sabato 31 gennaio 2015

L'ala che mancava, appuntamento al 2018

Ciao a tutti!
Era dall'anno scorso, quando ci siamo recati insieme per la prima volta a Monaco di Baviera, che meditavamo di ritornare nella capitale bavarese per visitare l'Alte Pinakothek. Una delle gallerie d'arte più grandi di Europa, e soprattutto più ricche. Gli artisti le cui opere trovano posto qui coprono un'ampio spettro temporale, dal Medioevo al Settecento. Non è limitata all'arte tedesca, ma raccoglie opere provenienti dalle Fiandre, dall'Italia, dalla Spagna e dalla Francia.
L'Alte Pinakothek di Monaco è una collezione che ha le sue origini nel XV secolo quando fu Guglielmo IV a iniziarla acquistando numerose opere del Dürer. Negli secoli essa crebbe sempre più, fino ad ingigantirsi nel periodo napoleonico durante il quale, per evitare che molte opere venissero depredate, ci fu un'opera di secolarizzazione delle opere della Chiesa e lo spostamento a Monaco di alcune gallerie della Renania. La vera e propria pinacoteca venne inaugurata nel XIX secolo, sotto il regno di Ludovico I, uno dei principali mecenati della storia della Baviera.

L'attrazione numero uno, dell'Alte Pinakothek, la Madonna del Garofano di Leonardo

Per nostra sfortuna (e per fortuna dell'intera comunità), l'Alte Pinakothek è sotto restauro. Un maxi intervento della durata di quattro anni per interventi modernizzazione e riqualificazione energetica costringe alla chiusura di una sezione dell'edificio ogni anno dal 2014 al 2017. Per questo motivo, non possiamo godere interamente della sua collezione: un motivo per tornarci, nel 2018, per visitare la pinacoteca al gran completo. Per il momento, ci consoliamo con il meglio che rimane, e che "meglio": le delizie della pittura olandese, i capolavori dei fiamminghi e soprattutto le meraviglie degli italiani, in grado di attrarre a sé molto più interesse e molta più folla. Una piccola delusione arriva dalle opere della scuola tedesca: soggetti ripetitivi, se non sono i soliti soggetti ecclesiastici (crocifissioni o trittici) sono ritratti dei signorotti locali. Personalmente li ho trovati privi di espressività e con pochissime variazioni stilistiche (il riferimento è soprattutto alle opere di Burgkmair e Pacher). Insomma, i tedeschi erano già in passato molto bravi a seguire il business del momento e ad uniformare la loro procedura. Pure nell'arte!

La Sacra Famiglia Canigiani di Raffaello, la mia preferita

Ad attrarre la maggioranza dei visitatori è soprattutto la Madonna del Garofano, essendo un'opera di Leonardo. Personalmente, ho trovato superiori a tutte le altre le sale con l'esposizione degli italiani (Tiziano, Raffaello, Beato Angelico, Perugino, Giotto), una spanna sopra tutti. E qui ho trovato pure il Ritratto di Carlo V seduto, il quadro dal quale è tratta l'immagine di Carlo V presente su tutti i libri di storia. Reminescenze delle scuole che tornano prepotentemente alla luce... Ma il vincitore è senza dubbio Raffaello, come potete vedere dalla mia personale classifica delle opere più "gradite", stilata con grandissima difficoltà, vista la presenza di capolavori assoluti dell'arte.
La mia personale Top-10 della Alte Pinakothek di Monaco di Baviera:
1. Raffaello - Sacra Famiglia Canigiani ()
2. Filippo Lippi - Madonna col bambino ()
3. Perugino - Apparizione della Vergine a San Bernardo ()
4. Pieter Bruegel il Vecchio - Paese della cuccagna  ()
5. Leonardo da Vinci - Madonna del Garofano ()
6. Rogier Van der Weyden - San Luca ritrae la Vergine ()
7. Albrecht Altdorfer - Natività della Vergine ()
8. Jan Bruegel il Vecchio - Vaso di fiori ()
9. Giotto - Crocifissione ()
10. Peter Paul Rubens - Sepoltura di Cristo

Una delle sale "italiane"

Piccola nota conclusiva: abbiamo visitato il museo di domenica. Il prezzo del biglietto di ingresso domenicale in tutti i musei della Kunstareal di Monaco è di 1 €. Non è un caso che le sale fossero colme. E non penso che il museo sia andato in perdita - anche grazie alla concomitante mostra del Canaletto. Iniziative del genere in Italia servirebbero eccome. C'è necessità di risvegliare la coscienza culturale degli italiani, da troppo tempo narcotizzata da futilità che con la cultura non hanno nulla a che fare.
Bis bald!
Stefano

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