giovedì 29 agosto 2013

Vienna-Heiligenstadt, l'epilogo

Ciao a tutti!
E dunque arrivò anche l'ultima tappa (in bici) di questo fantastico viaggio. Lo ammetto, c'è un po' di emozione, quasi di tristezza, nello scendere nel parcheggio dell'albergo per riprendere la bici, salirvi per iniziare la sesta ad ultima frazione della Donauradweg in terra austriaca. L'epilogo di questa vacanza in bici ha inizio da Krems e conclusione a Greifenstein, piccolo borgo alle porte di Vienna, dove lasceremo definitivamente le nostre fedelissime compagne di avventura. Infatti, a causa di interventi di manutenzione sulla ciclovia, non ci è possibile arrivare in sella fino a Vienna. Sarà un treno (o meglio, una miscellanea di mezzi pubblici) a condurci nel cuore della capitale austriaca.

Sigh, ultimo giorno di Danubio...

Krems non ha nulla a che fare con la "immobilità mortuaria" descritta da Claudio Magris in Danubio (libro che racconta la Mitteleuropa lungo un viaggio sulle sponde proprio del Danubio), questa è la città più vivace finora incontrata. La Landstraße è colma di persone, i mercati appaiono molto ricchi. A livello artistico è forse meno significativa rispetto a Linz o a Melk, ma non per questo poco interessante. La Piaristenkirche è sicuramente il monumento più attraente di Krems: mai vista, se non qui, una via crucis dipinta su un muro esterno di una chiesa.

Krems, la trafficata Landstraße

Completata la visita di Krems, ci avviamo per iniziare l'ultima tappa della Donauradweg. C'è da destreggiarsi nel traffico della Ringstraße e poi da capire che via intraprendere, qui in cartello sono meno precisi del solito. Usciti dalla zona abitata ci avviamo sull'ultimo ponte dell'intera ciclovia. Mai come in questa occasione il Danubio è così grande (poco meno di 500 metri di larghezza), sembra veramente un lago molto lungo.
Superato il ponte, inizia, complice la giornata (meteorologicamente parlando) più bella della settimana, un lunghissimo tratto di pura ciclabile a fianco del Danubio. Questo è un tratto a carreggiata molto ampia, l'ideale per pedalare affiancati e scambiare qualche chiacchiera insieme. C'è ovviamente un po' di rammarico per la fine delle vacanze ma riusciamo a consolarci pensando che l'indomani saremo in una delle città più belle e cariche di romanticismo del mondo, Vienna. Si commenta quanto fatto durante la vacanza, come poteva essere migliore ma anche come avrebbe potuto essere peggiore. Questa formula della ciclovia ci ha letteralmente rapiti e quindi si pensa già al prossimo anno, a possibili mete e idee per rendere l'esperienza della ciclovia ancora più bella.

Ultimo ponte sul Danubio


Poco dopo aver superato la Donaukraftwerk Altenworth, Giulia nota a bordo pista delle bici parcheggiate e decisamente incustodite. Osservando con attenzione, scopre che i loro titolari si stanno facendo un bagno nel Danubio. Finalmente, quindi, troviamo il punto balneabile che cercavamo! Incuranti degli sguardi altrui ci spogliamo del tutto per indossare i nostri costumi (e che costume, il mio) e ci gettiamo in acqua. Prima fino alle ginocchia e poi completamente, sfidando le temperature non proprio tropicali dell'acqua. Il bagno più bello mai fatto, e poi, dove...nel Danubio! Chi avrebbe mai pensato una cosa del genere, specie per uno come me, che al mare non ci va quasi mai, e quando lo fa si annoia mortalmente a restare in acqua per più di cinque minuti.

Dopo lunga attesa riceviamo la ricompensa: un bagno nel "bel Danubio blu"

Già dal punto in cui siamo gettati in acqua si intravede un'enorme area industriale: altro non è che la centrale nucleare di Zwentendorf, il perfetto esempio di protesta ecologista portata a termine con successo. Questa è l'unico impianto nucleare costruito in Austria ma mai entrato in funzione, grazie al lavoro dei movimenti ecologisti durante gli anni Settanta. Ora giace incompiuto, cattedrale nel deserto.

L'abbazia di Göttweig


Proprio nella zona di Zwentendorf la ciclovia devia verso l'entroterra, dove pedaliamo su strade secondarie poco trafficate, attraversando minuscole località dai nomi impronunciabili (Kleinschönbichl, Pischeldorf, Langenschönbichl), vie in cui pullulano cartelli segnalanti Gasthof a fianco di campi coltivati a mais e girasole, in cui l'unica nota stonata sono i numerosi tralicci che macchiano di nero il cielo più terso della settimana. Questo tratto, in cui pedaliamo molto velocemente, anche a medie intorno ai 19 km/h, termina praticamente a Tulln, quando incontriamo un immenso ponte strallato.

Il ponte strallato sul Danubio, alle porte di Tulln


Tulln è una località famosa per aver dato i natali a Egon Schiele, uno dei più noti pittori espressionisti austriaci, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Proprio a Tulln è presente un museo a lui dedicato (allestito proprio nella sua casa natale), in cui sono raccolte tutte le opere giovanili di Schiele, alla quale visita non rinunciamo. L'allestimento è assai ben strutturato e ci fa comprendere meglio il percorso di vita, e di conseguenza artistico, di questo pittore, noto per la durezza con cui esprime il suo profondo disagio interiore. Una sosta ben ripagata, assolutamente.

Nell'Egon Schiele-Museum

Ripartiamo da Tulln di gran carriera verso Greifenstein, per gli ultimi quindici chilometri di ciclovia. Sale la nostalgia, lo sguardo piega sempre a sinistra perché sappiamo che di lì a poco dovremo salutarlo, il Danubio, perlomeno da ciclisti, e c'è ancora voglia di fare indigestione di quell'acqua blu. Lo vedremo ancora, a Passau, durante il viaggio di ritorno in treno, ma sarà tutta un'altra cosa. Lo abbiamo visto per sette giorni, costante fissa della nostra vacanza, ma separarsene è arduo. Ripenso ora ad alcune riflessioni fatte durante la partenza della seconda tappa a Schlögen: "prima di arrivare a Vienna ci stuferemo di questo fiume". Mai profezia fu più sbagliata.



Noi in bici...

Potrei sembrare patetico, ma a Greifenstein mi ha colto un po' di triste commozione mista a gioia. La commozione c'è, doverosa, perché questa è stata, per diversi motivi, la vacanza più fantastica mai vissuta, in posti meravigliosi al fianco della persona più meravigliosa. Assumere la consapevolezza che questa avventura è terminata e che di essa non potrai più godere se non del suo dolce ricordo, lascia un poco l'amaro in bocca. Allo stesso tempo c'è gioia, felicità, perché ce l'abbiamo fatta a completare quelli che secondo grezzi calcoli i quasi 350 chilometri di ciclovia.
Sono orgoglioso di quanto fatto (praticamente senza allenamento specifico per la bici) ma soprattutto sono orgoglioso di Giulia. Ce l'ha fatta anche lei, tra sudore e sacrifici, nonostante fosse meno abituata a sforzi fisici prolungati. Ci siamo aiutati l'un l'altro, ci siamo incoraggiati vicendevolmente, ci siamo confortati quando non tutto girava alla perfezione: c'è sempre qualche cosa che non va quando sei in sella, prima il sedere, poi la schiena...

La Cattedrale di Santo Stefano in versione night

Ed infine, eccoci al momento della consegna delle bici, le nostre fantastiche bici fornite dalla Donau. Dura separarsene, ma dobbiamo farlo, Vienna ci aspetta. In un vorticoso mix di emozioni, ci dirigiamo, stavolta a piedi verso la stazione. Qui parte un lungo tragitto (bus + treno + metropolitana) che ci conduce nel cuore di Vienna.
All'hotel ci aspetta una romantica cena a lume di candela, forse il modo migliore per chiudere la sei giorni ciclistica. Dopo, una breve passeggiata in centro: Karlsplatz, St.Stephan-Dom, Staatsoper, velocemente, per iniziare ad orientarsi nell'immensa rete di vie e corsi di Vienna che ci attenderà all'indomani. Questa città, illuminata, ha un fascino particolare, che le altre città che ho potuto visitare ad oggi, non hanno o semplicemente non mi trasmettono.

Sprazzi di Danubio, il Donau-Kanal nel centro di Vienna.


Non so come spiegare questi ultimi attimi, non riesco a trovare le parole adatte. In fondo, è giusto così. Non fuoriescono con naturalezza, probabilmente perché sono qualcosa che la mia anima vuole proteggere dall'esterno per essere solo mie e di Giulia. Questa, è la nostra avventura. E ciò che sento realmente dentro al termine di una simile esperienza, posso saperlo solo io e chi, come Giulia, è l'unica persona che sa tradurre in sentimento le parole del mio cuore.
A presto!
Stefano

mercoledì 28 agosto 2013

Il comprimario - Dentro la Wachau

Ciao a tutti!
Finalmente è arrivato il momento di raccontare la quinta tappa della Donauradweg, la più bella probabilmente, sicuramente quella più ricca di storia, di arte ma anche di natura e panorama. Si parte da Maria Taferl e si arriva a Krems e anche oggi verrà abbattuta la soglia dei sessanta chilometri. Quello che conta è che oggi è la tappa di Melk e della Wachau, la tappa clou dell'intera ciclovia.

Limpida mattina sul Danubio


I presagi per una grande giornata sono ottimi: il cielo è terso, azzurro come mai prima durante questi giorni. Poi, già da subito, ci aspetta una notevole sorpresa: ci chiedono dove consumare colazione, se all'aperto o no. All'aperto, vi è una terrazza con vista panoramica sul Danubio; nonostante qualche esitazione per la temperatura mattutina che è tutt'altro che calda, ci fiondiamo sul balcone per godere di questo panorama incredibile. E dopo qualche minuto di stupore negli occhi per ciò che stiamo vivendo, passiamo alla colazione: qui, come in tutti gli alberghi incontrati finora, c'è ricchezza e varietà di commestibile e io non sono assolutamente di quelli che non tiene fede al famoso detto "Piatto ricco, mi ci ficco".

Il cortile dell'abbazia benedettina di Melk


La giornata, quella ciclistica, inizia con una secca discesa che ci porta direttamente a Klein Pöchlarn, risparmiando diversi chilometri di pianura e riportandoci quasi all'altezza del ponte percorso il giorno prima, ma anche con diversi piccoli disguidi. Prima un fastidio al gomito per Giulia, poi un salto di catena nella mia bici, un problema con i pantaloncini di Giulia e le gambe che sembrano non volerne sapere di girare a dovere, per entrambi. Fortuna che ci pensa il Danubio a migliorare l'inizio di giornata. La giornata è veramente splendida, il fiume è più blu che mai. E in lontananza inizia ad intravedersi una costruzione in ombra: è la facciata dell'abbazia benedettina di Melk. L'attraversamento della Kraftwerk Melk, l'ennesima imponente diga sul Danubio ci permette di ammirare il potere di questa ex-fortezza sul grande fiume. E soprattutto ci permette di passare alla sponda destra, proprio in direzione Melk.

Le torri e la cupola della barocca abbazia di Melk

Su Melk e sulla sua abbazia si potrebbero dire moltissime cose, essendo un luogo ricco di storia e arte. Non sono una guida turistica e non ho voglia di annoiare. Posso però dire che se Umberto Eco ha citato questo luogo nel suo celebre romanzo Il nome della rosa (il protagonista è Adso di Melk) un motivo c'è: il complesso ecclesiastico di Melk (fino all'inizio del XII secolo un castello appartenuto ai Babenberg e successivamente donato ai monaci benedettini) è infatti uno dei più imponenti centri abbaziali dell'Occidente. Il complesso, ricostruito e ristrutturato nelle forme visibilmente barocche (specie nella ricchissima chiesa in cui il marmo rosso la fa da padrone) che si possono ammirare oggi, mantiene una poderosa impronta di costruzione difensiva. Questo importante centro artistico e culturale è impreziosito dal numero impressionante di volumi (tra cui anche manoscritti miniati) presenti nella biblioteca, un vero e proprio gioiellino e forse anche il pezzo clou dell'intera abbazia.

Saluti da Maria Taferl!


Concedetemi una nota critica su quanto abbiamo potuto vedere a Melk: mi intristisce vedere l'abbazia, o chi per essa, chiedere finanziamenti per il restauro del complesso. Signori dell'abbazia di Melk, i turisti vi danno dai cinque ai dodici euro per la visita di questo capolavoro (tutto sommato un prezzo giusto, di mercato) ed essa è uno dei luoghi più visitati dell'Austria, in quanto fondamentale per la storia dell'Austria ed immersa in una delle zone più suggestive d'Europa; non posso e non voglio pensare che con quello che incassate dai turisti abbiate ancora bisogno della nostra elemosina. I coreani e i giapponesi vi potranno anche credere, ma non riuscirete a fregare gli europei (infatti, non a caso, la cassa era piena di won e di yen). Non rovinate la memoria di questa meravigliosa opera dell'uomo, immersa nell'ancora più meravigliosa opera della natura.

L'interno in marmo rosso della chiesa dell'abbazia di Melk


Passando al lato ironico e meno polemico della visita a Melk, posso dire che mai come qui si è toccato l'apice del senso austriaco del macabro, vuoi per gli scheletri nella chiesa del monastero, vuoi per le reliquie (rigorosamente protetti da contenitori ricoperti di oro) conservate nell'area museale. A dirla tutta, il macabro di Melk è anche altro. Località turistica visitata da centinaia di migliaia di turisti ogni anno, Melk è anche un fulcro della cristianità in Austria e quindi attira moltissimi anziani (i giovani, vengono qui per l'arte, per la bellezza, difficilmente per la fede - me compreso), spesso austriaci e tedeschi, e i loro sandali con i calzini bianchi. Brrr...
Il complesso che ruota intorno all'abbazia di Melk non è solo l'abbazia: vi è un'area espositiva (ora dedicata a progetti sul risparmio energetico, quindi a stampo laico), un parco, un padiglione barocco ed un orto (ricordo che l'abbazia è benedettina e quindi vige la regola "ora et labora"). Il paese stesso di Melk merita una visita: la via pedonale che collega la Hauptplatz e la Rathausplatz mette in mostra ancora una volta tutto il tipico barocco austriaco sulle facciate delle case.

Il Danubio presso Emmersdorf: sullo sfondo, il castello di Schönbühel


Terminata la visita di Melk e consumato il doveroso pranzo, è di nuovo ora di mettersi in cammino o meglio, in sella, in direzione Krems. Più di trentacinque chilometri ci separano infatti da essa. Oltrepassato lo strappo al 14% (senza scendere dalla sella, per ciò che mi riguarda) che ci conduce all'ultimo ponte di giornata, arriviamo ad Emmersdorf an der Donau. Qui inizia la Wachau, regione unica nel panorama del Danubio.

Vigneti, vigneti, vigneti, questo è il ritornello della Wachau


La pianura lascia spazio a dolci colline, i fertili campi di mais diventano piantagioni in cui crescono uve, albicocche, susine, pesche, prugne. Il corso rettilineo del fiume diventa una lunga serie di anse, tortuoso ma mai impetuoso, le dighe spariscono e le uniche costruzioni visibili completamente sono i romantici castelli medievali. Prima, il guardiano della Wachau, il castello di Schönbühel, già visibile dal ponte; poi, il dominatore, il castello di Aggstein. Sembra un po' di stare in una fiaba, Schönbühel, affacciato sul Danubio, rappresenta l'affascinante castello che tutte le principesse sognano; Aggstein, eretto su un ripido spuntone di roccia, diventa nella mente la prigione temporanea dei vari eroi presenti in ogni favola. Il castello di Aggstein fa impressione: quando vedo opere di questo genere non posso far altro che domandarmi come abbia potuto l'uomo erigere simili costruzioni.

Le rovine del castello di Aggstein


A partire da Emmersdorf ogni paesino è un prezioso monile incastonato in questo collier che è la Wachau e ognuno di esso ha un piccolo ma intenso ed armonioso scorcio da offrirci. Si parte da Willendorf (famoso ai più per la statuetta preistorica simbolo della fertilità, la Venere di Willendorf), dove pedaliamo tra due fila di case colorate; segue Schwallenbach, con le sue caratteristiche case medievali, per arrivare infine a Spitz e la sua bellissima chiesa di San Maurizio, che spunta come dal nulla tra i vigneti, come tanti altri edifici nella Wachau. Spitz è anche l'occasione per concederci una piccola sosta ristoratrice: è qui che Giulia scopre la Radler, la rinfrescante bevanda composta da birra e limonata, prediletta dai ciclisti austriaci; io invece vado alla scoperta della gastronomia locale e mi concedo la solita coppa gelato, ma a base di albicocche. Uva a parte, l'albicocca è la frutta regina della Wachau: le "Marillen" sono ovunque qui, nelle marmellate, nei liquori, nei dolci.

Pedalare verso Dürnstein nelle piantagioni della Wachau

Momento simpatico da ricordare: poco dopo Emmersdorf si mostra una piccola radura sulla quale pare esserci un'area balneabile. Ci sono anche alcune macchine parcheggiate. "Magari si può fare il bagno, pensiamo". Proviamo a vedere se è realmente così. Ed ecco qui la sorpresa. Si, balneare è possibile. Per i nudisti: vedendo vecchi con i loro membri al vento ci fa rapidamente desistere dall'idea di gettarci nel Danubio, ora e per il resto della tappa.

Eccoci a Spitz!


Il tratto che da Spitz conduce a Dürnstein ci fa immergere completamente nello spirito della Wachau, fatto di vini e vigneti. Appena usciti da Spitz possiamo ammirare la collina terrazzata dei vigneti, la Tausendeimerberg, mentre lungo tutto il percorso pullulano enoteche e aziende vitivinicole sempre pronte ad attirare clienti con le loro degustazioni. Nel tratto iniziale di ciclovia nella Wachau, Giulia lamentava l'assenza del Danubio (si pedala di fianco alla strada nazionale oppure su strade secondarie spesso caratterizzate da continui saliscendi), ora non c'è che incanto nei nostri occhi. Che ci sia la mano dell'uomo o che ci siano i vigneti, c'è solo e sempre bellezza estetica.

La chiesa di San Maurizio, a Spitz


Da Spitz arriviamo velocemente a St. Michael, stupenda per la sua chiesa romanica, per poi toccare le località di Wösendorf (in cui pedaliamo lungo una affascinante via in discesa tra caratteristiche abitazioni) e soprattutto Weißenkirchen in der Wachau, un minuscolo centro in cui spiccano la chiesa gotica di Mariae Himmelfahrt (fantastica, se osservata cinta nel verde dei vigneti, appena fuori dal centro abitato) e le numerosissime cantine, rintracciabili ad ogni angolo della strada. Non a caso, nella regione della Wachau, Weißenkirchen è da considerarsi il più importante comune vinicolo.

Weißenkirchen in der Wachau


Superata l'ennesima collina coltivata a vigneti ed albicocche, percorriamo il curvone che segue l'ansa di Rossatz, dalla quale fa capolino Dürnstein, un romantico borgo arroccato su un promontorio roccioso in riva al Danubio. Questa - sembrerò ripetitivo - è una location veramente meravigliosa. Le rovine del castello di Kuenringerburg (che fu anche prigione di Riccardo Cuor di Leone, di ritorno da una crociata) spiccano maestose su quello che è uno dei monumenti più belli incontrati sulle rive del Danubio, il monastero agostiniano Chorherrenstift e il suo campanile bianco e blu, assolutamente unico nel suo genere. Anche il centro storico è attraente, un po' per l'aria medievale che ivi si respira, un po' per le numerose cantine poste sulle vie principali.

Mautern an der Donau e, sullo sfondo, l'aspetto severo dell'abbazia di Göttweig

Purtroppo, non è più molto presto, e ci accorgiamo che la luce inizia pian piano a calare: manca poco alle 19, infatti. Raccogliamo bici e le nostre ultime energie al termine della breve sosta a Dürnstein per percorrere gli ultimi sei chilometri di tappa che ci separano da Krems. Stiamo per salutare la Wachau, il paesaggio collinare diventa sempre più piatto, prologo visivo della tappa del giorno dopo. Senza indugio, continuiamo a pedalare: non ci ferma la comparsa sulla destra della grandiosa abbazia di Göttweig, non ci ferma l'ingresso in Stein passando sotto la medievale Linzertor, la porta d'ingresso nella città di Krems, tantomeno l'attraversamento (ahimè, sul ciottolato) di Stein an der Donau, perla medievale che purtroppo meriterebbe maggior attenzione da parte nostra ma che, vista l'ora, non possiamo concedergli.

Scatti dalla romantica Dürnstein

Anche questa tappa è andata. In albergo, inizia a serpeggiare tra me e Giulia un po' di nostalgia. Troppo bello quanto visto e vissuto nella Wachau, troppo alle porte la sensazione che manca poco a Vienna, manca veramente poco a mettere in archivio la vacanza più bella della nostra vita. Ci incoraggiamo però, sapendo che non tutto è finito. Manca ancora un tassello affinché ciò che è già stato fantastico diventi indimenticabile, un tassello lungo sessanta chilometri.
A presto!
Stefano

lunedì 26 agosto 2013

Le inaspettate soste di Ybbs

Ciao a tutti!
Quella che si apre mercoledì 14 agosto è una fantastica giornata di sole, un ottimo preludio per la giornata ciclistica, anche stavolta sulle sponde del Danubio. Si inizia con cinque chilometri fuori tracciato, quelli che dall'albergo ci riportano a Grein. C'è un po' di salita da fare ma sono poche centinaia di metri e poi circa quattro chilometri di pura discesa. Anche stavolta "abbandono" Giulia per qualche minuto, la tentazione di involarmi in discesa è tantissima e andare a toccare i 40 km/h è sempre un gran piacere. Al rendez-vous posto all'incrocio con la strada nazionale che costeggia la sinistra del Danubio, ci ritroviamo, e puntiamo dritto verso la cittadina di Grein che possiamo finalmente ammirare con più calma.

Discesa dal traghetto


Grein è sicuramente una delle cittadine più interessanti dell'intero panorama danubiano. Lo scenario dato dal castello di Greinburg e dalla chiesa di St. Ägidius è tra i più caratteristici: ce ne accorgiamo quando, conclusa la breve visita della cittadina (e della sua suggestiva Stadtplatz), ci imbarchiamo sull'Überfuhr, un traghettino che collega Grein alla dirimpettaia Wiesen. Dal traghetto e dai primi chilometri della tappa, continuiamo a godere di questa meraviglia, della natura e anche dell'uomo. I primi chilometri di tappa (quelli veri) sono quindi come rallentati, ogni tanto la memoria ritorna a ciò che è stato pochi secondi prima. Ci si ferma, ci si gira, e si ammira.

La pittoresca Stadtplatz e il Rathaus di Grein

La nostra precisissima guida segnala ora il passaggio nello Strudengau, ovvero la strettoia di Struden, una volta ritenuto una delle zone del Danubio considerate tra le più pericolose dai capitani delle navi. La mano dell'uomo ha fatto sì che ora la navigazione sia molto più tranquilla, ma ha reso probabilmente anche meno scenografica questa area. Pedalando, quasi non ci accorgiamo di questa strettoia. A rendere lo Strudengau "indimenticabile" ci pensa Giulia con una (per fortuna) caduta senza conseguenze. Qualche piccolissima escoriazione e una ruota da raddrizzare. In pochi minuti, siamo di nuovo in sella.

Particolare di una casa che si affaccia sulla Stadtplatz di Grein: ma quanto è importante la navigazione sul Danubio?


Da qui parte un lunghissimo tratto di ciclabile in cui l'assenza dell'opera umana è quasi totale. Solo sull'altra sponda compare qualche segno di civiltà. Prima è il paese di St. Nikola an der Donau con le sue case variopinte a rompere l'enorme muro verde che scende sul Danubio, poi tocca alle minuscole località di Sarmingstein e Hirschenau a spezzare l'apparente monotonia di un fiume che scorre tranquillo in questi chilometri.

Pedalando lungo la Strudengau. Sullo sfondo, St. Nikola an der Donau


La sosta di giornata avviene ad Ybbs an der Donau, paese del quale conservo uno dei ricordi più belli della vacanza, per molteplici ragioni. A Ybbs, sicuramente, ho trascorso una delle più piacevoli soste-pranzo della ciclovia. D'altronde, quando il Danubio si tinge improvvisamente di blu e di fronte hai Persenbeug, il suo castello e la sua spettacolare diga, non puoi che ringraziare per poter essere lì in quel preciso momento. Sempre a Ybbs, è legato uno dei momenti più divertenti della vacanza, quello del mio costume: a qualcuno ho raccontato l'episodio, ad altri no; lo farò dettagliatamente in futuro, in un post che potremmo definire "ironico". Il ricordo più intenso è sicuramente quello del Fahrradmuseum, il Museo della Bicicletta.

L'originale ingresso del Fahrradmuseum, il Museo della bicicletta


Posto nel pieno centro storico di Ybbs, questo museo consta fondamentalmente di una sala in cui sono esposti diversi tipi di cicli, nella quale si può spaziare nel mondo del pedale dell'Ottocento e del Novecento, tra locandine, manifesti, particolari meccanici e soprattutto loro, le bici storiche. C'è di tutto e di più, le bici da passeggio e le bici militari, quelle dei postini e quelle dei vigili del fuoco. A tutti quelli che leggendo questo post verrà il desiderio di percorrere la ciclovia del Danubio, consiglio assolutamente una visita a questo piccolo scrigno della storia e della cultura europea. Fa specie scoprire la grande differenza tra le bici di allora - le draisine, i velocipedi e i bicicli, le bici dall'enorme ruota anteriore - e quelle di oggi: l'impatto visiva della differenza tra il vecchio e il nuovo è pazzesco e non ha neanche bisogno di essere commentato, colpisce invece quanto fossero diversi alcuni particolari come freni, pedivelle, luci o guarniture. Impossibile non rimanerne colpiti ed affascinati.
Ciò che colpisce di questo museo è ciò che è posto fuori (a parte una bici a metà che entra nel muro a segnalare il museo stesso): una specie di stazione di servizio delle bici, fornita di chiavi, cacciaviti e tutto lo strumentario che serve per la riparazione o la registrazione del proprio mezzo. In Italia tutto ciò non esiste e anche volando con l'immaginazione non potrebbe mai esistere, qualcuno avrebbe già sicuramente depredato o danneggiato questo simpatico ed utile punto di aiuto per i ciclisti.

A colpire tra i pezzi da collezione del museo, sicuramente velocipedi e bicicli


L'uscita da Ybbs an der Donau coincide con l'ansa posta poco dopo il paese, dalla quale è di nuovo possibile affiancare il Danubio, ora più azzurro che mai. Le piccole località di Gottsdorf e Metzling sono il contorno più bello a questa visuale. Il bello però deve ancora venire: all'altezza di Diedersdorf il Danubio piega decisamente verso destra e tra le fronde degli alberi inizia a comparire sulla sponda opposta la meta di giornata, Maria Taferl e il suo santuario dedicato a Maria Addolorata. Questo tratto di ciclabile è poesia e gioia per i nostri occhi. Il santuario di Maria Taferl incombe sul Danubio (è infatti posto parecchi metri sopra il livello del Danubio), domina, regna. E anche noi (con le nostre macchine fotografiche) non possiamo che sentirci "dominati" da esso.

Il santuario di Maria Taferl


"Fra poco saremo lì", pensiamo. Per arrivarci mancano però ancora diversi chilometri: la navetta che l'albergo mette a disposizione dei ciclisti parte a Marbach an der Donau, esattamente sulla sponda opposta. Ma non ci sono traghetti in questa porzione di fiume e l'unica scelta è quella di pedalare ancora per qualche chilometro fino a raggiungere il maestoso ponte di Pöchlarn (qui il Danubio tocca i quattrocento metri di larghezza): da qui mancheranno ancora cinque chilometri circa per arrivare dunque a Marbach. La curiosità di questo tratto di ciclabile è posta poco dopo aver attraversato il paese di Pöchlarn (tra l'altro, paese natale del pittore Oskar Kokoschka) dove si trova una fabbrica molto particolare: il muro di cinta riporta una pittura lunga diverse centinaia di metri in cui si narra una sorta di storia del Danubio. Sarebbe necessario sapere il tedesco per decifrarla, ma le immagini di re, città, battaglie, corone, barche e guerrieri  fa pensare ad un misto di storia e leggenda del grande fiume che stiamo costeggiando.

Pronti a salutare Grein!


Arrivati a Marbach rimaniamo per qualche minuto in attesa della navetta: l'occasione è ghiottissima per potermi deliziare di un gelato, alimento che da sempre mi attrae fortemente. E di fronte al punto di ritrovo si trova giustappunto un caffè, con un menu decisamente ricco. La mia scelta, ovviamente, cade sulla coppa gelato numero uno per me, il "banana split", che scopro chiamarsi in tedesco Bananensplitten: informazione importante da sapersi quando sarò in Germania...

Il ricco interno barocco del santuario di Maria Taferl


Maria Taferl, nonostante la sua fama per la presenza del santuario in stile barocco, è un minuscolo paese che difficilmente arriverà a mille abitanti. Di sera si trasforma in una specie di deadcity, non vi è più anima che faccia capolino tra le sue vie. Dalla terrazza di fronte al santuario, però, si può godere di una vista panoramica incredibile sul Danubio, in particolare sull'ansa di Ybbs e sulla piega di Diedersdorf.
La tranquillità di questo piccolo gruppo di case può esserci però propizia. Serve riposo: domani, giorno della penultima tappa, c'è la frazione di ciclovia più intensa, non tanto per il chilometraggio, quanto per ciò che incontreremo sul percorso, l'abbazia benedettina di Melk e la regione della Wachau. Domani, pedaleremo insieme "i trentacinque chilometri più belli dell'Austria."
A presto,
Stefano

venerdì 23 agosto 2013

Più veloci delle chiatte

Ciao a tutti!
La terza tappa del Danubio era considerata, almeno sulla carta, quella più insidiosa. I chilometri da percorrere in sella erano sessantatré (quanto indicatoci da Girolibero), le condizioni meteo potevano risultare inclementi specie durante la mattina ma soprattutto ci si è trovati di fronte ad un bivio per quanto riguarda le attrazioni sul percorso. La scelta era tra due possibili alternative da decidere all'arrivo presso il centro abitato di Abwinden: l'abbazia agostiniana di Markt St. Florian o il tristemente famoso lager di Mauthausen-Gusen.
Non una scelta facile, sono entrambe location di grande interesse per motivi completamente opposti. La scelta è ricaduta infine su Mauthausen: per quanto dura sia la salita che conduce all'ingresso del lager (con un strappo di poco meno di un chilometro al 14%) essa è sempre più breve dei 15-20 chilometri richiesti per dirigerci a Markt St. Florian. E poi, di abbazie ne abbiamo già viste (Engelhartszell, Wilhering) e ancora ne vedremo (Maria Taferl, Melk).

Più veloce della chiatta!

Ripercorriamo il centro di Linz, prima sulla trafficatissima Landstraße e poi sulla favolosa Hauptplatz, destreggiandoci con abilità tra pedoni e tram. Superato il Nibelungenbrücke si segue il corso del Danubio sulla sponda sinistra lungo una vera e propria pista ciclabile in cui non ci sono interferenze motorizzate. Si pedala molto bene: il clima è fresco e non vi è molto da ammirare intorno. Sulla sponda destra, infatti non si ha che l'area industriale di Linz, con i quartieri Flugfeld e Voest-Werke (dove, tra l'altro, ho scoperto esserci un'acciaieria il cui materiale analizzo personalmente in laboratorio...). Superata questa zona abbastanza grigia, e non solo per le nuvole, puntiamo decisi verso Abwinden. Qui il Danubio è piatto, attorno vi è esclusivamente pianura. Ancora una volta, solo i cigni riescono ad increspare la superficie della Donau.

Prima della partenza per Grein, nella centralissima Hauptplatz


Ad Abwinden incontriamo il bivio, a sinistra si va verso Mauthausen, a destra verso Markt St. Florian. Sette chilometri di ciclabile e poi inizia il durissimo strappo verso la collina dove sorge ciò che resta del lager di Mauthausen-Gusen. Io, da ciclista e amante del ciclismo, non demordo e lo faccio tutto in sella o in spinta sui pedali; Giulia, che non ha la mia forza nelle sue gambe, scende dalla sella e trascina. Ciò che è certo è che è una salita che fa male, che taglia i muscoli. Quasi una sorta di catarsi, prima di poter entrare in questo luogo, ancora pervaso di terrore e malvagità.

I superlativi cartelli della Donauradweg. A Mauthausen, ancora 200 km per raggiungere Vienna!


La visita al campo di concentramento nazista di Mauthausen-Gusen è qualcosa che esula completamente dallo spirito gioioso ed allegro che ha contraddistinto tutta la nostra settimana sul Danubio e in fondo, anche quella della tappa di giornata. Non voglio rompere questo spirito che può solo trasmettere paura e sgomento, preferisco rimandare le mie sensazioni sulla visita del lager in un post dedicato.

Il Danubio visto dalle alzaie dopo Au an der Donau

Il vantaggio dell'affrontare una salita è quello che dopo vi è la discesa. Non mi faccio pregare: "Giulia, ci vediamo in fondo!" e mi involo verso il centro abitato di Mauthausen (il lager si trova su una collina a qualche chilometro dal paese vero e proprio). Questa località, considerata come il simbolo della malvagità umana per i crimini perpetrati a centinaia di migliaia di innocenti, è in realtà una ridente cittadina. Qui a Mauthausen, il torrente Enns si immette nel Danubio ed è in tale occasione che ci riaffacciamo con le nostre biciclette sul grande fiume.

Cigni nel Danubio


Qui inizia un lunghissimo tratto di ciclovia in cui si attraversano minuscoli, ma nel complesso numerosi, paesi come Au an der Donau, Naarn in Machland, Dürnwagram, Straß, Matterkirchen im Machland, Labing, Mettersdorf. Questo tratto, lungo quasi trenta chilometri, è tra i più variegati dell'intera ciclovia. Si alternano tratti lungofiume a stradine di campagne. Questi chilometri in riva al fiume, spesso sulle caratteristiche alzaie utilizzate nel passato dalle bestie da soma per il trasporto controcorrente delle chiatte, sono una vera meraviglia, talvolta abbelliti dalla presenza di qualche bitta a destra o qualche torre per l'osservazione degli uccelli a sinistra (sono numerose i biotopi presenti presenti nell'ambiente fluviale). Anche nell'entroterra a carattere agricolo della Machland, la regione in cui stiamo pedalando, vi è una netta diversificazione del panorama, tutta gioia per gli occhi del ciclista: i campi coltivati a mais si alternano al giallo della colza o del girasole. Ma anche un bel bosco fresco è cosa gradita per i cicloturisti che così possono trovare refrigerio nel caldo pomeriggio austriaco.

Variopinto ingresso di un locale di Mauthausen


Questo tipo di percorso si interrompe a Dornach, da dove iniziamo ad affiancare, rigorosamente in riva al Danubio, la strada nazionale e la linea ferroviaria. È l'incipit degli ultimi sei chilometri in sella, per quanto riguarda la tappa di oggi. Superato il ponte stradale che conduce a Tiefenbach, inizia a vedersi in lontananza la città di Grein, la cosiddetta "perla dello Strudengau" e le sagome dei suoi due monumenti che la contraddistinguono, la fortezza di Greinburg e la parrocchiale di St. Ägidius.

L'acqua dal Danubio tenuemente illuminata dai raggi del sole che tagliano nuvole scure

L'arrivo a Grein

La visita di Grein è però rimandata al giorno successivo: sono quasi le 17 e ci aspetta il transfer che ci condurrà in hotel. Esso si trova a cinque chilometri di distanza dal centro e in collina, per di più. Dopo più di sessanta chilometri, una salita al 14% di pendenza, e ancora tanti altri da percorrere nei tre giorni che seguiranno, un po' di comodità motorizzata non ci dispiace affatto. E, sui sedili della navetta, realizziamo che siamo a metà percorso: il più è fatto ma c'è ancora tantissimo da scoprire lungo le placide acque del Danubio.
A presto!
Stefano

giovedì 22 agosto 2013

A tempo per l'arcobaleno

Ciao a tutti!
È una splendida mattina, quella di lunedì 12 agosto, quando ci prepariamo per partire da Schlögen alla volta di Linz, meta della seconda tappa della nostra Donauradweg.
La famosa ansa di Schlögen è completamente invasa dal sole. Non possiamo più ammirarla come fatto dal punto panoramico il giorno prima, ma i colori sono pieni, sempre fantastici. È un po' triste dover lasciare questo posto, ma altri chilometri, altri panorami, altre località e altri scorci di Danubio, ci attendono.

Sosta ad Aschach an der Donau
I chilometri (circa venticinque) che ci portano ad arrivare alla prima vera località incontrata nella seconda frazione della Donauradweg, Aschach an der Donau, sono sicuramente tra i più piacevoli dell'intero percorso. Non si incontra praticamente alcuna traccia di civiltà umana, fatta eccezione per qualche tipica casa in legno esponente il cartello con la scritta "Zimmer frei", ossia "camere libere". Sono queste le tipiche Gasthof, caratteristiche strutture ricettive (spesso a conduzione familiare) presso cui i cicloturisti, specialmente quelli che decidono di vivere l'avventura sul Danubio fuori dall'ambiente alberghiero, possono trovare ospitalità. Il paesaggio è quello di un Danubio selvaggio, dove le bizzose anse scavate dall'acqua sono le naturali circonvoluzioni creatasi dal lento erodersi del granito di cui è composta l'area.

Il Danubio, dominato in questo scorcio dal castello di Neuhaus
Il tratto di fiume tra Schlögen e Aschach an der Donau è risultato in passato come uno dei più insidiosi per la navigazione, ma sapienti manutenzioni e varie strutture come dighe e chiuse hanno reso più placido il corso dell'acqua. È anche uno dei tratti più selvaggi: la vegetazione è fitta e in alcuni casi l'acqua della Donau, ormai quasi di colore verde a causa del riflesso della boscaglia, è totalmente celata allo sguardo. In assenza di alberi, compare sulla sponda opposta qualche grazioso centro abitato, come Grafenau e Obermühl an der Donau prima e Untermühl e Neuhaus an der Donau dopo. Proprio quest'ultima località è sovrastata da un poderoso castello. Ad ogni modo, la costante che si incontra lungo la Donauradweg è sempre quella: bici, bici, tantissime bici sul percorso.

Le sponde del Danubio sono sempre ricche di farfalle...
L'arrivo ad Aschach an der Donau, pittoresca località dalle abitazioni colorate e ricche di stucchi, suggerisce un piccolo rifornimento, ci sono ancora circa trenta chilometri da percorrere. Dopo qualche piccolo disguido sull'itinerario ritroviamo la via corretta e proseguiamo sulla destra del fiume, che ora punta decisamente in direzione sud. Da qui il paesaggio che circonda il grande fiume si trasforma completamente: superata la zona industriale di Aschanch an der Donau, vi è solo più pianura. Lo scorrere dell'acqua è più docile ma allo stesso tempo l'alveo del Danubio si estende a raggiungere dimensioni enormi per un corso d'acqua (a mio parere, almeno trecento metri), in alcuni punti assume quasi le sembianze di un lago. La pianura che lo circonda e il flusso rettilineo lo appiattiscono, le poche rigature sul'acqua sono dovute alle numerose chiatte che lo percorrono o alle colonie di cigni che popolano le sue sponde. Nuovamente ci troviamo in un luogo praticamente incontaminato da influenze umane e questa monotonia apparente è spezzata dalla presenza di un piccolo gruppo di case poste sulla darsena di Brandstatt. Da qui inizia un lunghissimo tratto, di circa quindici chilometri di ciclabile pura che ci porta all'altezza dell'ansa che divide i paesi di Ottensheim e Wilhering.

Il castello e il centro abitato di Ottensheim
La guida segnala a Wilhering la presenza di un monastero cistercense a pochi chilometri dalla sponda meridionale del Danubio e ci pare una buona idea coniugare una visita culturale all'atteso momento del pranzo. L'imponente monastero si trova, per così dire, nell'entroterra, e ci costringe ad una breve salita per raggiungerlo, attraversando comuni campi seminati a mais e serre in cui vengono coltivati fiori. L'imponente monastero di Wilhering (viste le dimensioni dell'intero complesso) si presenta esternamente come molti edifici ecclesiastici austriaci, con una facciata molto stretta ed alta, ma il pezzo forte è l'interno, riccamente decorato in stile rococò da Martino e Bartolomeo Altomonte. Dopo l'esperienza del giorno prima ad Engelszell ci viene spontaneo andare alla ricerca di eventuali scheletri in urne dorate, ma questa volta di ossa, fortunatamente, non ve n'è l'ombra.

 
Il monastero di Wilhering

Il percorso prevede il secondo attraversamento in traghetto del Danubio, da Wilhering (sulla sponda sud) a Ottensheim (sulla sponda nord). Questo attraversamento è decisamente originale e strizza l'occhio a chi ha un'anima profondamente ecologista. Come funziona? Si chiama traghetto "a pendolo"e non va a motore bensì utilizza la corrente del fiume per muoversi. Il battello è legato ad una fune sospesa e il movimento viene eseguito tramite un uso del tutto atipico del timone. Il trasporto è accessibile anche alle automobili, non a caso l'area di questo battello è decisamente ampia. Ancora una volta, l'Austria dà occasione di sfoggiare la sua natura rispettosa della natura.
Ottensheim, con il suo centro storico dalle case colorate (un must, in questa zona) merita ovviamente una breve visita, durante la quale troviamo anche una fontana decisamente vintage, a pompa. Funziona perfettamente, quindi giù con il rifornimento! Da Ottensheim inizia uno dei tratti meno interessanti della ciclovia, quello che ci conduce a Linz. L'itinerario da seguire consta di numerosi sottopassaggi stradali, attraversamenti ferroviari e una ciclabile fianco a fianco alla battutissima strada che porta proprio a Linz. Sensazioni non gradevolissime. Inoltre, la ciclabile corre dalla parte opposta al fiume, quindi ciò che vediamo non è che qualche lontana collina e tante macchine indemoniate, fino a Linz.

La barocca piazza di Linz, la Hauptplatz. E l'arcobaleno...
L'arrivo in bicicletta in una città ricca di fascino e di storia come Linz ha un sapore particolare. Linz è una città vera e propria, tanto per rendere l'idea il numero dei suoi abitanti, quasi 200.000, è simile a quello di Brescia. Ciò comporta molto traffico nelle strade cittadine, un sacco di folla nella vie centrali ed anche oggetti ai quali ci eravamo disaffezionati velocemente, come pullman e tram. Nonostante ciò, attraversato il Nibelungenbrücke (sicuramente il ponte più affascinante tra quelli incontrati finora), pedalare nel centro storico di Linz non è cosa impossibile.
L'arrivo all'hotel è un momento di liberazione per entrambi, che possiamo così ritemprarci con una bella doccia, ma soprattutto per Giulia che non ne vedeva l'ora. E poi giù in strada, c'è una città incredibile da scoprire.
A mettere i bastoni tra le ruote è un violento temporale che si scatena sulla terza città d'Austria. Come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti, il fattore arcobaleno va ad abbellire esponenzialmente la già fantastica piazza Hauptplatz. Sulla Hautzplatz si affacciano le imponenti torri dell'Alter Dom, il vecchio duomo di Linz, il Rathaus (che non è, come a noi italiani piace ironizzare, la casa dei ratti, bensì il municipio) e soprattutto l'immensa "Dreifaltigkeitssaule", la barocca Colonna della Trinità posta al centro della piazza. La luce del sole che filtra tra le nuvole dopo il forte acquazzone illumina con potenza la Hauptplatz ed assume una veste del tutto nuova. Il lastricato della piazza diventa uno gigantesco specchio, la Trinità dorata in punta alla statua si trasforma in una torcia. L'arcobaleno è la cornice perfetta a questo quadretto idilliaco.

Tutta l'imponenza del Mariendom e dei 135 metri di altezza della torre principale
Gli effetti del temporale non finiscono qui: l'ora è buona per un tramonto sul Danubio. Dal Nibelungenbrücke, infatti, si può godere, ancora una volta dopo la magia di Schlögen, di un tramonto di grande bellezza. Non c'è più molto tempo, e dopo una veloce visita alla parte più orientale del centro storico, ci fiondiamo verso il Mariendom, l'impressionante duomo mariano neogotico, il più grande di Austria. Come tante altre chiese in territorio di madrelingua tedesca, colpisce l'altezza della torre principale. Fotografarla dalla base alla punta è impossibile e anche allontanarsi per inquadrarla completamente può non bastare. Peccato non poter salire sulla torre, o anche solo ammirare il contenuto del duomo: se l'esterno è questo, chissà cosa potrebbe esserci all'interno.
Si è fa dunque ora di cena: ricorderò per sempre la cena di Linz. L'albergo (un moderno edificio in pieno centro) propone un menu abbastanza classico, ma totalmente self-service. Non me lo faccio dire due volte. Ed è così che questa sarà la mia cena da re: piatti a base di petto di pollo e riso, stracolmi fino all'orlo. Ah, dimenticavo: con il bis. Giulia mi guarda esterrefatta chiedendomi come riesca a mangiare tutto ciò. Non so come sia possibile, ma ho fame, tanta fame, le ore in bici si fanno sentire eccome a tavola.
E domani, con l'arrivo a Grein, è il giorno della tappa più lunga della Donauradweg. Meglio fare il pieno di energie, no?
A presto!
Stefano

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