lunedì 28 aprile 2014

Ferro

Ciao a tutti!
Quando stavo abbozzando la "Verrückte Idee" apparentemente sembrava molto difficile trovare qualcosa da visitare in uno dei Land meno conosciuti della Germania, il Saarland. Questo è infatti - escludendo le città stato Brema, Berlino e Amburgo - il Land più piccolo di Germania, ma curiosamente è anche stato per lungo tempo uno dei motori dell'economia tedesca, quindi una zona prettamente industriale.

Le Völklingen Hütte viste dalla cokeria

La storia ci insegna che croce e delizia di questo pezzo di terra chiuso tra il Lussemburgo, il Land della Renania-Palatinato e la regione francese della Lorena furono infatti le miniere di ferro e di carbone che facevano tanto gola a Francia e Germania. Inevitabile che, da terra di confine qual è, il Saarland venisse coinvolto nei vari conflitti scatenatisi a partire dall'inizio della Rivoluzione industriale. La storia del Saarland è un tira e molla continuo, un infinito passaggio da una nazione o un protettorato all'altro.
Tante aree industriali, città massacrate dalla guerra, un Land piccolo. Cosa vedere dunque nel Saarland? Nessun problema: incredibilmente è proprio l'industria a fornirmi un buon motivo per spendere una giornata in questo Land.

La mappa dell'impressionante complesso siderurgico dismesso


La meta scelta per questo Land è Völklingen, un centro industriale che da qualche decina di anni ha incrementato la sua fama grazie alle Völklinger Hütte, le acciaierie della famiglia Röchling, che dopo aver conosciuto il declino, a causa della loro chiusura nel 1986, hanno ritrovato nuova linfa vitale grazie ad un progetto di riqualifica culturale, che le ha rese qualche anno dopo Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Da non trascurare è il loro importante primato: le Völklinger Hütte sono diventate la prima area industriale in assoluto ad aver ricevuto questo titolo.
Dunque, una visita a questo complesso industriale risulta irrinunciabile per chi, come me, ha avuto modo di studiare in passato la produzione del ferro e soprattutto, trascorre la sua vita lavorativa analizzando acciaio.

Sulla "via dell'altoforno"


Lo skyline delle Völklinger Hütte è ben visibile già dalla A620, l'autostrada che si percorre per raggiungere Völklingen. La valle della Saar si presenta molto ampia e le torri dell'impianto sono ben riconoscibili a distanza. Al di là delle considerazioni tecniche che potrei fare su questo impianto (chiaramente la mia è una visita che va oltre l'apprendimento, ma diventa qualcosa di utile anche dal punto di vista professionale), le Völklinger Hütte sono un sito che fa veramente impressione. L'esperienza che si prova anche solo camminando negli angusti passaggi tra i depositi del minerale, oppure salendo le scale che portano agli altoforni, coinvolge (quasi) tutti i sensi.

I depositi del minerale


A partire dalla vista: per quanto l'architettura di un'acciaieria non doveva essere bella ma funzionale, vedere cosa l'uomo è riuscito a edificare a Völklingen è l'ennesima prova delle sterminate capacità umane. Tutte le aree della fonderia, dalla rete di trasporto della materia prima alle piattaforme degli altoforni, fino alla sala motori, sono di una complessità senza paragoni.
Poi tocca all'olfatto: dopo quasi trent'anni dalla loro dismissione, si sente ancora fortissimo il pungente aroma del ferro e del carbone. Questa è l'impronta di questo territorio, che con il ferro è cresciuto e con esso continuerà a vivere.
Quindi vengono il tatto e l'udito: basta toccare i mattoni delle mura o una semplice parete della struttura per trovarsi con le mani sporche, di un colore rossastro scuro. E sentire tutto che rimbomba. Senza la presenza dei visitatori questo posto sarebbe in preda al vuoto più assoluto

Impressionante il sistema di carico che riforniva l'altoforno


Oltre ad essere un'esperienza sensoriale, la visita dei Völklinger Hütte è un viaggio nella cultura del lavoro della prima metà del Novecento. Mi chiedo quante persone accetterebbero oggi giorno di lavorare in quelle condizioni, in mezzo alla polvere e allo sporco, nel caldo infernale delle aree più interne o al gelo invernale sulla piattaforma degli altoforni. Penso proprio che tanti preferirebbero rimanere senza impiego nella speranza di poter lavorare in condizioni migliori e credo, potrei aggiungere me stesso alla lista. Eppure, tantissime persone hanno lavorato qui e hanno costruito un futuro per le loro famiglie. Spesso stranieri, come capita per i lavori più faticosi: la maggior parte dei lavoratori arrivava infatti da Francia, Italia e Belgio.

La natura trionfa sempre


Anche in un complesso industriale come quello delle Völklinger Hütte si rivela in tutta la sua forza il potere della natura. Qui lo si capisce ancora meglio quando si entra nell'area in cui si produceva il coke (non mi soffermo su spiegazioni tecniche in materia). L'area è stata volutamente abbandonata, si trova solo lo spazio per la passeggiata. Ebbene, la natura ha preso il sopravvento. Si sono formati stagni in cui trovano il loro habitat naturali uccelli, anfibi ed insetti. E crescono piante di ogni genere, incuranti dell'attività dell'uomo. Si, per quanto alti siano gli altoforni, o quanto grande e maestosa la nostra opera, la natura porterà sempre a casa la vittoria.

Un'altra visuale del complesso di Völklingen dall'alto degli altoforni


Le Völklinger Hütte sono l'ennesimo segno della capacità di valorizzazione che - fino ad oggi - ho riscontrato solo nei tedeschi. Di per sé, è già incredibile come siano riusciti a trasformare in pochi anni un'industria dismessa in un Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Ancora più incredibile è siano stati sfruttati, in maniera eccellente, peraltro - gli spazi per attività collaterali, che definirei "off-topic", come quelle allestite nei depositi dei minerali e nella sala motori. Trovano infatti spazio due mostre temporanee (faccio riferimento alla giornata di ieri 27 aprile 2014), dedicate rispettivamente alla storia fotografica del riunificazione tedesca e alla cultura pop dagli anni '50 ad oggi. Esibizioni che mi hanno rapito e hanno piacevolmente allungato la mia permanenza alle Völklinger Hütte trasformando qualcosa che sembrava una semplice gita, quasi "scolastica", in un'esperienza multiculturale che ricorderò a lungo con grande piacere.
Bis bald!
Stefano


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