martedì 10 marzo 2015

Cinque minuti di deflagrante goduria

Momento top del giorno.
Siamo in pausa pranzo, momento qui vissuto quasi in religioso silenzio. C'è chi cazzeggia davanti al computer, c'è chi messaggia freneticamente su Whatsapp, c'è chi legge il giornale. Una collega (che chiamerò M) che non lavora a tempo pieno si appresta a salutarci. Un altro collega, il più esperto del mio gruppo (che chiamerò R), si sta cimentando in un cruciverba e chiede lei un'informazione. Lo scambio di battute tra M e R è in tedesco, colgo ma non comprendo a fondo se non “Italien, italienisch”. Alzo lo sguardo ma non intervengo nella discussione. M si rivolge a me con fare curioso, quasi provocatorio: «Sai in quale città italiana si trova Porta Nigra?». Due secondi di pausa e arriva la mia risposta, secca: «A Trier!» (in italiano Treviri). Mutismo generale per qualche secondo e sguardi che miscelano invidia e stupore. Spezzo la momentanea incapacità di parola di M e R con qualche dettaglio in più: «Sono stato l'anno scorso a Trier: era una città dell'Impero romano, per questo una sua antica porta ha un nome “italiano”».

La Porta Nigra di Treviri, un pezzo di Italia in Germania. Foto di archivio, 26 aprile 2014.

Si, questo è uno dei momenti “Italians do it better”. E anche uno dei momenti in cui ringrazio il cielo di avermi reso viaggiatore, e i miei genitori di avermi dato un innato spirito di curiosità.
Bis bald!
Stefano

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