Ciao a tutti!
In questa mia ultima estate al 100% in Italia ho pensato che sarebbe stato qualcosa di bello poter salire quei monti che avrei voluto raggiungere in tutti questi anni trascorsi tra le montagne e che, per un motivo o per l'altro, non ho mai toccato. Ce n'è una lunga lista, tra Piemonte e Valle d'Aosta. Lista che molto probabilmente non completerò mai prima della fine di settembre ma che, con pazienza (per le inclementi condizioni atmosferiche di quest'estate) e buona volontà (gambe e polmoni), voglio provare a sfoltire. In cima all'elenco vi è senza dubbio il Rocciamelone, uno dei monti più simbolici del Piemonte. Mi vergogno quasi un po' a dirlo, ma qui non ero mai salito in vita mia.
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Il Rocciamelone e la sua via normale |
Partiamo di buon'ora da casa, quando non vi è ancora traccia di alba in vista. Non sono da solo questa volta, ma con il fido Alberto. Si deve partire presto, perché è una regola dell'escursionismo di montagna e perché gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da una notevole instabilità atmosferica sui versanti montuosi, nelle ore più calde del giorno. Ci vanno due ore per raggiungere la base della via normale alla vetta, il Rifugio La Riposa, che è preceduto da venti chilometri di strada stretta e tortuosa (con alcuni chilometri di sterrato finale) che da Susa risalgono il versante sinistro dalla Bassa Valle di Susa per arrivare a quota 2200 metri. All'arrivo al Rifugio La Riposa è già giorno e la via per il Rocciamelone, prima tra i prati e poi tra le rocce, è già ben definita. Non sembra neanche tanto lontana, la punta. Eppure c'è quasi un chilometro e mezzo di pura verticalità da salire.
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Verso la Val di Susa |
Cominciamo la salita tranquillamente, anche perché Alberto è alla prima escursione dell'anno e non posso farlo dannare già dall'inizio. Ogni tanto ci fermiamo, perché fa già caldo, e così ne approfittiamo per un'estasiata contemplazione del panorama che già da qui è decisamente spettacolare. Susa e la sua valle sono ai nostri piedi, ma la vista può già spaziare su cime lontane. Dal Rifugio Ca' d'Asti, in sostanza a metà del percorso spunta già il Monviso.
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A 3537 metri... |
Al Rifugio Ca' d'Asti si può ammirare un piccolo pezzo di storia italiana. Proprio a fianco del rifugio si trova l'arrivo della teleferica che permetteva il rifornimento in quota degli alpini stanziati sul Rocciamelone a presidiare i confini durante il primo conflitto mondiale. Armi e derrate alimentari venivano trasportate quindi fino a quota 2850 metri, secondo un geniale sistema di contrappesi. La discesa a valle di materiale pietroso tramite l'uso della sola forza di gravità, infatti, permetteva alla puleggia di portare a monte viveri ed armamenti.
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Il ghiacciaio del Rocciamelone |
Superato il Rifugio Ca' d'Asti l'ambiente cambia di colpo e da erboso diventa pietroso. Si supera un lunghissimo traverso prima di arrivare ad una croce, posta in una sorta di colletta dalla quale è ben visibile l'ultimo tratto di salita, duecento metri di dislivello che ci separano dal Rocciamelone, e dalla statua dedicata alla Madonna posta in cima. Qui la quota inizia a farsi sentire decisamente, e Alberto decide di gettare la spugna, anche a causa di un fastidio alla caviglia. Meglio non rischiare, anche pensando alla discesa, ripida quanto la salita, e in mezzo alle pietre, quindi mai perfettamente agevole.
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Uno sguardo a sud/sudovest |
Nell'ultimo tratto di salita mi faccio cogliere, per l'ennesima volta, dallo stupore che deriva dal vedere come la Natura consenta alla vegetazione di crescere oltre i tremila metri e soprattutto, in mezzo alla roccia. Io non sono un esperto di flora. Però qualcuno mi dovrà spiegare un giorno come è possibile che, a 3400 metri, il sentiero sia circondato da numerose ma soprattutto rigogliose fioriture. C'è un po' di tutto, dal bianco del ranuncolo pirenaico e della peverina dei ghiaioni, al rosa del "pan di marmotta", fino al giallo dei ranuncoli di montagna.
Il sentiero, grazie alla presenza di molte persone, è ottimamente segnalato dai classici segnavia bianchi e rossi e da una serie di corde fisse che facilitano l'ascesa in vetta. Da quel colletto, in cui la montagna sembra ancora così lontana, manca poco: prima c'è una lunga cengia e poi, con una serie di ripide svolte, si arriva finalmente ai 3537 metri del Rocciamelone. Tutto in "sole" due ore e venti minuti di cammino.
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Una fioritura di peverina dei ghiaioni a 3200 metri di quota |
Che dire del panorama del Rocciamelone? Tutto e niente. Tutto, come l'immensa quantità di monti che lo sguardo può raggiungere, soprattutto in direzione ovest ed est. Come il già citato Monviso o le montagne dei massicci francesi della Vanoise e degli Ecrins, piuttosto che i giganti della Valle d'Aosta…il Monte Bianco e il Grand Combin sono completamente a disposizione della vista di chi arriva in cima al Rocciamelone, mentre a Monte Rosa, Gran Paradiso e Cervino piace di più giocare a nascondino con le punte che precedono. Lo spettacolo continua in basso: abbassando la testa si possono ammirare il ghiacciaio del Rocciamelone (piccolo, e da quanto ho capito dai discorsi in cima, sempre più piccolo) e il Lago di Malciaussia, teatro di dolci ricordi primaverili dell'anno scorso… (vedi
post).
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La Val di Viù e sullo sfondo, il Lago di Malciaussia |
Non fosse per il ventaccio che abbassa la temperatura percepita in vetta, e per le nuvole che, seppur spettacolari tra i monti delle valli di Lanzo, non minacciano alcunché di buono, mi tocca abbandonare la pietra sopra la quale potevo godere di questa veduta celestiale. C'è una discesa da affrontare,quasi più dura della salita, e c'è una pancia da sfamare. Il Rifugio La Riposa ci aspetta proprio per questo. Scendo con le immagini di monti che a breve saluterò (e rimpiangerò), con la gioia di aver rimosso dal mio “curriculum montano” quest'onta, quella salita al Rocciamelone mai effettuata prima…
A presto!
Stefano