«Il calcio non è di vostra proprietà ma è di tutti coloro che lo amano tra i quali, che lo vogliate o no, ci siamo anche noi. Esistono ancora ragazzi che inseguono i loro sogni e non i vostri assegni. Voi tedeschi non cambierete mai, la storia non vi ha insegnato ancora che prepotenza non è sempre garanzia di vittoria. Caro Müller, questa partita è servita ad un paese grande come un settore del tuo stadio di Monaco ad andare sui giornali per un buon motivo, perché una partita di calcio è sempre un buon motivo; è servita al tuo amico Gnabry per esordire in Nazionale e segnare tre gol; è servita a qualche sammarinese un po’ triste per ricordarsi che abbiamo una Nazionale vera. Questa partita è servita a farmi capire che anche se vestite il modello più bello di divise dell'Adidas sotto sotto siete sempre quelli che mettono i calzini bianchi sotto i sandali!»
Dopo aver vissuto qualche anno in Germania, mi sento di poter dire un paio di osservazioni su queste parole.
L’arroganza dei tedeschi è risaputa. Probabilmente non cambieranno mai e continueranno ad incensarsi come i migliori sulla Terra. Chi più, chi meno, pensano di fare le cose meglio di ogni altro. Lo dice la storia, soprattutto negli ultimi due secoli. Lo vediamo nel calcio: il famoso 1-7 ai danni del Brasile è frutto della volontà dei tedeschi di voler sempre e comunque schiacciare l’avversario, fino al completo annientamento (fortuna che noi italiani ne siamo immuni). Lo vediamo in politica, dove l’egemonia tedesca in Europa è sempre più preponderante - bravi loro, ma anche fessi noi. Lo vedo ogni giorno a lavoro, dove ogni attività che proviene oltreconfine è vista con un certo grado di sospetto. Facciamocene una ragione, i tedeschi sono un popolo arrogante di natura. Calcisticamente, poi, lo è alla massima potenza. Rassegnamoci alla loro presunzione di superiorità e continuiamo a dimostrarlo sul campo che il migliore è solo quello che vince e non quello che si crede il più forte.
Calzini con i sandali: il più classico degli stereotipi sui tedeschi. Non ancora del tutto sfatato. Dobbiamo attendere ancora almeno un quarto di secolo, se non altri cinquant'anni, e si potrà dire che la Germania ha messo in soffitta il più famoso (e orrendo) degli outfit teutonici. Perché i vecchi ne fanno ancora fieramente utilizzo, mentre i giovani stanno rapidamente cestinando questa usanza. Quindi, direi, lasciamo perdere la vecchia storia dei calzini bianchi e dei sandali. È molto più divertente pensare a cosa combinano le giovani tedesche in vacanza in Italia...
Alla fine le parole più giuste le ha detto un ex giocatore della Juventus, il centrocampista Massimo Bonini, pilastro della Juventus tra il 1981 e il 1988, nato proprio a San Marino. «Sulle maglie, in Champions League, c'è la scritta "rispetto", e la UEFA sul "rispetto" ci fa tanta pubblicità, ma evidentemente sulla maglia di Müller c'era scritto "poco rispetto", che ha avuto nei confronti di San Marino».
Più rispetto, meno arroganza, per continuare a sognare con questo sport.
Più rispetto, meno arroganza, per continuare a sognare con questo sport.
Il problema non è la presunta arroganza dei tedeschi, ma il complesso di inferiorità degli altri
RispondiEliminaGli italiani in Germania non si sentono molto inferiori (questa la mia impressione da emigrato in Germania).
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