domenica 15 novembre 2015

Un angolo di Italia a Francoforte

Ciao a tutti!
Da italiani residenti all'estero, questo giorno prima o dopo sarebbe arrivato. Parlo del momento in cui avremmo dovuto recarci presso il Consolato d'Italia, nel nostro caso nella sede di Francoforte sul Meno. Quale occasione ci ha spinto a lasciare per un giorno la pacifica Schweinfurt per recarci nel caos di una metropoli come Francoforte? È presto detto. Alcuni documenti, come il passaporto o il certificato di capacità matrimoniale, per i cittadini all'estero, si possono - e in alcuni casi, devono - fare qui. 

Si entra - e comincia un'avventura

Avevamo un po' di timore di questo momento, a dirla onestamente. Per due motivi, in particolare. Il primo è legato agli ultimi mesi, in cui abbiamo provato a contattare il consolato per via telefonica, con risultati poco incoraggianti. L'ufficio di stato civile, per fare un esempio, risponde alle telefonate un'ora al giorno, dalle 11 alle 12. La linea è sempre occupata, e se provi a chiamare alle 11.59 nessuno più risponderà. Un inizio non dei più edificanti, anche se va detto che il servizio online delle prenotazioni è molto semplice ed efficiente. Il secondo motivo è legato ad esperienze molto negative vissute da amici e anche lette su Facebook - ma riguardo un'altra sede consolare, quella di Stoccarda. Insomma, cosa troveremo a Francoforte, nel momento in cui varcheremo la soglia del consolato?
Abbiamo trovato innanzitutto efficienza e professionalità. All'ufficio di stato civile avevamo un appuntamento per le 11. Beh, noi alle 11 siamo usciti con il nostro certificato, già stampato e pagato (!!!). Nell'ufficio passaporti l'orario di appuntamento è stato rispettato secondo una modalità più tedesca che italiana. Tutto è filato liscio senza intoppi.

Vignette italo-tedesche al Consolato

Abbiamo trovato cordialità. All'ingresso una guardia guascona, negli uffici impiegati che scherzano tra loro e che ci sorridono (e ridono, quando mi accorgo di avere un problema nel consegnare l'indice destro per la rilevazione delle impronte digitali), gentilezza in ogni corridoio. Un bell'ambiente, non c'è che dire, soprattutto quando, uscendo dal consolato intorno all'ora di pranzo, emergeva chiaramente un'aroma di pasta al ragù. È Italia, questa.
Ed è anche (o forse soprattutto) un luogo di storie, di umanità, di libri aperti, di vite che raccontano la sofferenza per la separazione dalla propria terra natia. Vite che ora proseguono a duemila chilometri di distanza dal proprio paese natale, vite divise dalla geografia ma che si uniscono in una terra che non è la propria ma nella quale si riesce a dimenticare l'italiano. Vite di speranza, per un futuro migliore per sé e per i propri figli, ma dalle quali trasuda il dolore del sacrificio. Un luogo dal quale potrebbe uscire un grande romanzo, ne sono convinto.
Bis bald!
Stefano

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