sempre. Che sia il vincitore o il podista che termina in sei ore.
L'arrivo, la gioia di avercela fatta, una medaglia al collo, questa la nostra vittoria.

domenica 26 aprile 2015

Follow a wet blue line: 3.15.43 ad Amburgo!

È fatta, è andata.
Speravo di poter restare sotto le 3h15'. Così non è stato, ho chiuso la Haspa Marathon Hamburg in 3.15.43, a pochi secondi dall'obiettivo. Ma non sono affatto deluso.
Dopo qualche chilometro di assestamento ho corso veramente forte e le mie gambe hanno tenuto un ritmo notevole fino alla fine. Solo all'ultimo chilometro ho avvertito un cedimento, che mi ha fatto perdere una ventina di secondi - non sono quelli che hanno deciso il tempo. Per il resto, gara di grande intensità, in cui ho provato a tenere dall'inizio il ritmo che mi ero prefissato. Credo di essere sempre stato a pochi secondi dal ritmo medio che mi avrebbe consentito di chiudere nelle 3h15'.

Meritatissima! 

Potrebbe trasparire delusione in me, ma non è affatto così. Ripeto, ho dato TUTTO, il mio valore ora è questo. E c'è un particolare da non trascurare. Il tempo della maratona corsa oggi è il mio nuovo personale sulla distanza, migliorato di quasi 1'40"! E poi, c'è una grande città, Amburgo, che nonostante la pioggia, ha regalato un immenso spettacolo!
Dunque, grande soddisfazione. Speriamo di continuare così anche con il derby della Mole...
Bis bald!

Adrenalina vol.2

Let your body decide
where you want to go
high or low
fast or slow
The Ark, Let your body decide


Visione all'arrivo

E speriamo che il corpo abbia deciso. Di andare forte, fortissimo. Di correre come mai prima, per le vie di Amburgo!
Bis bald! 
Stefano

sabato 25 aprile 2015

È un grande mondo, corrilo!

Ciao a tutti!
Il giorno prima della maratona, il giorno del pettorale, è un unico grande flusso disordinato che attraversa corpo e mente dell'atleta in un mix di speranza, paura, tensione, desiderio. Il giorno che precede la mia sesta maratona, ad Amburgo, non può essere da meno. A maggior ragione che questa volta, nel nord della Germania, mi trovo fisicamente da solo. Non ho la famiglia come a Torino, non ho un'amicizia storica e un gruppo di runner scalmanati come a Barcellona, non ho la sicura presenza di Giulia come nelle edizioni 2013 e 2014 di Venezia. Qui l'unico contatto con i miei affetti avviene tramite smartphone e social network. Ma la vicinanza fisica è un'altra realtà.

Ispirazione

Ed è da solo che oggi ho lasciato il residence presso il quale pernotto per addentrarmi nel centro di Amburgo. Per riscoprirla, per fare un po' di ricognizione sul percorso, per ritirare il pacco gara e ricevere l'agognato numero di gara.
Già in pieno centro mi accorgo che questo sabato non può essere un giorno di semplice turismo. Il mio passeggiare nella Rathausmarkt o sullo Jungfernstieg non è quello di un semplice turista. Guardo le arterie del centro con grande attenzione, perché domani lì saranno attraversate correndo. Cerco negli sguardi e nelle parole della gente il maratoneta di domani. Certe volte lo si riconosce dalle scarpe, oggi lo si riconosce dalla borsa rossa fornita dall'organizzazione. Amburgo mi evoca ricordi di un viaggio fatto l'anno scorso, percorso in completa solitudine ma con la dolcezza dentro, perché sapevo che nel mio ritorno in Germania non sarei stato separato dalla persona che mi ama. Ed è a lei che va il mio pensiero in queste ore, che non poteva essere con me oggi e che non sarà ad aspettarmi in Karolinenstraße domani. Lo sconforto è massimo quando all'ora di pranzo mi avvio verso la stazione della metropolitana di Straßburger-Straße, diretto alla Hamburg Messe per ritirare il pettorale e vedere gli ultimi metri della maratona di domani. Mi sento proprio solo, ora.

Sarà ultimo chilometro: Gorch-Fock-Wall

Mi riprendo un poco in Stephansplatz, dopo una ventina di minuti di metro. Esco dalla stazione della U-Bahn e mi trovo con due piccole brutte sorprese. La prima è palese: piove. È la classica pioggia tedesca, quella che non bagna. Ma l'asfalto è già più viscido, non è bene in vista di domani. L'altra è più sottile: percorro quello che domani sarà l'ultimo chilometro di corsa e noto qualche centinaia di metri in leggera salita. Dopo quarantuno chilometri, quei metri lì faranno malissimo. Mi metto il cuore in pace, svolto a destra in Karl-Muck-Platz, ultima vera curva del percorso e tiro dritto fino all'arrivo.

Zona arrivo all'ombra della Fernsehturm

La macchina organizzativa è in grande fermento. L'area dedicata alla maratona è enorme e tale deve essere in quanto l'evento porterà ad Amburgo quasi ventimila atleti, con tutti i loro accompagnatori. È complesso districarsi nel labirinto predisposto dall'organizzazione, a tal punto che nei vari settori dell'area fieristica sono disseminati cartelli con la mappa dell'area e i vari riferimenti per il cosa, il dove e il quando. Se così non fosse, ci sarebbe da perdersi. Questo colpisce molto, ma la scenografia ancora di più. Domani – infortuni permettendo – arriverò sul traguardo di Karolinenstraße esattamente davanti alla Fernsehturm. Quando la vedrò così vicina, potrò dire che è finita. È così straordinaria,leggiadra, al centro tra le due modernissime ali della Hamburg Messe. Sarà un arrivo con i fiocchi.

Presente!

L'organizzazione di questa maratona mi ha stupito nel momento del ritiro del pettorale e del pacco gara. L'elogio per la cortesia, la preparazione, la disponibilità e l'inglese perfetto dei volontari (saranno volontari?) è doveroso, ma a colpirmi è stato il pettorale. Non l'avevano preparato. Me l'hanno stampato davanti agli occhi, previa esibizione di certificato di iscrizione e della carta d'identità. Mi viene affidato il chip (per fortuna è di quelli che si fissano sul piede!), le spille per fissare il pettorale. Sono nella griglia D, la quarta. Pensavo peggio, si vede che il mio personale è ancora di quelli veloci…

400 grammi, argh! 

Gironzolo senza scopo e senza meta nell'area fieristica, dove ogni grande marchio di abbigliamento e calzature per la corsa ha un suo stand. Asics, Brooks, Mizuno (partner ufficiale), Saucony, ci sono proprio tutti. Sono circondato da migliaia di persone, ognuna con la sua lingua ma tante con una birra in mano. L'internazionalità fa di Amburgo una città speciale, ma non bisogna dimenticarsi che sempre di Germania si tratta.

Pettorale 3298

Ho consumato da poco la proverbiale “cena del maratoneta”. L'ho fatto da solo, tra qualche conversazione su Whatsapp e qualche video su YouTube. Poi sarà la volta delle operazioni di rito: prepara la canotta, i pantaloncini, fissa il pettorale, infila il chip tra i lacci delle scarpe. E poi? Poi verrà il tempo di dare tutto quello che c'è. Domani
Nota: potrete seguire i risultati in diretta (miei, ma anche di tutti gli altri) sul seguente link.
Bis bald!
Stefano

Non parto senza... cibo!

Ciao a tutti!
Dopo il #nonpartosenza che feci in occasione della mia seconda partecipazione alla Venice Marathon (vedi post), ho pensato di replicare per la Haspa Marathon Hamburg. È un #nonpartosenza decisamente atipico. Per questi giorni di weekend della maratona ho deciso di pernottare in un residence. Ho molta più libertà rispetto all’albergo e soprattutto c’è un vantaggio. Posso prepararmi i pasti che voglio con i tempi, e le quantità, soprattutto, che voglio: mantenere le buone abitudini quotidiane nei giorni più importanti prima della corsa è sicuramente di grande aiuto per il benessere pre-gara.
Con me, non ci sono solo vestiti e scarpe da corsa, vari strumenti e accessori per la corsa, spazzolino e dentifricio ma tutto un assortimento di cibarie, tutto ciò che serve per arrivare al top il giorno della maratona.

Un bottino da consumare in due giorni

C'è proprio tutto. L'occorrente per una ricchissima colazione, che è poi ciò che faccio ogni mattina prima di recarmi in ufficio: biscotti, il tanto adorato müsli (presenza fissa nelle mie colazioni da anni), miele e Nutella da spalmare su fette biscottate o gallette di mais. Sì, c'è anche la Nutella. È grassa e contiene olio di palma? Chissene, io la amo e per la maratona è una bella scorta di energie… C'è ovviamente anche il caffè (rigorosamente made in Italy): non sarà l'espresso di tutti i giorni, ma la moka è un degnissimo sostituto.
Poi vi è tutto l’occorrente per la cena a base di carboidrati del sabato sera pre-gara. Pasta a volontà con ragù di carne (anche questo italiano) e parmigiano reggiano, immancabili condimenti per un piatto di pasta a regola d’arte. Serve un pacco intero di pasta per mettere su un buon quantitativo di zuccheri, energie che verranno bruciate completamente nel giro di poche ore. Una maratona, nelle sue ore di svolgimento (tre e qualcosa per me) richiede un fabbisogno energetico superiore a quello necessario per un'intera giornata.
Per una competizione in cui devono essere al meglio tutte le funzioni vitali, sono basilari quindi le vitamine. Frutta e verdura sono sempre presenti in grande quantità nella mia dieta. La frutta la amo da tempo immemore, la verdura continuo a non sopportarla ma le riconosco grandi virtù e per questo non ne faccio più a meno da molti anni. Non c'è alimentazione equilibrata senza almeno una porzione giornaliera di verdura. C'è anche frutta secca nel mio menu quotidiano: qualcuno può storcere il naso ma la frutta secca, se non si esagera, ha grandi proprietà, grazie ai suoi pregiati acidi grassi poliinsaturi.
Immancabile anche una scatola di tisane; tra le tante a casa ho scelto di prenderne una alle erbe, per aiutare la digestione… fa sempre bene, figuriamoci dopo una serata trascorsa da mandar giù un intero pacco di spaghetti.
Ah, nella foto vedete anche una bottiglia di vino e una scatola di dolci. No, quelli non fanno proprio parte della mia dieta da maratoneta. Quelli sono il prossimo ritorno ad un'alimentazione più spensierata lontana dalle corse. Per festeggiare, un nuovo arrivo sulla linea del traguardo e magari, chi lo sa, un nuovo personale…
Bis bald!
Stefano

venerdì 24 aprile 2015

Senza problemi, senza limiti

Ciao a tutti!
Amburgo si avvicina sempre di più, ora sono solamente più due i giorni di distanza (e quale chilometro) da questo appuntamento che attendo da mesi. Credo sia giunto l'ora di fare qualche riflessione su ciò che potrebbe essere domenica. Perché in fondo adoro fare il punto della situazione, un po' per schiarirmi le idee scrivendo, un po' per sfogarmi.
Dunque, parto dall'obiettivo. Stavolta punto al bersaglio grosso: 3h15, questo è ciò che proverò a correre. La strategia di corsa sarà diversa: fin dal primo chilometro proverò a correre a 4'37”/km. Senza pensare a che tempo potrei fare con un certo ritmo, senza pensare a come migliorare il personale, l'obiettivo è correre, il più costantemente possibile, a quel ritmo. Con 4'37”/km si chiude entro le tre ore e quindici minuti. Se avanza qualche energia, tanto di guadagnato per il finale. Se crollerò, pazienza, io ci avrò provato.

Partenza, via! (fonte: haspa-marathon-hamburg.de)

Quest'obiettivo è frutto di allenamenti che mi hanno fornito indicazioni positive. Il metodo “30-20-10” mi ha lasciato delle sensazioni positive nelle ultime uscite e anche i lunghi, forse a parte quello dei 35 chilometri (dal quale sono rimasto parzialmente deluso), hanno confermato che la preparazione è stata buona. Questo è ciò che sento ora, il riscontro sarà ovviamente solo domenica. Il morale è alto, io in cuor mio credo di potercela fare. È una di quelle convinzioni che nasce da dentro, dal cuore. O forse dalle gambe degli ultimi giorni.

Il conto alla rovescia sta per finire... (fonte: haspa-marathon-hamburg.de)

Tre sono i fattori che mi lasciano ancora perplesso. Il primo è il peso forma, mai raggiunto completamente durante la preparazione. Natale e le prime settimane dell'anno, anche grazie al riposo forzato causa influenza, ha portato con sé un aumento ponderale che non sono mai riuscito a recuperare completamente. Non posso che sperare che non abbia molta influenza, domenica mattina. Il secondo fattore è il meteo: se da un lato non sono previste temperature eccessivamente calde (nonostante i 25°C toccati nel pomeriggio di oggi), c'è possibilità di pioggia e soprattutto è annunciata la presenza di vento sul percorso; non saranno raffiche da tempesta, ma 20 km/h è già una brezza che può infastidire gli atleti e le loro prestazioni.
Poi c'è il numero di partecipanti: per domenica sono previsti 19.000 maratoneti, e già a Barcellona, poco più di due anni fa, constatai come un elevato numero di podisti può creare problemi a chi vuole mantenere un ritmo costante di gara. Tra sorpassi e rallentamenti, il corpo subisce decelerazioni e accelerazioni che, proprio come un'automobile, costringono a consumare più energia.

Gambe, tappeti rossi... (fonte: haspa-marathon-hamburg.de)
Il confronto con l'ultima maratona a Venezia mi fornisce però spunti di positività. A partire dal percorso: ad Amburgo sarà sicuramente più lineare, senza i zig-zag di Mestre e del Parco San Giuliano, senza l'infinito Ponte della Libertà esposto alle raffiche di vento e soprattutto senza i ponti dell'isola di Venezia. Il traguardo stavolta sarà un bel rettilineo, che immagino piatto come un tavolo da biliardo… E poi c'è il fattore alimentazione, domani sera sarò in residence e non in albergo, potrò preparare la cena e la colazione pre-gara come meglio credo, come il dio della maratona impone ai suoi sudditi.
Le carte sono tutte sul tavolo, ora. Bisogna disporle, c'è una linea di quarantadue chilometri da coprire, in qualcosa più di tre ore. Sta per finire il tempo delle parole, inizia quello della corsa.
Bis bald!
Stefano

giovedì 23 aprile 2015

Germanwings, alcune riflessioni

Ciao a tutti!
Solo ad un mese di distanza dal caso Germanwings, la tragedia aerea che ha sconvolto la Germania e l'intera Europa, trovo l'ispirazione per commentare quanto successo sulle Alpi francesi. Ho voluto aspettare questa data, come si può dire, un po' simbolica, per vari motivi. Da una parte vi è la necessità di rispettare il lutto di chi ha perso i propri cari, dall'altra era necessario che i fatti venissero chiariti ed accertati. E commentare a caldo un simile avvenimento è sempre molto rischioso per chi, come il sottoscritto, non è avvezzo a parlare di simili argomenti. però lo voglio fare ugualmente (anche ora che non ne parla quasi più nessuno), forse perché questa tragedia, per chi come me vive in Germania, assume tutta un'altra valenza - negli anni a venire, ne sono sicuro, ricorderò molto di più quanto successo quel 23 marzo.
I fatti credo che tutti li conoscano e non mi dilungo nel loro approfondirli. Nessun guasto tecnico, nessun errore umano, tantomeno altre fantascientifiche ipotesi. Questo è ciò che i media hanno dato in pasto all'opinione pubblica. Non ho elementi per affermare ipotesi contrarie, ma in cuor mio credo che la verità, quella vera, la conoscano in pochi, e buona parte di essa rimarrà sepolta tra le macerie di quell'Airbus A320. È stato il gesto di un soggetto con problemi psichici, tale Andreas Lubitz, il quale ha deciso di mettere fine alla sua vita e a quella dei passeggeri che in lui avevano affidato inconsciamente la loro vita salendo sul quell'aereo.

Giornali infelici (dall'Hugendubel di Schweinfurt)

Dunque, supponendo che tutto ciò sia le versione corretta dei fatti, non riesco a spiegarmi le reazioni, molto differenti e variegate, di moltissimi italiani. Qualcuno ha paragonato la vicenda Germanwings con la triste storia di Schettino e della Costa Concordia. I giornali poi, soprattutto quelli "euroscettici", non si sono posti assolutamente alcun problema nello sbandierare la tragedia tedesca come una grande vittoria italiana. Qui non c'è nulla di cui andare orgogliosi o fieri. Dopo tali sciagure non possono essere felici né italiani né tedeschi, ed entrambi non hanno alcun motivo per godere delle disgrazie altrui. È troppo facile, per alcuni italiani, affermare che anche i tedeschi non sono perfetti, che anche loro possono fallire, che una simile disgrazia in Italia non sarebbe mai potuta succedere perchè no, noi italiani siamo immuni dai problemi psichiatrici. "La Germania si sveglia imperfetta", questo è il leit motiv di molte testate giornalistiche e di molti opinionisti. Lubitz era un pazzo, e sfortunatamente per la Germania era anche tedesco. Ma non per questo tutti i tedeschi lo sono. Non per questo il popolo tedesco è colpevole perché uno di loro, uno su ottanta milioni di persone ha deciso di commettere un simile crimine. Il popolo tedesco non è felice di annoverare tra le sue fila una persona come Lubitz.
Questo tragico episodio della storia recente ha puntato ancora una volta i riflettori su tutto l'astio sparso tra i popoli europei. In Italia ci sono individui che godono di questa tragedia, solo perché coinvolta quella Germania accusata di voler imporre la sua egemonia sull'Europa (quasi fosse un nazismo 2.0). Sono superiori a noi, economicamente? Si, perché sono stati più bravi e più intelligenti. Ma qui si parla di vite umane, non di PIL o di spread. Ce ne sono altri che, forse ancora più spregevoli, hanno utilizzato l'episodio per fare del vero e proprio sciacallaggio politico. In Germania, o in altri paesi europei, sarebbe successo lo stesso? Io purtroppo credo di si (da stabilire in quale misura, comunque). Sono morte delle persone, eppure si fa demagogia, è questo l'incredibile.
Ho cercato (con difficoltà) di contenere tutto il nervosismo che questa vicenda mi suscita. Questa tragedia ha fatto emergere  il preoccupante livello di ignoranza delle persone. E non solo quelle italiane. Tra le tante foto pubblicate dai giornali, ve n'è una in cui Lubitz partecipa ad una mezza maratona. Bild l'ha corredata di didascalia con il tempo che Lubitz stabilì in quell'occasione. Non salta fuori il collega (tedesco) che, con inopportuna malizia viene a chiedermi se io sono più veloce di un pazzo assassino? Keine Worten.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 22 aprile 2015

Haspa Marathon Hamburg 2015, il percorso

Ciao a tutti!
Il countdown è sempre più vicino allo zero: quattro giorni, e sarà maratona. Sarà la prima volta di una maratona in Germania: dopo i quattro appuntamenti italiani, a Torino e Venezia (due volte ciascuna) e la (unica) maratona spagnola, a Barcellona, tocca alla Germania. Amburgo, seconda città per dimensioni, è la prescelta per il mio sesto confronto con i 42,195 chilometri. È dunque giunto il momento di analizzare il percorso dell'edizione numero 30 della Haspa Marathon Hamburg.
Nel weekend mi recherò per la terza volta, nel giro di un anno, ad Amburgo. Conosco quindi un pochino la città, ma la padronanza delle vie di Amburgo è relativa ai quartieri più significativi: la Speicherstadt, il centro storico e St.Pauli. Buona parte del percorso è a me totalmente sconosciuta.

Tra il centro storico e la Speicherstadt, passaggio obbligatorio della Haspa Marathon Hamburg

Partenza e arrivo sono situate nella zona del Parco Botanico, sotto l'ombra (se sole ci sarà) della Heinrich-Hertz-Turm, la torre della televisione di Amburgo, edificio più alto della città e oggetto che spero possa essere costante punto di riferimento durante tutto il tracciato. Zona migliore non poteva essere individuata all'interno di Amburgo: non è un arrivo con lo sfondo della Porta di Brandeburgo ma è la miglior area per poter gestire al meglio l'invasione di maratoneti nel fine settimana, per il ritiro del pettorale e soprattutto per le operazioni di partenza.

Il Binnenalster, un quasi giro di boa della maratona di Amburgo

La prima curva a destra del tracciato porterà gli atleti in una delle zone più note di Amburgo, il quartiere di St. Pauli e il suo Reeperbahn, il "miglio del peccato". Questo è il quartiere a luci rosse di Amburgo, una delle sue attrattive più famose ed una tappa obbligata per tutti i visitatori. Non c'è bisogno di entrare in un bordello, basta passeggiare per il Reeperbahn per rendersi conto del fenomeno sociale che rappresenta St. Pauli ad Amburgo. Parlando di corsa e della maratona, mi sono subito chiesto se non fosse un po' stretta la sede stradale, essendo la corsa giunta tra il primo e il secondo chilometro. Vedremo.


La corsa prosegue puntando sicura verso ovest, verso zone di Amburgo a me sconosciute. Si entra nel distretto di Altona e si percorre, poco prima di iniziare il settimo chilometro, la via più lunga di Amburgo, la Elbchaussee che tra ville e palazzi riporta i maratoneti vicino al centro storico. Bisogna aspettare però il chilometro 11 (ad un quarto di gara), per rientrare nella vera e propria zona portuale, che sostanzialmente ricomincia al St.Pauli Fischmarkt. Da qui i maratoneti dovrebbero godere di uno dei panorami più intensi di tutta Amburgo, sperando anche nel bel tempo. Si costeggia il porto fino a Bei dei Mühren, dove si affianca la Speicherstadt. Peccato non potervi correre all'interno, sarebbe sicuramente un valore aggiunto a questa corsa dal punto di vista dello spettacolo. So però che qui la folla sarà nutrita, essendo la Speichestadt una delle migliori attrazioni di Amburgo.


Una svolta a sinistra e si va a correre nella direzione stazione ferroviaria. Si imbocca un enorme corso che è non propriamente un rettilineo ma una piega verso sinistra, se non ricordo male in salita e in discesa successivamente. Da qui si arriva velocemente al Binnenalster, quasi un simbolo di Amburgo grazie alla tipica fontana al centro del lago. Immagino grande tifo attorno al Binnenalster, specialmente sullo Jungfernstieg, la via più chic di Amburgo. Questa è l'anima di Amburgo: credo proprio che tra i chilometri 16 e 17 il mio cronometro segnerà un incremento di velocità. È sempre così quando abbonda la folla a bordo strada.
Dunque, un giro intorno al Binnenalster, in cui si sfiora la piazza del Rathaus di Amburgo, e poi si punta verso nord, seguendo il perimetro dell'altro lago di Amburgo, l'Außenalster fino alla mezza maratona. Si rimane per dieci chilometri in una terra per me assolutamente ignota, attraversando i quartieri di Winterhude (con il suo Stadtpark, il passaggio ai chilometri 23 e 24 si preannuncia interessante), Barmbek, Alsterdorf, Fuhlsbüttel. Poi arriva il chilometro 31, tre quarti di gara sono andati e le gambe iniziano ad entrare nella fase decisiva, o se ne ha per fare un ultimo quarto importante oppure si inizia, lentamente ma inesorabilmente, a cedere nel passo di gara. Qui, si svolta verso sud, si lascia a destra l'area dell'aeroporto di Amburgo e si entra nei quartieri di Eppendorf, Hohenluft e Harvestehude, fino a ritornare all'Außenalster.

Le "Dancing Towers" segnano l'inizio di St. Pauli

Quando i maratoneti rivedranno la superficie del lago, sarà ormai il chilometro 38. Le gambe chiederanno pietà, e immagino che la testa sarà protesa verso sinistra, verso l'Außenalster. Vedere qualcosa di bello aiuta la mente a non ricevere gli stimoli negativi della fatica. Questo è ciò che chiamo "effetto Canal Grande", le due maratone di Venezia insegnano. Quando si giunge in Stephanplatz sarà il chilometro 41, si gira a destra e da qui inizia l'ultimo chilometro. Gorch-Fock-Wall, poi un'ultima ultimissima curva...
...e poi la testa inizierà a fantasticare, sotto la pressione di una gioia incontenibile che si fatica a mostrare tanto è l'acido lattico in corpo, sotto le urla della folla che acclama i propri atleti, sulla scia di una tentazione che si chiama traguardo, e quindi riposo, medaglia, cibo, acqua... e poi sarà arrivo!
L'appuntamento è fissato: Amburgo, Karolinenstraße, ore 9.
Bis bald!
Stefano

martedì 21 aprile 2015

Road to Hamburg: finiamolo, 'sto allenamento

Ciao a tutti!
Esci di casa e hai una mezza maratona da correre. Non è un semplice allenamento, è una gara vera e propria. È la Fußbodentechnik Schmitt Halbmarathon, un nome così lungo per quella che in fondo si potrebbe semplicemente definire "la mezza di Schweinfurt". Il caso ha voluto che essa si disputasse proprio la settimana prima dell'appunto podistico da me più atteso della primavera 2015, la Haspa Marathon Hamburg. Ed è quindi da mesi che avevo messo nel mirino il 19 aprile per correre questa mezza e farla per puro divertimento e allenamento. Infatti, l'allenamento per le ultime due maratone di Venezia si concluse con una sorta di mezza maratona, corsa esattamente sette giorni prima della maratona. L'obiettivo è di correre tra 4'25"/km e 4'27"/km, un ritmo veloce ma non eccessivo. Le migliori risorse vanno conservate per la domenica che verrà.

Era il chilometro 7 (© MainCityRun)

Il bello di correre una mezza maratona nella città in cui risiedi è che ti alzi, vai a ritirare il tuo pettorale, torni a casa, fai ancora qualche lavoretto (tipico da weekend assonnato), poi ti vesti - per l'occasione con la canotta aziendale che dovevo indossare l'anno scorso alla Marathon de Paris -  e vai a correre. Così è stato domenica scorsa. Con l'aggiunta di riscaldamento e stretching fatti davanti alla porta di casa, come al solito quando si tratta dell'allenamento quotidiano. Non mi sembra neanche vero. Tutto è molto rilassato, l'esatto opposto di ciò che avverrà domenica (e soprattutto sabato al ritiro del pettorale), quando la tensione sarà totale. Mi presento sulla linea di partenza, in pieno centro, solo dieci minuti prima del via. Corricchio ancora un po' prima di schierarmi. Certo, la mezza di Schweinfurt non è quella di Torino, e la ressa non è dunque tale da dover fare a gomitate per non trovarsi gente eccessivamente lenta alla partenza. Ma a differenza di tante altre cose, l'introduzione alla partenza di questa corsa è accompagnata da una musica carica di pathos, che fa sembrare l'evento una grande manifestazione di livello internazionale. Verrebbe da dire "oh, ma è sempre la mezza di Schweinfurt, non di Berlino o di Londra", ma va bene uguale.

Il giorno della mezza di Schweinfurt è giunto (© MainCityRun)

Ci sono due giri da effettuare all'interno del centro di Schweinfurt, su strade che conosco più che perfettamente. Sono le strade che ogni giorno percorro per andare a lavoro, per fare la spesa, o anche solo per una passeggiata: Rossmarkt, Dürer-Platz, Spitalstraße, Marktplatz, Metzgergasse, Ring, Rückertgasse, Keßlergasse. Qualche chilometro così, poi finalmente si esce dal centro, per spazi più ampi, ariosi, per correre lì dove si decide il tempo di gara. Muoversi vicino al fiume ha una prima ed immediata conseguenza: la presenza del vento. Che da una parte aiuta a non sudare troppo, e dall'altra infastidisce non poco, soprattutto quando si chiude il tratto di ciclovia e si attraversa il ponte sul Meno. In combinazione con la salita dell'Hahnenhügelbrücke, non dura ma continua, il vento fa affiorare una possibile crisi. È qualcosa di puramente temporaneo, non appena si ritorna ad una corsa priva di vento, il ritmo ritorna a farsi regolare, anche nel lunghissimo rettilineo sterrato che costeggia la sinistra orografica del Meno. Le giuste lepri, che supererò una dopo l'altra, mi portano a tenere una condotta regolare di gara, mai esagerata nel ritmo ma sempre in costante accelerazione.

Per la seconda volta in procinto di entrare nella Rossmarkt (© Matze Muthde)

Non vi è salita o salitella che rallenti la mia marcia. Non ci riesce il ponte che separa Bergrheinfeld e Grafenrheinfeld. Anche nell'ultimo rettilineo, in Schrammstraße, in leggera salita, riesco a stampare un bel chilometro in 4'15"/km. A fine gara, questo è decisamente un gran bel viaggiare. Mi concedo un ultimo e veloce allungo in corrispondenza dell'arrivo, per chiudere in bellezza, sotto 1h34', che era all'incirca il tempo che speravo di realizzare. Al termine della gara mi tolgo anche una piccola soddisfazione. Nell'area rifornimento (in cui non posso bere, c'è solo birra!!!), tra uno spicchio di mela e una porzione di banana, mi ferma un podista, chiamandomi per nome (letto sulla canotta) e mi chiede "sei tu quello che corre sempre sulla ciclovia in direzione Schonungen?". Eh beh si, certo che sono io! Anche se, va detto, io corro anche in direzione Schweinfurt: altrimenti come ci torno a casa? Esco dal "paddock" felice, per il risultato, ma anche per la bella esperienza di corsa nella propria città. Questa mezza maratona, a livello di organizzazione, è stata quasi impeccabile.

Il momento della partenza (© MainCityRun)

Il dato importante non è solo il ritmo con cui termino questa prova, ossia 4'25"/km, esattamente quello sperato, ma l'ottimo stato fisico al termine. Non posso dire di essere stanco - chi non lo sarebbe dopo ventuno chilometri di corsa a ritmo sostenuto? - ma neanche distrutto. Ritorno a casa con le mie gambe, senza grossi fastidi e dolori. Tra ieri ed oggi, non ho avvertito i postumi di una gara stressante come una mezza. Allenamento doveva essere ed è stato. Lo spirito è ovviamente altissimo, le energie più preziose sono conservate. Ora si tratta di mantenere la condizione fisica fino a domenica. E di stare calmi, questa è la settimana dei demoni, degli spettri che tormentano i maratoneti prima dell'appuntamento più atteso.
-5 e saprò.
Bis bald!
Stefano

lunedì 20 aprile 2015

Fil rouge

Ciao a tutti!
Con l'ultimo dei quattro post che ho voluto dedicare a Strasburgo racconterò la visuale differente di questa città, ma che non deve mancare quando ci si trova alla sua scoperta. Il punto di vista che sto per raccontare è quello del bateau-mouche, il tipico traghetto fluviale utilizzato a fini turistici in numerose città francesi, tra cui Parigi e Lione. Una gita in bateau-mouche è tappa essenziale per chi vuole conoscere al meglio Strasburgo seguendo il filo conduttore più elementare, l'acqua.

Saint-Paul sullo sfondo

L'acqua è infatti ciò che può raccontare tutta o quasi Strasburgo, già dalla partenza, proprio davanti a Palais Rohan, sede dei principi-vescovi di Strasburgo, quelli che per molto tempo hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Probabilmente erano anche i responsabili delle esecuzioni che si tenevano a breve distanza dal loro castello, al Pont du Corbeau, secondo un protocollo fatto di disparate e crudeli torture. Dirigendosi verso la Petite France, il quartiere più suggestivo di Strasburgo, non si può fare a meno di intercettare con lo sguardo l'Ancienne Douane, la vecchia dogana di questa città, un enorme deposito (ora adibito a brasserie dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale) in cui venivano stoccati i prodotti da tassare e rimettere in vendita.

La sede del Parlamento Europeo (fonte: eunews.it)

Dalla dogana si arriva in fretta alla Petite France, con le sue case a graticcio, i Ponts Couverts, il Barrage Vauban. È di gran lunga la zona più romantica di Strasburgo e poterla ammirare da una barca merita sicuramente la pena. Superato il Barrage Vauban (e sullo sfondo la moderna sede del Museo d'Arte Contemporanea), si arriva velocemente nei quartieri più "nuovi" di Strasburgo, dove si trovano in successione la chiesa protestante di Saint-Paul, terminata nel XIX secolo ma dallo stile ben più antico, la sede del canale televisivo ARTE e le istituzioni europee: il Parlamento Europeo, il Consiglio d'Europa e la Corte Europea per i diritti dell'uomo. Oltre ad essere una location magnifica per belle fotografie (se non ci fosse il vetro del bateau-mouche), questo luogo restituisce tutto il senso della scelta di Strasburgo per ospitare le maggiori istituzioni europee. Strasburgo, sul confine tra Francia e Germania, sempre nel mezzo di una qualche guerra, antica barriera di culture opposte che hanno saputo magistralmente fondersi, è il simbolo naturale della riappacificazione dell'Europa dopo la distruzione dei conflitti mondiali. Che si è tradotta nella nascita dell'Unione Europea...

Un pezzo di Ill...

Questa città, la sua storia, la sua anima, si specchia tutta nell'acqua che la circonda. E solo attraverso di essa la si può conoscere a fondo...
Bis bald!
Stefano

domenica 19 aprile 2015

Mezza di rifinitura: 1.33.40 a Schweinfurt!

Ciao a tutti!
Doveva essere un allenamento e così infine è stato. La Fußbodentechnik Schmitt Halbmarathon, che per farla breve è la mezza maratona di Schweinfurt, ha sostanzialmente chiuso la preparazione in vista della maratona di domenica prossima ad Amburgo. Non resta che riposare e alimentarsi a dovere, prima di tornare a confrontarsi con i 42,195 chilometri.

Finto stanco nella Marktplatz

Il tempo? Quasi ininfluente per quanto mi riguarda: 1h33'40". Volevo mantenere un ritmo tra 4'25"-4'28"/km e ci sono riuscito senza problemi, concedendomi anche un allungo nel finale e senza avere gambe e fiato tagliati in due dallo sforzo. Avanti così, sapendo che fra sette giorni invece, si farà sul serio...
Bis bald!
Stefano

sabato 18 aprile 2015

Bücher: Il monte Cervino

"Nella vettura tutti sembrano impazziti; si rizzano in piedi, si urtano per affacciarsi alle vetrate, ed erompe in varie lingue il grido: Cervino! Matterhorn! Mont Cervin! Questo scoppio di entusiasmi si rinnova ogni giorno, ad ogni arrivo di treno. E vi ha chi crede che gli entusiasmi pel Cervino, vecchi di un secolo, siano spenti! No: ogni anno nasce una nuova generazione, che, a suo tempo, la ferrovia recherà ai piedi del grande monte, e che si accenderà di nuova ammirazione."
Guido Rey, Il Monte Cervino


Per gli appassionati della grande montagna e della storia dell'alpinismo, questo è un volume imperdibile. Il Monte Cervino, dal quale sto pubblicando in queste pagine alcune emozionanti frasi sull'omonimo Gigante delle Alpi, è un volume che risale ormai al 1904, quando fu pubblicato per la prima volta da Hoepli. Quella che ho letto è un'edizione anastatica (l'esatta riproduzione) della prima edizione, con l'eccezionale prefazione di una firma eccellente, quella di Edmondo De Amicis, e con illustrazioni e fotografie d'autore.
Credo che siano tre i motivi principali per cui valga la pena passare qualche ora su questo volume. In primis, racconta gli uomini (quelli di montagna ma non esclusivamente) di centocinquanta anni fa, quando l'alpinismo era ben altra cosa rispetto all'ipertecnologia del giorno d'oggi. Dalle parole di Rey, l'alpinismo pare essere poesia, sentimento, desiderio di conoscenza. In secondo luogo, è il fedele ed onesto racconto della grande lotta per la conquista del Cervino tra due grandi uomini, l'inglese Whymper e il valdostano Carrel, che hanno consacrato la loro vita a questa montagna.
E ultimo ma non meno importante, Il Monte Cervino, nei suoi ultimi capitoli, è un sincero racconto di ciò che si prova dentro a scalare le montagne. Io non ho mai salito montagne come il Cervino - e chissà se mai lo farò - Ho sempre e solo utilizzato le mie gambe, mai braccia, corde, chiodi e piccozze. Ma arrivare in cima, che sia il Cervino o siano i monti che per anni hai visto dalla finestra di casa, regala sensazioni indescrivibili che ritengo universali. Rey le mise su carta, oserei dire in maniera perfetta.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 9/10 ««««««««««

venerdì 17 aprile 2015

Una mezza così, per allenarsi

Ciao a tutti!
Domenica prossima, ad una settimana dalla maratona che correrò ad Amburgo, sarò nuovamente in gara sulla distanza della mezza maratona. Può sembrare strano mettersi alla prova in una competizione ufficiale a soli sette giorni dall'appuntamento preparato da mesi, ma mai come stavolta ho intenzione di unire l'utile al dilettevole.

Schweinfurter Skyline

L'utile è l'ultimo lungo, sostanzialmente l'ultimo allenamento di spessore che sono abituato a compiere prima della gara. Nelle ultime due occasioni, è stato indicativamente una mezza maratona. Il dilettevole me lo fornisce la MainCityRun Schweinfurt, che organizza un giorno di manifestazioni podistiche su diverse distanze, tra cui la Fußbodentechnik Schmitt Halbmarathon. Correre, ma in gara, sulle strade "di casa" sarà decisamente divertente, me le sento. Soprattutto perché non devo assolutamente pensare a dare il 100% come se fossi alla ricerca di un personale; questa mezza maratona rappresenta un allenamento, e come tale va svolto. Le energie migliori le devo conservare per Amburgo, no?

Fußbodentechnik Schmitt Halbmarathon 2015: il percorso

Il percorso si snoda in parte tra le strade di Schweinfurt, quelle che calco ogni giorno (a piedi, in bici e talvolta di corsa), e i percorsi di allenamento lungo la Mainradweg in direzione Würzburg. Il centro di Schweinfurt, l'area industriale, Bergrheinfeld, la ciclovia lungo il Meno, il porto di Schweinfurt, il lunghissimo ponte sul Meno, tutti luoghi che a loro modo si sono ritagliati uno spazio non da poco nella mia vita, luoghi che fanno parte della mia quotidianità. Luoghi che sarà bello ripercorrere in gara, in preparazione di qualcosa di più grande...
Bis bald!
Stefano

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...