domenica 26 maggio 2013

Squalo delle nevi

Ciao a tutti!
Il lungo ed incredibile weekend del "mio" Giro d'Italia è finito stanotte alle 4 circa, quarantotto ore intensissime di pura passione per lo sport e per il ciclismo. Che si sono concluse come speravo (da tifoso), con la vittoria di Vincenzo Nibali sul traguardo delle Tre Cime di Lavaredo e con la sua vittoria della 96° edizione del Giro d'Italia. Non si è conclusa in una maniera banale, ma con una delle montagne più dure del mondo, con condizioni climatiche al limite del disumano. Neve e freddo, tifo e passione, montagne straordinarie, la cornice di un'impresa epica.

Una bici bloccata nella neve, immagine simbolica di questa grande giornata di ciclismo

Ieri era il giorno della tappa più affascinante del Giro 2013: da Silandro alle Tre Cime di Lavaredo, con in mezzo Costalunga, San Pellegrino e Giau. Insomma, questo era il classico tappone dolomitico. La neve scesa nel weekend rende impossibile affrontare in discesa questi passi e quindi viene completamente variato il tracciato ma senza annullare i chilometri finali alle Tre Cime. Quelli no, non potevano assolutamente essere cancellati.

Il trionfatore di tappa e del Giro: Vincenzo Nibali conquista le Tre Cime di Lavaredo in maglia rosa

L'avventura inizia da Auronzo di Cadore, dove la navetta ci porta a Misurina, quella che è una frazione di Auronzo (e io che pensavo fosse un comune) dove iniziano gli ultimi sette chilometri che conducono alle Tre Cime, la perla delle Dolomiti Bellunesi. Il viaggio in navetta me lo dormo (e Davide ben sa come mi piace sonnellare durante i trasferimenti con mezzi motorizzati) ma all'arrivo a Misurina ci si sveglia velocemente. E non potrebbe essere altrimenti.

L'arrivo della ventesima tappa del Giro 2013

Uno spettacolo del genere, sinceramente, non l'avevo ancora mai vissuto, per di più a maggio: scendiamo dalla navetta ed è in corso una vera e propria bufera di neve. Il lago di Misurina è attorniato da boschi, completamente imbiancati. Ma la gente è veramente tanta. Chi l'avrebbe mai detto... io e Davide ce lo dicevamo durante la sera precedente: non ci sarà tanta gente, viste le previsioni meteo, il gelo che attanaglia il Nord Italia e la quota altimetrica al traguardo, più di 2300 metri. E invece: navetta stracolma, il parcheggio in riva al lago strapieno di camper, gazebo ad alto tasso alcolico sparsi qua e là. Il grande popolo del ciclismo risponde sempre "Presente!", anche nelle condizioni più difficili. Se non lo può fare il sole, ci pensano i tifosi a scaldare gambe e cuore di questi fantastici ragazzi.

Ecco come si presentavano Misurina e il suo lago al nostro arrivo ieri, alle 10...

Il tifo ciclistico non tradisce, anche qui alle Tre Cime. Tantissimi in bici da corsa o in mountain bike, tende montate sotto gli alberi a Misurina, gazebo lungo i micidiali tornanti della salita alle Tre Cime, tifosi impegnati a scaldarsi e scaldare la tifoseria a colpi (e bicchieri) di vin brulè, gente anche in pantaloncini corti, anziani che raggiungono la linea d'arrivo a piedi, da Calalzo di Cadore! Questo è ciò che anima il tifo del ciclismo, è l'immancabile folklore del grande ciclismo!

Io e Davide sotto il triangolo rosso dell'ultimo chilometro

La salita è veramente terrificante. Dal cartello di inizio salita vi è un leggero tratto in falsopiano, poi inizia il primo di tratto di rampe. Salita circondata da alberi imbiancati, tosta ma non impossibile, secondo me. Poi spiana e c'è anche una piccola discesa, in corrispondenza della zona dove è collocato il casello del pedaggio per la strada panoramica alle Tre Cime di Lavaredo. Poche centinaia di metri dopo la salita torna durissima, arcigna, e le pendenze ritornano elevate. Un passaggio a 2500 metri dall'arrivo è emblematico, un doppio tornante impressionante, probabilmente si tocca qui il 19% di pendenza. Non mi sembrava così dura quando la percorsi in macchina. Dopodichè, le pendenze non scendono più sotto il 10%, e anch'io me ne accorgo. Sudo e ho anche un po' di fiatone. I cartelli che scandiscono i metri che mancano all'arrivo sembrano infiniti e non arrivare più.
Quando poi vedi i ciclisti che vengono su a zig zag, allora è chiaro, la salita è di quelle che tagliano in due le gambe.

Il Rifugio Auronzo avvolto dal maltempo; dietro, le Tre Cime di Lavaredo


Non mi aspettavo di vederle, le Tre Cime di Lavaredo, da Misurina. Ci speravo un po' di più, salendo lungo la strada. Macchè, la nebbia copre tutto. Pure il Rifugio Auronzo, in cui è stata collocata la sala stampa è avvolto dal maltempo e ai 400 metri dall'arrivo sembra una piccola casetta indifesa dalla bufera.
Un miraggio, quasi, per chi come noi ha salito circa otto chilometri nella tormenta, camminato più di due ore, per poter poter veder passare i corridori. In un'istante, o poco più.

Una maschera di fatica copre il volto del grande combattente australiano Cadel Evans, vincitore del Tour 2011

La salita, da fare a piedi è dura, ma è piacevole perchè è l'unica maniera per chi come me e Davide, non fa parte del giro ma è semplice tifoso, per capire ed entrare in questo mondo. I tifosi, l'organizzazione, gli amatori, i giornalisti, la logistica. E una volta giunti all'arrivo, la foto di rito assieme al mio compare di avventura è d'obbligo (vedi post di ieri).
Il RIfugio Auronzo è adibito a sala stampa, ma è stato montato un tendone a fianco. Lì viene dato ristoro a tifosi, volontari, ed anche ai bravissimi alpini che badano alla sicurezza del pubblico presente sulle strade del Giro. L'odore di vin brulè e il calore sprigionato dalla preparazione dei panini ravviva l'atmosfera. Fa caldo, fortunatamente, lì dentro. Possiamo mangiare e asciugarci, in vista dei momenti che verranno. Ci saranno ancora parecchie ore da trascorrere al freddo.

Ecco il tendone allestito di fianco al Rifugio Auronzo

Poco prima delle 15 usciamo dal tendone. Insperatamente, c'è un piccolo spiraglio di sole. E si intravedono le pareti sud nelle Tre Cime di Lavaredo: è la quarta volta qui per me, ma è sempre un grande piacere essere l, vicini a queste rocce. Qualche foto, poi scegliamo la posizione migliore per seguire la corsa e la troviamo sotto il cartello che indica i cinquanta metri all'arrivo. Il meteo inizia però ben presto a peggiorare.
Il tempo passa sempre velocemente in quel momento, anche se mancano ancora due ore all'arrivo dei ciclisti. Gli speaker animano l'attesa dell'arrivo dei corridori, non senza uscite al limite dell'imbecillità. Ma alla fine ci si diverte. La festa è qui, anche sotto zero, grazie agli speaker che raccontano la situazione in corsa e agli sponsor che elargiscono gadget.

 
Presente alle Tre Cime: davanti al Rifugio Auronzo e nel tendone-ristoro a fianco

Il momento di massimo casino è però l'incitamento finale ad un grande campione, Luca Panichi. Lui è un ex ciclista, anche di grande talento e prospettiva, ora costretto alla sedia a rotelle. Ogni anno tenta di percorrere una grande salita del Giro d'Italia con il solo ausilio della sua carrozzina e delle sue braccia. Quest'anno è la volta delle Tre Cime. Gli ultimi metri per lui sono infiniti, disperati, ogni due metri è fermo, le rotelle scivolano in continuazione. Ma a 2300 metri c'è un grande popolo generoso, quello del ciclismo, che lo aiuta a concludere questo trionfo, non inferiore a quello della tappa del Giro d'Italia.

La voiture-ballée, la macchina di fine corsa: la neve copre quasi competamente la scritta "Fine corsa ciclistica"


La corsa è avvincente, come è sempre sulle strade dolomitiche. Gli animi sono accesi, ma la folla esplode in un boato alla notizia che buona parte della tifoseria sta aspettando: a tre chilometri dall'arrivo scatta la maglia rosa, scatta lo "Squalo" di Messina, Vincenzo Nibali. E fa il vuoto. Il popolo della strada, della bici e della passione è tutto per lui, per questo ciclista siciliano che trova la sua consacrazione nelle Dolomiti.
Lo speaker continua a raccontare le gesta di questo grande campione fino al suo arrivo, nella bufera. Che lo rende grande e lo incorona leggenda, proprio come Eddy Merckx, che proprio qui, nel 1968, nella tormenta di neve, vinse tappa e conquistò la maglia rosa.
L'idea dell'impresa la descrive alla perfezione Fabio Disingrini su Eurosport: "La neve tutta intorno, un muro bianco sotto i tubolari, il potere e la gloria: Nibali ex machina, Nibali dogma rosa, Nibali primo sull'ultimo arrivo in salita, quello epico delle Tre Cime di Lavaredo che nel 1968 incoronò Eddy Merckx e oggi cinge Vincenzo Nibali, il re del Giro d'Italia 2013. Tre chilometri di pendenze assolute per frantumare le ultime resistenze degli ultimi attaccanti e degli ultimi avversari della generale. La maglia rosa si prende la scena sul traguardo dolomitico per l'assolo più bello, il capolavoro in rosa."
Piccola nota: può essere un caso, ma proprio all'arrivo dei corridori la bufera si intensifica. Pure le mie dita si congelano velocemente in quei momenti.

La fatica unisce tutti, anche i corridori: splendido abbraccio all'arrivo, tra Paolo Tiralongo e Giampaolo Caruso


Il ritorno nella bufera, mentre ancora sfilavano gli ultimi corridori, quelli che nel gergo ciclistico fanno "gruppetto" è una lunga carovana che torna a casa, felice. Dopo lunghe ore di fatica e rapidi istanti di gioia è impressionante cercare di comprendere il perchè di questa passione, negli occhi dei tifosi che infreddoliti e stanchi scendono verso Misurina. Io, detto sinceramente, non lo capisco ancora adesso. E quando lo chiedo a me stesso, non so ancora darmi una risposta. Bellissime le parole pronunciate oggi dal direttore de La Gazzetta dello Sport, Andrea Monti al Processo alla tappa: "Quale altra partita di calcio avrebbe portato a 2300 metri migliaia di tifosi?".

Ciò che è stato possibile vedere ieri delle Tre Cime di Lavaredo

Siamo a Misurina alle 19, riprendiamo la navetta, e stipati come ebrei verso un lager nazista, torniamo ad Auronzo, infreddoliti ma con l'animo in festa. Ci cambiamo, rifornimento di benzina a Longarone, rifornimento alimentare al primo autogrill della Venezia-Belluno e poi un lungo viaggio fino a casa. Grazie a Davide, compare di trasferta, per la compagnia, il divertimento che mi ha regalato e la disponibilità ad affrontare con me questo piccolo sogno ciclistico. Senza di lui, ovviamente, non sarebbe stata la stessa cosa.
Prima di salutarvi, un doveroso grazie a tutti coloro che alle Tre Cime di Lavaredo hanno reso possibile questa magica e leggendaria pagina di grande ciclismo. Di quelle che, a distanza di anni, ne sono sicuro, sapranno ancora farmi commuovere.
Ciao a tutti e a presto!
Stefano

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