mercoledì 11 novembre 2015

Avec le trash à Paris

Ciao a tutti!
Non ho fatto mistero di quanto ami Parigi e di quanto memorabile sia stata la settimana trascorsa nella capitale francese. Il fascino, l’eleganza e la tradizione di questa città sono senza pari: forse proprio per questi motivi credo di poter affermare che a livello di curiosità, bizzarrie e stravaganze, ossia tutto ciò che a noi piace definire come «trash», Parigi abbia fornito meno spunti di altre grandi metropoli europee come - tra quelle che ho conosciuto - Barcellona e soprattutto Berlino. Ma qualcosa da segnalare, dopo una settimana vissuta nel cuore di una città in cui vivono più di due milioni di persone, c’è sempre. E lo faccio in questo post, senza alcuna distinzione, dalle eccentricità più divertenti a quelle più antipatiche.

Japan in azione

Staccalo, 'sto bastone

Selfie-stick. L'oggetto più trash dell’estate – proprio in senso letterale: spazzatura – impazza anche a Parigi, come è lecito che sia in una città di enormi dimensioni e soprattutto in cui il turismo ha una parte preponderante. Ovviamente l'oggetto più trash del momento è proprietà quasi esclusiva dei turisti asiatici, per loro un must da possedere ad ogni costo. Il numero di selfie-stick in mano a cinesi e giapponesi davanti alla Tour Eiffel, all’esterno (e anche all’interno!!!) di Notre-Dame o nei corridoi del Louvre, è incalcolabile. Ma anche a qualche europeo piace esibire il proprio bastone in luoghi pubblici. È l'esempio di due francesi che al Louvre non possono rinunciare ad un selfie con il loro «dipinto nazionale», La libertà che guida il popolo di Delacroix; è anche l'esempio di un gruppo di bimbeminchia italiane a cui piace mettere in mostra loro immaturità di fronte all’Arc de la Defènse.
Io, comunque, un'idea per un migliore utilizzo di quell’utensile, ce l’avrei.

Le Galeries Lafayette in Boulevard Haussmann

Galeries Lafayette. Il grande centro commerciale in Boulevard Haussmann sarebbe uno dei luoghi più splendidi di Parigi, l'edificio simbolo dell'art nouveau. Peccato che ciò che vi contiene, ossia i più grandi marchi della moda mondiale, siano polo d'attrattiva per i turisti più spendaccioni e spesso più maleducati. Ossia cinesi e giapponesi: il 90% della clientela è composta da questi soggetti, che hanno costretto a rivedere anche i piani di assunzione del personale: un impiegato su due, secondo una mia rozza stima, ha gli occhi a mandorla. Buon per loro, ma non per i malcapitati turisti che alle Galeries Lafayette vorrebbero solamente curiosare e magari apprezzare lo sfarzo di uno degli edifici più famosi. non solo di Parigi ma del mondo intero.

Portate via il divieto di accesso!

Il codice della strada. Un divieto di accesso che diventa un carico molto pesante da trasportare: quella che abbiamo visto (nella foto) sull'Île Saint-Louis è in realtà solo una delle opere di street art che tappezzano Parigi. Il merito è di Clet Abraham, un artista bretone specializzato nel trasformare questi cartelli, rendendoli simpatici senza rimuoverne la giusta visibilità.

"Siamo uguali..."

Modigliani. I fan del famoso pittore livornese Amedeo Modigliani sono tanti, lo dimostrano i gesti di affetto sul luogo dove è sepolto, nel cimitero di Père Lachaise. Ma questo li batte tutti, ed è un gigantesco contributo di ignoranza italica: "Siamo uguali, amiamo il vino, l'arte, la vita [e fin qui...], l'hashish". No words.

Fontana, o piscina, quantomeno bizzarra

La DéfenseLa Défense è il quartiere del trash, per le sue forme provocatorie in ogni sua parte, dagli arditi grattacieli alle fontane più assurde, dalle panchine variopinte alle mura più indecifrabili. Ma non per questo rinuncerei a visitarlo ancora una volta...

Chissà cosa penserebbe Napoleone di questa bici...

La bicicletta. Appendere il manubrio di una bicicletta su un muro, sopra il segnale della via, è sicuramente cosa carina. Mi chiedo perché lo si faccia a Parigi che, nonostante ospiti annualmente l'arrivo del Tour de France, non è una città che eccelle per la presenza di ciclisti...

Ragguardevole...

Sexy tool. Chi viene nella capitale francese in cerca di trash non può farsi mancare di certo lo strumento con cui godersi Parigi senza rinunciare ad un attimo di piacere. Parlo ovviamente del sexy tool a forma di Tour Eiffel, un oggetto assai facile da reperire nei migliori negozi in zona Moulin Rouge. Inutile aggiungere da che parte vada usato.

Opera d'arte... e uno

Opera d'arte... e due

Opera d'arte... e tre! (la mia preferita)

Centre Pompidou. Il Centre Pompidou è l'estrema sintesi di come quella che viene considerata arte può rappresentare, a suo modo, una forma di trash. È sufficiente osservare le opere della collezione permanente ma soprattutto quelle delle esposizioni temporanee, per rendersene conto. Come nelle immagini che ho scelto a titolo di esempio, in cui l'oggetto artistico è composto da luci al neon (spente) e da cubetti di pietra. Televisioni, vassoi, sedie, mattoni, mappamondi, rottami arrugginiti, dentiere, orinatoi: tutti gli oggetti possono essere arte, se rimodellati secondo la visione dell'artista e loro volta re-interpretati. Ma il top rimarrà il crocifisso ricoperto di nastro segnaletico bianco-rosso: è l'apice di un trash (con tendenza alla blasfemia) che nel Centre Pompidou tocca vette di assoluta eccellenza.

Pont des Arts

Pont des Arts. La passerella pedonale che collega la Cour Carrée del Louvre e l'Institut de France è un altro bell'esempio di trash. Perché è passato dall'essere il più famoso collettore di lucchetti, "les cadenas d'amour", ad un luogo di street-art, che è trash lo è praticamente per definizione: a giugno 2015, infatti, 56 buffissimi pannelli colorati hanno sostituito il muro di lucchetti. L'aspetto di Pont des Arts è quindi diventato molto giocoso, ma non per questo meno bizzarro. L'immagine spiega tutto o quasi.

Tutto alla modica cifra di...

Maxim's. Quello di Rue Royale è forse il più famoso ristorante del mondo, grazie ad una storia più che centenaria e a un simbolo di eccellenza gastronomica francese. Dove sta il trash? Provate a guardare il menu: non bisogna essere esperti di cucina per capire che spendere 26 euro per una crêpe sono una follia. Lo guardiamo con curiosità, sorridiamo ironicamente, ci giriamo e andiamo avanti.

David Luiz all'ingresso fa passare la voglia di comprarvi qualsiasi cosa

PSG-shop. Perché è trash? Perché, molto semplicemente, con il fior fiore di campioni che può permettersi il Paris Saint-Germain (Ibrahimovic, Thiago Silva, Cavani, Di Maria, Verratti), non è possibile che l'uomo copertina del proprio negozio ufficiale agli Champs-Élysées sia il difensore più sopravvalutato della storia recente, il brasiliano David Luiz.

Pubblicità in metropolitana

La pubblicità delle Galeries Lafayette. La Tour Eiffel in testa. Giriamo il verso della torre e premiamo con forza.

Mira il dito...

Il ditino. C'è un quadro molto "particolare" nel Museo del Louvre. Si tratta della Madonna col Bambino tra i santi Giuliano e Nicola, di Lorenzo di Credi. È particolare in quanto il bambino con la mano destra fa un gesto inconsueto per un simile dipinto. Non so per quale motivazione, un gruppo di asiatiche - probabilmente coreane - si senta in dovere di imitare il gesto del bambino dipinto, durante le spiegazioni della guida. Bizzarrie da Estremo Oriente.

Qui giace Marcel Proust

Le leggi di Proust. Dunque, io non sono mai stato un fan di Marcel Proust. Avevo provato a leggere La strada di Swann, primo volume della famosa Recherche, ma il suo stile di scrittura tanto originale quanto ermetico che sfocia quasi in un trattato di psicologia, non hanno mai fatto per me. però ne riconosco l'importanza nel panorama letterario e se è universalmente conosciuto come uno dei più grandi della letteratura di ogni tempo ci sarà pure un motivo. Ecco, come è possibile che una giovane ragazza italiana, davanti alla tomba di Proust, al Père Lachaise, si chieda chi fosse. E poi dica "ah si, quello delle famose leggi [le si studiano in chimica]". Che famose sono, ma non per il nome di chi le ha scoperte: non si chiamano infatti "leggi di Proust", ma "leggi delle proporzioni definite".

Lucchetti in faccia al Louvre

I lucchetti. Su Pont des Arts rappresentavano un pericolo, sulla Rive Gauche evidentemente pare di no. Non capisco. Personalmente continuo a ritenere che, ovunque essi si trovino, i lucchetti dell'amore rimangono qualcosa di profondamente stupido e privo di senso. Punto.

Bis bald!
Stefano

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