Con un colore.
Dieci colori per dieci maratone |
Il bianco è indubbiamente il colore della mia prima maratona, nel 2012 a Torino. Perché è stata la mia prima esperienza con questa distanza. Il bianco è il colore della prima pagina da riempire di ricordi. E chi l'avrebbe mai detto, che poi di ricordi ce ne furono ancora così tanti...
Alla mia seconda maratona, a Barcellona nel 2013, associo il rosa. Un colore lieto e pieno di speranza, al quale collego il bel ricordo di una settimana catalana ma soprattutto i giorni in cui poi mi stavo innamorando... di colei che poco più di tre anni dopo sarebbe diventata mia moglie.
L'azzurro è il colore della mia prima maratona a Venezia, sempre nel 2013. L'azzurro è colore di positività (e come non esserlo dopo aver migliorato il mio personale di oltre quattro minuti?), ma è il colore del cielo di Venezia dopo aver sfondato il muro di nebbia della pianura, è il colore delle acque del Canal Grande, un momento per il quale vale la pena essere un maratoneta.
Il grigio è il colore della mia seconda maratona a Torino, nel 2013. La sintesi del bianco e nero che indossai quel giorno, ma soprattutto è la giornata plumbea, un esito di certo non brillante (rimane tuttora la peggior performance) e molti episodi che mi hanno deluso - mi riferisco alla scadente organizzazione e ahimè, mi duole ammetterlo, ai torinesi stessi. Episodi che mi hanno allontanato da quella maratona che dovrebbe essere "di casa".
La mia seconda volta a Venezia, nel 2014, in cui sono fortissimamente voluto tornare dopo la bella esperienza dell'anno precedente, è quella che senza dubbio alcuno lego al colore rosso. Il colore dell'amore per una maratona, in cui sì, limai di un minutino il mio personale, ma che io ricordo solamente per aver chiesto a Giulia se voleva sposarmi...
La mia prima volta all'estero è stata nel 2015, ad Amburgo: la maratona che io abbino al colore verde. Per un percorso, per l'appunto, ricco di verde, ma soprattutto per l'equilibrio che mantenni per tutta la corsa. Per una speranza concretizzatisi nel nuovo personale e finalmente, per la prima volta, in una maratona completata in 3h15' (e qualcosina).
Dunque è il turno del viola, il colore della sofferenza. E mai come nel 2015 a Firenze sperimentai questa sensazione negli ultimi cinque chilometri. Quelli che furono i chilometri molto probabilmente più lenti che abbia mai corso in una maratona.
Anno 2016, maratona di Berlino. Una chance di miglioramento sfruttata male, per una preparazione troppo lunga, un allenamento svoltosi in un caldo fuori dalla norma, la sfiga. E soprattutto il ritorno a casa con un piede rotto. C'è poco da aggiungere, il colore che associo a questa maratona è certamente il marrone.
La maratona che a livello di risultati ritengo la più bella di sempre la lego al colore arancio. Parlo della maratona di Roma, nel 2017: un percorso duro scelto per ritornare sui 42,195 chilometri dopo mesi per rimettermi in forma dopo la frattura al piede, convinto di non poter mai e poi mai migliorare il mio miglior tempo. E invece, in una giornata tetra, dopo due acquazzoni (e un terzo evitato per questione di minuti) e sampietrini che diventano saponette, arrivo ai Fori Imperiali con il miglior tempo di sempre. Nelle gambe, quel giorno, avevo il fuoco.
Il giallo, che per me è sinonimo di maturità, lo voglio associare alla mia decima maratona, la terza a Venezia. Decima maratona che corsi più per romanticismo che per vera volontà: era la decima, e avrei desiderato tanto che fosse a Venezia. Per innumerevoli ragioni. Ma le gambe non sempre vanno di pari passo con la testa. E se manca quella, non si va lontano. Solo con l'esperienza di dieci maratone sono arrivato al traguardo senza massacrarmi. Già proiettato verso la prossima volta...
Bis bald!
Stefano