Se devo spiegare con un nome, con una immagine, tutta la bellezza del mare di Creta, io non ho dubbi. La scelta cade certamente su Bálos. Una spiaggia che molti anni fa era considerata inaccessibile, segretata alla massa turistica. Ora quella sensazione di paradiso non c'è più, se non affacciandosi su questo spettacolare ed impervio tratto della costa cretese all'inizio della giornata. Ma arrivare a Bálos rimane comunque una specie di avventura, in quanto il fascino di una giornata a Bálos sta innanzitutto nel raggiungere questo tratto di spiaggia. Per farlo, senza affidarsi alle gite organizzate, serve una buona macchina, pazienza e nervi saldi. Ma al termine, si viene certamente ripagati.
Altro da aggiungere? Io le parole le ho finite |
La spiaggia di Bálos si trova infatti all'estremità della penisola più nordoccidentale di Creta, la penisola di Gramvoúsa. La si approccia dal piccolo centro abitato di Kaliviani, un piccolo punto bianco dentro un mare verde di uliveti. Quando si immagina che ad uscire dalla stretta via che attraversa Kalyvianí si sia raggiunto il culmine delle difficoltà, beh, ci si sbaglia di grosso. Il bello viene proprio ora. La strada che attraversa longitudinalmente la penisola di Gramvoúsa, tagliando i pendii del Monte Geroskínos, è un'ampia carreggiata lunga circa sette/otto chilometri. Sterrata e a picco sul mare - talvolta priva di protezioni. Dopo la casupola dove si paga l'obolo di un euro a persona per poter raggiungere Bálos, ci si immerge in una nuova dimensione di guida. Lo sterrato richiede pazienza, ma ci aiuta il panorama che salendo verso Bálos troviamo alla nostra destra. Il piccolo golfo circoscritto dalle penisole di Gramvoúsa e di Rodopoú è magnetico. Per tutti, nessuno escluso. Non sono i solo i turisti a volgere il loro sguardo verso est. Ci sono anche le capre, che qui abbondano, in un territorio così selvaggio.
Poesia greca sulla strada verso Bálos |
Dopo il "cancello" di roccia (un punto meraviglioso del tragitto verso Bálos) il fondo stradale è veramente insopportabile. Sulle mani che afferrano il volante si percepiscono tutte le vibrazioni che nascono dal contatto fra le ruote e le asperità del terreno. Che altro non è se non roccia spaccata per consentire il passaggio dei veicoli. Sui polpastrelli sento tutta la superficie ruvida di questa strada, che mostra tutti i segni del martello pneumatico. Per non parlare della gimcana continua alla ricerca di un fondo meno accidentato, o della polvere alzata da ogni automobile. Il calvario stradale dura circa tra i quaranta minuti e l'ora, a seconda di quanto ci si voglia fermare per ammirare la natura che ci circonda. Attorno è (quasi) esclusivamente natura: roccia, acqua, arbusti, caprini. Un'idillio macchiato da qualche piccola traccia dell'uomo, una chiesetta, un paio di edicole votive, la bancarella con olio, miele e raki in bella mostra. In poche parole, il luogo dove si vorrebbe essere e dove si vorrebbe rimanere.
In auto verso Bálos |
Ma raggiunto il parcheggio non si può certo dire di essere arrivati a Bálos. C'è ancora da scarpinare per una mezz'oretta, lungo un sentiero che sa tanto di montagna nonostante l'aria profumi di mare, di sale e di macchia mediterranea. Il sentiero è completamente in discesa (in salita al ritorno), ma ciò basta per vedere, anche con un pizzico di soddisfazione, frotte di turisti che faticano a scendere (e ovviamente, ancora di più in salita) lungo il bel sentiero, col fiatone e gli infradito. La bellezza di Bálos è una conquista, non un diritto feudale. A metà strada il panorama su Bálos appare evidente in tutta la sua avvenenza e mi rendo finalmente conto di che cosa è questo eldorado della natura.
Come ai Caraibi |
Bálos è sostanzialmente questo: una laguna circoscritta dalla penisola di Gramvoúsa e un promontorio che rimane disperatamente attaccato alla terraferma per mezzo di un sottile lembo di terra, un istmo di sabbia lungo qualche centinaia di metri, il quale separa le acque calde e bianchissime della laguna da quelle fresche e turchesi del Mar Egeo. Dall'alto Bálos è un luogo di incomparabile grazia, raramente ho visto qualcosa di altrettanto meraviglioso. Bálos non ha termini di paragone se non nella mitologia. Bálos è un'amazzone leggiadra, dalle forme sinuose ed avvolgenti, dallo spirito selvaggio. Bálos è Narciso, la cui bellezza si riflette nello specchio d’acqua della laguna. Con la differenza che nella laguna, proprio non ci si può cadere.
Tra la terraferma e il promontorio che domina Bálos |
Scrivendo questo post su Bálos, forse il luogo più bello incontrato durante l'intera settimana cretese, mi rendo conto della complessità nel provare a spiegare quanta meraviglia ci ha circondato.
La laguna di Bálos non è straordinariamente piatta come la spiaggia di Elafonisi e non ha quelle tonalità rosee, ma ha un fascino indomito, che le è donato da uno scenario tanto selvaggio nelle forme quanto puro nella sostanza. E oltre la laguna? C'è un litorale dal fondale bianchissimo che si estende per metri, interrotto qua là da rocce affilate che creano la tavolozza di tonalità blu che caratterizzano Bálos. L'acqua sarebbe da imbottigliare e da portare a casa. Ma non è di certo tutto qua. Ogni singolo elemento a Bálos ne determina la sua naturale bellezza. Nuotare a Bálos vuol dire nuotare al cospetto di due scoscese isole, Ágria (= "selvaggia") ed Ímeri (= "domestica"), sulla quale si trova un'antica fortezza veneziana in rovina - una delle ultime a cadere in mano ai turchi.
Domestica e selvaggia |
Questa antica fortezza, dalla quale pare si possa godere di un indimenticabile panorama, è solitamente oggetto di visita dei turisti che raggiungono Bálos via mare, tramite i battelli che salpano quotidianamente da Kissamos. Tanti prediligono questa soluzione per arrivare a Bálos, più costosa ma anche più confortevole. Che però toglie un gran pezzetto di fascino a questo luogo così candido. Troppo facile, secondo me, salire su una barca che ti lascia direttamente sulla spiaggia. Lo sfruttamento turistico è arrivato anche qui, in questo angolo che sembrava impossibile da conquistare per la massa. Il molo per le barche, file multiple di ombrelloni, la capanna delle bibite. Non siamo sulla riviera romagnola, d'accordo, ma è evidente l'impronta del turismo. Forse dovrei stare zitto, perché dentro la massa di turisti che affitta due lettini e un ombrellone a Bálos ci sono anche io. Ma a differenza di tanti altri, io avrei raggiunto Bálos anche a piedi.
(senza titolo) |
Perché Bálos vale tutta la fatica necessaria per raggiungerla. Ce ne rendiamo conto in misura ancora maggiore, quando il sole inizia il suo veloce viaggio alla ricerca di riposo dietro l'orizzonte, e noi riprendiamo il sentiero che ci riporta alla vettura. Bálos è un posto unico al mondo e ad essa ripenso sempre, quando in casa mi volgo verso la finestra e incontro un cielo grigio. Il celeste di Bálos ti entra negli occhi e lì vi rimane, per sempre.
Bis bald!
Stefano
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