giovedì 31 luglio 2014

Alti e schietti in duplice filar

Ciao a tutti!
Una settimana all'Isola d'Elba trascorre in fretta, come abbiamo piacevolmente scoperto sulla nostra pelle. Ma la nostra parentesi toscana non si è chiusa così velocemente. Questa regione va goduta in fondo. Prima di salutarla ci siamo recati in uno di quei posti in cui puoi andarci bambino finché vuoi, ma non potrai mai cancellarli dalla mente. Un solo nome, immortale: Bolgheri.

Il castello di Bolgheri, la porta d'accesso all'infanzia carducciana

Bolgheri, una frazione del comune di San Guido è stato reso celebre da una famosa poesia di Giosuè Carducci. E in questo minuscolo borgo della Maremma livornese che conta poco più di un centinaio di abitanti, si trovano tutte i luoghi dell'infanzia di Carducci, che qui ha vissuto per ben dieci anni. Un periodo che rimarrà impresso nella memoria del grande poeta italiano: molti dei ricordi della sua gioventù si ritrovano proprio nelle vie di Bolgheri, come la "nonna Lucia", alla quale era molto affezionato. O come la "bionda Maria", colei che sarebbe stata, secondo Carducci, la sposa ideale.

Un tipico scorcio di Bolgheri a sfondo enogastronomico

Artisticamente parlando, Bolgheri non ha moltissimo da offrire. In fondo, si tratta di un borgo veramente piccolo. Ma è piacevolissimo passeggiare tra le sue mura. Si respira un'aria positiva, i ristoranti sono decisamente invitanti (il meglio della nostra visita) e anche i negozi ispirano un acquisto. Perché questa è terra di profumi e sapori, non solo di poeti. Ovviamente, parlando di Toscana, la parte del padrone la fanno i vini, tra cui il famosissimo ma proibitivo Sassicaia (si parte da 100 €), e il Bolgheri. Del quale mi porto una bottiglia a casa, mica si passa tutti i giorni di qua. Poi c'è l'olio, la pasta. Che ai toscani piace modellare nelle forme più stravaganti. Anche dagli aspetti... fallici...

Il meglio dell'uva di Bolgheri

Ed è subito vuoto...

Ma ciò che più rimane impresso nella mente di questo posto è fuori dalle mura di Bolgheri. Col pensiero ancora al tagliere di salumi toscani e alle pappardelle al cinghiale, ci avviamo verso casa, lungo la provinciale 16d. Quella che la poesia di Carducci Davanti a San Guido ha reso famosa in tutto il mondo. Quella dei cipressi. Duemila alberi che fanno la guardia, severi, a chi vuole entrare a Bolgheri. Un saliscendi completamente rettilineo, di circa cinque chilometri. Su questa strada vige ovviamente un limite di velocità, ma non c'è fretta. Non c'è bisogno di controllare il tachimetro, questo viale va goduto dall'inizio alla fine. Quando mi fermo a bordo strada per scattare qualche foto, nonostante il caldo e la siccità, ciò che si prova è una sensazione mai percepita prima... piccolo, in mezzo alla strada, con questi alberi che sembrano scrutarti e incutere soggezione. I tuoi sensi sono concentrati su ciò che ti circonda, la formidabile regolarità geometrica di questo viale, il frinire delle cicale, l'aroma della macchia maremmana, un venticello leggero che ti sfiora. Nella mente, una poesia. E una domanda... perché non ristai?

Il Viale dei cipressi

A presto!
Stefano

mercoledì 30 luglio 2014

Trecento giorni

Ciao a tutti!
Se c'è qualcosa che non può sfuggire all'occhio di chi si reca all'Isola d'Elba è la costante presenza del nome e della effigie di Napoleone Bonaparte. La sua figura trova spazio un po' ovunque: nomi di strade, alberghi, per cominciare, ma anche alcuni prodotti locali, come il tonno e l'acqua minerale portano il suo nome. La sua immagine si può trovare fuori da ristoranti e gelaterie, nonché negli svariati negozi di souvenir.

Villa dei Mulini

Per capire qualcosa in più è necessario fare un piccolo excursus storico: nel 1813 l'imperatore francese viene sconfitto dalle potenze alleatasi nella sesta coalizione nella battaglia di Lipsia. La sua sorte prossima è l'esilio. Napoleone può scegliere tra la Corsica, Corfù e l'Isola d'Elba. Sceglierà quest'ultima. La sua permanenza durerà trecento giorni: il malcontento per il re di Francia Luigi XVIII e la sete di gloria lo riportano a riprovarci. Poco più tardi, esattamente cento giorni dopo, la funesta battaglia di Waterloo estrometterà il grande condottiero corso dalla scena mondiale.

Napoleone consiglia!

La presenza di Napoleone all'Elba fu però veramente significativa. Non fu un prigioniero in quest'isola, ne fu il governatore. Anzi, l'imperatore. Tanto per dare un'idea, la tipica bandiera bianca con una banda rossa e le tre api (vedi post) sventolò la prima volta da Portoferraio proprio il giorno del suo arrivo, il 4 maggio 1814. All'Elba Napoleone costruì strade, sistemi difensivi, ampliò le aree di estrazione mineraria, organizzò feste, estese le coltivazioni di viti, istituì addirittura una servizio di nettezza urbana. L'isola era come rinata sotto l'energico impulso di un uomo che fino a poche settimane prima aveva tenuto in pugno l'intera Europa.

Strategica anche la villa di campagna

La residenza di Napoleone fu a Portoferraio, precisamente alla Villa dei Mulini, una costruzione posta in cima alla collina che domina il paese. Una posizione strategica, in cui si potevano controllare tutte le navi in ingresso al porto. Da dove l'imperatore restituito poteva esercitare una certa forma di potere. Villa dei Mulini non spicca di certo come Versailles per eleganza e sfarzosità, ma aveva un vantaggio: un incredibile panorama sul mare. La domanda "ma perché se ne andò dall'Elba?" è sorta a molti, me compreso. Avrebbe potuto godere di un ottimo clima, una meravigliosa visuale, e non credo che gli sarebbero mancate le donne. Quando il desiderio di potere e gloria è troppo, è quasi ovvio che si possa rinunciare a cotanta bellezza. Non c'è essere corruttibile come l'uomo.
Non da meno era Villa San Martino, a pochi chilometri da Portoferraio, ove Napoleone si rifugiò nei mesi più caldi. Villa San Martino è immersa dei boschi ed era ideale per sfuggire all'arsura che attanaglia l'Elba durante l'estate. Una casa di campagna, forse lontana da quella mondanità che Napoleone aveva instaurato a Portoferraio, ma che era perfetta per potersi rilassare, con quella vista sul mare... Villa San Martino è invece curiosa perché le sue mura sono tappezzate di lettere N. Giusto un pizzico di mania di grandezza.

L'ingresso a Villa San Martino

La presenza di Napoleone all'Elba ha creato un notevole movimento turistico. Tutto il turismo francese all'isola è sicuramente legato alla storia di questo grandissimo personaggio storico. Ma la cosa più strabiliante, il più incredibile segno che ha lasciato Napoleone sull'isola - incredibile a dirsi - è legato ad una funzione liturgica. Tutti gli anni, ogni 5 maggio alle 18, a Portoferraio, si celebra una messa "in ricordo del nostro fratello Napoleone". La presenza di pubblico, a quanto pare, è composta da una scarna massa di curiosi e turisti alla caccia di aneddoti speciali. Ma è tutto vero.
A presto!
Stefano

martedì 29 luglio 2014

L'aneddoto di montagna

Ciao a tutti!
Quando due settimane fa in Val Chisone, sono salito da Laux fino ai laghi dell'Albergian (vedi post), un piccolo spunto è lentamente maturato nella mia testa: salire sul monte Albergian, che quei laghi li domina dall'alto. E con i suoi 3041 metri di altitudine poteva padroneggiare in lungo e in largo la Val Chisone e l'Alta Val di Susa. L'occasione è giunta domenica, dopo giorni di ripetuto maltempo sulle Alpi nordoccidentali.

La Val Chisone (e non solo) dal Monte Albergian, 3041 metri

Il Monte Albergian è la cima più alta della Val Chisone, fatta eccezione per la Rognosa di Sestriere che tuttavia e sullo spartiacque con la Val di Susa. Per raggiungerla ci sono svariati punti di attacco. A me piace iniziare comodo, allora mi instrado da Ruà, una delle località di Pragelato. Qui, superato il torrente Chisone, inizia una lunga carrozzabile che porta a quota duemila metri. Per incominciare va bene, si spezza il fiato dolcemente e ci si rilassa tra gli alberi. Raggiunta la Bergeria Pré Damont, posta in un vasto pianoro erboso in cui si può già ammirare tutta la sinistra orografica della Val Chisone, inizia il sentiero per raggiungere la cima dell'Albergian. Ancora un chilometro di dislivello…

La meta di tre settimane prima: la caserma e il Lago dell'Albergian

La segnalazione scadente porta parecchie persone fuori dal sentiero ufficiale. I segnavia spariscono di colpo, e molte persone incontrate, seguendo la traccia a terra, si ritrovano ad un certo punto senza riferimenti, in mezzo alla prateria. Ci va il mio miglior orientamento, in una zona mai battuta fin d'ora a capire in che direzione andare – tra pietraie e decadenti fioriture di rododendri - e finalmente ritrovare il sentiero ufficiale. E siamo già a 2600 metri, un notevole panorama inizia ad aprirsi di fronte ai miei occhi.

Simbolo del Torinese, il Forte di Fenestrelle

Ma la salita è ancora lunga, ne mancano ancora quattrocento di metri da salire. Attorno ci sono solo più pietre e parecchia di quella ghiaia che a me piace definire “ghiaietta bastarda”, quella che soprattutto in discesa mi fa innervosire non poco. Qua e là c'è anche da mettere le mani sulla roccia, per facilitare la progressione in salita. Intanto la meta è sempre più definita. Vicino alla croce che indica la vetta, spuntano le sagome colorate dei primi escursionisti arrivati in cima. Mai come in questa domenica di luglio c'è così tanta gente sui sentieri. Complice probabilmente la bella giornata, molte persone che trascorrono l'estate nei pressi di Pragelato provano a tentare la via per l'Albergian. Tra cui anche un anziano signore che, memore delle primavere trascorse in Val Chisone, afferma che “ogni anno è sempre più dura”.

Panorama su Sestriere

Da lassù la vista spazierebbe molto lontano, ma le nuvole fanno la loro parte e coprono buona parte dei monti visibili. Tra cui il Monviso, e pure il Monte Bianco a detta di uno degli escursionisti già presenti in cima. Ci si accontenta di ciò che sta nei dintorni: dall'Albergian si possono scrutare le migliori prospettive di tutte le meraviglie della Val Chisone e zone limitrofe. La visuale è spettacolare sul simbolo della provincia di Torino, il Forte di Fenestrelle, che da qui sembra veramente una sorta di lombrico che si arrampica su un fianco della montagna. Il Colle del Sestriere da qui non sembra la salita ripida che è quando la si affronta in bici, bensì una pianeggiante distesa. Anche la dorsale dell'Assietta sembra veramente poca cosa, poi scopri che sono chilometri e chilometri di strada. Uno spunto per il futuro, forse.

In cima all'Albergian

La riflessione più importante che mi ha lasciato questa giornata in questo angolo delle Alpi Cozie giunge però da un escursionista incontrato in cima all'Albergian.
Durante la pausa che mi concedo in vetta – qualche foto, pranzo leggero e un po' di lettura – si avvicina a me un escursionista, attratto dall'invitante pietrone sul quale poteva tirare anche lui tirare comodamente il fiato. Cominciamo a parlare del più e del meno, riguardo le nostre esperienze connesse alla montagna. Io racconto delle mie alte vie in Valle d'Aosta e in Dolomiti, lui delle sue escursioni in Piemonte e in Francia. Chi va in montagna può capirmi, è qualcosa di abituale tra escursionisti. L'aria sana che si respira tra i monti abbatte ogni tipo di barriera. Nei racconti spunta un particolare di cui non mi ero accorto: a questo ragazzo manca un braccio. Eppure è lì, seduto di fianco a me, a tremila metri. E chissà quante altre salite ha fatto… Sono francamente colpito. Ecco, qui vedo fortissimo il potere di questo mondo, il potere della montagna…rende capaci di valicare gli ostacoli più brutti che la vita ci riserva. Infonde coraggio, toglie forza fisica per aumentare la propria energia morale, regala una concezione diversa della vita, intensa e mai superficiale. Mi dilungo un po' nella pausa in vetta, che va oltre ciò che avevo preventivato, ma credo di averci guadagnato. Cosa? Un'altra bella storia, di quelle che solo certe montagne possono scrivere.
A presto!
Stefano

lunedì 28 luglio 2014

Toccare l'Elba con un dito

Ciao a tutti!
Se il mio livello di conoscenza sul mondo della montagna è discreto, altrettanto non si può dire per il mondo del mare. Dell'Isola d'Elba sapevo che era l'isola più grande dell'Arcipelago Toscano, che il suo comune più grande era Portoferraio, che la si raggiunge da Piombino e che per un annetto circa ci ha vissuto (in esilio) Napoleone. Riferimenti alla bellezza naturalistica dell'isola, zero. Ho fatto qualche passo avanti in questa settimana elbana, visitando i piccoli centri abitati e esplorando le varie spiagge.

Veduta sul Capo d'Enfola

Il colpo di scena è stato sapere che il punto più alto di quest'isola è il Monte Capanne, 1018 metri di quota. Ed ancora più sorprendente è stato sapere che la vetta è raggiungibile non solo tramite la fitta rete di sentieri, ma anche tramite una cabinovia. Dimenticatevi gli avveniristici impianti di risalita che si è comunemente abituati a vedere in Valle d'Aosta o nelle Dolomiti. Qui più che cabinovia, si dovrebbe parlare di “gabbiovia”. È di certo una delle esperienze più curiose della nostra settimana all'Elba. Raggiungere il sito di partenza della cabinovia è già di per sé un'esperienza indimenticabile, tra strade strette, ripide e serpeggianti, perfette per chi vuole vivere minuti di inusuale piacere di guida. La stazione è un po' rustica, poi vedi queste cabine, vere e autentiche gabbie dipinte di giallo. Una domanda sull'affidabilità del mezzo sorge spontanea, anche al più ottimista. Quando sei sopra, comunque, i dubbi spariscono. O forse vengono coperti da ciò che si inizia a provare.

Dalla cabinovia in direzione Marciana

Durante la risalita dei circa seicento metri di dislivello che separano Marciana e il Monte Capanne, la vista spazia sullo stesso comune di Marciana, sui lecceti e castagneti che lo circondano, sulle località di Marciana Marina e Procchio. In una bella giornata di sole, è un appuntamento da non mancare. Il bello deve ancora venire: il vero Monte Capanne non si trova esattamente all'arrivo della cabinovia, ma poco più in alto, dove campeggiano i ripetitori. Sarebbe un peccato non andarci, la distanza è breve. Solo qualche minuto di camminata…

Sono lontane quelle due macchie... Montecristo e Pianosa

Il ripetitore rovina in parte lo spettacolo offerto dalla sommità del Monte Capanne. L'Arcipelago Toscano è quasi tutto di fronte a noi. Solo Giannutri ci è negata… Pianosa, Giglio, Montecristo e Capraia sono macchie scure in un oceano azzurro. Con un cielo più limpido forse si poteva anche vedere la Concordia, in quei giorni ancora arenata di fronte all'Isola del Giglio. Ci consoliamo con la Corsica, distante una settantina di chilometri eppure straordinariamente vicina. In fondo, molto in fondo, la Toscana.

Saluti dal Monte Capanne!

La protagonista rimane però l'Elba. Dal Monte Capanne è incantevole apprezzare questa sua linea sinuosa, la costa frastagliata, i bianchi litorali, i pendii ripidi con i quali i comuni elbani sembra giochino a nascondino, le baie in cui il mare non è solo blu ma una tavolozza di tonalità, che vanno dal turchese alla malachite, come due minerali preziosi. Questo è veramente uno spettacolo inestimabile. Si può capire bene il suo valore quando è ora di tornare giù in cabinovia. Non si vorrebbe mai andar via, si vorrebbe rimanere lì, nella pace assoluta, nel punto di confine tra terra, acqua ed aria, baciati dal vento e dal sole.
Noi ce ne andiamo, la grazia dell'Elba rimane…
A presto!
Stefano

domenica 27 luglio 2014

L'italien qui gagne: Nibali campione!

L'attesa è finita! Dopo sedici anni, un italiano torna lì, sul gradino più alto del podio. A Parigi, sui Campi Elisi, davanti all'Arco di Trionfo. In maglia gialla. L'ultima volta che vidi questa scena ero bambino: nel 1998 vinse l'indimenticabile Marco Pantani. Ora il testimone passa a Vincenzo Nibali, lo “Squalo dello Stretto”.

Nibali in trionfo!

Si può raccontare di come abbia vinto un Tour: distacchi abissali (il secondo a più di sette minuti), quattro tappe vinte, numerosi piazzamenti, diciannove tappe in maglia gialla. Si, certo, Christopher Froome e Alberto Contador hanno dovuto ritirarsi. Intanto, al momento del loro ritiro, loro erano già dietro, ad inseguire. Intanto Vincenzo macinava chilometri, sempre all'attacco, con grinta ma soprattutto cuore. Ha vinto da finisseur a Sheffield, dove nessuno poteva immaginare un suo scatto. Ha rifilato distacchi paurosi sul pavé della Roubaix, ad Arenberg . Sui Vosgi, a La Planche des Belles Filles, ha nuovamente staccato tutti. Sulle Alpi ha messo tutti in riga a Chamrousse. E da leader incontrastato, ha vinto ancora sui Pirenei, nella tappa simbolo del Tourmalet, ad Hautacam.

Un brindisi di squadra

L'Italia che vince, che torna a sognare, in un momento in cui c'è bisogno di scosse come questa. Per il ciclismo, per lo sport italiano, per l'Italia. Questa è la scossa più bella, quella di un ragazzo pulito, sincero, lottatore, senza fronzoli, la faccia più bella del nostro Paese. La faccia di un siciliano che a quindici anni lascia la famiglia per andarsene in Toscana a coronare un sogno: diventare un ciclista. Mica da tutti. Sacrifici, chilometri in sella, sudore, montagne, serate in casa invece che con gli amici. Le prime vittorie, e gradualmente, un trionfo dopo l'altro. Vuelta 2010, Giro 2013, Tour 2014: entra così a far parte anche lui di quella ristretta cerchia di corridori che hanno vinto tutti i grandi giri, composta da gente come Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador, non i primi arrivati.

Il sapore della vittoria...

Chiudo con il cuore in mano, apertamente. Sono contento per questo successo. Ma il ricordo che non potrà mai cancellare nessuno è un altro. Un uomo, che ha lasciato la sua terra quasi quindici anni fa per seguire un sogno, ora si ritrova a coronarlo, sullo sfondo l'Arco di Trionfo e le note dell'inno di Mameli che si propagano. Di fronte a lui, la sua famiglia, la sua moglie e la sua figlioletta di cinque mesi. Tutti quanti in lacrime, lacrime di gioia. Ecco, sono sincero. Questo è qualcosa che mi fa veramente commuovere.
E soprattutto, pensare che esistono ancora storie belle da raccontare. Storie di sacrificio che hanno un lieto fine. Storie di chi ce l'ha fatta.
Questa è la storia di Vincenzo Nibali, questa è una storia italiana.

Tappa n.2: primo assolo da vero finisseur, a Sheffield

Tappa n.5: secondo posto ad Arenberg e distacchi pesanti per tutti

Tappa n.10: a La Planche des Belles Filles, ritorno in maglia gialla. Non gliela leveranno più...

Tappa n.13: le Alpi hanno il suo re, a Chamrousse vince ancora lui

Tappa n.18: il sigillo finale ad Hautacam, nella tappa del Tourmalet

Ciao a tutti!
Stefano

(foto tratte dalla pagina Facebook de Le Tour de France)

sabato 26 luglio 2014

Dal Friuli alla Sicilia, la leggenda continua

1924, Ottavio Bottecchia.
1925, Ottavio Bottecchia.
1938, Gino Bartali.
1948, Gino Bartali.
1949, Fausto Coppi.
1952, Fausto Coppi.
1960, Gastone Nencini.
1965, Felice Gimondi.
1998, Marco Pantani.
2014, finalmente, Vincenzo Nibali!


Domani a Parigi si leverà ancora una volta - la decima - più in alto di tutti il tricolore italiano. Dopo sedici anni dall'ultima affermazione, un atleta italiano si impone nella manifestazione ciclistica più importante del mondo, il Tour de France. A sedici anni di distanza dal trionfo sui Campi Elisi dell'indimenticabile Marco Pantani, ci pensa un ragazzo siciliano tutto cuore e gambe, Vincenzo Nibali, a riportarci al vertice del ciclismo.
Non è solo la vittoria di questo straordinario ragazzo, o del movimento ciclistico italiano, ma anche (e credo, soprattutto) di una nazione in crisi, che deve tirare su la testa, a livello sportivo e non. Nibali e la sua vittoria alla Grande Boucle rappresentano una gran bella speranza per un paese che ha bisogno di tornare in alto.
A presto!
Stefano

venerdì 25 luglio 2014

Cavoli, che spiagge!

Ciao a tutti!
Non sono un habitué dei climi marittimi, stare al mare è qualcosa che non mi ha mai attratto particolarmente. Soprattutto in spiaggia, dove si è soliti, trascorrere molto tempo sotto l'ombrellone, tra bambini chiassosi, vuccumprà, fissati della tintarella e fenomeni da circo. Dove solamente un buon libro può salvarti. Perché neanche stare in acqua, tutto sommato, mi dà grosse soddisfazioni; una volta esaurito lo stimolo alla nuotata, permanere a bagno diventa tedioso.

La Spiaggia delle Tombe, una meraviglia della natura

L'Isola d'Elba ha, anche se in parte, cambiato questa mia percezione della spiaggia. L'elevato numero di spiagge (il perimetro dell'isola è di circa 150 chilometri) permette di avere un'ampia scelta di mete, mentre la geografia rocciosa dell'Elba permette di poter andare a ricercare baie e calette più isolate o comunque, meno trafficate rispetto ai classici stabilimenti balneari. Questo è ciò che stato per noi lungo la settimana elbana. Non volevamo una spiaggia e basta, abbiamo cercato un posto dove bagnarci, rilassarci, abbronzarci, lontano dal chiasso e soprattutto che ci regalasse un bello scenario marino. Qui non potrebbe essere altrimenti. Il mare è pulito, cristallino, anche grazie alla presenza del litorale roccioso, vi è un'odoratissima macchia mediterranea (e peccato non essere venuti a fine maggio/inizio giugno...) nonché un notevole patrimonio ittico. Gli ingredienti ci sono tutti: non innamorarsi di queste spiagge è impossibile.

Vita balneare sul Capo d'Enfola

Nella nostra settimana elbana abbiamo avuto modo di frequentare undici spiagge diverse. Le propongo, un po' per raccontare le nostre sensazioni balneari, un po' a titolo di suggerimento di viaggio, nell'ormai consueta forma della Top-10...

Unica: la spiaggia di Terranera

1. Spiaggia di Terranera.
Basta vedere una qualsiasi foto per innamorarsene. Unica, assolutamente introvabile. Il motivo risiede nel laghetto separato dal mare grazie ad una sottile lingua di terra. Più che terra, è un mix di sabbia giallastra e pietre nere, a causa dell'elevato tenore di zolfo e ferro che si trova in quest'area. Il laghetto, che ha un'azzurro diverso da quello marino proprio grazie alla presenza di zolfo, è il risultato degli intensi scavi minerari di quest'area. La si raggiunge dalla Spiaggia Reale, oppure dalla strada che porta a Capo d'Arco. Il mio consiglio è quello di optare per la seconda opzione, sarà così possibile rimanere abbagliati dalla tavolozza di sfumature di blu del Tirreno e del laghetto di Terranera.

Il mare più bello: Capo d'Enfola

2. Capo d'Enfola.
Probabilmente il mare più bello l'abbiamo visto qui, in questo stretto istmo che circonda il Golfo di Viticcio a sud e abbraccia il Tirreno a nord. La spiaggia è in realtà doppia: due litorali sono separati da poche centinaia di metri fra loro. Il lato sud è quello più turistico, grazie alla presenza di alcuni locali e della vecchia tonnara, ma non ha lo stesso affollamento di altre spiagge di Portoferraio, come le spiagge di Sansone e Acquaviva. Il lato nord, ancor meno frequentato non è solo rimessaggio delle barchette da pesca ma ben altro. Qui le rocce che cadono a picco sul mare conferiscono un colore unico allo specchio marino dell'Elba.

Selvaggia: la spiaggia delle Tombe

3. Spiaggia delle Tombe.
Il nome, dovuto alla presenza di alcune tombe etrusche non lontane da qui, è un po' angosciante, ma non c'è di che preoccuparsi, se non quello di recarvici con calzature adeguate (le scarpe da ginnastica vanno benissimo). Poco parcheggio nelle vicinanze, segnalazioni assenti (se non per un segnavia CAI pitturato su pietra), un ripido sentiero possono scoraggiare i turisti più pigri, ma non noi, e non coloro che hanno voglia di scoprire. La fatica per scendere e risalire è ricompensata dai profumi della macchia mediterranea (rosmarino e mirto in primis), da un mare di rara avvenenza, da una gran vista su Pianosa e Montecristo, da una spiaggia fatta di ciottoli scuri, da una tranquillità senza pari nelle altre spiagge che abbiamo toccato. Unica avvertenza: è necessario procurarsi adeguati strumenti per proteggersi dal sole nelle ore più calde: la spiaggia è nera...

Comoda: la Cala dell'Innamorata

4. Cala dell'Innamorata.
Al contrario della Spiaggia delle Tombe, il nome incuriosisce e spinge ad una visita. Questa, una delle spiagge di Capoliveri, rappresenta un bel mix tra comodità (facile da raggiungere), qualità del mare, panorama.  Restando sulla parte destra della spiaggia, oppure con una bella nuotata, si può godere delle isole Gemini. Sono due scogli leggiadri che contribuiscono ad aumentare il tasso di romanticismo di questa baia. D'altronde, il nome è tutto un programma. Nome che prende origine da una leggenda, quella di una ragazza che il 14 luglio del 1534 si gettò da questa scogliera per cercare di riunirsi con il suo uomo, deportato dai saraceni. L'episodio viene ricordato ancor'oggi, proprio il 14 luglio, con una spettacolare fiaccolata in costume.

Bianca: la spiaggia di Sottobomba

5. Spiaggia di Sottobomba.
Come sfruttare i souvenir turistici in spunto di viaggio. Notammo questa spiaggia durante la pausa pomeridiana a Portoferraio, nella copertina di un calendario: "Che spettacolo!", dicemmo in unisono. Abbiamo provato ad andarci: non è stato facile trovarla, in quanto i segnali sono fuorvianti. Una volta individuato il passaggio, un po' nascosto dalla vegetazione, si scende tramite una scalinata verso questa strettissima ma relativamente lunga spiaggia di roccia bianca. Il mare è sì limpido, ma le meduse ci hanno sconsigliato di tuffarci in acqua. Ce ne stiamo sulle pietre, che qui sono uniche: la roccia bianca è caratterizzata dalla presenza di tanti piccoli globuli neri, che la rendono come maculata. E a casa, c'è ora una pietra in più.

Verde: la spiaggia di Barbarossa

6. Spiaggia di Barbarossa.
Il nome è quello del pirata saraceno, che in questa baia sbarcò. Chissà se trovò un'accoglienza affollata come la nostra. Pur mantenendo una certa tranquillità, questa baia dal verde rigoglioso è presa d'assalto da molti turisti. Come dar loro torto: il mare è perfetto, si può trovare molta ombra grazie al folto verde che la circonda. In più il panorama è sovrastato dalla fortezza spagnola, ora carcere di sicurezza.

A picco: Le Viste

7. Le Viste.
Una spiaggia scoperta per puro caso: a Portoferraio per visitare una delle due ville napoleoniche nell'unico giorno di maltempo, il cielo si apre improvvisamente e ci fa salire in testa l'idea di provare a stare un pochino al riva al mare. La spiaggia più vicina, proprio ai piedi di Portoferraio, è proprio Le Viste. A pochi metri da Villa dei Mulini inizia il sentierino che conduce alla base della parete di roccia che sostiene i quartieri più elevati di Portoferraio. Pace assoluta (effetto maltempo?) e qualche animale che qui pare trovarsi a suo agio: Le Viste è una bella oasi per staccare dallo stress della città.

Isolata: la spiaggia di Nisporto

8. Spiaggia di Nisporto.
La spiaggia di Nisporto ha all'attivo tutti i servizi turistici ma si trova in un'insenatura difficile da raggiungere. Ci si può arrivare in auto da Portoferraio o da Rio nell'Elba solamente percorrendo strade strette, tortuose, dove il tornante è un leitmotiv. La pazienza viene comunque ripagata dallo scarso affollamento, da un certo grado d'ombra (offerto da una distesa di canne di bambù) e da un gradevole paesaggio. Per chi vuole esplorare, si può raggiungere una vecchia fornace con cui si produceva la calce partendo dal calcare della montagna.

Alla pescatora: Il Bagno

9. Il Bagno.
Solo una piccola sosta in questa spiaggetta tra Marciana Marina e Procchio, quanto basta per gustarne l'originalità data dalla presenza della tonnara, una costruzione in cui veniva lavorato il tonno appena pescato. Non è facile da raggiungere, anche a causa del posto alquanto scarso per parcheggiare l'auto. Questo è un motivo in più per passare un pomeriggio rinfrescato dalle correnti settentrionali: qui di gente non ce ne sarà mai tanta...

Rilassante: la spiaggia di Margidore

10. Spiaggia di Margidore.
Di certo è la spiaggia più grande tra quelle visitate, lunga quasi un chilometro. Adatta per le famiglie e anche per chi vuole solo trascorrere del tempo con i piedi ammollo di fronte al promontorio di Capoliveri. Se poi non si possono digerire i raggi del sole, questa spiaggia è perfetta per una capatina nel tardo pomeriggio.

Barche al largo di Fetovaia

Non classificata. Fetovaia.
Sarebbe una spiaggia da podio, se non fosse che è impossibile anche solo entrarvi. La sabbia fine e chiarissima, la vegetazione ai lati della baia, acqua limpidissima, uno degli accessi più facili nella costa occidentale, rendono questa spiaggia impraticabile. A meno di arrivare in spiaggia alle otto di mattina. Fetovaia, come molte altre spiagge del lato ovest dell'Elba, è la scusa per tornare sull'isola, magari nei mesi di maggio o giugno, quando il turismo non è calca in spiaggia.
A presto!
Stefano

P.s.: il "Cavoli" del titolo del post è anche una località dell'Isola d'Elba. Giusto per creare una simpatica assonanza...

mercoledì 23 luglio 2014

Paesi dagli stretti vicoli

Ciao a tutti!
Pensare che l'Isola d'Elba sia un posto dove trascorrere vacanze in stile "spiaggia, lettino ed ombrellone" può essere una convinzione errata. Un'isola non è solo mare e stabilimenti balneari. Come ho già anticipato, può essere uno scenario diverso dall'abituale, un piatto che altrove non puoi trovare o, come racconterò in questo post, un paese unico nel suo genere.

Laggiù, in punta, Capoliveri


Si, i paesi elbani sono unici. Puoi trovarlo in riva al mare, come Portoferraio, o abbarbicato in collina, come Rio nell'Elba, ma camminare nei vicoli di questi agglomerati urbani è a dir poco poetico. Nonostante l'avvento dei motori abbia un pochino rovinato l'idillio di questi paesi, nelle stradicciole dei comuni elbani si passeggia in un ambiente bucolico. Semplicemente un'altra realtà, che profuma di mediterraneo, di marittimo e che, abituato alle montagne e al freddo, mi fa respirare un'aria nuova.
In una settimana all'Isola d'Elba non è facile trovare il tempo per conciliare spiagge e visite culturali, ma un po' di vero piacere elbano l'abbiamo gustato, per la precisione nei comuni di Porto Azzurro, Portoferraio, Rio nell'Elba e Capoliveri.

Siamo a Rio nell'Elba. Lontana, lontana, la Toscana

Parto dal comune che forse mi ha attirato di meno - o meglio, meno di altri ha lasciato in me stupore generalizzato - ossia Porto Azzurro. Situato in un'incantevole baia, più ristretta ma più affascinante di quella di Portoferraio, è forse la località in cui si respira più aria mondana, dove c'è sempre un clima vitale, anche nei (rari) momenti di maltempo. Forse il vicolo stretto è meno caratteristico, ma l'aroma di cucina a base di pesce che si sprigiona dai vari ristoranti del centro, e i numerosi negozietti, invitano obbligatoriamente il turista a fermarsi per un attimo di spensierato relax. Il porticciolo è forse il più bello tra quelli visti all'Elba, forse perché non c'è ombra di traghetti e soprattutto non è macchiato dalla squallida presenza di yacht iperlusso.

Il porticciolo di Porto Azzurro

Rio nell'Elba è stata la sorpresa più bella. Nel centro principale della punta nord-est, ex-capoluogo dell'industria mineraria elbana, non mi sarei aspettato di trascorrere alcune tra le più piacevoli ore a cavallo tra una spiaggia e l'altra. Restare per qualche minuto seduto su una panchina in Piazza del Popolo, accarezzato dalla brezza che qui scorre fresca (siamo a 180 metri sul livello del mare), con un panorama che punta deciso verso la Toscana, è vero relax mediterraneo. Il paese regala inoltre scorci molto suggestivi, che si possono incontrare lungo tutto il paese. Sia dalla base in cui Rio nell'Elba appare veramente imponente, sia in alto in cui le stradine si fanno più strette e allo stesso tempo romantiche. Poi vi è un elemento unico nel suo genere, ed è l'ex-lavatoio pubblico. Beh, qui si può ammirare qualcosa d'altri tempi, di un passato veramente fuggito via...

Rio nell'Elba

Portoferraio è la conferma. Essendo il comune più grande dell'isola mi aspettavo prospettive degne della fama dell'isola. Non mi sbagliavo, e ho messo a tacere le vocine di coloro che, già vacanzieri all'Elba mi sconsigliavano di spendere del tempo a Portoferraio. Cittadina meravigliosa, per diversi motivi. Per le maestose fortificazioni medicee a guardia della città e dalle quali si gode di gode di un'incredibile visuale, per la darsena dalla perfetta forma a ferro di cavallo, per le irte scalinate in pietra. Ma soprattutto per la conformazione urbanistica, per l'architettura delle case, colorate ma dagli intonaci instabili, rigorosamente con un filo da cui pendono panni in attesa di asciugarsi. Camminare per le viuzze di Portoferraio è qualcosa di tassativo per chi si trova anche per un breve di lasso di tempo, in questo paese. Senza dimenticare che qui, a Portoferraio, si è consumato un anno di impero napoleonico...

Salita del Falcone, uno degli scorci più caratteristici di Portoferraio

Capoliveri, la più bella. A rendere questo paese quella che per me è la perla dell'Isola d'Elba è sicuramente la sua posizione. Unica e speciale. Alle porte della penisola del Monte Calamita, Capoliveri domina in direzione nord la baia di Porto Azzurro e il golfo Stella (sul quale si possono ammirare stupendi tramonti), e in direzione sud tutta l'immensità tirrenica. Qui si può ritrovare tutto ciò che si è visto nei paesi che ho precedentemente descritto, ma forse in maniera ancora più concentrata. Qui si può sfiorare una sensazione di vita che non è facile realizzare altrove. Bel clima, bell'atmosfera, ottimo cibo, spirito allegro. C'è tutto per vivere in serenità. Non a caso, la maggior concentrazione di stranieri (sia turisti che residenti!), è qui a Capoliveri. Per forza, le sue strette viuzze e le incantate vedute sul mare, a volte ritagliate dalle caratteristiche arcate, sarebbero in grado di far innamorare il più impenitente degli scapoli.

I tetti rossi di Capoliveri

E non finirebbe qui...di sicura bellezza sarebbero anche Marciana e Rio Marina, sfiorata la prima e località di transito la seconda. Senza dimenticare le varie frazioni di Marciana e Campo nell'Elba. Io aggiungo al taccuino dei prossimi viaggi, tutte note per un prossimo ritorno all'Elba...

La darsena di Portoferraio

A presto!
Stefano

martedì 22 luglio 2014

Ma chi sono questi Preraffaelliti?

Ciao a tutti!
Se non fosse stato per Giulia, una mostra di settanta opere inglesi dell'Ottocento sarebbe scivolata via senza colpo ferire. Svoltasi a Torino in una sorta di ramo di Palazzo Reale altrimenti detto Palazzo Chiablese, "Preraffaelliti - L'utopia della bellezza" è stata veramente una fantastica occasione per conoscere un genere a me finora sconosciuto, se non per qualche accenno che Giulia mi fece in occasione della visita alla Alte Nationalgalerie di Berlino.
La mostra porta a Torino settanta opere degli artisti della Confraternita dei Preraffaelliti, una corrente artistica inglese dell'Ottocento, tutte provenienti dalla Tate Gallery di Londra. Una mostra veramente unica per un genere unico, particolare, ma ricco di fascino.

Ophelia (1851-1852) di John Everett Millais

Gli elementi insoliti sono veramente tanti, a partire dal nome stesso. Preraffaelliti... prima di Raffaello: il nome è dovuto al rifiuto dei concetti di ideale estetico incarnati nello stile di Raffaello Sanzio. La tecnica e lo stile sono decisamente non convenzionali, come non convenzionale era ciò che rappresentavano: i temi delle loro opere si rifanno alle opere di Dante Alighieri, William Shakespeare e ai cicli medievali, nonché a uno dei romanzi più fantasiosi, la Bibbia. Le loro opere sono descritte, quasi a mo' di didascalia, da estratti dei loro scritti (erano anche poeti e scrittori), in basso o addirittura sulla cornice. Anche il modo stesso di portare a termine un'opera è decisamente non stereotipato: prediligevano la pittura all'aria aperta, utilizzavano modelle per i soggetti femminili - che spesso erano anche le loro amanti, infatti compaiono più volte nei loro quadri. Il quadro simbolo di queste modalità pittoriche è l'Ophelia di John Everett Millais, l'opera in foto, nonché dipinto "di copertina" della mostra.
Visitare una selezione di loro opere è un po' come entrare in un mondo in cui la natura e le figure sono espresse in maniera del tutto nuova, sempre alla costante ricerca della perfezione estetica, e decisamente innovativa, rispetto a come si è abituati a vedere nei libri di storia dell'arte.
Avrei voluto fare uscire questo post decisamente prima, in maniera da concedere tempo ai lettori di provare ad approfondire, ma non mi è stato possibile. Le opere rientreranno dunque a Londra; per chi volesse ammirarle c'è sempre la Tate Gallery, oppure il catalogo della mostra (vedi link). Entrambi da non mancare.
A presto!
Stefano

lunedì 21 luglio 2014

La vacanza che non ti aspetti

Ciao a tutti!
A quarantotto ore dalla fine della settimana elbana ho ancora ben stampate negli occhi le immagini dei luoghi meravigliosi ammirati con Giulia. Ciò che sto per scrivere in queste righe è una sorta di rivoluzione, per un blog che nasce come diario di un viaggio in montagna e si ritrova a descrivere sulle proprie pagine l'emozione di fronte a dei paesaggi marini.

Una delle spiagge più belle, la Spiaggia delle Tombe

Lo ammetto, non ho mai amato particolarmente il mare. Forse perché deluso da vacanze tipicamente da teenager sulle riviere romagnola e ravennate. Dalle quali anche la vicina Liguria non si discosta molto, se non per alcune eccezioni. Solo la Costa Azzurra mi ha attratto per un breve periodo, una sorta di fuoco di paglia. La sola idea di mare mi lasciava perplesso. Restare per troppo in spiaggia a cazzeggiare (e magari ripetere questa giornata tipo per più giorni) non ha mai fatto per me. In aggiunta, il traffico di strade ed autostrade adiacenti, giovani banali e degenerati, folla delirante ovunque, non hanno mai fatto per me. La montagna ha sempre rappresentato la soluzione mai trovata nel mare. Pace, tranquillità, relax, bellezza, a stretto contatto con la natura. Nonché un sacco di sport...

Portoferraio

Quando io e Giulia organizzammo questa settimana all'Isola d'Elba ero sicuro che sarebbe stata indimenticabile grazie a lei. Così è stato, non mi stuferò di ripeterlo,anche grazie all'Isola d'Elba stessa. Per tanti motivi. Per i paesi, unici nel loro genere, fatti di scenografiche scalinate e viuzze dalla'incontrastabile atmosfera. Per la storia di un'isola, che ha contemporaneamente il contrasto delle diverse anime popolari che la abitano e l'unità verso ciò che qui ha rappresentato un certo Napoleone Bonaparte. Per le qualità enogastronomiche locali, in special modo i piatti a base di pesce, che difficilmente incontrerò altrove, e prodotti come vini ed oli di eccelsa qualità. Per le spiagge e il mare incomparabili (ok, io di spiagge ne conosco poche...), fatte di pietre nere, rocce affilate, acque cristalline e aromi mediterranee di intensità superiore. Per i panorami di cui si può godere, non solo dal suo punto più alto, il Monte Capanne (vedi post), ma dalle tortuose strade che la attraversano, sempre uguali e sempre nuovi ad ogni curva.

La Baia di Portoferraio vista dai pressi del Castello del Volterraio

Ovviamente qualche problema c'è stato: strade trafficate (e non oso immaginare ad agosto), ristoranti affollatissimi, disturbatori della quiete, molto caldo, tutte cose che in montagna non si incontrano e che ho momentaneamente rimpianto. Nonostante ciò, il rientro a casa è stato accompagnato da quella piacevole sensazione, un misto di malinconia e speranza, che mi fa sognare un prossimo ritorno sull'Isola d'Elba. Stavolta non solo con il costume, ma anche con scarponi e una bicicletta: i ripidi sentieri e le arcigne salite di questa meravigliosa isola sono lì, e io non vedo l'ora di percorrerli, con un occhio sempre rivolto a quel mirabile specchio blu...
A presto!
Stefano

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