sabato 24 settembre 2016

Andiamo a maratonare

Ciao a tutti!
La vigilia sta per concludersi, il giorno sta per arrivare. L'alba del giorno (podisticamente parlando) sta per sorgere. La sveglia che mi farà sobbalzare dal letto già in piena eccitazione pre-maratona suonerà fra poche ore. E la canzone scelta per svegliare le mie membra e dare il via ai lunghi preparativi è un po' il manifesto di ogni appassionato di corsa, Born to run di Bruce Springsteen. Sarà necessaria o, come poco meno di quattro anni fa, quando corsi la mia prima maratona a Torino sarò già bello sveglio e pronto a correre quei lunghissimi quarantadue chilometri?

Tutto pronto in Straße des 17. Juni (fonte: facebook.com/berlinmarathon)

Proprio per questo motivo la vigilia di questa maratona di Berlino non è stata all'insegna del riposo assoluto. Mi sono concesso un paio di passeggiate nella vecchia Berlino Est, alla East Side Gallery in solitudine, e a Treptower Park in ottima compagnia. Come sforzo, niente di trascendentale, eh. Camminare il giorno prima della maratona è una consuetudine collaudata e ritengo sia necessario per rodare le gambe in vista della fatica totale del giorno dopo. Mai lasciarle completamente al loro destino, meglio far capire loro che devono essere attive.

Anche la canotta è pronta. Pettorale 17016

Come ho detto sopra, ho trascorso la maggior parte della giornata in giro per Berlino. Ho visto le facce di tanti maratoneti, per un giorno turisti. Lo intuisci dalle scarpe multicolor, dal fisico asciutto, dal sorriso. Oppure dal pacco-gara, se ce l'hanno a spalla. Oppure dal braccialetto fornitoci dall'organizzazione al momento del ritiro del pettorale, volto a prevenire lo scambio di pettorale in corsa. Una piccola striscia di stoffa bianca e blu con lo la sagoma delle più famose attrazioni turistiche di Berlino: la Porta di Brandeburgo, Potsdamer Platz, la Kaiser-Wilhelm-Gedächtnis-Kirche, il Berliner Dom, la Colonna della Vittoria. Li vedremo tutti, da vicino o da lontano, questi luoghi, domani, noi maratoneti.
Ovviamente ci sono anche tanti italiani. Saremo più di 1100 domani in Straße des 17. Juni. Il nostro popolo è inconfondibile. Parliamo sempre con qualche decibel in più, parliamo con tutto il corpo, esprimiamo emozioni nel linguaggio come nessun altro. Come le due famiglie italiane incontrate oggi sulla U1, visibilmente emozionati per la maratona e un po' preoccupati per le condizioni climatiche, dato che puntano a rimanere sotto le quattro ore e quindi ad arrivare in un orario che presenta temperature più elevate.

Il famoso piatto di pasta "della sera prima"

Ma anche in albergo ho trovato tante persone pronte ad affrontare i 42.195 chilometri. Da tutto il mondo. Dal tedesco tutto ossa, muscoli e nervi allo spagnolo più cicciottello. C'è il cinese all'ottava maratona che mi guarda come un alieno quando gli dico che punto a migliorare il mio primato di 3h14' - ben conscio che se io vado forte, ci sono migliaia di persone che in confronto a me sono dei fulmini. C'è il polacco che mangia la pastasciutta con avidità dicendomi che domani vuole fare 2h40': lui sì che va forte. Il popolo della maratona è questo, una meraviglioso potpourri di uomini mai in competizione tra loro (a livello amatoriale, si intende) ma solo pronti a tutto contro i propri limiti.

Con l'augurio che domani le mie gambe spingano come una BMW

La sera scivola via, sempre troppo in fretta, tra riti mai banali nonostante siano ormai consolidati - è l'ottava sera di vigilia per me. Il solito piatto di pasta, la tisana per digerirla, le solite spille con cui fissare il pettorale alla canotta, il chip da infilare tra i lacci delle scarpe (stavolta con il logo di BMW, main sponsor della maratona di Berlino: che mi aiuti ad andare più forte), l'orologio da mettere in carica, i sali e la vaselina da non dimenticare, tutto l'occorrente per la colazione di domani. Sono passati quasi quattro anni da quella sera nervosa e da quella notte quasi insonne, ma l'emozione, il batticuore rimangono sempre gli stessi.

-1, e anche meno (fonte: facebook.com/berlinmarathon)

Perché è così, noi maratoneti viviamo di queste emozioni, difficili da comprendere per chi una maratona non l'ha mai corsa. Ci nutriamo di momenti come questi, istanti che sono incancellabili. Sono il pane necessario per portare a termine un allenamento, l'energia per perseguire un miglioramento di qualche secondo. Secondi che continueranno fino a domani alle 9.15. Poi il giorno atteso da mesi, per qualcuno anche da anni, si trasforma in realtà sotto il frastuono di uno sparo. E lì è solo più una storia di gambe e forza brutale.
Bis bald!
Stefano

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