Un anno.
Era più o meno una giornata così. Un po' di sole, quel tipico sole di marzo che nelle prime frenetiche ore mattutine non riesce ancora a farmi rendere conto che la primavera è iniziata. È il giorno pronosticato (previsto, calcolato, non è importante l'aggettivo) dai dottori. Ogni momento può essere quello buono.
In salotto ho appeso uno di quei calendari "universali" - si chiameranno così? - in cui un rudimentale sistema di rotelline permette di aggiornare la data. Piccolo giro di rotelle per arrivare al 27 marzo. Una foto col telefono, una condivisione su Facebook, e annessi auspici. L'ultimo gesto quotidiano prima di lasciarmi la porta di casa alle spalle, recarmi con una velata ansia di sottofondo in ufficio, dove so di trovare un protettivo noch nicht dei miei colleghi. Rigorosamente in auto, perché in bici vado fortissimo, ma nonostante il traffico della città, il pedale dell'acceleratore rimane sempre una garanzia di velocità.
Due minuti, forse neanche quelli, certamente due semafori, il telefono che strilla. Rispondo, anche se non era necessario, già avevo capito che dovevo fare marcia indietro. Un nervoso ritorno a casa, un ancora più nervoso viaggio verso l'ospedale. Il resto è cosa nota, o forse no.
Perché è in quelle ore, poco meno di una decina - fino alle 16:49 in cui è nata Rossana - che si celebra l'intimità della coppia. Si vedono cose che non si possono vedere in altri momenti, si fanno discorsi che attraversano uno spettro completo di stati d'animo; si osserva, come spettatori allo stadio, tutta la potenza della natura nel giro di pochi secondi. È una gioia grande che supera a mani basse qualsiasi altro momento bello vissuto prima. È gioia che rincoglionisce. Altrimenti non si spiegherebbe perché mi sia rivolto alle ostetriche in italiano, ovviamente piangendo. È gioia condivisa, da stringere in due, da abbracciare insieme.
È gioia che dura da un anno. Un anno combattuto, ma non tanto per le problematiche che ha dovuto superare Rossana. Dentro di me, mi sono sempre sentito diviso tra il desiderio curioso, quasi ansioso, di vederla crescere, e quello impossibile, di far sì che rimanga così, piccina come è, bellissima nella sua tenerissima età. Che vola via, sempre troppo in fretta, un giorno dopo l'altro, senza avere quasi la possibilità di accorgersene.
Tanti auguri, Rossana. Un anno insieme è passato.