mercoledì 30 aprile 2014

Ritornare, esserci

Ciao a tutti!
Devo essere sincero, quando poco più di un mese fa ero tornato a correre, non ci credevo. Ma ci speravo. La speranza, se ben radicata, è il motore di tutto. Ed eccomi qui, che ritorno a rivivere le sensazioni che più aspettavo, dopo mesi di difficile stop forzato causa infortunio. Ritorno a correre la corsa che più mi piace. Quella lunga, quella che supera i venti chilometri, quella in cui non servono solo le gambe ma anche la testa. Dove correre non è solo un gesto atletico ma anche un folle percorso interiore.
Non è una maratona, questa sì che sarebbe una pazzia. Per ora mi "accontento" di correre sulla mezza distanza dei 21.097 chilometri. E soprattutto, lo faccio a casa. Dopo la poco fortunata esperienza dell'anno scorso, riprovo a correre la "Mezza di Varenne", la corsa che si corre sulle stradine di campagna che conosco fin da quando sono bambino. Senza alcun tipo di ambizione cronometrica: chiudere anche sotto 1h42' sarebbe "qualcosa di straordinario sotto i punti di vista" (cit.).

Nel cuore della Mezza di Varenne, alla cascina Rondello (fonte: ecodelchisone.it)

Non posso pretendere di pensare a record o obiettivi stratosferici. Sono tornato a correre solo poco più di un mese fa, e ho badato, in queste ultime settimane, a capire in che condizioni versasse il ginocchio destro più che a cercare una condizione che sinceramente non ritengo necessario. O quantomeno, primaria. Primario è recuperare il ginocchio. Non fa più male, non ci sono più fastidi di ogni genere, e non dovrei averne anche in gara. Solo venerdì scorso ho provato a correrne venti sul solito anello ad una manciata di passi da casa, e per quanto la fatica sia stata incredibile, tutto è filato per il verso giusto e mi fa stare molto tranquillo in vista di domenica. Però non c'è una condizione tale da poter supportare una corsa chiusa entro l'ora e mezza. Non ho fatto allenamenti sulla forza e non ho sulle gambe alcun tipo di esercizio in palestra, solo qualche chilometri accumulato nelle ultime settimane.
Personalmente, me ne frego e penso solo a quelle sensazioni positive che ho perso ormai tanti mesi fa. Sarà bellissimo poter tornare a vestire la mia canotta rossa, a ritrovarsi con la squadra, a sentire il calore del sole sulla pelle alla partenza, i discorsi pre-partenza, l'attesa dello sparo, la tensione del riscaldamento. Finalmente, troppo tempo era passato. Ma ci sono di nuovo, sono ancora qui.
Bis bald!

martedì 29 aprile 2014

Il polmone alla stazione

Ciao a tutti!
La Berlino che mi accingo a descrivere è quella che forse in meno conoscono. Berlino è il Muro, Potsdamer ed Alexander Platz, la Porta di Brandeburgo. No, non solo, c'è di più. C'è un intero mondo, a due passi dal centro, che è fatto semplicemente di natura. Si tratta del Tiergarten, l'immenso parco a pochi metri dallo storico confine che ha diviso Berlino.

Lo sguardo del ghepardo

Si presenta come una grande foresta, dalla cupola del Reichstag. Più di duecento ettari, per un vero e proprio paradiso. Ampi sentieri, immensi prati, laghetti qua e là, giardini, c'è tutto per rendere il Tiergarten una location dove trascorrere momenti di relax e di puro piacere. Non a caso, abbiamo scelto di viverlo in maniera alternativa: affitta una bici e pedala su e giù per il parco più grande di Berlino. La pedalata nel Tiergarten, forse tardi, su come la bicicletta poteva essere (e spero sarà) il modo migliore per scoprire Berlino.

Con le nostre bici di fronte alla Statua della Vittoria, al centro del Tiergarten

All'interno del Tiergarten vi è però qualcosa che non va affatto dimenticato: lo zoo. Lo Zoologischer Garten Berlin, questo il suo vero nome, è un'icona della città e non solo. Lo zoo è famoso per il famoso romanzo Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, in cui si racconta una realtà che attualmente solo in parte è presente nella zona dello zoo e della stazione metropolitana che porta il suo nome, una realtà fatta di droga, alcolismo e prostituzione. Qualche anno fa, correva l'anno 2007, lo zoo venne alla ribalta internazionale per il dolcissimo cucciolo di orso polare, ribattezzato Knut, il quale commosse i milioni di visitatori che accorsero da tutto il mondo per vederlo. E fece fiorire gli incassi del parco zoologico.

Passeggiata nel Tiergarten

Lo zoo è un'esperienza dal duplice volto. Da una parte c'è lo stupore nel potere vedere animali mai visti prima e che mai se non in questo contesto si potrebbero osservare, c'è quella gioia quasi ancestrale nella contemplazione di alcune specie che più di altre attirano l'attenzione, c'è quel tornare bambini nel giro in pochi istanti di fronte ai musetti di queste creature, c'è quella profonda tenerezza che si può percepire solo trovandosi di fronte a dei cuccioli. Il mio giudizio, assieme a quello di Giulia, è unanime: i babbuini ci hanno rapito il cuore.

Il premio per l'animale più dolce va al babbuino

Dall'altro, va detto che questi animali non sono nel loro habitat, per quanto vengano trattati con le dovute cautele. Sono sempre in cattività, e questo si nota soprattutto negli animali di grande stazza e nelle bestie feroci. Sembrano quasi drogate, è triste vederli così. Sarebbe senza dubbio più triste vederli nelle mani sbagliate, quelle di contrabbandieri da strapazzo e cacciatori di pellicce pregiate, no?
Il Tiergarten e il suo zoo: qualcosa che ho vissuto e in cui tornerò volentieri. Magari con qualche pargoletto a cui potrò dire: "Guarda, laggiù ci sono le giraffe..."
Bis bald!
Stefano

lunedì 28 aprile 2014

Ferro

Ciao a tutti!
Quando stavo abbozzando la "Verrückte Idee" apparentemente sembrava molto difficile trovare qualcosa da visitare in uno dei Land meno conosciuti della Germania, il Saarland. Questo è infatti - escludendo le città stato Brema, Berlino e Amburgo - il Land più piccolo di Germania, ma curiosamente è anche stato per lungo tempo uno dei motori dell'economia tedesca, quindi una zona prettamente industriale.

Le Völklingen Hütte viste dalla cokeria

La storia ci insegna che croce e delizia di questo pezzo di terra chiuso tra il Lussemburgo, il Land della Renania-Palatinato e la regione francese della Lorena furono infatti le miniere di ferro e di carbone che facevano tanto gola a Francia e Germania. Inevitabile che, da terra di confine qual è, il Saarland venisse coinvolto nei vari conflitti scatenatisi a partire dall'inizio della Rivoluzione industriale. La storia del Saarland è un tira e molla continuo, un infinito passaggio da una nazione o un protettorato all'altro.
Tante aree industriali, città massacrate dalla guerra, un Land piccolo. Cosa vedere dunque nel Saarland? Nessun problema: incredibilmente è proprio l'industria a fornirmi un buon motivo per spendere una giornata in questo Land.

La mappa dell'impressionante complesso siderurgico dismesso


La meta scelta per questo Land è Völklingen, un centro industriale che da qualche decina di anni ha incrementato la sua fama grazie alle Völklinger Hütte, le acciaierie della famiglia Röchling, che dopo aver conosciuto il declino, a causa della loro chiusura nel 1986, hanno ritrovato nuova linfa vitale grazie ad un progetto di riqualifica culturale, che le ha rese qualche anno dopo Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Da non trascurare è il loro importante primato: le Völklinger Hütte sono diventate la prima area industriale in assoluto ad aver ricevuto questo titolo.
Dunque, una visita a questo complesso industriale risulta irrinunciabile per chi, come me, ha avuto modo di studiare in passato la produzione del ferro e soprattutto, trascorre la sua vita lavorativa analizzando acciaio.

Sulla "via dell'altoforno"


Lo skyline delle Völklinger Hütte è ben visibile già dalla A620, l'autostrada che si percorre per raggiungere Völklingen. La valle della Saar si presenta molto ampia e le torri dell'impianto sono ben riconoscibili a distanza. Al di là delle considerazioni tecniche che potrei fare su questo impianto (chiaramente la mia è una visita che va oltre l'apprendimento, ma diventa qualcosa di utile anche dal punto di vista professionale), le Völklinger Hütte sono un sito che fa veramente impressione. L'esperienza che si prova anche solo camminando negli angusti passaggi tra i depositi del minerale, oppure salendo le scale che portano agli altoforni, coinvolge (quasi) tutti i sensi.

I depositi del minerale


A partire dalla vista: per quanto l'architettura di un'acciaieria non doveva essere bella ma funzionale, vedere cosa l'uomo è riuscito a edificare a Völklingen è l'ennesima prova delle sterminate capacità umane. Tutte le aree della fonderia, dalla rete di trasporto della materia prima alle piattaforme degli altoforni, fino alla sala motori, sono di una complessità senza paragoni.
Poi tocca all'olfatto: dopo quasi trent'anni dalla loro dismissione, si sente ancora fortissimo il pungente aroma del ferro e del carbone. Questa è l'impronta di questo territorio, che con il ferro è cresciuto e con esso continuerà a vivere.
Quindi vengono il tatto e l'udito: basta toccare i mattoni delle mura o una semplice parete della struttura per trovarsi con le mani sporche, di un colore rossastro scuro. E sentire tutto che rimbomba. Senza la presenza dei visitatori questo posto sarebbe in preda al vuoto più assoluto

Impressionante il sistema di carico che riforniva l'altoforno


Oltre ad essere un'esperienza sensoriale, la visita dei Völklinger Hütte è un viaggio nella cultura del lavoro della prima metà del Novecento. Mi chiedo quante persone accetterebbero oggi giorno di lavorare in quelle condizioni, in mezzo alla polvere e allo sporco, nel caldo infernale delle aree più interne o al gelo invernale sulla piattaforma degli altoforni. Penso proprio che tanti preferirebbero rimanere senza impiego nella speranza di poter lavorare in condizioni migliori e credo, potrei aggiungere me stesso alla lista. Eppure, tantissime persone hanno lavorato qui e hanno costruito un futuro per le loro famiglie. Spesso stranieri, come capita per i lavori più faticosi: la maggior parte dei lavoratori arrivava infatti da Francia, Italia e Belgio.

La natura trionfa sempre


Anche in un complesso industriale come quello delle Völklinger Hütte si rivela in tutta la sua forza il potere della natura. Qui lo si capisce ancora meglio quando si entra nell'area in cui si produceva il coke (non mi soffermo su spiegazioni tecniche in materia). L'area è stata volutamente abbandonata, si trova solo lo spazio per la passeggiata. Ebbene, la natura ha preso il sopravvento. Si sono formati stagni in cui trovano il loro habitat naturali uccelli, anfibi ed insetti. E crescono piante di ogni genere, incuranti dell'attività dell'uomo. Si, per quanto alti siano gli altoforni, o quanto grande e maestosa la nostra opera, la natura porterà sempre a casa la vittoria.

Un'altra visuale del complesso di Völklingen dall'alto degli altoforni


Le Völklinger Hütte sono l'ennesimo segno della capacità di valorizzazione che - fino ad oggi - ho riscontrato solo nei tedeschi. Di per sé, è già incredibile come siano riusciti a trasformare in pochi anni un'industria dismessa in un Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Ancora più incredibile è siano stati sfruttati, in maniera eccellente, peraltro - gli spazi per attività collaterali, che definirei "off-topic", come quelle allestite nei depositi dei minerali e nella sala motori. Trovano infatti spazio due mostre temporanee (faccio riferimento alla giornata di ieri 27 aprile 2014), dedicate rispettivamente alla storia fotografica del riunificazione tedesca e alla cultura pop dagli anni '50 ad oggi. Esibizioni che mi hanno rapito e hanno piacevolmente allungato la mia permanenza alle Völklinger Hütte trasformando qualcosa che sembrava una semplice gita, quasi "scolastica", in un'esperienza multiculturale che ricorderò a lungo con grande piacere.
Bis bald!
Stefano


domenica 27 aprile 2014

Spettacolo e delusione in pochi metri

Ciao a tutti!
Se c'è qualcosa che a Berlino risulta impressionante è l'offerta museale di cui dispongono i visitatori. I musei sono sparsi in ogni area della città e trattano diverse tematiche, storia (ovviamente), arte e tecnologia. Due sono le aree in cui essi sono maggiormente concentrati: il Kulturforum, nell'area Tiergarten di Berlino Ovest, e la Museumsinsel nella Berlino Est, quest'ultima anche dichiarata patrimonio mondiale UNESCO. Non dedicare un po' di spazio ai musei berlinesi sarebbe stato un enorme peccato. Ci siamo concentrati sulla Museumsinsel e su due collezioni in particolare: quella del Pergamonmuseum e della Alte Nationalgalerie.

Particolare della Gigantomachia dell'altare di Pergamo

Il primo, il Pergamonmuseum, è sostanzialmente un museo archeologico, il quale prende il nome dalla cittadina turca di Pergamo. All'interno del museo si trova l'edificio che maggiormente attrae i visitatori, l'altare di Pergamo, un'imponente opera architettonica e scultorea del II secolo a.C., portata a Berlino nel XIX secolo. Seppur rimaneggiata nelle decorazioni scultoree, soprattutto nel fregio che mette in scena la battaglia tra gli dei e i giganti, essa rappresenta un vero e proprio tutto nel passato. Effettivamente si parla di qualcosa di veramente unico, un pezzo di cultura ellenistica trascinato nel centro di Berlino ed aperto a tutti. L'illuminazione perfetta permette di gustare a pieno tutta la magnificenza di quest'opera. Il ciclo della battaglia tra le divinità dell'Olimpo e i giganti è impressionante. Poterle osservare da vicino come al Pergamonmuseum è quasi essere parte della battaglia.

L'altare di Pergamo

La porta di Ishtar, uno degli ingressi di Babilonia... meraviglia

Il Pergamonmuseum non è solo l'altare di Zeus, bensì molto altro. Altri tre ambienti sono stati regalmente ricostruiti nelle enormi stanze del museo, la porta del mercato di Mileto, la facciata del palazzo arabo di Qasr Mshatta e soprattutto la babilonese Porta di Ishtar. Un gioiello... per stato di conservazione, forse l'opera più bella dell'intero museo, nei suoi colori, nelle sue forme, nei suoi materiali e nelle geniali decorazioni. Assolutamente favolosi i motivi in rilievo, qualcosa da me mai visto prima, qualcosa per la quale gli occhi chiedono di restare ancora un minuto in più.
All'interno del museo trovano spazio anche collezioni di arte mesopotamica (assiri, babilonesi) e islamica. Queste appaiono - per quanto possano essere esteticamente più o meno gradite - meno interessanti, non tanto per il loro valore, che è indubbiamente alto, ma per la preparazione media del visitatore, che di certo non è ferrato in materia di arte del Medio Oriente. Insomma, uno sguardo veloce e via: è inutile perder tempo di fronte ad opere davanti alle quali è molto più facile sbadigliare (cosa frequentissima) che capire.

Particolare decorativo della Porta di Ishtar

Se il Pergamonmuseum è un'esperienza irrinunciabile per i visitatori - basta vedere che coda c'è all'ingresso anche mezz'ora prima dell'apertura - e per noi, uno dei momenti più belli del weekend berlinese, altrettanto non si può dire per il museo che si potrebbe definire dirimpettaio, l'Alte Nationalgalerie. Una vera e propria delusione, a partire dall'incomprensibile atteggiamento scortese del personale del museo. Mai vista una cosa del genere in Germania, dove ho avuto modo di visitare musei a Norimberga, Monaco, Dresda e Lipsia: prima ci siamo imbattuti in una saccente cassiera, arrogante e poco chiara nelle spiegazioni, poi con un freddo e rude addetto al controllo dei biglietti, per chiudere con un fastidioso ed invadente addetto alla sorveglianza.

Il Pergamonmuseum e l'Alte Nationalgalerie, due dei musei della Museumsinsel


Ma non finisce qui. Il museo raccoglie opere del XIX secolo, principalmente pittoriche, provenienti da numerose nazioni europee. Sapendo che all'interno di trovano opere di artisti come Monet, Courbet e Friedrich, si può immaginare che ci sia molta qualità. In realtà, questi nomi sono solo specchi per allodole. la maggior parte delle opere appartiene a noiosi e artisti tedeschi con gusti macabri (in particolare un certo Menzel) e passione per ritratti ed autoritratti. Non è questa l'arte che serve ad un museo per attrarre gente e sinceramente, lo sconsiglio a chi legge. Il percorso di visita è disorganizzato, non si intravede minimamente logica nel flusso delle opere, la scelta stessa delle opere e della loro disposizione è veramente discutibile. Anche le informazioni sulle opere sono scarse, e di fogli di sala neanche a parlarne...

Un pezzo di Italia alla Alte Nationalgalerie: Ritorno al paese natio di Segantini

Volete sapere la chicca? Non abbiamo trovato una delle opere più famose, Il monaco sul mare di Caspar David Friedrich. Chiediamo ad un'addetta alla sorveglianza dove si trovasse. Non sapeva nemmeno di che opera si parlasse. Le mostriamo una foto dal tablet, per essere più chiari. Zero, encefalogramma totalmente piatto. Una vergogna.
Nonostante ciò, non tutto è da buttare e qualche opera che ho apprezzato c'è. Proprio per questo, non faccio mancare la mia Top-10 sulle opere di questo assurdo museo...
Bis bald!
Stefano

Il mio preferito, l'autoritratto con scheletro!


La mia personale Top-10 della Alte Nationalgalerie di Berlino:
1. Arnold Böcklin - Selbstbildnis mit fiedelndem Tod ()
2. Hans von Marées - Die Ruderer ()
3. Max Liebermann - Flachsscheuer in Laren ()
4. Giovanni Segantini - Ritorno al paese natio ()
5. Gustave Courbet - L'onde ()
6. Arnold Böcklin - Der einsiedler ()
7. Claude Monet - Vétheuil sur Seine ()
8. Carl Blechen - Waldweg bei Spandau ()
9. Caspar David Friedrich - Der Watzmann ()
10. Charles-François Daubigny - Le printemps ()

sabato 26 aprile 2014

E io parto! - La massima di viaggio n.4

Sì, viaggiare
evitando le buche più dure,
senza per questo cadere nelle tue paure
gentilmente senza fumo con amore
dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
E tornare a viaggiare
e di notte con i fari illuminare
chiaramente la strada per saper dove andare.
Lucio Battisti/Mogol, Si, viaggiare


Dunque, si riparte, verso nuove destinazioni, verso nuovi Land, per portare a termine la Verrückte Idee. Questo weekend tocca a Saarland e Renania-Palatinato...
Bis bald!
Stefano

venerdì 25 aprile 2014

Il cielo è azzurro sopra Berlino

Ciao a tutti!
Se c'è una cosa che colpisce di Berlino è sicuramente la sua prepotenza architettonica, audace ma in fondo anche riguardosa degli spazi urbani, dei moderni edifici di cui è costellato il territorio della capitale tedesca. Segnalo tre location in particolare, che sono poi anche quelle che ho avuto modo di visitare e probabilmente sono anche le più conosciute: Fernsehturm, Potsdamer Platz e il Reichstag. Tutte e tre sembrano accompagnate da un'unica visione, nuova ma non troppo, di questa città: uno slancio verso l'alto di vasto respiro, con il fine ultimo di ritrovare un'identità persa con le dolorose ferite di guerra. Una filosofia, questa, che però, va precisato, ha origini antecedenti al conflitto mondiale e agli anni del Berliner Mauer.

La meravigliosa cupola del Reichstag, posta sulla sommità all'edificio che ospita il Parlamento tedesco

La riqualificazione urbanistica berlinese inizia addirittura da un gerarca nazista, forse l'unico sopravvissuto alla guerra e al processo di Norimberga, Albert Speer. Oltre ad essere il ministro per gli armamenti era un validissimo architetto, al quale Hitler commissionò un colossale piano per la Capitale del Reich, poiché Berlino “non doveva essere inferiore a nessun'altra città”. Il progetto era effettivamente maestoso, e pazzo tanto quanto i progetti di Hitler, ma ovviamente non trovò compimento. La nuova progettazione in grande stile venne solo posticipata: dopo la caduta del Muro, sulla scia del grande sentimento popolare dovuto alla riunificazione, i grandi architetti del mondo si spartirono la scenografica sutura urbanistica di Berlino Ovest e Berlino Est. Il risultato più sensazionale è probabilmente quello di Potsdamer Platz.

La BahnTower in Potsdamer Platz

Potsdamer Platz era nel 1990 una delle aree più degradate di Berlino, era attraversata dal muro ed era una grandissima spianata, ampia da contenere i 350.000 spettatori dell'incredibile (nonché simbolico) concerto The Wall, organizzato dall'ex bassista dei Pink Floyd Roger Waters, proprio per festeggiarne la caduta. Sotto la mano di grandi architetti, tra cui anche l'italiano Renzo Piano, ha totalmente cambiato volto e ora è una vera attrazione di Berlino, un grande richiamo per i giovani. Due gli edifici chiave: il Sony Center è un complesso in cui domina impetuosa una cupola avveniristica che racchiude un'area commerciale che è un enorme spazio di socializzazione. L'altro edificio sarebbe parte integrante del Sony Center, ma a mio modo di vedere rappresenta un'entità a sé. Parlo della BahnTower, il grattacielo che ospita gli uffici delle Deutsche Bahn.

L'avveniristica copertura del Sony Center

Potsdamer Platz è un'esperienza visiva pazzesca: all'interno del Sony Center si può respirare un clima che sa di rinnovamento, di rinascita. Un bell'esempio di come si debba ripartire dopo la tragedia, mentre la BahnTower è il miglior esempio di come Berlino voglia tornare ad essere importante: altissima, quadrata, lineare, potente.

Fernsehturm by night

Se Potsdamer Platz è il sunto del gusto occidentale che aveva contraddistinto la parte occidentale di Berlino, la Fernsehturm (in italiano, la Torre della Televisione) è l'esempio di come la DDR voleva mettere in scena la propria forza tirannica sui cittadini di Berlino Est (e non solo quelli). Come se alle spalle ci fosse un pensiero di questo tipo: “qui dominiamo noi, vi osserviamo e vi teniamo sotto controllo” (cosa tra l'altro messa in atto dalla Stasi). Il risultato è uno spettacolare edificio dalla forma a razzo spaziale: non a caso, venne edificato negli anni Sessanta, nel pieno del periodo della battaglia tra USA e Russia per la conquista dello spazio. Da esso si gode di un panorama assolutamente unico. Peraltro, visto con le luci soffuse di un accennato tramonto, assume un tono diverso e anche più romantico. La divisione tra l'Est e l'Ovest è da qui palese. A Est, palazzi enormi, austeri, nient'altro che veri e propri blocchi di cemento: un classico esempio di urbanistica socialista. Verso ovest, grattacieli e architettura creativa, in cui si coglie tutta l'influenza del gusto statunitense e dell'Europa occidentale nell'area da loro controllata.

Si, fa impressione...

Un aneddoto curioso sulla Fernsehturm: se illuminata dai raggi del sole, si forma una sorta di croce luminosa sulla sfera. Essa fu definita come "la rivincita del Papa" su un regime, quello filosovietico della DDR se sicuramente non aveva simpatia per la Chiesa.

Un panorama verso la Berlino Ovest dalla Fernsehturm

Se la Fernsehturm è la volontà di dominio del blocco sovietico e Potsdamer Platz è la volontà di ricucire le due Berlino, il Reichstag è la volontà di ricucire le due Germania. Tutto ha compimento nello straordinario mix tra il neoclassico palazzo del Reichstag, in cui ha sede il Parlamento tedesco, e la cupola che lo sovrasta, che si rifà all'originale ma è stata rivisitata in chiave moderna da un vero e proprio genio (alla luce di quanto ha realizzato), l'architetto inglese Norman Foster.

Il cono di luce all'interno della Cupola del Reichstag

La cupola è visitabile gratuitamente ma solo dopo previa prenotazione on-line – e dopo rigidi controlli da parte di poliziotti e metal detector. Inutile porre l'accento sul ragguardevole panorama che si può godere da essa, nonostante sia inferiore a quello visibile dalla Fernsehturm. La genialità di quest'opera è nel compimento della fusione tra il neoclassico e il moderno, in perfetto equilibrio tra loro. La cupola in vetro dalla quale si domina Berlino è già di per sé un capolavoro ma ancora più spettacolare è il gioco del cosiddetto “cono di luce” che la attraversa. Una gioia per gli occhi di tutti, in particolare per gli amanti dell'architettura moderna e per gli amanti dell'energia pulita: il cono di luce, oltre che da sistema per la raccolta dell'acqua piovana, funge da scambiatore di calore e luce naturale, progettato in maniera tale da garantire il massimo comfort ai parlamentari al lavoro. Ah già, il Parlamento. Si riunisce proprio sotto la cupola... e il vetro di questa è esso stesso un simbolo delle linee guida politiche della nuova Germania, l'apertura e la trasparenza.

Il simbolico ponte sulla Sprea

A due passi dal Parlamento, un'ultima opera completa il processo di riunificazione: si tratta della Löbe-Haus e della Lüders-Haus, I due edifici, oggi uniti, ospitano uffici del parlamento e sono il migliore esempio della riunificazione tedesca: essi si trovano in riva alla Sprea ma uno nel lato opposto all'altro. Proprio dove vi era un confine tra Ovest ed Est. Il ponte che ora le unisce è l'emblema perfetto della ritrovata unione tra due anime, troppo a lungo disgiunte, di questa città.
Bis bald!
Stefano

giovedì 24 aprile 2014

Naumburg sul Saale

Ciao a tutti!
Il ritorno da Berlino è stato un viaggio molto lungo, tra code, lavori e assurdi limiti di velocità, ma ha portato con sé qualcosa di positivo. Un'altra tappa della Verrückte Idee è stata portata a termine. Il Land che ho toccato è quello della Sassonia-Anhalt, una regione che è un'area di passaggio obbligato per raggiungere le aree più orientali della Germania.

Campi di colza nei pressi di Naumburg

La località della Sassonia-Anhalt scelta è Naumburg. Ai più questo nome dirà ben poco; anche a me, prima di qualche giorno fa. Ho visto una nota sulla mia guida, e poi i segnali sull'autostrada: perché non fermarsi per spezzare la monotonia delle cinque ore di viaggio? Le code nei pressi di Halle fanno convergere la scelta su Naumburg. Col senno di poi, si può dire che è stata una scelta azzeccata.

La Marktplatz di Naumburg e il suo Rathaus

Naumburg non è una vera e propria città. Ce ne sono poche in Sassonia-Anhalt che superano i cinquantamila abitanti, mentre Naumburg non arriva a trentamila. Attorno a Naumburg il paesaggio è straordinario. I campi coltivati a colza risaltano con il loro giallo intenso e creano un meraviglioso contrasto con il cielo dominato dall'azzurro del cielo e dal bianco di nuvole e impianti eolici, qui diffusissimi. Attorno a Naumburg solo colline, e infatti l'area è anche un'importante area vitivinicola. Una bottiglia di bianco è un acquisto da compiere obbligatoriamente.

Un'altro scorcio di Marktplatz


La città, forse anche per la conformazione del paesaggio sembra una cittadina toscana in terra tedesca. Vie in pavè, negozi di artigiani, piazze in cui si possono trovare ristoranti e locali che propongono le loro specialità, una discreta vivacità: tutto contribuisce a rendere Naumburg molto simile ad un paese del Centro Italia.

La perla all'occhiello di Naumburg, il Dom


Il tempo non è molto, c'è da tornare a casa. È un peccato, perché qui a Naumburg, ci sarebbero alcuni luoghi che meriterebbero più attenzione. Su tutti, vi è il Dom, che pare raccogliere alcune tra le più importanti sculture e pitture dell'intera Germania. Poi c'è la Nietzsche-Haus, proprio il noto filosofo proveniva da quest'area: a pochi chilometri di distanza compì i suoi studi e qui a Naumburg trascorsi alcuni degli ultimi anni della sua vita.
Ci si accontenta quindi di fare una passeggiata tra le vie centrali della cittadina, circondate da eleganti edifici barocchi, e nella Marktplatz, ove campeggia regale il solito palazzo municipale. Va bene lo stesso in fondo. Da quando abbiamo scoperto che a giugno si tiene qui la Kirschfest (la festa della ciliegia), c'è un ottimo motivo in più per tornare e completare la visita. Con l'aggiunta di una gradita degustazione...


Bis bald!
Stefano

mercoledì 23 aprile 2014

Berlin, not Germany

Ciao a tutti!
Se un luogo lascia in te un'impronta forte, è bene fissarla in fretta, quando i ricordi sono freschi. È il caso di Berlino, che ho avuto (finalmente) il piacere di visitare nel weekend pasquale da poco concluso. Questo post è solo una parte di ciò che vorrei trasmettere su questa metropoli a chi sta leggendo. È qualcosa che voglio scrivere così, di getto. Ci sono troppi aspetti da approfondire che non possono venire condensati in queste poche righe.

Fernsehturm, la dominatrice di Berlino

Prima di Pasqua, Berlino era per me: la capitale della Germania, la città divisa dal muro e poi riunita, la città dell'Hertha, la città dove la nazionale italiana di calcio ha conquistato il suo quarto titolo mondiale, la città che ha segnato gli U2 per il loro album Achtung baby, la città della Porta di Brandeburgo, la città della maratona più veloce del mondo. Stop, la mia conoscenza di Berlino finiva lì. Quando sono arrivato in Germania, è diventata un “must”, un qualcosa da visitare ad ogni costo, secondo i miei colleghi tutti, che ogni giorno la esaltavano con altisonanti aggettivi. Impressionante, maestosa, fantastica, questi i più gettonati.

Una vivace Alexanderplatz vista dalla Torre della televisione


Ora è ben altro. Per bellezza, non potrà mai avvicinare una grande capitale europea come Parigi, o Roma. Per ricchezza artistica, non si può minimamente accostare a nostre città come Firenze o Venezia. Per vivacità, non può di certo essere paragonata a Barcellona e probabilmente neanche a Monaco di Baviera. Però, dentro Berlino c'è un'energia che è insita nell'anima di chi ha vissuto una ferita profonda, quella dell'occupazione, del muro e della violenza che ne è scaturita. Un'energia che solo chi voleva e vuole ripartire dopo triste pagina, può avere. Berlino nasce proprio qui e il ripartire dopo la tragedia è sicuramente ciò che meglio può descrivere la capitale della Germania.

La Statua della Vittoria al centro del Tiergarten


Ripartire con la storia. Qui si sono scritte le pagine più importanti dei nostri libri di storia. Innanzitutto, una capitale: prima della Prussia, poi dell'Impero tedesco, quindi del folle Reich nazista. Poi, quella della nuova Germania unita, senza muri e senza posti di blocco, il completamento del percorso che ha reso nuovamente forte questo Paese.
La storia di Berlino è strettamente connessa alla Seconda Guerra Mondiale, ben poco prima di essa è ancora in piedi - la Porta di Brandeburgo, e poco più. Hitler, il dominio nazista, un'intera città rasa al suolo, quattro eserciti a sorvegliarla e un atroce muro a dividerla. Poi, il sogno che si avvera. Era il 1989, avevo solo quattro anni e non potevo sapere quanto era importante quel giorno.

La Brandenburger Tor, il più famoso monumento di Berlino


Ripartire con la cultura. L'offerta intellettuale di Berlino non è facile da eguagliare. Ovunque sono presenti musei, alcuni di elevatissimo valore. Storia e arte, scienza e tecnologia, c'è spazio per ogni tema a Berlino. I musei sono ovunque, ma le due aree più importanti, il Kulturforum di Berlino Ovest e soprattutto la Museumsinsel di Berlino Est (tra l'altro, dichiarata patrimonio mondiale Unesco) sono impressionanti per il loro concentrato di conoscenza. Non basterebbe una settimana per sviluppare tutto il potenziale formativo di queste due aree.

Uno scorcio della Museumsinsel


Ripartire con l'architettura. Via le costruzioni storiche di Berlino, spazio alla modernità. Alexanderplatz e Potsdamer Platz sono due dei fulcri del concentrato di architettura moderna che si ha modo di degustare a Berlino. Da una parte, i grandi palazzi e l'immensa Fernsehturm (attualmente l'edificio più alto di Germania) di Berlino Est, contraddistinti dalla smania di dominio del blocco sovietico. Dall'altra parte, lo stile e il gusto occidentale nei rinnovati spazi in Potsdamer Platz e lungo la Sprea.

I grattacieli di Potsdamer Platz

Ripartire con la natura. Il famosissimo parco zoologico è uno dei fiori all'occhiello della città, ed è noto in tutto il mondo – un po' per il libro Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, un po' per l'orso polare Knut che aveva commosso il mondo con la sua dolcezza. Sicuramente vi è tristezza nel vedere tutti questi animali in cattività, però va anche detto che uno zoo ha anche una missione formativa per noi umani. E poi, le aree verdi lungo la Sprea, in particolare l'immenso Tiergarten, 200 ettari di verde in cui si possono vedere centinaia di persone in bici, a piedi, di corsa. Un'oasi di relax, o di sport, a seconda delle preferenze.

Un orso bruno dello Zoologischer Garten di Berlino


Ripartire con un'idea. Quella che Berlino poteva tornare ad essere grande. C'è riuscita, e l'hanno voluto mostrare a tutti. Lo si può capire solo salendo sulla geniale cupola del Reichstag o sulla sfera della Fernsehturm. Solo lì si può veramente ammirare la grandezza di Berlino. E forse capire perché oggi è così amata.

Panorama berlinese dalla cupola del Reichstag


A sfavore di Berlino, va l'incredibile campagna di commercializzazione del Berliner Mauer, il muro che ha separato Berlino per quasi quarant'anni. Al Checkpoint Charlie, il più famoso, la possibilità di farsi fotografare, sotto pagamento, con due finti soldati americani; per non parlare del bar-spiaggia che si trova a pochi metri uno dei rimasti pezzi di muro. In Potsdamer Platz, si può ottenere – basta sganciare – un finto passaporto griffato DDR. Nei negozi di souvenir, trovi pezzi di muro fasulli sui classici magneti-ricordo. Davanti alla Porta di Brandeburgo viene installato un temporaneo luna park. Ci si diverte, laddove sono morte delle persone. Questo non è accettabile. Superare la tragedia è plausibile, dimenticarla non è concepibile, lucrarvi è vergognoso.

Un pezzo del muro di Berlino esposto in Potsdamer Platz


Chiusa la parentesi ipercritica su ciò che è oggi il muro, torno da Berlino con un ricordo assai positivo di questa esperienza, conscio che i quattro giorni ivi trascorsi sono stati pochi per poter afferrare pienamente lo spirito di questa città. Che va detto, non è tedesco, ma è un mix delle varie culture si sono riversate in questa metropoli negli anni: quelle occidentali di Berlino Ovest, quelle sovietiche di Berlino Est e quelle dei numerosi immigrati che qui hanno trovato lavoro e fatto famiglia.
Per chi vuole mettersi in viaggio in Germania: Berlino non è la Germania e la Germania non è Berlino. A Berlino c'è qualcosa che non si trova nel resto della Germania. Berlino è Berlino, punto. Una cosa è certa: a Berlino vorrei ritornare al più presto, che sia per un romantico weekend o per una maratona... To be continued...


Bis bald!
Stefano

martedì 22 aprile 2014

In fondo è sempre stato amore

Ciao a tutti!
C'è un famoso luogo comune che lega Italia e Germania: "Gli italiani non amano i tedeschi ma li rispettano, i tedeschi amano gli italiani ma non li rispettano". C'è molto di vero in questa frase ma, come spesso accade, le generalizzazioni non possono spiegare tutto. Indubbiamente, gli italiani rispettano i tedeschi per la loro efficienza, ma non li amano di certo per il loro stile di vita, così rigido ed introverso. Dall'altro lato, i tedeschi apprezzano (e ci invidiano) ciò che la terra, la cultura e il popolo italiani possono offrire, ma al contempo ne criticano l'inaffidabilità, un'immagine negativa che abbiamo saputo sapientemente costruirci soprattutto nell'ultimo secolo.
Personalmente, mi piace pensare che la verità stia nel mezzo e avendo vissuto sia in Italia che in Germania, ho avuto modo di vedere persone che gradiscono l'Italia e altre meno, così come italiani che vanno pazzi per la Germania e altri che la odiano. C'è però un simbolo, in realtà un'opera pittorica che ho avuto modo di osservare personalmente, che è quasi un simbolo della relazione che intercorre tra Italia e Germania. Si tratta di Italia und Germania (1811-1828) di Friedrich Overbeck, ed è esposto alla Neue Pinakothek di Monaco di Baviera.

Italia und Germania alla Neue Pinakothek di Monaco di Baviera

La semplificazione oggettiva del quadro è semplice: Italia e Germania sono due donne chiaramente diverse nell'aspetto esteriore e in ciò che le circonda. A sinistra c'è l'Italia, dai capelli scuri e immersa nel paesaggio mediterraneo; a destra c'è la Germania, dai capelli biondi, dal pesante abito e con alle spalle un aguzzo campanile. Italia e Germania, un'allegoria che raffigura tutto l'amore che i tedeschi hanno per il Bel Paese: è la Germania che cerca, stringendole la mano, l'Italia: la Germania è chiaramente l'amante, l'Italia l'amata. Il contesto storico era fertile per un'opera di questo genere. Sotto la spinta di letterati come Goethe e personalità come Ludovico I di Baviera, l'Italia veniva considerata una tappa obbligatoria per la propria crescita culturale.
In sostanza, Italia und Germania è il miglior esempio di come la cultura tedesca sia stata attratta e in una certa misura, influenzata, da quella italiana. Lo è ancora oggi, se ci pensiamo. Quanti sono i turisti tedeschi che affollano le nostre città d'arte d'estate? Nel mio piccolo, ho avuto modo di constatare che molti miei colleghi si recano regolarmente in Italia per turismo e molti altri ci sono stati almeno una volta nella loro vita. Si può dire altrettanto di noi italiani, riguardo alla Germania? In generale (anche qui esistono le eccezioni), non credo proprio. Spostandosi su un'altra area, il perfetto esempio di come lo stile italiano sappia affascinare i tedeschi è nel mondo dei motori. Marchi come Ducati e Lamborghini sono nelle mani di Volkswagen, e dicasi altrettanto per Italdesign Giugiaro, che è l'artefice delle Audi di oggi.
Sì, siamo ancora amati in Germania. Siamo ancora attraenti a nord delle Alpi. E nonostante l'Italia debba talvolta subire l'umiliazione del venire accostata alla mafia, oppure essere tacciata come il paese della pizza e della pasta, i tedeschi non possono fare a meno dell'Italia. La cercano continuamente, proprio come nel quadro di Overbeck. Un'opera la quale non può non essere che un'isola mentale di pace e serenità per chi che come me, è italiano in terra tedesca.
Bis bald!
Stefano

lunedì 21 aprile 2014

Una speranza da Berlino

"Questa città come molte altre conosce il sogno della Libertà. Le persone del mondo devono guardare Berlino, dove il muro è caduto e dove la storia ha provato che non c'è una sfida che non si può combattere per il mondo unito."
Barack Obama
   
Un particolare del muro esposto in Potsdamer Platz

Così, si sta per chiudere la quattro giorni berlinese. Non sono abbastanza per conoscere a fondo questa città, meravigliosa e discussa allo stesso tempo, sono sufficienti per aprire più di un dibattito su di essa, sulla sua storia, sulla sua popolazione e sulla sua cultura.
L'immagine è un pezzo del Berliner Mauer, uno dei simboli di Berlino - assieme alla Porta di Brandeburgo e alla Fernsehturm - nonché della storia della Germania e dell'Europa della seconda metà del secolo scorso. Il muro di Berlino, parlando di Berlino, è senza dubbio uno delle tematiche più controverse. 
Bis bald!
Stefano

domenica 20 aprile 2014

Frohe Ostern!

A tutti quanti i migliori auguri di Buona Pasqua! Che da Berlino, da dove sto scrivendo ora, si traducono in un semplice "Frohe Ostern".
Per voi, un'immagine tipicamente pasquale da uno dei fulcri della vita berlinese, Alexanderplatz...

Uova e conigli al centro di Alexanderplatz

Bis bald!
Stefano

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