domenica 19 febbraio 2017

Tutte le strade portano a Roma: è solo un secondo e mezzo

Ciao a tutti!
Dov'è che si mettono in evidenza i frutti di un allenamento per la maratona, se svolto con intensità e passione? Nei lunghi, in quelle uscite che tradizionalmente lascio per il fine settimana, quando ho più tempo e soprattutto possono diventare un'ottima occasione di relax mentale. Perché se è vero che da un lato, correre per tanti chilometri significa mettere a dura prova le proprie gambe, è altrettanto vero che è piacevole potersi dedicare a qualche ora di sport all'aria aperta dimenticando lo stress della settimana. Senza pensare, devo tenere questo ritmo per un tot di minuti, come succede nelle ripetute. No, qui si corre e basta, in base alle sensazioni del momento.
Un lungo non è comunque una passeggiata di piacere. Va affrontato seriamente, per creare il "fondo" che permette di resistere fino alla fine di una maratona, per imparare ad ascoltare i segnali che manda il corpo durante la corsa, per provare qualche novità in termini di attrezzatura ed alimentazione. I lunghi sono una prova di gara, e proprio per questo andrebbero anche svolti nell'orario in cui si svolge la maratona, dopo una ricca colazione. Certo, nel fine settimana ci sono tante esigenze da conciliare e non è sempre così scontato poter correre di prima mattina.
Questo è un fatto valido soprattutto quando ci si sta preparando ad una maratona primaverile, che significa correre in pieno inverno. E qui in Germania, l'inverno sa picchiare duro. I minimi registrati a gennaio - quando il Meno è stato per molti giorni una pista di pattinaggio - sono un ricordo, ormai. Nonostante ciò, l'impatto dell'aria fredda, sul volto e su un corpo che non deve essere eccessivamente coperto, è all'inizio una sensazione scioccante. Quando poi le gambe ingranano, allora tutto svanisce.

Lunghi: un programma come al solito intenso

Cosa dicono le gambe, o meglio, cosa dice il cronometro dopo i primi lunghi sotto i trenta chilometri? I dati sono confortanti ma non eccellenti, in linea con quello che mi aspettavo. Devo mettermi in testa che dopo l'incidente di Berlino e tanti mesi di inattività, ho bisogno di tempo per macinare chilometri a ritmi pre-incidente. Forse bastano quelle settimane che di qui mi separano alla maratona di Roma, forse sono necessari mesi, e una maratona in mezzo.
C'è da limare qualche secondo, non tantissimo, per tornare a quei livelli. Per esempio, se vado a rivedere i dati relativi alla preparazione per la maratona di Firenze nel 2015, vedo che per un allenamento su una distanza di circa 27 chilometri mi sono serviti una cinquantina di secondi in più: 1,5 secondi sul passo, all'incirca. Non è tanto ma quando si corrono tanti chilometri scendere di oltre un secondo sul passo, può essere esercizio complesso.

Qualche dato sui lunghi sotto i trenta chilometri

Come ho già detto, però, sono soddisfatto di ciò che sta uscendo da questo primo mese di allenamento. Onestamente, non credevo fosse possibile tornare a correre già così "forte" dopo due mesi (ottobre e novembre 2016) di nulla totale, dopo quasi tre mesi e mezzo senza corsa. Invece, sono di nuovo qui, sull'asfalto della Mainradweg, ogni domenica, sognando un nuovo traguardo.
Bis bald!
Stefano

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