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sabato 18 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: quel giro di stadio

Ciao a tutti!
Voleva essere una mezza maratona di preparazione in vista del bersaglio grosso, fra due settimane circa, la Maratona di Roma. E invece la Frankfuter Mainova Halbmarathon, che per un italiano non è altro che la mezza maratona di Francoforte, si è rivelata per me più di un ottimo test a distanza di tre settimane dall'atteso evento, più di un allenamento veloce. È stata una corsa condotta in conserva all'inizio, per poi lasciar sprigionare tutta l'energia positiva derivante da settimane di intenso allenamento. E per poco, non ho chiuso con un nuovo personale sulla distanza di 21,097 chilometri. All'interno della Commerzbank Arena, sede di arrivo della competizione, il cronometro si è fermato su 1h29'05". A soli quattordici secondi dal mio record, che continua a rimanere inviolato da oltre quattro anni.

L'urlo di gioia al traguardo

Le condizioni per disputare una bella corsa c'erano tutte, in effetti. Mi alzo e con piacere vedo che il cielo è sereno. Esco dall'albergo e trovo il parabrezza gelato. Metà marzo, parabrezza ricoperto dal ghiaccio: non è normale, nemmeno in questo non troppo sperduto angolo di Germania. La temperatura è molto bassa, spero che si alzi, ma anche che non si alzi troppo, giusto quel poco che serve a non battere i denti alla partenza. In fondo, nel mio borsone c'è solo una canotta e nient'altro. Mi chiedo, infatti, se non avrò sbagliato nell'abbigliamento scelto per questa corsa.
L'organizzazione dell'evento è estremamente tedesca. La distribuzione dei numeri di gara avviene il giorno stesso della competizione: in circa due ore tutti i partecipanti (migliaia di atleti, non numeri piccoli) ricevono il loro pettorale, e non è un gioco da ragazzi. Nonostante ciò, tutto fila liscio, dall'arrivo ai parcheggi della Commerzbank Arena al ritiro del numero di corsa, dal deposito degli effetti personali al servizio spogliatoio. Ineccepibile.
Arrivo con lauto anticipo alla Commerzbank Arena, pronosticando possibili code o intoppi. Gli spogliatoi per gli atleti sono nella zona mista dello stadio, dove i giornalisti intervistano allenatori e giocatori. È un bel salone, ampio e soprattutto caldo. Se ne sente il bisogno, perché fuori le temperature sono veramente rigide. C'è tutto il tempo per cambiarsi, con calma, come piace a me, e per cercare la concentrazione. Lo stretching e il riscaldamento all'aperto possono aspettare gli ultimi venti minuti prima dello sparo, all'ombra dello stadio ci saranno non più di quattro/cinque gradi...

Sul lungofiume di Francoforte

Quando esco fa effettivamente molto freddo. Nel campetto in erba sintetica, all'esterno della Commerzbank Arena, tuttavia, splende un bel sole. Non a caso, sono tutti quanti lì a riscaldarsi. La differenza tra la temperatura percepita al sole e all'ombra dello stadio è evidente. Mi sale un po' di nervosismo, comprensibile, quando lo speaker annuncia che la partenza è posticipata di cinque minuti. Cinque minuti di freddo in cui mi posso solo riscaldare precariamente muovendomi sul posto. Poi arriva lo sparo, endlich!
Eppure le sensazioni dei primi metri non sono state quelle dei giorni migliori. Forse perché non mi sono fatto prendere dalla foga della partenza (che coinvolge sempre troppi atleti), partendo calmo, conscio che questa voleva essere più una seduta di allenamento veloce che una competizione. Serve un chilometro per sciogliere le gambe e trovare la brillantezza che pareva mancare nelle prime centinaia di metri. Poi, in un lungo rettilineo (di una ciclabile?) nelle ultime propaggini della Frankfurter Stadtwald, inizio a macinare un ritmo piuttosto sostenuto. La mia media è di 4'18"/km, già più veloce dei 4'22"/km che avevo indicato come passo da mantenere.

Rientro sull'asfalto del Schaumainkai (© Frankfurter Mainova Halbmarathon)

Sono passati circa quattro chilometri quando si abbandona il bosco e ci si immette nel Bürostadt, il quartiere degli uffici di Francoforte. C'è una soglia (solitamente una manciata di chilometri) superata la quale le gambe stanno benissimo e vorrebbero rilasciare sull'asfalto tutta la loro energia. Beh, quella soglia stavolta la incontro al quarto chilometro e mi ritrovo a dover controllare il mio naturale impulso ad aumentare la velocità per mantenere un ritmo stabile. Ora però ho la certezza di essere in condizione ottimale, di vivere una giornata di grazia psicofisica. Vedo un atleta di fronte a me e diventa la mia lepre. Fino a raggiungerlo e sorpassarlo. E un nuovo atleta diventa una nuova lepre da seguire. Così, a ciclo continuo.
Il tratto a fianco del Meno è tanto meraviglioso quanto nervoso. Perché se da una parte finalmente si corre con uno sfondo fatto di grattacieli, dall'altro lato vi è una sede stradale che si restringe quando si va sul lungofiume e poi impenna improvvisamente per rimettersi tra le vie dei quartieri più meridionali di Francoforte. Questo è un tratto interlocutorio di corsa, perché sono tormentato dal dubbio: mantengo il ritmo di 4'17"/km tenuto fino a metà gara, oppure provo a rincorrere la prestazione massima? La risposta la trovo tra le vie del quartiere di Sachsenhausen, dove inizia la seconda metà di corsa. Qui, dopo, uno scambio di sorpassi e controsorpassi con un altro podista, rompo gli indugi e inizio a correre a ritmo ancora più sostenuto. Al chilometro 12 si viaggia a 4'07"/km, ed è un gran bel correre.

Nei primi chilometri, il volto era ancora rilassato

Chissenefrega se ci sono delle salite. Il chilometro 13 è in costante ed inesorabile ascesa. Ci si avvicina allo stadio e dunque si deve riguadagnare la quota persa velocemente nei primi chilometri. E nonostante ciò lo concludo in 4'10". Niente male, veramente. Il punto di svolta è, come immaginavo già prima della partenza, cercando di capire qualcosa in più sul percorso, intorno ai due terzi di corsa. C'è una lunga salita - niente di trascendentale - ma che mi costringe inevitabilmente a rallentare. Ma non crollo, anzi. Correre a 4'15"/km in salita vuol dire avere gamba. E ancor più significativo, non perdo brillantezza al termine dell'asperità, appena la strada ritorna piatta, saluto l'asfalto con chilometri veloci, tra 4'/km e 4'07"/km. Poi è la volta del rettilineo nel cuore della foresta di Francoforte, da percorrere nei due sensi, e questo è un elemento che fornisce ulteriore carica, perché vedi gli altri che corrono verso il traguardo, mentre tu sei dietro, mentre tu devi recuperare qualche manciata di metri, centinaia in alcuni casi. Questo non può che essere uno sprono. Una piccola interruzione, di quelle che ti fanno inveire, avviene al "giro di boa": nel momento di invertire il senso di marcia nella Isenburger Schneise, una podista di fronte a me si ferma improvvisamente. La urto - non potevo sparire nel nulla, ma non ci sono state conseguenze - e riprendo a correre. Sono passati 16 chilometri e mezzo, ne mancano ancora più di quattro e mezzo. Sono quattro chilometri di escalation. Non lo so, perché non sto più a guardare più di tanto l'orologio (non ha più senso, ora), ma guardando i tempi dopo la gara, vedo parziali monstre (per me, in una mezza maratona). Chilometro 17: 4'07"/km; chilometro 18: 4'02"/km; chilometro 19: 3'59"/km; chilometro 20: 3'57"/km; chilometro 21: 3'55"/km. Neanche l'ultimo cavalcavia - duro - riesce a rallentarmi. Nel giro attorno allo stadio, il tifo dei presenti mi dà ulteriore forza per provare a ricucire il gap con chi sta davanti a me, per provare a trovare il miglior tempo possibile. Poco prima di entrare nello stadio, rallento un pochino, in fondo non ha più senso spingere come un dannato come stavo facendo. Col senno di poi dovrei pentirmene, ma mi piace pensare che mi sono tenuto qualche energia per lo sprint finale e soprattutto per Roma.

L'arrivo sul traguardo della mezza maratona di Francoforte

L'ingresso nella Commerzbank Arena è una liberazione, nessun giro di campo, solo il rettilineo di fronte alla tribuna, all'ombra delle gradinate moderatamente occupate e festanti. Un ultimo scatto per andare a chiudere in 1h29'05" (media 4'13"/km), un tempo al quale non riuscivo a credere. E ancora adesso stento a realizzare. Poco meno di sei mesi prima, mi ero rotto un piede. Ora, invece - ebbene si! - ho fatto il mio secondo miglior tempo di sempre sulla mezza maratona a tre settimane di distanza dalla maratona di Roma. È ovviamente un ottimo viatico verso l'appuntamento del 2 aprile. Constatare che al termine della gara quasi non sono stanco, è un segnale più che positivo. Anzi, sono in grandi forze, soprattutto per andarmi a prendere le birre (analcoliche) offerte dall'organizzazione - che peraltro si berrà mia moglie.
Francoforte mi ha portato fortuna, sotto sotto non avevo dubbi. Così come non ho dubbi che ritornerò a correre qui, ventuno o quarantadue chilometri non lo so, ma tornerò. Bello il percorso, calda l'atmosfera, piacevoli i ricordi che porto ora in serbo.
Bis bald!
Stefano

giovedì 16 marzo 2017

Frankfurter Ausblick - Dall'alto della rossa torre

Dopo tante volte a Francoforte (per la quinta volta in questo ultimo fine settimana) ho deciso che era giunta l'ora di salire in alto. A Francoforte ci sarebbe l'imbarazzo della scelta, perché il numero di punti panoramici, con tutti quei grattacieli, non manca di certo. Quello più spettacolare, secondo la mia esperienza ed il mio punto di vista, non sta all'ultimo piano di un moderno grattacielo, bensì sulla terrazza della torre di un duomo che ha quasi cinquecento anni di vita.

Vista dai 66 metri della Domturm

La torre del duomo di Francoforte, dedicato a San Bartolomeo, è stato per lungo tempo l'edificio più alto della città, prima dell'avvento della City tedesca. Ma l'altezza rimane ragguardevole ancora oggi, ben 95 metri. Non è tuttavia questa la quota che si può raggiungere per godere del panorama di Francoforte, ma "solo" 66 metri. Qui c'è l'angusto terrazzino dal quale si domina Francoforte (e oltre). Bisogna faticare un pochino per raggiungerlo, questo è chiaro. In una torre eretta cinque secoli fa (il cui restauro è stato completato "solo" nel 2010) non si può installare un moderno ascensore, ma si può disporre solo delle proprie gambe. Gradini: trecentoventotto. Stretti, due persone per passare insieme sono costrette a mettersi spalle al muro. Vertiginosi, tutti ruotano in senso orario con una cadenza che fa girare la testa. Ma tutto ciò che rimane di vertiginoso, quando si conclude la salita, è la vista su Francoforte.

Quasi cento metri di altezza...

Ma salire in un belvedere posto a sessanta metri di altezza in una città come Francoforte può costituire inimmaginabile bellezza? Si, perché se è vero che ci si immagina la veduta su grattacieli che fanno a gara per toccare il cielo prima degli altri (o per stupire di più), è altrettanto vero che questi rappresentano una muraglia di cemento che lascia a bocca aperta. E non solo quelli, perché appena sotto la torre sono ben visibili la Römerplatz e la Paulskirche. Ahimè, le torri di chiese e di edifici più anziani sembrano essere schiacciati dal potere visivo e dalle dimensioni incomparabili delle costruzioni moderne. L'avveniristico MyZeil si evolve in una forma ancora diversa dalle già molteplici immagini che sa regalare dal suo esterno e dal suo interno.
Il Meno è un serpente d'acqua che divide due mari: quello di mattoni e cemento a destra, e un altro di alberi, a sinistra: perché sulla sponda sinistra del fiume si estende in ampiezze indefinite la Frankfurter Stadtwald, un'immensa superficie in cui non c'è spazio che poco altro oltre al bosco - tra cui lo stadio dell'Eintracht Francoforte. Insomma, c'è una città intera che si spande ai piedi di una torre, ultimo baluardo di una città dalla grande tradizione, all'inarrestabile dilagare della modernità.
Bis bald!
Stefano

lunedì 13 marzo 2017

Frankfurter Ausblick - Quando calano le luci

Quando calano le luci del giorno su Francoforte... altre si accendono, come per magia. Sono quelle che illuminano il quartiere dei grattacieli grazie al quali la più grande città dell'Assia nonché regina della finanza tedesca ha preso il soprannome di Mainhattan. Sono il risultato di anni di cantieri e gru che lacerano (tuttora) il cielo sopra Francoforte, un risultato che ogni volta si mostra ai miei occhi sempre apprezzabile. Per varie ragioni, tuttavia, ho sempre dovuto rimandare il momento in cui avrei potuto finalmente guardare lo skyline dei grattacieli di Francoforte quando solamente più l'illuminazione artificiale può fornire un senso a questa spettacolare massa di cemento.
Aspetto che si faccia buio, sono le 19 circa. Battezzo l'Alte Brücke, uno dei tanti ponti che collegano la parte settentrionale e meridionale di Francoforte, come uno dei punti di vista migliori. Perché da qui in un sol colpo d'occhio si hanno a disposizione la Commerzbank Tower, il grattacielo più alto, e la torre del Duomo, l'edificio più alto del centro storico. Ed è uno spettacolo immenso. Il presente e il futuro che si confrontano con il passato, come a volersi sfidare in un match in cui uno è il più forte e l'altro è l'indomito. Il nuovo che avanza e il vecchio che resiste. Non lo sanno, però, che Francoforte ha bisogno di entrambe le cose.

Panorama notturno di Francoforte sul Meno dall'Alte Brücke

Bis bald!
Stefano

sabato 24 dicembre 2016

Weihnachtsmarkt, Anno Domini 2016

Dici "mercatini di Natale" e dici Germania. No other way. La tradizione di una manifestazione non la si può esportare. La tradizione di eventi dalla storia centenaria, secolare, non la si inventa da un giorno all'altro. Le peculiarità dei mercatini tedeschi sono ineguagliabili, uniche al mondo. Per respirare tutta la gioia dell'Avvento bisogna venire a nord, nel cuore della Germania. Dove farà freddo, ma c'è il Glühwein per scaldarsi. Dove non ci sarà il cibo italiano, ma a Natale ci sono leccornie ineguagliabili. Dove c'è poca luce, ma candele e lanterne garantiscono un'illuminazione emozionante. Dove c'è il gusto del trovarsi insieme per comprare un regalo o bere una tazza di vino, in allegria, serenamente. Tutto questo sono i Weihnachtsmarkt, e questo post fotografico nella vigilia di Natale, è il mio omaggio al dicembre tedesco, uno dei momenti in cui sono più contento di vivere in questo paese.


































 




Bis bald!
Stefano

(foto scattate dai mercatini natalizi di Francoforte sul Meno, Coburgo, Forchheim e Norimberga)

giovedì 8 dicembre 2016

Weihnachtsmarkt 2016 @ Francoforte sul Meno

Ciao a tutti!
Assistere allo spettacolo dei mercatini natalizi - in Germania chiamati Weihnachtsmarkt - in una grande città tedesca, solitamente non delude. La scelta di recarsi a Francoforte sul Meno - città che, mercatini o non mercatini, adoro e reputo una delle più belle di Germania - ha pagato e ci ha appagato. Sebbene non siano famosi come quelli di Norimberga in Germania, Strasburgo in Francia e Montreux in Svizzera, tanto per fare degli esempi, i Frankfurter Weihnachtsmarkt sono tra i più antichi di Germania. Alcuni documenti storici indicano come i mercatini di Natale a Francoforte fossero già una consuetudine in voga verso la fine del XIV secolo: certo, settecento anni fa, non avevano alcun richiamo folcloristico e tantomeno turistico, erano manifestazioni che consentivano di rimpinguare le scorte casalinghe in vista del gelido inverno tedesco.

L'albero di Natale nella Römerplatz

Una delle caratteristiche più interessanti dei Frankfurter Weihnachtsmarkt è che le bancarelle sono disposte in tutte le zone nevralgiche del centro storico di Francoforte. Arrivando dal ponte pedonale sul Meno dell'Eiserner Steg, i mercatini si dipanano dal fiume fino al cuore di Francoforte secondo un lungo filo conduttore. Le prime bancarelle le si trovano già sul Mainkai, la strada che corre a fianco della riva destra del Meno, e proseguono nella meravigliosa Römerplatz. Continuano dunque nella squadrata Paulsplatz e nell'adiacente viale del Neue Kräme, fino ad occupare addirittura completamente Friedrich-Stoltze-Platz e buona parte della centralissima Hauptwache. Un fiume di bancarelle, di vino, di dolciumi e soprattutto di folla nel cuore di Francoforte. Eh si, è veramente difficile districarsi tra la marea di persone scese nel fine settimana a Francoforte.

La griglia rotante

La Römerplatz, una delle più belle piazze che ho ammirato in Germania, è senza ombra di dubbio il fulcro indiscusso della manifestazione. Qui si concentra il meglio dei mercatini. Decine di rivendite di Glühwein la affollano, altrettante distribuiscono Bratwurst, Kartoffelpuffer e crespelle senza soluzione di continuità. Il meglio dei Weihnachtsmarkt è sempre ciò che si può mangiare e bere. E sulla Römerplatz il lato mangereccio dell'evento raggiunge il suo culmine. Poca merce natalizia ma tante, tantissime, cibarie. Poi, c'è la giostra, posizionata sul lato più alto della piazza, ad attrarre i più piccoli. Per chiudere in bellezza, l'albero di Natale: un albero enorme, come da tradizione per la città di Francoforte, alto oltre trenta metri, e che pare superare in altezza anche il caratteristico Römer, il municipio cittadino.

Das ist Weihnacht

La Paulsplatz comunque non è da meno, quanto a folla. Qui il lato culinario lascia spazio alle esposizioni più classiche dei Weihnachtsmarkt: candele, cappelli, decorazioni, gadget vari. Non che manchi lo spirito natalizio – anche perché il numero di Babbi Natale è imbarazzante, sono pure dipinti sui cassonetti della spazzatura - ma l'atmosfera è più fredda, la gioia e l'energia della Römerplatz sono ben altra cosa. Da segnalare la "casetta del miele", proprio di fronte alla Paulskirche: una bancarella rifornita esclusivamente di prodotti a base di miele. Con la giusta disponibilità economica e più spazio nello zainetto, mi sarei portato via un bel po' di merce.
Curiosità: a due passi dalla Paulsplatz, in Friedrich-Stoltze-Platz vi è una vera e propria esplosione di colore: ogni bancarella è adornata di colori dalle tonalità rosa e viola. Non proprio natalizio, ma certamente dallo spirito molto allegro, in accordo con quello che dovrebbe essere il Natale...

Mancano i dolciumi?

Siamo in Assia e non in Baviera: le tradizioni cambiano. Naturalmente i Lebkuchen, che sono il dolce di Norimberga, si trovano eccome. Ma qui si trovano con ancora maggior facilità i Quetschemännsche. Questi dolcetti dal nome così complicato sono degli omini realizzati con le prugne secche. Se siano buoni non lo so, però è certo che sono una delle più importanti tradizioni di Francoforte. Pare addirittura che i Quetschemännsche siano un mezzo di corteggiamento: se la ragazza riceve uno di questi omini e non lo rimanda al mittente è indice di un approccio riuscito...

Karosell

E quanto a cibo, a Francoforte non si scherza affatto. Tra le specialità locali si possono annoverare i Bettmännchen e i Frankfurter Brenten, i dolcetti tipici di Francoforte; i Magenbrot, qualcosa di simile ai Lebkuchen ma dalla forma più simile ad un biscotto. Inoltre, i Brezeln ricoperti di crema o di cioccolato li ho visti solamente qui. Purtroppo non li posso mangiare, ma chissà che bontà...
Insomma, città che vai, mercatino che trovi. I Weihnachtsmarkt sono molto simili tra loro, ma ognuno ha le sue caratteristiche peculiari. Trecento chilometri separano Francoforte da Norimberga, non possono essere la stessa cosa!
Bis bald!
Stefano

domenica 19 giugno 2016

Ti porto a Magonza

Ciao a tutti!
Una settimana e poco più dal nostro ritorno dall'Africa e già è ora di estate! I giorni di ferie purtroppo scarseggiano, dunque bisogna reinventarsi le vacanze estive. Detto fatto: nel cassetto avevo un'idea che pare essere perfetta per l'imminente estate. Non è un'idea di serie B, dato che ci penso su da due anni. E non è un progetto dallo scarso coinvolgimento, tantomeno dal basso impegno fisico...

Sulla Mainradweg, tra Dettelbach e Kitzingen

Perché si tratta di riprendere la bici e completare l'opera. Due anni fa unii le due perle della Franconia, Bamberga e Würzburg tramite il Meno e la Mainradweg, rispettivamente il fiume che unisce le due città, e la sua ciclovia. Ora vogliamo accompagnare il fiume che ogni giorno ci scorre accanto. Dall'uscio di casa nostra, a Schweinfurt, fino alla sua foce nel Reno, a Magonza. 361 chilometri di pedalate in coppia, in cui due bici si faranno compagnia con altrettante paia di gambe scalpitanti. 361 chilometri di strada da coprire a tappe, nei weekend di questa estate. 361 chilometri di strada lungo i quali riscoprire in bicicletta aree già conosciute come la terra dei vini francone o città ben note come Würzburg e Aschaffenburg. 361 chilometri in cui scoprire zone a noi ignote, come la misteriosa Spessart e la valle del Meno in Assia, o città come Wiesbaden e la stessa meta del nostro viaggio, Magonza.
Pronti per salire in sella ancora una volta!
Bis bald!
Stefano

venerdì 8 maggio 2015

Marburg, anima viva dell'Assia

Ciao a tutti!
Dopo più di un anno di attesa, finalmente ho messo piede a Marburg. Era molto tempo che aspettavo questo momento: scoperta un po' per caso navigando in rete, Marburg è considerata una delle più belle città dell'Assia. E quando la si visita non si può far altro che ammetterlo. Un castello che domina un'intera valle, vicoli contornati da splendide abitazioni, scale talvolta ripidissime che sono la guida nella fitta rete di vie: questa è Marburg.

La Markt, cuore pulsante di Marburg

Marburg (per gli italiani, Marburgo) è una città dalla grande vivacità soprattutto grazie al suo status di città universitaria. Qui l'università, fondata nel XVI secolo, conta circa ventimila studenti e si possono annoverare alcune eccellenze soprattutto nel campo della scienza. A Marburg risiede infatti la sede staccata del Max Planck Institut dedita alla microbiologia; la presenza di ben due giardini botanici mette in luce la grande predisposizione di Marburg proprio per questo ramo delle scienze.

Marburg vista dall'alto del suo castello

Ma ciò che rimane chiaramente più impresso di Marburg è il suo centro storico medievale. È rimasto scolpito nella memoria anche ad un certo Jakob Grimm che di Marburg disse: "Ho l'impressione che qui ci siano più scale per le strade che nelle case". Forse è un'espressione eccessiva. Di scale ce ne sono si, eccome, ma solo solo un fregio alle case a graticcio che qui si rubano tutta la scena. Soprattutto nella Markt, il nucleo più esuberante di Marburg, e in Wettergasse, una via di duecento metri, affollata di turisti (per i negozi) e di fotografi (per le abitazioni).

Un'affollata Markt

La Markt, una piazza in costante salita, regala probabilmente la cartolina più caratteristica dell'intera Marburg. Qualunque sia la direzione in cui la si osserva, si possono contemplare due schiere di case a graticcio dallo spirito assolutamente medievale. La più vecchia, oggi adibita ad osteria (italiana, tra l'altro) come molte altre nella Markt, risale addirittura al XIV secolo. Guardandola in direzione nord, i due filari si chiudono e indicano la via verso il castello che sovrasta Marburg; ammirandola verso sud, la Markt si apre completamente verso il mercato e il Rathaus, qui austero e più simile ad una fortezza.

Steinernes Haus, la più vecchia di Marburg

La Wettergasse è una via che corre attorno alla collina dove sorge il castello di Marburg. Un lungo fiume di folla la percorre, grazie ai numerosi spunti commerciali presenti al piano terra della caratteristiche abitazioni a graticcio. Non ve ne è una uguale all'altra, ogni casa ha sulle sue travi un diverso ornamento che la rende unica nel suo genere. Si inizia a notare quanto possa cambiare lo stile delle case spostandosi verso nord: allontanandosi dalla Baviera e dal Baden-Württemberg, iniziano a comparire le prima case col mattone a vista. La Wettergasse conduce inoltre verso la chiesa più importante della città, la Elisabethkirche, conosciuta per conservare le reliquie di Santa Elisabetta ma soprattutto per essere una delle chiese gotiche più antiche di Germania.

Per me la più bella di Wettergasse

Una visita a Marburg senza la salita al castello. È un po' ripida, ma non è eccessivamente lunga e ne vale assolutamente la pena. Il Marburger Schloss forse non brillerà per bellezza architettonica, molto severa e solenne, ma è da qui che si può spaziare con lo sguardo su tutta la città e sulle colline boscose che la circondano. E anche rilassarsi dalle fatiche della salita: una sosta allo Schlosspark è cosa gradita, soprattutto in una giornata calda, nonché consigliata - pensando allo stato in cui versa il giardino botanico oggi.

Marburger Schloss

L'Assia è una regione tutto da scoprire e credo che Marburg sia una delle tante allettanti sorprese che questo Land può offrire, dopo Francoforte sul Meno e Fulda.
Ed è così vicino a Schweinfurt.
Arrivederci, Assia.
Bis bald!
Stefano

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