giovedì 28 agosto 2014

Dai dirigibili ai dragoni

Ciao a tutti!
La nostra avventura in bici lungo le strade attorno al Lago di Costanza inizia dalla città tedesca di Friedrichshafen, sul versante settentrionale del lago. Cominciamo sotto un cielo grigio, di quelli che minacciano imminenti precipitazioni. Qualche gocciolina, sottilissima, in realtà, c'è.

La nostra partenza da Friedrichshafen

Ma non sarà quella la preoccupazione principale di giornata...senza aver percorso neanche una decina di metri, incappiamo nel primo guasto meccanico. A Giulia cade la catena. Non basta afferrarla e rimetterla nella sua sede. Devo ricorrere al mio armamento di utensili per smontare il copricatena e riportare il tutto alla normalità. Con buona pace di quindici minuti persi e mani che più nere non avevo mai visto... I primi, sempre emozionanti, chilometri di ciclovia consistono nell'attraversamento da ovest verso est di Friedrichshafen. Una città che appare tutto sommato modesta. Poca vitalità e scarso interesse artistico: l'edificio probabilmente più bello è la stazione ferroviaria. Anche a causa dell'evidente ricostruzione postbellica. Però Friedrichshafen è una città importante per due motivi: in primo luogo, qui si tiene la più importante fiera ciclistica europea, Eurobike; in secondo luogo, qui si trova il museo Zeppelin, che deve il suo nome a Ferdinand von Zeppelin, l'inventore dell'omonimo dirigibile - che non a caso riempiono i cieli sopra il Bodensee. Non sarebbe affatto male un'ampia visita a questo museo, ma il tempo è tiranno e non c'è spazio per una sosta a pochi chilometri dalla partenza.

Il ponte in legno di Eriskirch

Proprio come la nostra partenza da Passau l'anno scorso, buona parte dei nostri primi chilometri sono su uno sterrato. In questo caso non c'è il Danubio, ma orticelli e frutteti ai lati della strada. Un lunghissimo rettilineo conduce ad Eriskirch, il primo paese del nostro percorso. Qui la guida ci segnala una chiesa interessante, peccato che sia chiusa. Allora ripieghiamo sull'altra attrazione locale, un meraviglioso ponte in legno.

Il castello di Montfort a Langenargen

Il paese che incontriamo successivamente, invece, merita veramente la pena di una piccola fermata. Si tratta di Langenargen. Un paese tutto sommato moderno, ma dove una sosta è fondamentale. Qui infatti sorge il castello di Montfort che ha una peculiarità originale, considerando dove ci troviamo: è costruito in stile moresco. Come se fosse un piccolo angolo di Arabia in Germania. Superata Langenargen ci ritroviamo nello stesso paesaggio incontrato in precedenza. La ciclovia è lontana dal lago, lo si intravede appena, in quanto è coperto dalle svariate distese di meleti e vigneti. La produzione deve essere ottima, in quanto sulla strada si incontrano pittoresche ma ben fornite bancarelle in cui i produttori locali vendono al pubblico la locale frutta fresca.

Classica bancarella di frutta fresca lungo le strade

Giunti a Nonnenhorn si intravede lungo il percorso un'enorme struttura in legno. "Ma è un altro ponte, questo?", penso. Invece si tratta di un oggetto che è curioso vedere così, all'aperto e in così ottimo stato: si tratta di un torchio per l'uva. Le dimensioni sono impressionanti ma soprattutto stupisce il meccanismo perfetto con il quale per secoli è stata pigiata l'uva dei circostanti vigneti. Poco dopo, troviamo in Wasserburg il posto ideale per la sosta del pranzo. D'altronde, questa è una meravigliosa penisola, uno dei punti più panoramici del lago. La posizione è tale per cui la vista può spaziare per buona parte del lago. E proprio ora, il cielo pare aprirsi... Un pasto rifocillante al sole è proprio ciò che ci vuole. Davanti a noi, lo specchio del Bodensee. Al nostro fianco, la sagoma del castello di Wasserburg e della chiesa di San Giorgio. Difficile immaginare un così piacevole pranzo con tutta quella copertura nuvolosa in mattinata.

Il torchio di Nonnehorn

Sarà lo stomaco pieno, ma dopo Wasserburg è un piacere pedalare. Dopo un paio di strappi che conducono alla località di Reutene, la strada punta dritta in discesa verso Lindau. Qualcosa cambia chiaramente: vessilli a rombi bianchi e blu sventolano dalle case. Siamo entrati in Baviera, in quel piccolo spicchio di Baviera che si affaccia sul Bodensee. Tra un vigneto e un centro benessere, si giunge finalmente al punto in cui, si supera la ferrovia che porta alla città insulare di Lindau. Sfiorata decine di volte nei miei viaggi tra l'Italia e la Germania, finalmente ho l'occasione di visitarla come si deve. Ci fermiamo qui un paio d'ore, che però, mi sembra doveroso, racconterò in un altro post.

Wassenburg

Alla ripartenza da Lindau sento di non poter sbagliare strada o perdermi. Buona parte degli ultimi sette/otto chilometri che ci separano dall'arrivo della prima tappa, la città austriaca di Bregenz, si svolge a fianco della strada percorsa più di una volta durante i miei viaggi tra l'Italia e Schweinfurt. Le emozioni ricorrono e si rincorrono. Quanti pensieri che si accavallano e che ritornano a quei momenti tanto difficili nel momento di lasciare la propria terra quanto dolci nell'atto di intraprendere il viaggio verso casa. A Lochau, già in territorio austriaco, c'è una spiaggia di pietre. A pochi metri da essa decidiamo di fermarci a rinfrescare i piedi. Giulia pensa a godersi la frescura dell'acqua del Bodensee. Io penso a tutti quei momenti, in cui, in viaggio verso Schweinfurt, mi sono fermato qui... A pensare, riflettere, meditare, da solo, nei momenti del distacco. Un luogo che, fra poco, sarà nostro e non solo più mio.

L'isola di Lindau

I ricordi continuano fino a Bregenz, città sempre attraversata nei miei viaggi. La conosco alla perfezione, trovare l'albergo non è difficile. La prima tappa è andata, i primi quaranta chilometri sono andati. Giunge l'ora di una bella cena, rigorosamente a base di carne. Con dietro l'immagine di un drago che sputa fuoco. Siamo infatti a due passi dal Festspielhaus, uno spettacolare palco galleggiante allestito sulle acque del Bodensee che ospita a rotazione biennale una diversa opera lirica. Dal ristorante giunge la musica, ma non riusciamo a capire cosa venga messo in scena. E non stiamo a soffermarvici più di tanto. Sappiamo che il giorno dopo non sarà facile. Nuovi chilometri, tempo inclemente: urge necessario riposo...
Ciao a tutti!
Stefano

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