venerdì 14 marzo 2014

Con la quota rosa

Ciao a tutti!
Questa settimana si è fatto un gran vociare in Italia sulle cosiddette "quote rosa": la Camera ha infatti bocciato l'emendamento che consentirebbe una maggior presenza femminile in Parlamento. Personalmente ritengo che dover parlare di "quote rosa" nel 2014 sia una cosa al limite dell'anacronistico, ma soprattutto - specie per chi siede sugli scranni di Camera e Senato - la selezione non andrebbe fatta in base al sesso, ma in base alla capacità e ai meriti. Chissenefrega se sono tutti uomini o tutte donne: l'importante che è a guidare l'Italia ci siano personalità in grado di farlo. E questo, lo sappiamo bene noi italiani, quanto questo purtroppo non sia così.

Tutto ok con le quote rosa?

Per una volta, però voglio spezzare una lancia in favore dell'Italia. È infatti di qualche giorno fa uno studio, prodotto da una società britannica specializzata in revisione dei conti, che ha analizzato qual è l'attuale situazione sulla presenza delle donne nelle posizioni di comando: beh, non è che la Germania se la passi meglio. Secondo questo studio, infatti, pare che in Germania solo un'azienda su tre abbia almeno una donna in consiglio di amministrazione o con compiti direttivi. Pure stati tipicamente conservatori come Russia e Cina garantiscono un più facile accesso alle stanze dei bottoni delle loro aziende. E nel nostro paese? Se in Germania questa percentuale è solo del 33%, in Italia si tocca l'83%. Anche in campo politico la Germania non se la passa affatto meglio dell'Italia: nonostante il primo ministro sia colei che èconsiderata la "donna più potente del mondo", la cancelliera Angela Merkel, la proporzione 1:2 è rispettata, cinque ministri donna contro dieci ministri uomini, mentre con il nuovo governo guidato da Matteo Renzi c'è assoluta parità (e le donne ricoprono anche ministeri di un certo peso). Pure nei corridoi del potere tedesco c'è disparità: sono pochissime le donne a coprire il ruolo che in Italia è quello del sottosegretario.
Beh, per una volta tanto, non autocritichiamoci (cosa in cui siamo i numeri uno). Anche la tanto celebrata Germania non è sempre l'eldorado sociale che viene dipinto.
Bis bald!
Stefano

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