Ci ho messo sei mesi, ma devo dire che lo sforzo è stato premiato. Credo di aver fatto un buon lavoro con questo post. Tutto gli aneddoti e le curiosità di dieci giorni in Africa, sono qui. Dopo ogni viaggio, questo è uno dei post che più desidero fare, perché certo, ci sono panorami meravigliosi e città indimenticabili, ma ciò che spesso è resta è l'attimo di divertimento, l'istante di stupore, il racconto curioso. E qui i racconti si sprecano. Ne ho elencati ventitré, dalla bellezza di una scolaresca sudafricana alla ferocia del coccodrillo, dall'ingordigia dei babbuini ai colori del Sudafrica...
1. Sing a song! Sul Blyde River Canyon, a contemplare le Three Rondavels, non siamo da soli. Sull'eccezionale balcone c'è una gran folla. Tanti turisti, tra cui anche noi, ma c'è anche una scolaresca. Sono bambini che faranno le elementari, tutti vestiti in divisa, tutti colorati di giallo e antracite. Allegri e vivaci ma educatissimi. Per il pubblico occidentale, disabituato alla buona educazione e alle divise bensì avvezzo all'insolenza e all'ostentazione dell'abbigliamento più griffato possibile, è uno spettacolo meraviglioso. Quando uno dei componenti del nostro gruppo si avvicina a loro per fare un selfie con loro, essi manifestano tutto il loro entusiasmo. Quando gli si chiede "sing a song!", con grande naturalezza intonano una canzoncina locale. È l'essenza di un'infanzia povera ma ricca di spirito, in cui ci si stupisce ancora e si sa sorridere. Uno dei ricordi più belli di questo viaggio.
2. Il coprimembro. Eh si, questo oggetto è la riproduzione di un "copripene" usato dalle tribù africane. Oggetto che sfata il mito delle “dimensioni” degli africani, oggetto che stimola ovviamente la curiosità dei turisti e anche del sottoscritto, che se ne porta a casa un paio. Uno per me e uno per il mio testimone di nozze. Da conservare come souvenir, naturalmente.
3. Cena con ippopotamo. Ultima cena all'interno della riserva in cui abbiamo trascorso due giorni a base di safari. Improvvisamente, dietro di noi, compare un ippopotamo. Attratto da non si sa cosa: dalle luci? dal cibo? I ranger ci intimano di non muoverci, di non fare fotografie, e intanto loro, con calma, lo accompagnano fuori dall'area protetta. L'ippopotamo, infatti, è un animale che in certe condizioni può diventare molto aggressivo. Peccato, sarebbe stato bello avere un simpatico ospite in più a tavola.
4. Occhio al coccodrillo. Soprattutto al tramonto, i coccodrilli possono avvicinarsi a riva e approfittare di turisti incauti e consumare un lauto pasto. Proprio per questo il fiume Zambesi è ricco di questi cartelli "beware of crocodiles". Come sono lontani i segnali "attenti al cane".
5. "No mok!". Il primo aneddoto del viaggio, in ordine cronologico. Va detto che i sudafricani, specie quelli di colore, hanno una pronuncia dell'inglese un po' tutta loro. Ed è così, che sul volo della South African Airways da Monaco di Baviera a Johannesburg, veniamo svegliati da hostess e steward che, nell'intento di servire la colazione (alle 4.30!). Di questi momenti, mi rimane impresso il "no mok!" che gli steward urlano ai passeggeri chiedendo loro se vogliono del latte nel caffé. Pessimi loro, pessima la colazione.
6. Il pettine in testa. Da non crederci, ma nei giardini di Città del Capo, ci sono bambini che girano tranquillamente con un pettine in testa. Si, si, un pettine. I bambini sudafricani hanno capelli così folti e così ricci che i pettini si incastrano nella chioma.
7. Ma quale nastro trasportatore. Hoedspruit Airport, una scena che ha del surreale. Un aereo carico di turisti pronti per i safari nel Parco Kruger atterra in questo aeroporto isolato dalla civiltà. E ce ne accorgiamo quando vediamo come vengono scaricate le valigie, ammassate su un rimorchio trainato da questo mezzo...
8. Babbons! Sia in Sudafrica che in Zimbabwe, ci è stato segnalato di fare molta attenzione ai babbuini. Non perché siano aggressivi - d'altronde come potrebbe esserlo questo animale così simpatico? - ma perché ai babbons piace andare a rubare il cibo all'essere umano. Piace così tanto che sembra addirittura vivano le loro giornate con questo unico scopo. Ad ogni modo, un babbuino con una pagnotta in mano è uno spettacolo da non perdere.
9. Cambio gomma. Succede anche questo in safari. Sulle accidentate strade delle riserve all'interno del Parco Kruger, bucare una ruota non è un incidente così raro. E così, ci ritroviamo nel bel mezzo della notte, quando sopra di noi sorge già un grande tetto di stelle, a dover fare un pit stop forzato: cambio ruota. Lo scudo di lamiera che ci protegge da una natura selvaggia, per qualche minuto, viene improvvisamente meno. Per niente spaventati, ma tremendamente affascinati, ci facciamo avvolgere dagli arcani elementi della natura, che la nostra civiltà sta neanche troppo lentamente dimenticando.
10. Juventini ovunque. Per la giornata di degustazione di vini sudafricani a Stellenbosch, mi ero preparato al meglio, indossando una maglietta con la scritta "Keep calm and enjoy Barolo". Outfit che è stato prontamente notato nella estate in cui si è tenuta la degustazione. La nostra guida alla scoperta dei vini sudafricani, di origine francese, ha capito da che area di Italia venivo e mi ha chiesto se ero tifoso della Juventus. Perché lui lo è, essendo stato un fan dei più grandi giocatori francesi: Michel Platini, Didier Deschamps, Zinédine Zidane, Paul Pogba, Patrice Evra, tutta gente che ha fatto sognare il popolo di Torino dai colori bianconeri. Eh già, noi della Juventus, siamo ovunque.
11. La grande pubblicità. In riferimento all'immagine sopra, mi chiedo, semplicemente: ma gli africani ne avevano bisogno?
12. Salti energetici. La Orlando Power Station, nei pressi di Soweto, è una vecchia centrale a carbone, oggi dismessa. Commissionata al termine della Seconda Guerra Mondiale, ha rifornito Johannesburg per oltre cinquant'anni, fino al 1998. Le due torri di raffreddamento sono un importante punto di riferimento visivo per i sowetani. Costruite nel 1951 per integrare il sistema di raffreddamento già esistente, ora sono entrambe dipinte: una funziona da "cartellone pubblicitario", l'altra è il più grande dipinto murale esistente in Sudafrica. Ma soprattutto, sono oggi utilizzate da quei sudafricani alla costante ricerca di adrenalina, per praticare bungee jumping e BASE jumping.
13. Aperitivo nella savana. La jeep accosta, il ranger spegne il motore e dal cofano estrae una valigetta. Dentro, tutto l'occorrente per un delizioso aperitivo a base di vino, mango essiccato e di Amarula, il più famoso liquore locale. Il tutto mentre il sole inizia a far strada al cielo stellato.
14. Sanguinolenti. Animali divertenti e simpatici (un po' meno quando ti rubano il cibo), i babbuini. Ma tra di loro, possono essere anche molto litigiosi. Ragioni di dominio territoriale, legate al cibo o alla presenza di femmine? Non sappiamo, ma, appena usciti in jeep abbiamo assistito agli ultimi istanti di lotta feroce tra due esemplari. Così accesa che erano entrambi feriti...
15. Inchioda che c'è un camaleonte. Stiamo rientrando verso i nostri lodge nella savana, quando la guida intima al ranger di fermarsi. Nella notte, illuminato dai fari della jeep, ha intravisto qualcosa. Scende dalla jeep, introduce le mani tra i rami di un albero e se ne esce con un'entità di colore verde sul dorso della mano. Si tratta di un camaleonte, un animale dalle spiccate doti mimetiche, di un colore così verde, ma così verde, che ancora oggi mi chiedo come sia stato possibile per la nostra guida individuarlo tra gli alberi.
16. I trasporti di Johannesburg. A Johannesburg, come quasi in tutto il Sudafrica è frequente trovare in giro dei minibus, chiamati taxi collettivi, che sono l’equivalente delle nostre linee di bus pubblici. Non sono sempre consigliati, per le frequentazioni poco raccomandabili, e per la guida spericolata degli autisti (non che i tassisti siano meglio, comunque). Osservarli bene equivale a capire la distanza tra l'Africa e l'Europa.
17. Buona, questa zuppa. Che ne dite? Torniamo in Africa e la prepariamo sul posto, questa zuppa di elefante. No, per fortuna è solo un souvenir (che però i negozianti non volevano fotografassi).
18. High accident zone. Nello Mpumalanga di questi segnali ne abbiamo visti veramente tanti. Ma non perché le strade siano effettivamente pericolose. Tutto sommato non sono strade malconciate. È la guida spericolata dei sudafricani a renderle insidiose.
19. Souvenir dalla savana. Gli aghi di istrice sono sostanzialmente fatti della stessa materia dei nostri capelli. Solo che sono durissimi. Raccoglierne uno per terra equivale a portarsi a casa un souvenir ecologico dal safari. Che può essere utilizzato come pennino, o come fermacapelli.
20. Il solito costo del carburante. 12 ZAR per un litro di carburante - tra benzina e diesel non c'è molta differenza - equivale a dire, secondo il cambio odierno tra euro e rand sudafricano, a ottanta centesimi al litro. Prezzi che in Italia probabilmente non si vedono dal secolo scorso.
21. Divieto di affissione. Campagne pubblicitarie affisse sui muri? Naah. Qui i muri si dipingono. Si, se si vuole fare della pubblicità non serve stampare uno striscione e poi farlo affiggere dall'attacchino. Bisogna noleggiare un pittore, che la pubblicità la crei dipingendo un muro. Questo è uno degli aspetti più colorati e vivaci della realtà africana.
22. Lavoro in sicurezza. Protezioni? Macché. Eppure l'operaio stava lavorando alla manutenzione di un edificio pubblico di Pretoria. Decisamente un altro mondo.
Non classificabile. Il coccodrillo come fa?!? L'avevo già raccontato (vedi post) ma lo ribadisco qui. La scena del coccodrillo che mangia un altro coccodrillo (più piccolo) è in assoluto il momento più adrenalinico del viaggio in Africa, e li supera tutti. Se qualcuno mi chiede un solo racconto da questo viaggio, eccolo servito: il cannibalismo del coccodrillo.
Bis bald!
Stefano
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