E dunque arrivò anche l'ultima tappa (in bici) di questo fantastico viaggio. Lo ammetto, c'è un po' di emozione, quasi di tristezza, nello scendere nel parcheggio dell'albergo per riprendere la bici, salirvi per iniziare la sesta ad ultima frazione della Donauradweg in terra austriaca. L'epilogo di questa vacanza in bici ha inizio da Krems e conclusione a Greifenstein, piccolo borgo alle porte di Vienna, dove lasceremo definitivamente le nostre fedelissime compagne di avventura. Infatti, a causa di interventi di manutenzione sulla ciclovia, non ci è possibile arrivare in sella fino a Vienna. Sarà un treno (o meglio, una miscellanea di mezzi pubblici) a condurci nel cuore della capitale austriaca.
Sigh, ultimo giorno di Danubio... |
Krems non ha nulla a che fare con la "immobilità mortuaria" descritta da Claudio Magris in Danubio (libro che racconta la Mitteleuropa lungo un viaggio sulle sponde proprio del Danubio), questa è la città più vivace finora incontrata. La Landstraße è colma di persone, i mercati appaiono molto ricchi. A livello artistico è forse meno significativa rispetto a Linz o a Melk, ma non per questo poco interessante. La Piaristenkirche è sicuramente il monumento più attraente di Krems: mai vista, se non qui, una via crucis dipinta su un muro esterno di una chiesa.
Krems, la trafficata Landstraße |
Completata la visita di Krems, ci avviamo per iniziare l'ultima tappa della Donauradweg. C'è da destreggiarsi nel traffico della Ringstraße e poi da capire che via intraprendere, qui in cartello sono meno precisi del solito. Usciti dalla zona abitata ci avviamo sull'ultimo ponte dell'intera ciclovia. Mai come in questa occasione il Danubio è così grande (poco meno di 500 metri di larghezza), sembra veramente un lago molto lungo.
Superato il ponte, inizia, complice la giornata (meteorologicamente parlando) più bella della settimana, un lunghissimo tratto di pura ciclabile a fianco del Danubio. Questo è un tratto a carreggiata molto ampia, l'ideale per pedalare affiancati e scambiare qualche chiacchiera insieme. C'è ovviamente un po' di rammarico per la fine delle vacanze ma riusciamo a consolarci pensando che l'indomani saremo in una delle città più belle e cariche di romanticismo del mondo, Vienna. Si commenta quanto fatto durante la vacanza, come poteva essere migliore ma anche come avrebbe potuto essere peggiore. Questa formula della ciclovia ci ha letteralmente rapiti e quindi si pensa già al prossimo anno, a possibili mete e idee per rendere l'esperienza della ciclovia ancora più bella.
Ultimo ponte sul Danubio |
Poco dopo aver superato la Donaukraftwerk Altenworth, Giulia nota a bordo pista delle bici parcheggiate e decisamente incustodite. Osservando con attenzione, scopre che i loro titolari si stanno facendo un bagno nel Danubio. Finalmente, quindi, troviamo il punto balneabile che cercavamo! Incuranti degli sguardi altrui ci spogliamo del tutto per indossare i nostri costumi (e che costume, il mio) e ci gettiamo in acqua. Prima fino alle ginocchia e poi completamente, sfidando le temperature non proprio tropicali dell'acqua. Il bagno più bello mai fatto, e poi, dove...nel Danubio! Chi avrebbe mai pensato una cosa del genere, specie per uno come me, che al mare non ci va quasi mai, e quando lo fa si annoia mortalmente a restare in acqua per più di cinque minuti.
Dopo lunga attesa riceviamo la ricompensa: un bagno nel "bel Danubio blu" |
Già dal punto in cui siamo gettati in acqua si intravede un'enorme area industriale: altro non è che la centrale nucleare di Zwentendorf, il perfetto esempio di protesta ecologista portata a termine con successo. Questa è l'unico impianto nucleare costruito in Austria ma mai entrato in funzione, grazie al lavoro dei movimenti ecologisti durante gli anni Settanta. Ora giace incompiuto, cattedrale nel deserto.
L'abbazia di Göttweig |
Proprio nella zona di Zwentendorf la ciclovia devia verso l'entroterra, dove pedaliamo su strade secondarie poco trafficate, attraversando minuscole località dai nomi impronunciabili (Kleinschönbichl, Pischeldorf, Langenschönbichl), vie in cui pullulano cartelli segnalanti Gasthof a fianco di campi coltivati a mais e girasole, in cui l'unica nota stonata sono i numerosi tralicci che macchiano di nero il cielo più terso della settimana. Questo tratto, in cui pedaliamo molto velocemente, anche a medie intorno ai 19 km/h, termina praticamente a Tulln, quando incontriamo un immenso ponte strallato.
Il ponte strallato sul Danubio, alle porte di Tulln |
Tulln è una località famosa per aver dato i natali a Egon Schiele, uno dei più noti pittori espressionisti austriaci, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Proprio a Tulln è presente un museo a lui dedicato (allestito proprio nella sua casa natale), in cui sono raccolte tutte le opere giovanili di Schiele, alla quale visita non rinunciamo. L'allestimento è assai ben strutturato e ci fa comprendere meglio il percorso di vita, e di conseguenza artistico, di questo pittore, noto per la durezza con cui esprime il suo profondo disagio interiore. Una sosta ben ripagata, assolutamente.
Nell'Egon Schiele-Museum |
Ripartiamo da Tulln di gran carriera verso Greifenstein, per gli ultimi quindici chilometri di ciclovia. Sale la nostalgia, lo sguardo piega sempre a sinistra perché sappiamo che di lì a poco dovremo salutarlo, il Danubio, perlomeno da ciclisti, e c'è ancora voglia di fare indigestione di quell'acqua blu. Lo vedremo ancora, a Passau, durante il viaggio di ritorno in treno, ma sarà tutta un'altra cosa. Lo abbiamo visto per sette giorni, costante fissa della nostra vacanza, ma separarsene è arduo. Ripenso ora ad alcune riflessioni fatte durante la partenza della seconda tappa a Schlögen: "prima di arrivare a Vienna ci stuferemo di questo fiume". Mai profezia fu più sbagliata.
Noi in bici...
Potrei sembrare patetico, ma a Greifenstein mi ha colto un po' di triste commozione mista a gioia. La commozione c'è, doverosa, perché questa è stata, per diversi motivi, la vacanza più fantastica mai vissuta, in posti meravigliosi al fianco della persona più meravigliosa. Assumere la consapevolezza che questa avventura è terminata e che di essa non potrai più godere se non del suo dolce ricordo, lascia un poco l'amaro in bocca. Allo stesso tempo c'è gioia, felicità, perché ce l'abbiamo fatta a completare quelli che secondo grezzi calcoli i quasi 350 chilometri di ciclovia.
Sono orgoglioso di quanto fatto (praticamente senza allenamento specifico per la bici) ma soprattutto sono orgoglioso di Giulia. Ce l'ha fatta anche lei, tra sudore e sacrifici, nonostante fosse meno abituata a sforzi fisici prolungati. Ci siamo aiutati l'un l'altro, ci siamo incoraggiati vicendevolmente, ci siamo confortati quando non tutto girava alla perfezione: c'è sempre qualche cosa che non va quando sei in sella, prima il sedere, poi la schiena...
La Cattedrale di Santo Stefano in versione night |
Ed infine, eccoci al momento della consegna delle bici, le nostre fantastiche bici fornite dalla Donau. Dura separarsene, ma dobbiamo farlo, Vienna ci aspetta. In un vorticoso mix di emozioni, ci dirigiamo, stavolta a piedi verso la stazione. Qui parte un lungo tragitto (bus + treno + metropolitana) che ci conduce nel cuore di Vienna.
All'hotel ci aspetta una romantica cena a lume di candela, forse il modo migliore per chiudere la sei giorni ciclistica. Dopo, una breve passeggiata in centro: Karlsplatz, St.Stephan-Dom, Staatsoper, velocemente, per iniziare ad orientarsi nell'immensa rete di vie e corsi di Vienna che ci attenderà all'indomani. Questa città, illuminata, ha un fascino particolare, che le altre città che ho potuto visitare ad oggi, non hanno o semplicemente non mi trasmettono.
Sprazzi di Danubio, il Donau-Kanal nel centro di Vienna. |
Non so come spiegare questi ultimi attimi, non riesco a trovare le parole adatte. In fondo, è giusto così. Non fuoriescono con naturalezza, probabilmente perché sono qualcosa che la mia anima vuole proteggere dall'esterno per essere solo mie e di Giulia. Questa, è la nostra avventura. E ciò che sento realmente dentro al termine di una simile esperienza, posso saperlo solo io e chi, come Giulia, è l'unica persona che sa tradurre in sentimento le parole del mio cuore.
A presto!
Stefano