Ciao a tutti!
Finalmente a casa... si, mi sono assentato dalla terra natia per qualche giorno, non per diletto ma per lavoro. Destinazione: Olanda. Bella è bella, però... quando in un posto ci vai per lavoro, non puoi mai goderti appieno la location: perchè non puoi vedere quello che vorresti (qui ho poche scuse: il mio è stato un viaggio di lavoro), perchè non sei con chi vuoi (nessun caro, solo colleghi), perchè non puoi neanche parlare la tua lingua (eh, se i colleghi sono tutti stranieri... e non solo, appartengono anche a culture radicalmente diverse da quella europea), perchè non si riesce neanche a portar via un souvenir se non dall'aeroporto (dove è anche rimasta la valigia...), perchè, semplicemente, non c'è tempo a sufficienza. Tuttavia, questa breve due-giorni nei Paesi Bassi è stata intensa e proficua, in più ha lasciato un buon ricordo di questa zona e mi sono promesso che tornerò un giorno, ma da turista e basta. Magari tra aprile e maggio, quando ci sono i tulipani in fiore...
Uno degli effetti più incredibili che esercitano su di me i viaggi all'estero è che lontano da tante cose, si ritorna con spirito diverso a casa. E una delle prime cose che volevo fare, tornato a casa, era scrivere un po' sul mio blog.
Già, escludendo il viaggio in Olanda, il quale in realtà poco ha a che fare con montagna ed affini, avrei molto da raccontare. A partire da una nuova, chiamiamola così, avventura, che sto per intraprendere. Nulla a che vedere con l'Alta Via, o con le Dolomiti: qui non si parla di montagna, non si parla di panorami spettacolari, non si parla di dislivelli da superare ma solo di chilometri da macinare; l'unica cosa che le accomuna è l'immensa fatica. Domani comincia un periodo intenso e faticoso: darò il via alla preparazione in vista della fatidica data del 18 novembre 2012, giorno in cui a Torino si disputerà la Turin Marathon.
Una maratona...42 km di corsa! Tornando indietro a due anni e mezzo fa, quando iniziai a correre, non mi pare vero di essere arrivato a questo punto. All'inizio era per diletto, per tenersi in forma in vista della stagione estiva in montagna; poi arrivò una fase, diciamo di sperimentazione, nei numerosi ed ampi scampoli di tempo diventato libero in seguito alla separazione da Giulia, la mia (ormai ex-) fidanzata storica: durante questa fase sono arrivato a correre anche quasi 30 km. E poi, durante il 2012, la sperimentazione si è trasformata in voglia di provare a confrontarsi con altri runner, e con se stessi, in qualche gara, cominciando da competizioni tranquille, come la TuttaDritta, 10 km da Piazza San Carlo fino a Stupinigi, per arrivare poi, storia di domenica, alla mia prima mezza maratona, la Turin Half Marathon. Il desiderio di provare questa corsa assurda, la maratona, era tanto ma è sempre stato un sogno più che una reale volontà. Dopo la mezza maratona, corsa in 1h33'36'' (a detta di altri podisti, è un ottimo "primo" tempo) chiudendo in 355esima posizione, mi sono deciso: è ora di correrla, 'sta maratona! Cominciando nei luoghi a cui sono più legato, Torino...per poi arrivare chissà dove. Parigi?
Vedremo! Domenica, al termine della mezza maratona, ho inviato qualche sms ad amici e colleghi per informarli del risultato: bene, il mio capo, anche lui appassionato di podismo, mi ha fatto scoprire, tramite una selva di e-mail, che all'interno del Global Lab (chi non lavora con me non potrà capire cosa sia questa entità...) ci sono un sacco di runner, i quali vorrebbero correre la Marathon de Paris, appuntamento per il 7 aprile 2013. Ci sarò? Boh, ripeto: vedremo. Per ora mi accontenterei di correrli a Torino questi 42 chilometri. E ora...si comincia! A correre, però!
Per tutti coloro che criticheranno il fatto che il blog è nato per raccontare la mia esperienza in montagna e non qualsiasi tipo di mio affaraccio dico 1) che montagna è bellezza ma anche sport, quindi fatica; 2) che il podismo è stato un componente di grande aiuto in preparazione delle escursioni in montagna, estive ed invernali: 3) e poi... se non è un'impresa "da Giganti" questa, quale potrebbe mai esserla? :-D
A presto, per nuovi aggiornamenti, per il risultato del sondaggio e per un nuovissimo sondaggio!
Stefano
giovedì 27 settembre 2012
lunedì 24 settembre 2012
Sgambata...al Giacoletti
Ciao a tutti!
Mi sono preso un po' di pausa (ancora una volta) dal blog. Come già ho scritto giorni fa, un "piccolo" progetto al quale penso da molto tempo mi sta portando via molte energie, fisiche e psichiche. Per ora non voglio anticipare pubblicamente niente, anche se ormai quasi tutti sanno. Chiedete ai miei colleghi più stretti o ai miei amici e vi sapranno illustrare... Però, lo ammetto, anche "avventure" calcistiche e fantacalcistiche hanno sottratto tempo utile al blog.
Bene, dopo un luglio trascorso in Valle d'Aosta per l'Alta Via, e l'agosto tra Dolomiti (con il CAI UGET) e Francia (un po' di mare e Punta Roncia) ho pensato che era cosa buona e giusta tornare alle origini, alle montagne di casa. A dirla tutta, le mie vere origini di appassionato di montagna sono radicate in Valle d'Aosta e per la precisione in Val d'Ayas, come già raccontai durante l'Alta Via, fu lì che scoprii (o meglio, riscoprii) la passione per l'alta quota. Però... è da quasi 27 anni che quando mi alzo, ho la possibilità di uscire sul balcone di casa e poter ammirare una delle montagne più affascinanti in assoluto (e non lo dico a caso, come scoprirete): il Re di Pietra, il Monviso. Innegabile che questa visuale sia stata per me come un catalizzatore alla mia passione per la montagna. Chi lo sa, magari un giorno ci andrò laggiù, in punta. Vedete, questa montagna regna sovrana in mezzo a tutta una serie di altre vette..."suddite", quindi non può che avere un effetto, come dire, magnetico... così come ce l'ha avuto per tanti alpinisti: basta dire che i primi a scalarlo furono due inglesi e due francesi (quest'ultimi furono due tra le più formidabili guide di Chamonix, i fratelli Croz)!!!
Ed è così, che sabato 8 settembre, quando il sole ancora non accennava a far capolino, sono partito in compagnia di Alberto, in direzione Pian del Re, sopra Crissolo, per una escursione classica, quella al rifugio Vitale Giacoletti. Beh, vi dirò, era un sacco di tempo che non tornavo da queste parti. Di ciò che ho fatto quest'estate ho raccontato ampiamente, negli anni passati la mia vita sentimentale mi ha portato altrove, su altre montagne e altre valli.
Ed è stato bello sentire come una specie di fitta al cuore vedere comparire il Re di Pietra dinanzi ai miei occhi con tutta quell'imponenza. E salendo il sentiero che porta al Giacoletti, che bello vedere sorgere il sole! E qui non è bellezza casuale, qui nasce il Po, qui si intravede il riflesso dell'alba nelle acque di questo fiume da poco nato. Qui si cammina con il Monviso in faccia tutto il tempo. E con un po' di neve (venuta giù nella settimana corrente il giorno della gita) questa montagna ha tutto un altro effetto. Regala emozioni, il Monviso.
Al Giacoletti ci si arriva velocemente, ma posso garantirvi che non si vuole lasciare questo posto altrettanto in fretta. Con una buona cioccolata calda, con un bel sole che illuminava le nostre facce e la nebbia che pian pianino si stagliava alla base del Re di Pietra...era dura andarsene a cuor leggero! Fortunatamente un buon gelato, anzi ottimo, gustato a Saluzzo, ha reso meno amaro il ritorno! :-D
A presto per nuove avventure!
Stefano
Mi sono preso un po' di pausa (ancora una volta) dal blog. Come già ho scritto giorni fa, un "piccolo" progetto al quale penso da molto tempo mi sta portando via molte energie, fisiche e psichiche. Per ora non voglio anticipare pubblicamente niente, anche se ormai quasi tutti sanno. Chiedete ai miei colleghi più stretti o ai miei amici e vi sapranno illustrare... Però, lo ammetto, anche "avventure" calcistiche e fantacalcistiche hanno sottratto tempo utile al blog.
Bene, dopo un luglio trascorso in Valle d'Aosta per l'Alta Via, e l'agosto tra Dolomiti (con il CAI UGET) e Francia (un po' di mare e Punta Roncia) ho pensato che era cosa buona e giusta tornare alle origini, alle montagne di casa. A dirla tutta, le mie vere origini di appassionato di montagna sono radicate in Valle d'Aosta e per la precisione in Val d'Ayas, come già raccontai durante l'Alta Via, fu lì che scoprii (o meglio, riscoprii) la passione per l'alta quota. Però... è da quasi 27 anni che quando mi alzo, ho la possibilità di uscire sul balcone di casa e poter ammirare una delle montagne più affascinanti in assoluto (e non lo dico a caso, come scoprirete): il Re di Pietra, il Monviso. Innegabile che questa visuale sia stata per me come un catalizzatore alla mia passione per la montagna. Chi lo sa, magari un giorno ci andrò laggiù, in punta. Vedete, questa montagna regna sovrana in mezzo a tutta una serie di altre vette..."suddite", quindi non può che avere un effetto, come dire, magnetico... così come ce l'ha avuto per tanti alpinisti: basta dire che i primi a scalarlo furono due inglesi e due francesi (quest'ultimi furono due tra le più formidabili guide di Chamonix, i fratelli Croz)!!!
Pian del Re |
Ed è così, che sabato 8 settembre, quando il sole ancora non accennava a far capolino, sono partito in compagnia di Alberto, in direzione Pian del Re, sopra Crissolo, per una escursione classica, quella al rifugio Vitale Giacoletti. Beh, vi dirò, era un sacco di tempo che non tornavo da queste parti. Di ciò che ho fatto quest'estate ho raccontato ampiamente, negli anni passati la mia vita sentimentale mi ha portato altrove, su altre montagne e altre valli.
Sotto il Re di Pietra |
Ed è stato bello sentire come una specie di fitta al cuore vedere comparire il Re di Pietra dinanzi ai miei occhi con tutta quell'imponenza. E salendo il sentiero che porta al Giacoletti, che bello vedere sorgere il sole! E qui non è bellezza casuale, qui nasce il Po, qui si intravede il riflesso dell'alba nelle acque di questo fiume da poco nato. Qui si cammina con il Monviso in faccia tutto il tempo. E con un po' di neve (venuta giù nella settimana corrente il giorno della gita) questa montagna ha tutto un altro effetto. Regala emozioni, il Monviso.
Al Giacoletti ci si arriva velocemente, ma posso garantirvi che non si vuole lasciare questo posto altrettanto in fretta. Con una buona cioccolata calda, con un bel sole che illuminava le nostre facce e la nebbia che pian pianino si stagliava alla base del Re di Pietra...era dura andarsene a cuor leggero! Fortunatamente un buon gelato, anzi ottimo, gustato a Saluzzo, ha reso meno amaro il ritorno! :-D
Viso Mozzo e Monviso |
A presto per nuove avventure!
Stefano
mercoledì 12 settembre 2012
Reminder - Sondaggio n°1
Ciao a tutti,
con il breve post che andrete a leggere vi ricordo che avete ancora una settimana di tempo per votare la foto (o il posto) che più vi è piaciuto tra le dieci proposte nella mia personale classifica. Le foto si trovano sul post pubblicato il 20 agosto (CLICCATE QUI per vederle tutte...), per votare basta spuntare, nella colonnina a destra, la foto che preferite (o le foto, c'è possibilità di risposta multipla)...
Mi raccomando, aspetto numerosi voti, per poter eleggere il luogo, la foto che più vi ha attratto. E per poter partire con un secondo sondaggio, questa volta, relativo alla settimana in Dolomiti!
A presto, un saluto a tutti quanti mi seguono nonostante dalla Valle d'Aosta sia tornato da due mesi! :-D
Stefano
con il breve post che andrete a leggere vi ricordo che avete ancora una settimana di tempo per votare la foto (o il posto) che più vi è piaciuto tra le dieci proposte nella mia personale classifica. Le foto si trovano sul post pubblicato il 20 agosto (CLICCATE QUI per vederle tutte...), per votare basta spuntare, nella colonnina a destra, la foto che preferite (o le foto, c'è possibilità di risposta multipla)...
Mi raccomando, aspetto numerosi voti, per poter eleggere il luogo, la foto che più vi ha attratto. E per poter partire con un secondo sondaggio, questa volta, relativo alla settimana in Dolomiti!
A presto, un saluto a tutti quanti mi seguono nonostante dalla Valle d'Aosta sia tornato da due mesi! :-D
Stefano
domenica 2 settembre 2012
Punta Roncia
Ciao a tutti,
dopo un po' di assenza dal blog torno a scrivere qualche pensiero montanaro. Una intensa settimana lavorativa e tempo trascorso in sedute di allenamento, in vista di un'ideuzza che mi è saltata in mente per il mese di novembre (non voglio anticipare nulla pubblicamente nulla, per ora, anche se molte tra le persone più care già sanno), mi hanno distolto dal mio blog.
Torno leggermente indietro nel tempo, ad una settimana fa. Già, esattamente una settimana fa, domenica 26 ho avuto il piacere di superare quota 3600 m (3612 m per la precisione) raggiungendo in compagnia di Stefano e Laura la sommità di Punta Roncia (o, se vogliamo usare la lingua locale, Pointe de Ronce).
Ero già stato in posti a quote superiori: l'Aiguille du Midi, nel massiccio del Monte Bianco, è alta 3842 metri ma lì ci sono arrivato con una comodissima funivia. A Punta Roncia ci sono arrivato con gambe e polmoni. Si ci arriva partendo dal Colle del Moncenisio, in territorio francese; già questa di per sè una location straordinaria se non fosse per la diga che un po' condiziona la bellezza del paesaggio circostante. Va anche detto che da 3600 m la diga non è che si veda poi tanto. E gli occhi sono impegnati in ben altri panorami.
Immensa la visuale: a parte montagne tipo Monviso a sud e Rocciamelone ad est, che sono facilmente individuabili, e la vista sul lago del Moncenisio che ha aggiunto ulteriormente azzurro agli occhi già colmi di un cielo totalmente limpido (...), lo sguardo poteva dirigersi su tutte le cime della Vanoise, sul massiccio del Bianco e del Gran Paradiso.
Vista la giornata che abbiamo avuto la fortuna di incontrare, ciò che si è stagliato dinanzi ai nostri occhi è stato veramente poderoso. E poi, per quanto mi riguarda, che soddisfazione arrivare così in alto. Ciò che mi rende personalmente felice, al di là della gioia di avere raggiunto una quota del genere (tanti alpinisti mi riderebbero dietro, ma per me è un bel traguardo!), è la "scarsa" fatica che ho provato a causa della quota: fino a 3000 m non mi sono quasi neanche accorto di salire, e dopo non mi sembra di aver faticato particolarmente. Si, qualche passaggio dove mettere qua e là le mani c'è stato, però, nulla di trascendentale. Voglio dire, ho faticato molto di più in Valle d'Aosta, su itinerari di simile lunghezza (a Punta Roncia si sono sfiorate le dieci ore di cammino) e ad altitudini decisamente inferiori. Sarà l'allenamento di fine stagione? Probabilmente si.
Ad ogni modo, la quota non ha rappresentato problemi. Piuttosto il ventaccio ha disturbato parecchio e mi ha costretto a tenere il passamontagna per buona parte della giornata. Ma alla fine arrivi su, vedi queste montagne, questo lago, queste valli, questo cielo, un paio di stambecchi, la neve, due nazioni e tutto passa in secondo piano. Tu sei lì in mezzo al vento e ti chiedi perché sei lì, perché siamo su questa terra, ringrazi di esserci e godi di questa meraviglia.
E quando scendi in terra civilizzata (mi chiedo: è veramente civilizzata?) ritrovi le solite cose: un caldo infernale, traffico, gente con una curiosa malattia infettiva detta fretta, che sfreccia in autostrada a 200 km/h, gente incazzata a lavoro, già stufa il primo giorno. Non sarebbe meglio pensare che forse sono inezie in confronto a tutto il bello che ci circonda? Lascio a voi l'ardua sentenza.
Ciao a tutti e buon weekend (per chi mi legge ora) o buona settimana (per chi mi leggerà domani).
Stefano
dopo un po' di assenza dal blog torno a scrivere qualche pensiero montanaro. Una intensa settimana lavorativa e tempo trascorso in sedute di allenamento, in vista di un'ideuzza che mi è saltata in mente per il mese di novembre (non voglio anticipare nulla pubblicamente nulla, per ora, anche se molte tra le persone più care già sanno), mi hanno distolto dal mio blog.
Torno leggermente indietro nel tempo, ad una settimana fa. Già, esattamente una settimana fa, domenica 26 ho avuto il piacere di superare quota 3600 m (3612 m per la precisione) raggiungendo in compagnia di Stefano e Laura la sommità di Punta Roncia (o, se vogliamo usare la lingua locale, Pointe de Ronce).
Dalla salita verso Punta Roncia: il lago del Moncenisio, la Valle di Susa e in lontananza, il Monviso |
Immensa la visuale: a parte montagne tipo Monviso a sud e Rocciamelone ad est, che sono facilmente individuabili, e la vista sul lago del Moncenisio che ha aggiunto ulteriormente azzurro agli occhi già colmi di un cielo totalmente limpido (...), lo sguardo poteva dirigersi su tutte le cime della Vanoise, sul massiccio del Bianco e del Gran Paradiso.
Punta Roncia è conquistata! |
Vista la giornata che abbiamo avuto la fortuna di incontrare, ciò che si è stagliato dinanzi ai nostri occhi è stato veramente poderoso. E poi, per quanto mi riguarda, che soddisfazione arrivare così in alto. Ciò che mi rende personalmente felice, al di là della gioia di avere raggiunto una quota del genere (tanti alpinisti mi riderebbero dietro, ma per me è un bel traguardo!), è la "scarsa" fatica che ho provato a causa della quota: fino a 3000 m non mi sono quasi neanche accorto di salire, e dopo non mi sembra di aver faticato particolarmente. Si, qualche passaggio dove mettere qua e là le mani c'è stato, però, nulla di trascendentale. Voglio dire, ho faticato molto di più in Valle d'Aosta, su itinerari di simile lunghezza (a Punta Roncia si sono sfiorate le dieci ore di cammino) e ad altitudini decisamente inferiori. Sarà l'allenamento di fine stagione? Probabilmente si.
Ad ogni modo, la quota non ha rappresentato problemi. Piuttosto il ventaccio ha disturbato parecchio e mi ha costretto a tenere il passamontagna per buona parte della giornata. Ma alla fine arrivi su, vedi queste montagne, questo lago, queste valli, questo cielo, un paio di stambecchi, la neve, due nazioni e tutto passa in secondo piano. Tu sei lì in mezzo al vento e ti chiedi perché sei lì, perché siamo su questa terra, ringrazi di esserci e godi di questa meraviglia.
Lungo la discesa: il "magro" Glacier de Ronce, Lanslebourg-Mont-Cenis e le cime della Vanoise |
E quando scendi in terra civilizzata (mi chiedo: è veramente civilizzata?) ritrovi le solite cose: un caldo infernale, traffico, gente con una curiosa malattia infettiva detta fretta, che sfreccia in autostrada a 200 km/h, gente incazzata a lavoro, già stufa il primo giorno. Non sarebbe meglio pensare che forse sono inezie in confronto a tutto il bello che ci circonda? Lascio a voi l'ardua sentenza.
Ciao a tutti e buon weekend (per chi mi legge ora) o buona settimana (per chi mi leggerà domani).
Stefano
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