sabato 18 marzo 2017

Tutte le strade portano a Roma: quel giro di stadio

Ciao a tutti!
Voleva essere una mezza maratona di preparazione in vista del bersaglio grosso, fra due settimane circa, la Maratona di Roma. E invece la Frankfuter Mainova Halbmarathon, che per un italiano non è altro che la mezza maratona di Francoforte, si è rivelata per me più di un ottimo test a distanza di tre settimane dall'atteso evento, più di un allenamento veloce. È stata una corsa condotta in conserva all'inizio, per poi lasciar sprigionare tutta l'energia positiva derivante da settimane di intenso allenamento. E per poco, non ho chiuso con un nuovo personale sulla distanza di 21,097 chilometri. All'interno della Commerzbank Arena, sede di arrivo della competizione, il cronometro si è fermato su 1h29'05". A soli quattordici secondi dal mio record, che continua a rimanere inviolato da oltre quattro anni.

L'urlo di gioia al traguardo

Le condizioni per disputare una bella corsa c'erano tutte, in effetti. Mi alzo e con piacere vedo che il cielo è sereno. Esco dall'albergo e trovo il parabrezza gelato. Metà marzo, parabrezza ricoperto dal ghiaccio: non è normale, nemmeno in questo non troppo sperduto angolo di Germania. La temperatura è molto bassa, spero che si alzi, ma anche che non si alzi troppo, giusto quel poco che serve a non battere i denti alla partenza. In fondo, nel mio borsone c'è solo una canotta e nient'altro. Mi chiedo, infatti, se non avrò sbagliato nell'abbigliamento scelto per questa corsa.
L'organizzazione dell'evento è estremamente tedesca. La distribuzione dei numeri di gara avviene il giorno stesso della competizione: in circa due ore tutti i partecipanti (migliaia di atleti, non numeri piccoli) ricevono il loro pettorale, e non è un gioco da ragazzi. Nonostante ciò, tutto fila liscio, dall'arrivo ai parcheggi della Commerzbank Arena al ritiro del numero di corsa, dal deposito degli effetti personali al servizio spogliatoio. Ineccepibile.
Arrivo con lauto anticipo alla Commerzbank Arena, pronosticando possibili code o intoppi. Gli spogliatoi per gli atleti sono nella zona mista dello stadio, dove i giornalisti intervistano allenatori e giocatori. È un bel salone, ampio e soprattutto caldo. Se ne sente il bisogno, perché fuori le temperature sono veramente rigide. C'è tutto il tempo per cambiarsi, con calma, come piace a me, e per cercare la concentrazione. Lo stretching e il riscaldamento all'aperto possono aspettare gli ultimi venti minuti prima dello sparo, all'ombra dello stadio ci saranno non più di quattro/cinque gradi...

Sul lungofiume di Francoforte

Quando esco fa effettivamente molto freddo. Nel campetto in erba sintetica, all'esterno della Commerzbank Arena, tuttavia, splende un bel sole. Non a caso, sono tutti quanti lì a riscaldarsi. La differenza tra la temperatura percepita al sole e all'ombra dello stadio è evidente. Mi sale un po' di nervosismo, comprensibile, quando lo speaker annuncia che la partenza è posticipata di cinque minuti. Cinque minuti di freddo in cui mi posso solo riscaldare precariamente muovendomi sul posto. Poi arriva lo sparo, endlich!
Eppure le sensazioni dei primi metri non sono state quelle dei giorni migliori. Forse perché non mi sono fatto prendere dalla foga della partenza (che coinvolge sempre troppi atleti), partendo calmo, conscio che questa voleva essere più una seduta di allenamento veloce che una competizione. Serve un chilometro per sciogliere le gambe e trovare la brillantezza che pareva mancare nelle prime centinaia di metri. Poi, in un lungo rettilineo (di una ciclabile?) nelle ultime propaggini della Frankfurter Stadtwald, inizio a macinare un ritmo piuttosto sostenuto. La mia media è di 4'18"/km, già più veloce dei 4'22"/km che avevo indicato come passo da mantenere.

Rientro sull'asfalto del Schaumainkai (© Frankfurter Mainova Halbmarathon)

Sono passati circa quattro chilometri quando si abbandona il bosco e ci si immette nel Bürostadt, il quartiere degli uffici di Francoforte. C'è una soglia (solitamente una manciata di chilometri) superata la quale le gambe stanno benissimo e vorrebbero rilasciare sull'asfalto tutta la loro energia. Beh, quella soglia stavolta la incontro al quarto chilometro e mi ritrovo a dover controllare il mio naturale impulso ad aumentare la velocità per mantenere un ritmo stabile. Ora però ho la certezza di essere in condizione ottimale, di vivere una giornata di grazia psicofisica. Vedo un atleta di fronte a me e diventa la mia lepre. Fino a raggiungerlo e sorpassarlo. E un nuovo atleta diventa una nuova lepre da seguire. Così, a ciclo continuo.
Il tratto a fianco del Meno è tanto meraviglioso quanto nervoso. Perché se da una parte finalmente si corre con uno sfondo fatto di grattacieli, dall'altro lato vi è una sede stradale che si restringe quando si va sul lungofiume e poi impenna improvvisamente per rimettersi tra le vie dei quartieri più meridionali di Francoforte. Questo è un tratto interlocutorio di corsa, perché sono tormentato dal dubbio: mantengo il ritmo di 4'17"/km tenuto fino a metà gara, oppure provo a rincorrere la prestazione massima? La risposta la trovo tra le vie del quartiere di Sachsenhausen, dove inizia la seconda metà di corsa. Qui, dopo, uno scambio di sorpassi e controsorpassi con un altro podista, rompo gli indugi e inizio a correre a ritmo ancora più sostenuto. Al chilometro 12 si viaggia a 4'07"/km, ed è un gran bel correre.

Nei primi chilometri, il volto era ancora rilassato

Chissenefrega se ci sono delle salite. Il chilometro 13 è in costante ed inesorabile ascesa. Ci si avvicina allo stadio e dunque si deve riguadagnare la quota persa velocemente nei primi chilometri. E nonostante ciò lo concludo in 4'10". Niente male, veramente. Il punto di svolta è, come immaginavo già prima della partenza, cercando di capire qualcosa in più sul percorso, intorno ai due terzi di corsa. C'è una lunga salita - niente di trascendentale - ma che mi costringe inevitabilmente a rallentare. Ma non crollo, anzi. Correre a 4'15"/km in salita vuol dire avere gamba. E ancor più significativo, non perdo brillantezza al termine dell'asperità, appena la strada ritorna piatta, saluto l'asfalto con chilometri veloci, tra 4'/km e 4'07"/km. Poi è la volta del rettilineo nel cuore della foresta di Francoforte, da percorrere nei due sensi, e questo è un elemento che fornisce ulteriore carica, perché vedi gli altri che corrono verso il traguardo, mentre tu sei dietro, mentre tu devi recuperare qualche manciata di metri, centinaia in alcuni casi. Questo non può che essere uno sprono. Una piccola interruzione, di quelle che ti fanno inveire, avviene al "giro di boa": nel momento di invertire il senso di marcia nella Isenburger Schneise, una podista di fronte a me si ferma improvvisamente. La urto - non potevo sparire nel nulla, ma non ci sono state conseguenze - e riprendo a correre. Sono passati 16 chilometri e mezzo, ne mancano ancora più di quattro e mezzo. Sono quattro chilometri di escalation. Non lo so, perché non sto più a guardare più di tanto l'orologio (non ha più senso, ora), ma guardando i tempi dopo la gara, vedo parziali monstre (per me, in una mezza maratona). Chilometro 17: 4'07"/km; chilometro 18: 4'02"/km; chilometro 19: 3'59"/km; chilometro 20: 3'57"/km; chilometro 21: 3'55"/km. Neanche l'ultimo cavalcavia - duro - riesce a rallentarmi. Nel giro attorno allo stadio, il tifo dei presenti mi dà ulteriore forza per provare a ricucire il gap con chi sta davanti a me, per provare a trovare il miglior tempo possibile. Poco prima di entrare nello stadio, rallento un pochino, in fondo non ha più senso spingere come un dannato come stavo facendo. Col senno di poi dovrei pentirmene, ma mi piace pensare che mi sono tenuto qualche energia per lo sprint finale e soprattutto per Roma.

L'arrivo sul traguardo della mezza maratona di Francoforte

L'ingresso nella Commerzbank Arena è una liberazione, nessun giro di campo, solo il rettilineo di fronte alla tribuna, all'ombra delle gradinate moderatamente occupate e festanti. Un ultimo scatto per andare a chiudere in 1h29'05" (media 4'13"/km), un tempo al quale non riuscivo a credere. E ancora adesso stento a realizzare. Poco meno di sei mesi prima, mi ero rotto un piede. Ora, invece - ebbene si! - ho fatto il mio secondo miglior tempo di sempre sulla mezza maratona a tre settimane di distanza dalla maratona di Roma. È ovviamente un ottimo viatico verso l'appuntamento del 2 aprile. Constatare che al termine della gara quasi non sono stanco, è un segnale più che positivo. Anzi, sono in grandi forze, soprattutto per andarmi a prendere le birre (analcoliche) offerte dall'organizzazione - che peraltro si berrà mia moglie.
Francoforte mi ha portato fortuna, sotto sotto non avevo dubbi. Così come non ho dubbi che ritornerò a correre qui, ventuno o quarantadue chilometri non lo so, ma tornerò. Bello il percorso, calda l'atmosfera, piacevoli i ricordi che porto ora in serbo.
Bis bald!
Stefano

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