mercoledì 1 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: anatomia di un recupero

Ciao a tutti!
Mancano esattamente due mesi alla maratona di Roma, sessanta giorni che mi porteranno (come dico sempre, salvo infortuni, influenze ed imprevisti vari, sempre dietro l'angolo) a presentarmi nuovamente alla partenza di una maratona, questa volta nella fantastica cornice di Via dei Fori Imperiali. Il conto alla rovescia è cominciato, e questi due mesi saranno lunghi ed intensi, carichi di aspettative, di domande ma soprattutto carichi di... allenamento. Come sempre, quando si deve preparare una tale prova.

Quella voglia di ricominciare (fonte: iflmagazine.it)

Ma è bene non dimenticare quanto fatto finora. Perché arrivo da un infortunio occorso proprio durante una maratona. A Berlino mi sono rotto un osso del piede, e questo è un incidente che richiede calma e pazienza. Il piede è l'interfaccia tra il corpo e il terreno, inutile aggiungere quanto sia importante riuscire a riprenderne la corretta funzionalità. Dopo un lunghissimo ottobre, passato quasi interamente con il gesso prima e con il tutore dopo, ho finalmente ricominciato a camminare e a utilizzare la bici per i miei spostamenti casa-ufficio. Non che non camminassi col tutore - certi giorni ero costretto ad uscire farmi la spesa in stampelle... - ma senza i vari ammennicoli è tutta un'altra sensazione. Camminare, dopo un tale incidente, dopo un mese di inattività, è un gesto che sembra quasi estraneo, posso garantirlo. La mia andatura inizialmente sembrava quasi zoppicante e si, il piede faceva male. Ma era tutto normale, perché gli stessi del muscoli del piede, prima abituati a continui movimenti, avevano perso il piacere di muoversi. Dovevo solo pazientare qualche giorno.
Poi è venuto il tempo della cyclette, sulla quale ho sparso non poco sudore, per ritrovare il tono muscolare nelle gambe, perso inevitabilmente soprattutto sul lato sinistro, senza caricare muscoli ancora indeboliti. Dunque è giunto il momento della mia prima corsetta post-infortunio. Pochi chilometri, in patria, due mesi dopo la frattura, per saggiare lo stato del piede. E ancora tanta tanta cyclette. Al rientro in Germania, dopo le feste natalizie, ho ripreso a caricare le gambe in palestra e quindi a correre. In palestra prima, sul tappeto (sia benedetto lui, con il gelo che c'è qui in Germania), all'aperto dopo. Fino a correre quasi diciannove chilometri in 4'40"/km, senza problemi e senza dolore alcuno: era il segnale che attendevo per iscrivermi alla maratona di Roma.
A oltre quattro mesi da quella mattina di settembre a Berlino, posso dire di essermi lasciato definitivamente alle spalle tutto quanto. Non so se correrò ancora forte come prima (io spero e credo di sì, basta continuare ad allenarsi e non aver fretta), ma sono tornato a correre, sognando, con la stessa passione di sempre. Quella non scende mai.
Bis bald!
Stefano

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