giovedì 23 aprile 2015

Germanwings, alcune riflessioni

Ciao a tutti!
Solo ad un mese di distanza dal caso Germanwings, la tragedia aerea che ha sconvolto la Germania e l'intera Europa, trovo l'ispirazione per commentare quanto successo sulle Alpi francesi. Ho voluto aspettare questa data, come si può dire, un po' simbolica, per vari motivi. Da una parte vi è la necessità di rispettare il lutto di chi ha perso i propri cari, dall'altra era necessario che i fatti venissero chiariti ed accertati. E commentare a caldo un simile avvenimento è sempre molto rischioso per chi, come il sottoscritto, non è avvezzo a parlare di simili argomenti. però lo voglio fare ugualmente (anche ora che non ne parla quasi più nessuno), forse perché questa tragedia, per chi come me vive in Germania, assume tutta un'altra valenza - negli anni a venire, ne sono sicuro, ricorderò molto di più quanto successo quel 23 marzo.
I fatti credo che tutti li conoscano e non mi dilungo nel loro approfondirli. Nessun guasto tecnico, nessun errore umano, tantomeno altre fantascientifiche ipotesi. Questo è ciò che i media hanno dato in pasto all'opinione pubblica. Non ho elementi per affermare ipotesi contrarie, ma in cuor mio credo che la verità, quella vera, la conoscano in pochi, e buona parte di essa rimarrà sepolta tra le macerie di quell'Airbus A320. È stato il gesto di un soggetto con problemi psichici, tale Andreas Lubitz, il quale ha deciso di mettere fine alla sua vita e a quella dei passeggeri che in lui avevano affidato inconsciamente la loro vita salendo sul quell'aereo.

Giornali infelici (dall'Hugendubel di Schweinfurt)

Dunque, supponendo che tutto ciò sia le versione corretta dei fatti, non riesco a spiegarmi le reazioni, molto differenti e variegate, di moltissimi italiani. Qualcuno ha paragonato la vicenda Germanwings con la triste storia di Schettino e della Costa Concordia. I giornali poi, soprattutto quelli "euroscettici", non si sono posti assolutamente alcun problema nello sbandierare la tragedia tedesca come una grande vittoria italiana. Qui non c'è nulla di cui andare orgogliosi o fieri. Dopo tali sciagure non possono essere felici né italiani né tedeschi, ed entrambi non hanno alcun motivo per godere delle disgrazie altrui. È troppo facile, per alcuni italiani, affermare che anche i tedeschi non sono perfetti, che anche loro possono fallire, che una simile disgrazia in Italia non sarebbe mai potuta succedere perchè no, noi italiani siamo immuni dai problemi psichiatrici. "La Germania si sveglia imperfetta", questo è il leit motiv di molte testate giornalistiche e di molti opinionisti. Lubitz era un pazzo, e sfortunatamente per la Germania era anche tedesco. Ma non per questo tutti i tedeschi lo sono. Non per questo il popolo tedesco è colpevole perché uno di loro, uno su ottanta milioni di persone ha deciso di commettere un simile crimine. Il popolo tedesco non è felice di annoverare tra le sue fila una persona come Lubitz.
Questo tragico episodio della storia recente ha puntato ancora una volta i riflettori su tutto l'astio sparso tra i popoli europei. In Italia ci sono individui che godono di questa tragedia, solo perché coinvolta quella Germania accusata di voler imporre la sua egemonia sull'Europa (quasi fosse un nazismo 2.0). Sono superiori a noi, economicamente? Si, perché sono stati più bravi e più intelligenti. Ma qui si parla di vite umane, non di PIL o di spread. Ce ne sono altri che, forse ancora più spregevoli, hanno utilizzato l'episodio per fare del vero e proprio sciacallaggio politico. In Germania, o in altri paesi europei, sarebbe successo lo stesso? Io purtroppo credo di si (da stabilire in quale misura, comunque). Sono morte delle persone, eppure si fa demagogia, è questo l'incredibile.
Ho cercato (con difficoltà) di contenere tutto il nervosismo che questa vicenda mi suscita. Questa tragedia ha fatto emergere  il preoccupante livello di ignoranza delle persone. E non solo quelle italiane. Tra le tante foto pubblicate dai giornali, ve n'è una in cui Lubitz partecipa ad una mezza maratona. Bild l'ha corredata di didascalia con il tempo che Lubitz stabilì in quell'occasione. Non salta fuori il collega (tedesco) che, con inopportuna malizia viene a chiedermi se io sono più veloce di un pazzo assassino? Keine Worten.
Bis bald!
Stefano

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