sabato 14 novembre 2015

Parigi non brucerà, neanche stavolta

Parigi, 13 novembre 2015.
Ore 21.20: prima esplosione nella zona circostante lo Stade de France, nel quale si sta giocando l'amichevole tra Francia e Germania. Ore 21.25: sparatorie nei pressi del ristorante Le Petit Cambridge. Ore 21.32: esplosione su Rue de la Fontaine du Roi. Ore 21.43: attacco kamikaze su Boulevard Voltaire. Ore 21.48: sparatorie in Rue de Charonne. Ore 21.49: quattro terroristi irrompono nel locale Bataclan e mietono un'ottantina di vittime.

Quanto mai attuale: La libertà che guida il popolo, di Eugène Delacroix (fonte: geometriefluide.com)

Di primo acchito, ho pensato (a livello esclusivamente personale): "assurdo, sto pubblicando un post su Parigi, sulla sua bellezza, sulla sua meraviglia, e nel frattempo succede questo" (vai al post). Inizialmente, quando le notizie erano ancora frammentarie, non ho dato molto peso a ciò che stava succedendo, forse abituato come sono – da tifoso italiano – a dover sentire notizie di esplosioni all'interno e all'esterno degli stadi. E sono andato a dormire tranquillo. Al mio risveglio, anticipato rispetto a quello di un normale sabato causa "urgenti" motivi lavorativi, mi sono reso conto che la portata di ciò che è successo a Parigi (mentre la stavo magnificando sul mio blog) è enorme, per il contenuto di tragedia e disperazione per le vittime – 127, nel momento in cui scrivo – e per le loro famiglie, per il contenuto di paura e angoscia nel futuro che verrà.

Panico allo Stade de France (fonte: urbanpost.it)

Tra i leader politici che stamani hanno espresso cordoglio e sostengo nei confronti della Francia, chi mi ha colpito e toccato di più è stata Angela Merkel: “La nostra vita libera è più forte del terrore”. Facile a dirsi, molto meno a farsi: chi può sentirsi sicuro oggi in Europa? Questi bastardi vogliono colpire simbolicamente il cuore dell'Europa: una partita di calcio di grande impatto, come Francia-Germania (due nazionali che fanno della valorizzazione multietnica la loro chiave), un locale come il Bataclan, un polo di multiculturalità nel centro di Parigi. Come ho letto in rete, un concerto, un caffè, una cena, un bicchiere di vino non possono essere una colpa, un pericolo, l'anticamera di una morte assurda e infame; una partita di calcio, neanche.

Prime pagine sconvolgenti (fonte: kleinezeitung.at)

Cosa possiamo fare? Di certo non si deve cedere alle provocazioni di “politici” che utilizzano questi fatti per trasformarli in campagna elettorale, così come non si devono amplificare i titoloni di "giornali" che cavalcano il sentimento di terrore della gente (in Italia abbiamo già alcuni esempi poco edificanti). Piuttosto, ci si può guardare un attimo indietro, alla ricerca di capire che cosa è stato fatto di sbagliato – o cosa non è stato fatto. Si può provare ad esaminare come gli interessi economici e le religioni stiano distruggendo questa nostra Terra.

Un omaggio

“Bruciate Parigi!” pare disse Adolf Hitler nel 1944, in un momento della Seconda Guerra Mondiale in cui la Germania nazista era ormai destinata alla sconfitta. Parigi non bruciò, esattamente come in tanti altri momenti della sua travagliata storia. Parigi, esattamente come l'intera Francia, non è mai capitolata. Il merito è del suo senso di appartenenza, del suo orgoglio, delle libertà di pensiero e di espressione, che in Europa probabilmente non hanno pari. E a pochi minuti dalle stragi, la Francia si scopre attaccata ma si riscopre coraggiosa. I francesi cantano la Marsigliese all'uscita dallo Stade de France, i parigini aprono le loro porte a tutti coloro che si sono trovati in difficoltà durante questa irragionevole notte.
La soluzione è proprio questa, non perdersi d'animo, avere coraggio. La Francia è il paese dei grandi illuministi: Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Diderot, tutta gente che riletta con attenzione oggi è esattamente l'antitesi dello Stato Islamico, l'acerrima nemica dell'estremismo. Non saranno armi e nuove guerre a salvarci. A sanare le ferite saranno altre cose. Leggere, studiare, pensare con la nostra testa. In due parole: RIMANERE UOMINI. Proprio quello che questi barbari vogliono negare al mondo.

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