venerdì 24 giugno 2016

Case e vino

Ciao a tutti!
Parlando di vini, e provenendo io stesso da una terra (il Piemonte) che eccelle nella produzione vinicola, ho sempre sorriso un poco quando si parlava di vini di ottima qualità provenienti dall'emisfero australe: Sudafrica, Australia, Cile. Questo perché sono orgoglioso del buon vino piemontese, così come lo sono di quello italiano in generale - senza dimenticare che in diverse parti dell'Europa si produce veramente del gran vino. Ma dopo essere stato in Sudafrica, e per la precisione a Stellenbosch, beh, devo ammettere che i miei ghigni ironici nei confronti di vini prodotti in terre ben lontane dal Vecchio Continente erano ingiusti. Perché è vero, in Sudafrica si produce dell'ottimo vino. È una delle grandi sorprese di questo viaggio, la realtà vitivinicola sudafricana: ci ha letteralmente conquistato, al punto tale da voler acquistare qualche bottiglia in loco e addirittura farci spedire una cassa di un buon vino bianco.

Degustando

Le condizioni climatiche del Sudafrica, con inverni piovosi e estati calde, sono ideali per produrre ottimi vini. Così come lo è il suolo del Western Cape, la regione sudoccidentale del Sudafrica dove località come Constantia, Stellenbosch, Franschhoek e Paarl, brillano per l'eccellenza dei vini ivi prodotti. La tradizione, invece, è tutta europea. La storia del vino sudafricano comincia nel 1659 con i primi coloni olandesi, ma prosegue con vigore a partire dal 1688 grazie agli ugonotti francesi, che importano i loro vitigni sul terreno sudafricano. La quasi totalità dei vitigni con i quali si produce il vino in Sudafrica è infatti di origine francese (Chardonnay, Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Noir), al quale fa eccezione il Pinotage, un incrocio tra due varietà di vite scura che è sostanzialmente autoctono.
Il settore conosce un periodo di forte crisi verso la fine del XIX a causa di una malattia delle viti e successivamente e delle cruente guerre anglo-boere, salvo poi ripartire e conoscere una crescita finora inarrestabile, costante anche durante i momenti più bui dell'apartheid.

I vigneti di Stellenbosch (fonte: puritanboard.com)

A testimonianza di quest'ultima affermazione, basti pensare che una grande svolta nella produzione di vino si ebbe nel 1980, nel bel mezzo del periodo dell'apartheid. E il merito è di un italiano proveniente dal Friuli, Giorgio Dalla Cia, il quale rivoluziona il mercato abbandonando la produzione monovitigno e elaborando un taglio bordolese al proprio vino. Dalla Cia più che un nome è un brand in Sudafrica, non solamente legato al vino, ma anche alle grappe, ai distillati e recentemente anche alla ristorazione. Grazie a questa storia imprenditoriale di successo, la vicenda di Dalla Cia è probabilmente in Sudafrica il miglior esempio di cervello italiano in fuga...

Uno scorcio dalla Neethlingshof Estate

Ovviamente non ci siamo fatti mancare una degustazione di vini presso una delle più rinomate estates (le tenute vinicole) di Stellenbosch, la Neethlingshof, situata nel bel mezzo delle Winelands e con le montagne del Drakenstein sullo sfondo. La storia di questa tenuta, costruita nel tipico stile olandese del Capo e di un'eleganza invidiabile anche per molti poderi europei, risale addirittura al 1705.
Non solo la tenuta, meravigliosa, ci ha conquistati fin da subito. Anche la degustazione, che ha incluso vini bianchi e rossi prodotti a partire da diversi vitigni, ci ha rapiti. Risultato: un paio di bottiglie di rosso in valigia e una cassa di bianco spedita in Germania.

Il bottino da Stellenbosch

Una piccola delusione è invece la città di Stellenbosch. È il centro principale della produzione vincola sudafricana, nonchè la seconda città più antica del Sudafrica, dopo Città del Capo. È nota anche per la sua università (nella quale sono stati elaborati i vitigni sudafricani), la più longeva del Sudafrica. L'Università di Stellenbosch detiene una curiosità: i corsi vengono tenuti in lingua afrikaans e per accedervi l'afrikaans deve essere stato materia di esame all'equivalente della maturità italiana. Motivi per i quali questo ateneo è a maggioranza bianca. L'afrikaans, una sorta di olandese antico, oltre ad essere complicato per un africano, era considerata la lingua degli oppressori bianchi durante l'apartheid e quindi non è vista di buon occhio dai neri.
L'università di Stellenbosch, essendo centro universitario, è rinomata per essere una cittadina vitale, attraente non solo per gli studenti ma anche per i capetoniani. Ad essere sincero, nel tempo trascorso a Stellenbosch ho ritrovato poca di questa vitalità. Qualche edificio carino, in stile vittoriano, e lunghi viali di querce. Nulla più. Molto meglio, decisamente meglio, tutto ciò che è legato al vino, la miglior motivazione per recarsi a Stellenbosch.
Bis bald!
Stefano

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