Ciao a tutti!
Quello di
domenica non era che l'antipasto, un piccolo annuncio. Ed è ora giunto il momento di parlare della visita all'Allianz Arena e al museo che all'interno racconta la storia del team che sta dominando la scena calcistica degli ultimi anni, il Bayern Monaco.
In realtà ben pochi sanno che la storia del Bayern Monaco è quasi interamente storia recente degli ultimi cinquanta anni. Il primo titolo di Germania risale al 1932, ma da qui al ritorno alla vittoria in Bundesliga passano ben trentasette anni, di cui molti in Seconda Divisione. Nel 1969 inizia infatti un'altra storia, quella del club più vincente di Germania: ventitré Campionati tedeschi, sedici Coppe di Germania, sei Coppe di Lega, quattro Supercoppe di Germania, cinque Champions League, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Supercoppa Europea, due Coppe Intercontinentali, un Mondiale per club.
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Storia di solo qualche mese fa: la quinta Champions League conquistata battendo il Borussia Dortmund |
L'arrivo all'Allianz Arena è ben diverso dalla due precedenti occasioni. La prima volta, per una semplice visita esterna, a fine novembre con Giulia, accadeva in occasione del match di campionato contro l'Eintracht Braunschweig: un grande catino rosso che esplode di tifo. La seconda è per assistere ad una partita, l'ultimo match dell'anno tra le mura amiche
contro l'Amburgo. La terza, una settimana fa, è ben diversa. Nessuna luce, pochi tifosi. L'Allianz Arena, nella sua veste bianca e non illuminata, si confonde egregiamente nella nebbia. Serve avvicinarsi fino alla zona-tornelli per poter tornare a vedere la superficie della sua copertura.
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La scala che ogni giocatore percorre per entrare in campo |
I primi passi nel "FC Bayern München Erlebniswelt" mi lasciano un po' perplesso. Non vi è libertà all'interno del percorso di visita del museo. E lo stadio è visitabile esclusivamente con una guida, solo ad un certo orario ben preciso: apparentemente tutto perfetto, una guida può spiegare meglio questo mondo che si è abituati a vedere solo in televisione, ma allo stesso tempo non si può vivere a fondo, con la tranquillità e il tempo che serve, certe sensazioni.
Su tutte, quelle dell'ingresso sul terreno di gioco. L'uscita, come viene concepita in tutti gli stadi moderni, prevede un'ingresso dal basso verso l'alto, in stile gladiatori in un'arena - settantamila perone che guardano ogni movimento di ogni tuo singolo muscolo. Effettivamente, fa una certa sensazione...
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Pronti per entrare sul terreno di gioco... |
La visita guidata è in lingua inglese: all'inizio del tour la guida ci chiede che squadra tifiamo, affermando scherzosamente che non voleva tifosi del Chelsea nel gruppo (nel 2012 il Chelsea sconfisse nella finale di Champions League all'Allianz Arena proprio il Bayern Monaco ). C'è gente di tutte le nazioni, la fama del Bayern Monaco, soprattutto dopo tre finali di Champions League in quattro anni e con il trionfo del 2013 sul Borussia Dortmund, è totale.
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Un cartonato reparto offensivo del Bayern |
La visita guidata permette di conoscere aspetti interessanti del mondo-Allianz Arena, su tutte la netta separazione degli spazi e degli spogliatoi (pure le panchine!) tra le due squadre di Monaco di Baviera: i
Roten del Bayern Monaco e i
Löwen del Monaco 1860, il secondo team che milita in Seconda Divisione. Corridoi separati, aree separate, sala stampa in comune ma sedie diverse, spogliatoi separati. Ah, gli spogliatoi. Un armadietto per giocatore: basta vedere la foto in alto. E che foto: sembrano delle divinità greche in posa. Gli scatti dei fan nella stanza si concentrano sui più noti, Arjen Robben, Franck Ribery, Mario Mandžukić, Bastian Schweinsteiger... I flash delle donne sono invece tutti per Manuel Neuer...
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Spogliatoi |
La visita guidata permette comunque di venire a conoscenza di qualche particolare in più che meglio spiega come questo stadio sia un capolavoro architettonico e l'organizzazione all'interno una macchina collaudatissima. Più di 25.000 lampade che illuminano una copertura fatta di circa 2.800 diamanti di PTFE per un totale di circa 66.000 metri quadrati.
Il numero che però più mi ha impressionato è la quantità di cibo e bevande vendute in un singolo match di Bundesliga. I vegetariani e gli astemi si tappino le orecchie: viene venduto all'incirca un wurstel al secondo e ogni spettatore mediamente beve più di un litro di birra!!!
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Ed è solo un fine telo di plastica... |
L'area prettamente museale è interessante ma la considero qualitativamente inferiore al museo del Barcellona all'interno del Camp Nou (tralasciando che non la si può visitare con la dovuta calma - le visite allo stadio sono programmate a orari ben precisi). Tutto quanto è più pasticciato e senza un vero filo conduttore dotato di logica.
Cosa si può vedere? Le solite cose che si trovano nei musei di una squadra di calcio: sempre le stesse, ma ogni volta una sensazione nuova. Le maglie dei grandi campioni di questa squadra, i numerosi trofei, le foto dei momenti più salienti della storia del club e numerosi filmati. Qua e là, qualche chicca: abbigliamenti particolari dei tifosi, tagliandi di ingresso a partite disputatesi molti anni fa, scarpe ormai consunte dei campioni degli anni Settanta.
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I titoli di Deutscher Meister tutti in bella fila |
Da buon italiano, mi sono fermato all'istante quando su uno schermo veniva proiettato un video che risale al 1998: la famosissima conferenza stampa di Giovanni Trapattoni, allora era il coach del Bayern Monaco. Rimane un pezzo di storia di sport e del giornalismo sportivo. Pochi minuti di tedesco raffazzonato che sono entrati di diritto nella leggenda del calcio sia italiano che tedesco. In Italia è ricordato per l'epiteto "Strunz!" (e non sto a dire il perché), nonostante il Trap volesse chiamare in causa un giocatore che faceva di cognome proprio Strunz. In Germania è popolare per il finale: "ich habe fertig!", che vuol dire "io sono finito", mentre il vero intento del Trap era di dire "io ho finito". Si, è un episodio che merita di essere approfondito con un post dedicato, è uno dei momenti più idonei a raccontare il rapporto tra italiani e tedeschi.
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Abbigliamento da tifoso |
Una delle attrazioni del museo è sicuramente la "sala riunioni", la
Präsidiumszimmer. Una piccola stanza, un tavolo, qualche sedia. Ma lì i top manager della squadra bavarese, gente come Karl-Heinz Rummenigge, Franz Beckenbauer e Uli Hoeneß hanno fatto (e stanno facendo) la storia del club. Lì si decidono le sorti della squadra più amata di Germania. Chi lo può dire, magari tra qualche mese - così dicono i rumor più fantasiosi - pure un giocatore come Lionel Messi potrebbe mettere la sua firma ad un contratto che lo legherebbe al club di Monaco di Baviera.
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I trionfi dell'epoca d'oro negli anni Settanta |
Un area è dedicata alle grandi stelle del club: un po' come ad Hollywood, c'è una sorta di "Walk of fame". Dunque, una stella è dedicata ad ogni giocatore che qui ha lasciato un segno indelebile. Ma i fari sono puntati soprattutto sul periodo d'oro del Bayern negli anni Settanta, quando militavano giocatori come Sepp Maier, Paul Breitner, Franz Beckenbauer e Gerd Müller. Quando, dal 1974 al 1976, il Bayern si aggiudicò la Champions League in tre edizioni consecutive.
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Il terreno dell'Allianz Arena illuminato da luci solari per il mantenimento del manto erboso |
Poi raggiungi l'area allestita per l'anno dei record, il 2013. Ammiri un po' il tutto. E mi chiedo quando anche la Juventus riuscirà a vivere anche solo una piccola parte di tutto questo trionfo. Noi bianconeri, per il momento ci ispiriamo proprio al modello del Bayern per tornare grandi anche in Europa. Incrociamo le dita...
Bis bald!
Stefano