lunedì 31 marzo 2014

Sonata solitaria n.5

"Nessuno spettro ci assale in travestimenti più svariati di quelli con cui si camuffa la solitudine, e una delle sue maschere più impenetrabili è l'amore."
Arthur Schnitzler, Il libro dei motti e delle riflessioni

Primavera a Ochsenfurt

Stasera, vuoto.

domenica 30 marzo 2014

Bücher: Limonov

"«Eddy, non sei capace di immaginare che si possa avereversi vita piena anche senza il successo e la celebrità? Che il criterio per valutare se uno è o no un uomo affermato sia per esempio l'amore, una famiglia, una vita tranquilla e armoniosa?» No, Eddy non ne è capace, e si vanta di non esserlo. L'unica vita degna di lui è quella dell'eroe; lui vuole che il mondo intero lo ammiri e pensa che ogni altro criterio, una vita familiare tranquilla e armoniosa, i piaceri semplici, il giardino coltivato al riparo dagli sguardi, siano autogiustificazioni da falliti, la minestra che Lidija serve al suo povero Kadik per tenerlo a cuccia. «Povero Eddy» sospira l'amica. Poveri voi, pensa Eddy. E, certo, povero me se divento come voi."
Emmanuel Carrère, Limonov


Ciao a tutti!
Il romanzo che mi accingo a recensire in questo post non è altro che la biografia di uno tra i personaggi più controversi del panorama socioculturale russo, Eduard Veniaminovič Savenko, meglio conosciuto come Eduard Limonov e fiero oppositore del presidente russo Vladimir Putin.
Carrère racconta una vita straordinaria per intensità e per certi versi anche un po' inquietanti. Un'adolescenza, in Unione Sovietica, con il coltello sempre a portata di mano, vissuta tra criminali e in un ambiente pervaso dell'alcol e dal sesso. Una gioventù trascorsa negli USA, dove sopravvive arraggiandosi nelle maniere più disparate ma dove trova il modo di coltivare la scrittura, ciò che lo renderà famoso. La maturità in Francia lo avvicinerà alla filosofia comunista, mentre il post-Unione Sovietica sarà un tourbillon di esperienze tra il disumano e il folle, dalla guerra in Bosnia combattuta al fianco dei serbi al misticismo del periodo dell'Altaj.
Carrère lo descrive in maniera schietta, senza paura di schierarsi contro il protagonista (che conosce personalmente), criticandolo o esaltandolo a seconda della situazione. La vita di Limonov secondo Carrère è la storia di un perdente coraggioso, uno sconfitto senza paura di porsi contro il potente, sempre dalla parte degli eroi. Nonostante le situazioni della vita di Limonov potrebbero far inorridire il lettore, è impossibile non schierarsi dalla sua parte. Perché è un personaggio vero, senza maschere, pulito nonostante il fango che ha contraddistinto il suo percorso storico.
Limonov è anche uno straordinario viaggio nell'oscura realtà russa, dall'Unione Sovietica postbellica fino alla Russia di Putin, magistralmente tratteggiata, con ironia e dovizia di particolari. Un libro da non mancare per gli amanti della storia contemporanea.

Giudizio: 9/10 ««««««««««

sabato 29 marzo 2014

Pagliacciate made in Italy

Berlusconi. Bunga bunga. Burocrazia. Donne. Espresso. Fallimento. Mafia. Parassiti. Pizza. Sanguisughe. Spaghetti (va beh, passi per il cibo...).
Poi arriva questo esemplare di cafone da Firenze... E dopo il ladrone che fa cucù alla Merkel, ci ritroviamo questo perfetto esempio di leccaculismo italico che va dal primo ministro tedesco e che fa? Regala una maglia della Fiorentina. Come se la Fiorentina fosse l'orgoglio nazionale. Ma che diamine, portale una bottiglia di Chianti, no?

A Berlino succede anche questo quando ci va un italiano

Nota: non ce l'ho con Renzi perché ha regalato alla Merkel la maglia di Mario Gomez, l'attaccante tedesco della Fiorentina che ha sancito solo due giorni prima il gol del pareggio nell'ottavo d'andata di Europa League contro la Juventus (peraltro rivelatosi inutile). Non sarebbe stata una cosa "furba" nemmeno regalare una maglia della Juventus. Semplicemente ci sono altri modi per farsi apprezzare in Germania.
Spero che almeno abbia combinato qualcosa di costruttivo in quel di Berlino. Ma, quando si parla di politici italiani, ho sempre qualche dubbio, e mai ingiustificato.
Bis bald!
Stefano

venerdì 28 marzo 2014

Sta per posta, signò!

Ciao a tutti!
L'incubo sta per finire. Fra pochi giorni riavrò la mia patente di guida e potrò tornare a scorrazzare liberamente per il suolo tedesco! Ma che dire, l'iter è stato veramente un calvario.
Riepilogo della puntata precedente (vedi post): la mia patente scade il 20 febbraio 2014. Provvedo ad avviare le pratiche per il rinnovo subito dopo le festività natalizie. Supero la visita medica obbligatoria per conseguire il rinnovo e contestualmente mi viene consegnato un foglio che asserisce la mia idoneità alla guida, in attesa dei maledetti sessanta giorni per produrre il maledetto bollino. Questo documento mi consente di guidare anche a patente scaduta, ma solo in Italia. Scrivo ai consolati italiani di Monaco e Norimberga, e all'ufficio patenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I primi avvalorano la tesi della non validità del documento, dai secondi aspetto ancora adesso una risposta. C'è solo una soluzione: aspettare.
Alla data 8 marzo, ancora nessuna notizia di questo bollino. Faccio partire un'infernale macchina che coinvolge i miei genitori, Giulia e i miei colleghi in Germania.
Dall'Italia, dopo numerosi tentativi i miei genitori riescono a parlare con l'ente preposto al rinnovo patenti, il quale ci conferma che la pratica relativa al rinnovo della mia patente non è stata minimamente presa in considerazione. Immagino il traffico di telefonate di gente incazzata nera. A questo punto, l'autoscuola presso la quale mi sono sottoposto a visita medica fa partire un sollecito alla Motorizzazione Civile. Anche per una cosa apparentemente banale, come un sollecito, si sfiora il ridicolo: va fatto solo ed esclusivamente via fax (e io penso “chissà quando e se lo leggeranno”) e solamente il dottore che ti ha visitato può inviarlo. Pazzesco. A proposito di autoscuola: informandomi, cercando su internet e così via, scopro che se avessi fatto la visita per il rinnovo due giorni dopo, secondo i nuovi regolamenti la patente sarebbe arrivata a casa nel giorno di una settimana. E allora che diamine, ma anche questi dell'autoscuola, potevano dirmelo, conoscendo la mia situazione, no? P***a t***a!
Dato che dei solleciti mi fido ben poco, provo ad informarmi su ciò che posso fare qui in Germania. Inizio col fare una classica ricerca in rete. A quanto pare, se la patente è scaduta o in procinto di scadere c'è una maniera molto semplice per eludere il problema: scambiarla con la patente tedesca. L'operazione dovrebbe essere una mera procedura burocratica, perché i due documenti si equivalgono. Facile a dirsi, impossibile a farsi: serve essere iscritti all'anagrafe del comune in cui vivo, cosa che non è. Preso dalla disperazione, mi rivolgo al mio responsabile del personale in azienda. Sa a chi rivolgersi per queste cose, me lo sento. Chiedo supporto a lui e, disponibilissimo, si attiva per provare a risolvere il problema. Si può fare: bisogna produrre una residenza temporanea e quindi chiedere la conversione. Confidando nella precisa efficienza tedesca, stimo il tempo di attesa in una settimana. Eh no, ce ne vanno quattro. Argh.

Rischio scongiurato (fonte: www.ruhrnachrichten.de)

Qualcosa si muove, però. È il 13 marzo quando Giulia riesce finalmente a rimettersi in contatto con la Motorizzazione Civile in cui le confermano che la patente è stata rinnovata ed è addirittura già stata messa in spedizione. Telefonando ad un altro numero (poi chissà perché debbano esserci due numeri diversi?) le dicono addirittura che io potrei guidare, in quanto sul database della polizia devono comparire i miei dati. Siccome non mi stupisco più di niente, meglio informarsi per stare tranquilli. Chi potrebbe fermarmi e mettermi nei guai? La polizia tedesca: niente di meglio che fare una capatina da loro per chiedere informazioni a riguardo.
Quando dico ai miei colleghi che devo andare dalla polizia, racconto la mia vicenda. Con sguardo commiserevole e anche un pelo divertito, mi dicono “ah, qui in Germania non ci sono scadenze per la patente”. Non scherzano, qui potrebbero anche essere ciechi ma hanno il diritto di guidare. Mi reco presso la stazione della Polizei di Schweinfurt. Espongo al poliziotto di turno il mio problema, chiedendo se posso guidare ugualmente, in quanto dal database possono risalire ai dati di rinnovo della mia patente. Egli mi risponde, molto gentilmente ed in inglese perfetto, che ciò non è possibile in quanto i database della Polizei si riferiscono esclusivamente alle patenti tedesche di guida. Tanto per spaventare un po', mi ricorda che guidare con la patente scaduta è come non avere la patente, quindi commetterei un crimine contro la legge, che posso sanare pagando la modica cifra di 300 € di multa. Bene, niente macchina.
Niente da fare, ancora una volta non posso che rassegnarmi ad aspettare e sperare che arrivi entro la mattina di giovedì 20 marzo, quando Giulia sarebbe partita per venirmi a trovare in Germania. Già, ma la spedizione è partita solo il 18 marzo, e a quanto pare sono necessari circa dieci-giorni-dieci! affinché questa giunga a casa. Toccherà dunque a Giulia guidare in Germania e a me aspettare ulteriormente. Fino alla prossima settimana, in cui, salvo imprevisti dell'ultim'ora, i miei genitori verranno a trovarmi e porteranno con sé il tanto agognato bollino…
Stanco, stufo, deluso, incazzato, ogni aggettivo che porta con sé uno stato d'animo negativo coincide benissimo con il mix di sensazioni che provo quando mi trovo a parlare del nefasto rinnovo della mia patente… Questo è però solo un esempio di come in realtà – l'avevo già detto nel post di un mese fa – l'Unione Europea esista solo sulla carta e non nella pratica. E di come, immagino, sarà difficile vivere in un paese che non è il tuo, con tutti i vincoli che sono propri dell'essere straniero in terra straniera.
Bis bald!
Stefano

giovedì 27 marzo 2014

Bleibst du?

Ciao a tutti!
Arrivano quei momenti in cui bisogna prendere una decisione. Il più delle volte si tratta di fottutissima decisione. Per troppe volte ho procrastinato il momento di un confronto con me stesso, il mio futuro e i miei desideri. E con quelli di Giulia, tutto ciò che è mio è anche suo.
Sto parlando ovviamente di ciò che sarà del mio futuro, in Germania o in Italia. Cerco di non dilungarmi eccessivamente, come feci un anno fa circa, quando annunciai che avrei lasciato l'Italia per qualche mese (vedi post). Da pochi giorni, c'è una risposta: il ballottaggio tra il paese della pasta e della pizza e il paese della birra e dei würstel si è risolto. C'è un vincitore.
Scelgo la Germania.
Ich bleibe in Deutschland.
Inutile dire che la scelta non è stata facile, ma neanche troppo difficile. Ho pensato a noi, alla famiglia che potrebbe sbocciare, al nostro futuro insieme. La Germania, in questo momento, è un terreno più fertile, può aiutarci meglio a costruire ciò che sogniamo, ciò che vorremmo far nascere. È una straordinaria opportunità, un'opportunità di quelle che non si presentano ogni giorno. È arrivato ora, il famoso treno, e difficilmente potrebbe tornare.
Non è un eldorado, la Germania. Potendo scegliere, è certamente meglio del degrado civile ed economico che purtroppo imperversa oggi in Italia. Non staremo qui per disperazione, come tanti altri connazionali che provano a giocarsi le proprie carte all'estero, lontani da una terra madre che è guardata come un luogo che non ha più nulla da offrire. Lasceremo sì l'Italia e, nonostante la sua situazione critica, tutto ciò che di bello possiede: dall'altro lato sappiamo, che la Germania ora, vuole essere solo una tappa della nostra vita. Non riesco a immaginare me e la mia famiglia per tutta la vita qui. Le nostre montagne, il nostro cibo, gli amici e le passioni: sono troppe cose che non voglio abbandonare definitivamente. Ogni “si” porta con sé una promessa. Il mio “si” alla Germania porta con sé la promessa di tornare a vivere in Italia un giorno, sperando che tantissime cose possano cambiare in meglio e che alcune invece – già sapendo fin d'ora che così non sarà – rimangano tali.
Bis bald!
Stefano

P.s.: giusto per essere chiaro, a giugno sarò in Italia e credo proprio che vi trascorrerò l'estate, in attesa di ripartire per la Germania. Il tempo dei saluti.


mercoledì 26 marzo 2014

Ah, questi migranti

Ciao a tutti!
È nel ruolo dell'italiano all'estero che leggo, in un misto di sensazioni contrastanti, una notizia relativa alla statistica dei flussi migratori verso la Germania. A fine 2013 sono quasi otto milioni i residenti in Germania con nazionalità straniera. Ciò che è ancora più interessante è il numero di stranieri entrati stabilmente in territorio tedesco nel solo 2013: più di quattrocentomila. Un dato che fa impressione: più di mille persone al giorno trovano residenza in Germania.
Gli italiani? Beh, noi non scherziamo: più di 23.000 connazionali si sono spostati in Germania. Un tasso mai così alto dal 1990. Sono tanti, 23.000. Chi per lavoro, chi per cercare di costruirsi una nuova realtà a causa della crisi che sta distruggendo il nostro paese. Non conosco a fondo le motivazioni che stanno dietro a queste decisioni così forti, come prendere con sé tutta la famiglia e cercare fortuna in Germania, magari senza sapere una parola spiaccicata di tedesco o magari senza nemmeno avere un appoggio temporaneo. Disperazione, ricerca di una nuova vita, crisi, futuro.
La Germania, essendo uno dei paesi tra i più ricchi dell'Unione Europea, è vista come un'ottima scelta per ripartire. Un eldorado, se vogliamo. Ma così non è, non è la Germania la terra promessa. Anche qui si inizia a fare i conti con la disoccupazione, la gente non arriva a fine mese e la ricchezza è distribuita in maniera diseguale. E anche la criminalità è in aumento. Senz'ombra di dubbio la situazione rimane migliore che in Italia. Il mercato del lavoro, per quanto meno florido rispetto a qualche anno fa "gira" molto di più che nel Bel Paese. Però - c'è sempre un però - bisogna fare attenzione, e questo lo dico a tutti coloro volessero provare l'avventura in Germania: imparate il tedesco. Io sono venuto qui, diciamo "spedito dall'azienda" e non avevo necessità assoluta di imparare la lingua, e con i colleghi posso comunicare in inglese. Ma se si vuole trovare lavoro partendo da zero, sapere un po' di tedesco è veramente basilare. Permette una migliore integrazione con la società e soprattutto apre molte più chance lavorative, che non si limitano solo a quelle dei lavapiatti (per quanto sia un lavoro importante, non dimentichiamolo), magari sotto datori italiani, che un coro unanime bolla come i peggiori sfruttatori di manodopera in Germania.

Scene di un secolo fa quantomai attuali, anche se in altre vesti (fonte: riccardogenghini.it)

Rimanendo in tema migranti, mi riesce molto difficile commentare una sentenza della Corte d'appello di Münster che ha decretato che i richiedenti asilo arrivati illegalmente in Germania, attraverso l’Italia debbano essere riportati nei confini italiani, ossia al paese da dove sono entrati nell'Unione Europea. Da italiano, viene subito da pensare a "quanto sono stronzi questi tedeschi" ma da persona che sta vivendo la Germania sulla sua pelle capisco come sia difficile ora, tanto quanto l'Italia, accettare nuovi migranti, soprattutto non europei. Qui in Germania quasi il 10% è straniero, contro un 7% in Italia. Ma non è questo il dato che deve far riflettere. I flussi migratori sono un problema complicato da risolvere e certe manifestazioni di scarico di responsabilità come queste sentenze in Germania o i presunti soldi italiani concessi ai migranti per andarsene, ne sono la piena dimostrazione. Serve un nuovo approccio al tema immigrazione, nuovi strumenti a livello comunitario che permettano di gestire meglio queste situazioni. Ma si deve cominciare, ora. Troppo tempo è già stato perso.
Bis bald!
Stefano

martedì 25 marzo 2014

Sliding doors

"Nella vita c'è un giorno in cui devi decidere qual è il treno che vuoi prendere e, una volta che ci sei salito, non puoi pensare a cosa succederebbe se tu ne prendessi un altro. Bisogna godersi e sfruttare al massimo tutto ciò che ci offre. Non possiamo sapere cosa c'è negli altri treni, anche se molte notti ci svegliamo sognando che fossero migliori. In realtà, la perfezione esiste solo dentro di noi, in ciò che noi riteniamo perfetto."
Kilian Jornet, Correre o morire

Cosa scegliere? Il tedesco ICE o l'italiano Frecciarossa?

Bis bald!
Stefano

lunedì 24 marzo 2014

Il navigatore rotto

"Dobbiamo abituarci all'idea: ai più importanti bivi della vita, non c'è segnaletica."
Ernest Hemingway

Soluzioni. Incertezze. Conseguenze. Dubbi. Decisioni. Titubanze. Percorsi. La scelta di una semplice parola.

domenica 23 marzo 2014

La nostra canzone

Questa qua è per te, che non ti puoi spegnere
Non hai mai avuto tempo, devi troppo vivere
È per te, questa qua, per la tua golosità
Ti strofini contro il mondo, tanto il mondo non ti avrà
Perché sei viva, viva, cosi come sei
Quanta vita hai contagiato, quanta vita brucerai
Che sei viva, viva, per quella che sei
Niente rate, niente sconti, solo viva come vuoi....
Questa qua è per te, e non è niente facile
Dire quello che non riesco, mentre tu vuoi ridere
Perché sei viva, viva, così come sei
Quanta vita mi hai passato, non la chiedi indietro mai
Perché sei viva, viva, per quella che sei
Sempre pronta, sempre ingorda, sempre viva come vuoi...
Questa qua è per te, che sai sempre scegliere
E io invece non ho scelta, te la devo scrivere
Ligabue, Viva!

Il nostro primo anno insieme

È passato un anno da quel magico 23 marzo 2013. E sono passati 365 giorni, i quali senza di te non sarebbero MAI potuti essere la stessa cosa: intensi anche nella distanza, magici con la tua presenza, magnifici nella vacanza, ricchi nella routine. Grazie di esserci, Giulia.
Stefano

sabato 22 marzo 2014

Doppi sensi linguistici

Ciao a tutti!
I doppi sensi linguistici sono quelli che si incontrano nella pratica dello studio di questa assurda lingua, il tedesco. Arriva il giorno in cui l'insegnante di tedesco incomincia la lezione dicendo che stavolta sarebbe arrivato il turno del dativo. Mmmh... un altro caso. I casi non mi piacciono. In italiano non ci sono se non limitati ad alcuni pronomi. Non poterli paragonare a qualcosa che già so in italiano o in inglese mi turba non poco. E poi, già non ho capito a fondo l'accusativo, per non dire che non l'ho proprio capito e tuttora non so quando vada usato, figuriamoci se adesso riesco ad imparare il dativo, questo nuovo mostro.
Tecnicamente il dativo è un "caso" (perdonate l'ignoranza linguistica, ma queste varianti, perché li chiamano casi?) che si applica quando si hanno i cosiddetti complementi di "termine" e di "stato in luogo". Con un sacco di altre eccezioni del tutto incomprensibili.

Tanto per complicarci la vita (fonte: zagreb.diplo.de)

Io sono perplesso di fronte a queste regole e il mio compagno di corso inglese Jason, abituato al tanto caro inglese, in cui le regole grammaticali non abbondano come nelle lingue latine o in lingue come il tedesco, guarda disperatissimo la professoressa. Che - non si capisce bene perché - ride guardando la sua espressione terrorizzata, persa nel vuoto dell'incomprensibilità di un concetto astruso. "Non ho capito niente!" dice lui... E lei: "È una regola!". Si, ma quale? Non si capisce quando diamine vada usato questo maledetto dativo!
L'ilarità della professoressa raggiunge livelli senza controllo quando si passa a spiegare la declinazione dell'articolo. Il maschile der diventa dem, il neutro das diventa die e il femminile die diventa der... Bene, la scena è questa: "der Vater diventa dem Vater, die Mutter diventa der Mutter ah-ah-ah-ah-ah-ah..." e dopo un po' di risate: "Das ist komisch!". Io ci trovo poco da ridere, forse perché continuo a non averci capito niente.
Lezioni come queste deprimono. Non tanto perché non si capiscono le cose (che ci può stare, mica siamo tutti bravi uguali con le lingue, e io so di non esserlo) ma perché vedo veramente difficile riuscire a poter utilizzare questa lingua nella vita comune. Dentro mi sento sempre giovane, sia fisicamente che mentalmente. Ma quando assisto a queste lezioni, quando rimango impotente di fronte alla mia incapacità di assimilare la logica di una lingua beh, mi sento cerebralmente vecchio, da ricovero. Reparto: geriatria.
Bis bald!
Stefano

venerdì 21 marzo 2014

E noi partiamo! - La massima di viaggio n.1

"Fuggir, come la peste, la vita sedentaria, ed oziosa. La vita sedentaria è un veleno a tempo, che fa ammalare le persone sane, e conduce le indisposte appoco appoco, e insensibilmente in labirinti inestricabili di nuove ed imbrogliatissime malattie."
Francesco Redi, Lettere

Sulla direttissima A9 Berlino-Monaco

E noi, partiamo...!!! Direzione Sassonia, destinazione Dresda. Buon weekend a tutti!
Bis bald!
Stefano

giovedì 20 marzo 2014

L'antidoto

Ciao a tutti!
L'inverno volge ufficialmente al termine con la giornata di oggi. Anche se climaticamente parlando, era già bell'e che chiuso da un mese. Ricorderò quest'inverno come quello della grande distanza con l'Italia, dalla quale mai come nei mesi di gennaio e febbraio ho sentito la sua mancanza - mai ero stato così tanto lontano continuativamente dalla mia terra. Lo ricorderò per la lunghissima attesa che venisse a trovarmi Giulia, attesa che si concluderà fra pochissimo. Lo ricorderò per l'infortunio al ginocchio, problema che pare, con l'arrivo della bella stagione, essere improvvisamente sparito. Lo ricorderò per tutti i favolosi posti che ho avuto la fortuna di ammirare in Germania (Erfurt, Norimberga, Francoforte, tanto per citarne alcuni). Ma lo ricorderò anche per una bella abitudine che ho avuto modo di introdurre da quando mi trovo in Germania, il Glühwein.

La mia scorta personale in attesa dell'inverno

Questa bevanda - simile al nostro vin brulé - è un irrinunciabile must nelle fredde giornate di dicembre, quando le piazze di tutte le città tedesche sono animate dai Weihnachtsmarkt. Incredibile come, tipicamente dalle 18 in poi, tutti i tavolini davanti alle bancarelle che vendono Glühwein inizino a popolarsi rapidamente. Tutti attorno ad un tavolo, tutti davanti ad una tazza di Glühwein. Tutti molto allegri, non solo per il vino (che comunque ha una gradazione alcolica bassa), ma perché è un'ottimo motivo per stare in compagnia.
Quando ho scoperto che lo vendevano anche al supermercato, beh, non ci ho pensato su, e - come si può vedere dalla foto - ho fatto man bassa di bottiglie. Il Glühwein è diventata un'ottima abitudine. Dopo cena, al termine del pasto, una tazza da 200 ml di Glühwein in microonde, et voilà, il miglior rimedio naturale da tutti i malanni invernali.
Già, quest'anno posso dire di aver trascorso il mio miglior inverno a livello di salute, come non ne vedevo da tempo. Zero tosse, zero influenza, zero raffreddore. L'alcol e le spezie (tipicamente chiodi di garofano, cannella e anice stellato) sono un mix potente contro tutto ciò che infetta il nostro organismo, che siano i virus che ogni anno arrivano a frotte dalla Cina o dall'India, che sia lo stress quotidiano o la mancanza di ogni affetto.
Una tazza di Glühwein, un bel libro da sfogliare e le calde note di Ligabue in sottofondo. Questa è la soluzione per sconfiggere il lungo inverno francone...
Bis bald!
Stefano

mercoledì 19 marzo 2014

I quaranta minuti di rinascita

Ciao a tutti!
Erano due mesi e mezzo fa circa quando dovetti bloccare tutti i miei sogni di maratona per un problema al ginocchio. Poi arriva il giorno, in cui quasi come per magia, tutto quel dolore che si è provato nel correre, il gesto per me tra i più naturali che ci potessero essere, scompare. Come, non lo so ancora.
Ogni giorno a lavoro è caratterizzato dal fare un numero imprecisato di rampe di scale. I primi segnali incoraggianti arrivarono qualche settimana fa: nel salire tutti quei gradini non percepivo più alcun tipo di fastidio. Però ho voluto aspettare a provare a correre. Un po' perché non ne sentivo il bisogno, un po' per quella innata paura che c'è dentro di noi nel provare a fare qualcosa che nel breve passato ha creato problemi.
Con un ultimo weekend all'insegna delle nuvole, ho preferito starmene a casa. Un po' di riposo non guasta, ecco. E nel riposo viene l'idea: perché non riprovo a correre? Vediamo un po' che succede. Le sensazioni sembrano positive già dal riscaldamento, sento il ginocchio "sciolto". Parto tranquillo. Mi accorgo in fretta che qualcosa è cambiato. Dopo il primo giro del mio solito percorso ad anello (circa 1.6 km) non ho male. Non ne avrò neanche dopo il secondo. Allora inizio a pensare veramente che il momento no è finito. Finisce il terzo giro, niente, nessun dolore. Iniziano i sogni. Maratone, magari una mezza in primavera. Porto a termine il quarto giro, ed è tutto a posto. Mi concedo il lusso di un'accelerazione finale per chiudere con un ultimo quinto giro. Meglio non esagerare, in fondo è dalla Turin Marathon che non corro più seriamente, e cinque mesi di stop non sono pochi. Per ora va più che bene così. Sarà poco più di otto chilometri, corsi a 4'48"/km, la distanza finale...

La casa torna a popolarsi di abbigliamento da running...

Una corsetta che sa di piccola rinascita: arrivare a casa sudati, fissare il pavimento in modalità "sulle ginocchia", svogliatissimi seduta di stretching, assaporare di nuovo il Gatorade, entrare in doccia stanco e rilassato allo stesso tempo, cenare con rinnovata voglia. E per chiudere, alzarsi il giorno successivo, con le gambe che fanno malissimo. Un dolore che mai come stavolta sa di benessere...
Bis bald!
Stefano

martedì 18 marzo 2014

Fatta in casa

Ciao a tutti!
Un'ideuzza che avevo in testa già da parecchie settimane è diventata realtà. La bici che mi è stata fornita a settembre dall'azienda è ora mia, totalmente mia. In questi sei mesi, è stata un'ottima compagna, nei miei spostamenti attorno a Schweinfurt. Con lei vado a lavoro, faccio la spesa, raggiungo la stazione, vado al corso di tedesco. Ma posso anche trovare sfogo e liberarmi della tensione accumulata durante la giornata lavorativa, nonché togliermi importanti soddisfazioni sulla Mainradweg, la ciclovia che segue il corso del fiume Meno.
Certamente è diventata parte importante della mia vita a Schweinfurt. Grazie a lei ho acquisito un'abitudine importante e non da poco: lasciare la macchina in cortile e andare a lavoro in bici. Ogni giorno, pedalare per poco meno di quattro chilometri per coprire la tratta casa-ufficio è diventata una cosa consueta. A maggior ragione da quando sono costretto a non poter guidare, per la questione-patente, la bici è diventata ormai l'unico mezzo di trasporto... Con lei, finora, ho già coperto la bellezza di 585 chilometri. Non male: quattro chilometri al giorno per togliersi il medico di torno...(senza contare i vari stop per ripararla o per il ginocchio).

Sulla mia bici, il grifone di Schweinfurt e i colori della Franconia

Non è una bici giovane, lo si vede. Avrà almeno trent'anni. Ma è molto robusta: il telaio è di una robustezza incredibile, la pedalata è sciolta, i freni sicuri e il cambio è snello, veloce. Solo la sella necessiterebbe di manutenzione o meglio, andrebbe sostituita, ma a quello ci voglio pensare in Italia: le selle italiane sono le migliori! Sicuramente è una bici che ai tempi doveva essere decisamente costosa. D'altronde, è una Hercules, un marchio storico del panorama ciclistico tedesco. L'azienda fu fondata a Norimberga nel 1886 e ancora oggi, che ha sede proprio a Schweinfurt (proprio come la Sachs, che ha prodotto il suo cambio), sforna bici di pregio. Un modello Hercules nuovo non costa meno di 400 €, ma tipicamente in vetrina si vedono cifre che si aggirano sugli 800 €.



Questa bici, invece, me la porto a casa a 60 €. Mi presento dunque, esattamente una settimana fa, nel fabbricato dell'impresa che possiede questa bici. Dietro la porta d'ingresso ci sono tre persone, che stavano proprio aspettando me (l'appuntamento era fissato). Non capisco bene che cosa facciano di preciso costoro, ma a vedere dall'ambiente, trafficano in cicli e motocicli. Parlo con il presunto titolare, che mi chiede per quanto la vorrei. Io faccio la mia offerta: 50 €. Lui dice "Per me vale 70". Non ci penso su due volte e ribatto: "Possiamo chiudere a 60". Perfetto: tiro fuori i 60 €, una stretta di mano, un saluto "Viel Spaß!" e si chiude così la trattativa più veloce della storia, credo meno di 15 secondi.
Ora che è mia, alcuni accorgimenti e poi è perfetta per affrontare in serenità una ciclovia. Un paio di borse da bici, una sella nuova, qualche piccola cosa da registrare ed è a posto. Pronta, per nuove avventure sull'asfalto tedesco, a lato di qualche grande fiume...
Bis bald!
Stefano

lunedì 17 marzo 2014

Perché la corsa...

Ciao a tutti!
Che la corsa faccia bene è un dato di fatto: ti fa rimanere in forma, diverte e rende sempre allegri scaricando la tensione accumulata nell'arco della giornata lavorativa. Quello che ancora non si sapeva è che aiuta il cervello a stare giovane.
Una ricerca condotta dall'Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del CNR, pubblicata sulla rivista scientifica Stem Cells ha infatti rivelato una nuova correlazione tra l'attività fisica è il benessere del cervello. La corsa non solo favorisce la produzione di nuovi neuroni ma stimola la produzione di nuove cellule staminali neuronali nell'ippocampo: rallenta quindi l'invecchiamento del cervello e permette, detto in termini molto grezzi, di prolungare abilità e prestazioni collegate alla memoria. Una ricerca che pare rivoluzionaria, in quanto, secondo gli autori dello studio, permetterebbe di esplorare nuove frontiere nella lotta alle malattie neurodegenerative, Alzheimer e Parkinson su tutte.

Mezza Maratona delle Due Perle 2013, S. Margherita Ligure

Ma correre fa bene a tutti i livelli, a tutte le età, in tutte le stagioni. Fa bene al cervello come al cuore. Fa bene sempre. Ed è qualcosa che è sempre bellissimo perché rende di buon umore, è praticabile da tutti (ok, se avete problemi ai piedi o alle ginocchia è meglio fare altro, magari andare in bici), richiede poco tempo, poca attrezzatura e nessun impianto, puoi farlo da solo ma anche in compagnia

Chieri Antica

L'importante è non partire con obiettivi troppo grandi. Il mio rapporto con la corsa è in questo senso un esempio emblematico. Non ho mai disdegnato una corsetta, ma prima del 2010 non mi dedicai mai continuativamente a questo tipo di attività fisica. Iniziai con maggiore costanza un po' per caso, più che altro per stare in forma in vista di un'estate in montagna. Una relazione sentimentale conclusa mi diede la possibilità di dedicarvi più tempo e lentamente ad appassionarmi. Era il 22 aprile 2012 quando corsi la mia prima gara, la TuttaDritta: da quel momento partì un processo irreversibile, una reazione a catena, che mi portò neanche sette mesi dopo, era il 18 novembre, a correre a Torino la prima maratona. Ed ora, dopo altre tre maratone, sette mezze maratone, più di 400 km di gare e (stimo) circa 3500 km totali percorsi, non potrei mai più rinunciarvi: è parte integrante della mia vita e vorrei che rimanesse tale per più tempo possibile. Nessuna intenzione di fermarsi, insomma. E aggiungo: è duro (anzi, durissimo!) dover interrompere, come sono costretto a fare in questi giorni a causa della mia infiammazione al legamento esterno del ginocchio destro. Correre diventa come una droga (...), una droga che ha solo effetti benefici e nessuna controindicazione.

Venice Marathon 2013, Riva Sette Martiri

Ho raccontato il mio rapporto con la corsa perché credo sia un buon esempio per capire che non si deve cominciare con l'intenzione di correre una maratona. Iniziare così porta nel 99% dei casi ad un fallimento. Bisogna correre per divertirsi, per stare meglio, e poi se ci sono gli stimoli dentro di noi, potete star certi che deflagreranno con una violenza inaudita. Se siete di quelli che dite "io non ho fiato" posso solo dire di non dar retta a voi stessi. Risvegliate dolcemente il cuore dal torpore e anche il fiato verrà. E potrete poi godere di tutti quei vantaggi che rendono la corsa una vera e propria terapia. Ne elenco qualcuno, giusto per dare un ulteriore stimolo. La corsa:
  • aumenta le dimensioni del muscolo cardiaco (che si traduce in più sangue messo in circolazione);
  • aumenta il volume polmonare (più fiato!);
  • diminuisce la frequenza cardiaca (e di conseguenza, il lavoro del cuore);
  • migliora il sistema immunitario (forse è un caso, mai ho avuto febbre o influenza nei periodi in cui ho corso di più);
  • aumenta l'efficienza respiratoria;
  • diminuisce il contenuto di colesterolo e trigliceridi nel sangue (e anche qui i vantaggi si conoscono);
  • aumenta la produzione di endorfine e favorisce lo smaltimento dell'adrenalina (quindi migliore risposta allo stress quotidiano);
  • aumenta la massa muscolare (e chi, specie tra i maschi, non vuole?);
  • favorisce la circolazione sanguigna (quindi, migliora la qualità del sesso);
  • aumenta il volume di sangue e del suo contenuto di emoglobina (una bella botta di energia!);
  • diminuisce la pressione arteriosa (quindi meno rischi di problemi cardiovascolari);
  • favorisce le capacità metaboliche;
  • aiuta a perdere peso (e i vantaggi, fisici e psicologici, li conosciamo tutti);

Venice Marathon 2013, Parco S. Giuliano

Pensate possa essere sufficiente? Io spero di si. E allora cosa state aspettando? Se fuori splende il sole, non c'è niente di meglio di un paio di pantaloncini corti, un paio di scarpe da ginnastica e una T-shirt. Il vostro cuore e la vostra mente non potrà che guadagnarci. E sarete felici.
Bis bald!
Stefano

domenica 16 marzo 2014

Bucher: Racconti di montagna

"Quando guardiamo una montagna che ci è familiare, certi istanti sono irripetibili. Basta una luce particolare, una data temperatura, il vento, la stagione. Potremmo vivere sette vite e non rivedere mai più la montagna come la stiamo vedendo in quel momento; il suo volto è specifico come uno sguardo fugace scambiato attorno al tavolo di colazione. Una montagna occupa sempre il medesimo posto, e la si può quasi considerare immortale, ma chi la conosce bene sa che non si ripete mai. La sua è una scala temporale diversa dalla nostra."
Davide Longo, prefazione a Racconti di montagna


Ciao a tutti!
Finalmente riesco a parlare di questo libro, che da troppo tempo poltriva nelle mie case. Racconti di montagna, un'antologia di storie che hanno come comune denominatore i monti e la vita ad essi legata, ha per me un valore affettivo superiore a molti altri libri, è il primo libro prestatomi da Giulia (prima che arrivasse il Kindle e iniziasse la girandola del copia ed incolla digitale).
A differenza di testi simili, come Sul tetto del mondo (vedi post), qui si parla pochissimo di alpinismo o di avventure estreme, se non in un paio di racconti ambientati in Himalaya. E fatta eccezione per Maraini e Krakauer, le firme dei racconti hanno avuto poco a che a fare con l'alpinismo. Ma in ognuna delle storie che Davide Longo ha selezionato per questa raccolta, la montagna è il fulcro della vicenda, tutto si sviluppa all'ombra di un monte, o qualcosa di affine. Grandi nomi della letteratura internazionale affollano la raccolta (Kafka, Hemingway, Hesse) ma anche gli italiani sono ben rappresentati (Levi, Calvino, Buzzati). C'è posto per le montagne di tutto il mondo: si spazia dalle dalle Alpi all'Himalaya, dalla Groenlandia agli Urali fino a vette come Kilimanjaro e al Fuji.
In fondo la montagna è una culla dei sentimenti, ed è per questo che tanti scrittori hanno avuto modo di ambientarvi le proprie storie. Perché grazie a questi contorni un po' romantici, un po' impossibili, le storie emergono più genuine. In montagna non si può fingere, il vero sentimento viene sempre fuori. Quando questo è il contesto, un'abile penna non può che regalarci un meraviglioso testo.
Bis bald!
Stefano

Giudizio: 8/10 ««««««««««

sabato 15 marzo 2014

È primavera, tutti al lago!

Ciao a tutti!
Il clima di questi ultimi giorni in Germania punta decisamente verso la primavera: condizioni meteo eccelse, sole splendido da più di una settimana, pioggia praticamente azzerata, temperature prossime ai venti gradi. I miei colleghi mi hanno parlato di un inverno decisamente insolito, caldo come mai non si era visto da molti decenni. Non male, in fondo.
Questa primavera che si affaccia anche in Germania porta con sé tutto il desiderio di stare all'aria aperta. Si vedono molte bici in più rispetto a due mesi fa, e già molti più podisti (quelli veri in realtà ci sono sempre) si vedono lungo le strade di e attorno a Schweinfurt. Io non posso correre, per i vari motivi che ho già numerose volte citato, ma posso compensare con una passeggiata o, se voglio divertirmi di più, con una bella pedalata.

Sdraiato sul prato, col Kindle e la mia bici. Con un tramonto sul Baggersee. Sono a posto.

Un venerdì come quello di ieri era assai invitante. Sole e caldo. Esco un pochino anticipatamente dall'ufficio (comunque sempre dopo il 99% dei miei colleghi), un veloce salto a casa e poi dritto filato al Baggersee di Schweinfurt. È un posto che ricordo sempre con grande affetto, qui poco meno di cinque mesi fa svolsi l'ultimo allenamento in vista della maratona a Venezia. È molto rilassante ritrovarsi sulle sue rive, magari nel tardo pomeriggio quando il sole inizia a calare fino a nascondersi tra gli alberi ed evidenzia le sagome dei pennuti che popolano il laghetto.
Un aspetto interessante della Germania è la presenza, nelle aree fluviali di numerosi Baggersee. Quello di Schweinfurt è uno dei tanti. Sono laghetti "artificiali" che nascono in corrispondenza di importanti corsi d'acqua, grazie alla fuoriuscita delle acque sotterranee. Questo meccanismo è stato indotto dall'uomo, quando ha iniziato a utilizzare la ghiaia accumulatasi nei secoli. Molti fiumi, Meno, Danubio e Reno su tutti, annoverano sulle loro sponde molti di questi Baggersee. In Germania, dove sono bravissimi a valorizzare anche le cose apparentemente più nefaste, hanno saputo utilizzare questi laghetti come attrattiva per la popolazione locale.

Spring is coming!


Il Baggersee di Schweinfurt, esteso per una ventina di ettari, è completamente circumnavigato da una largo sentiero che permette di godersi una bella gita nella natura, in bici o a piedi. Per chi l'ha utilizzato per allenarsi è un ottimo tracciato, perché un suo giro sono due chilometri circa. Panchine lungo il percorso, giochi per bambini, anche un bar che si affaccia proprio sul lago, c'è tutto per trascorrere pacifici attimi di relax. Uno scenario veramente incantevole, solo in parte rovinato dalle torri di raffreddamento della centrale nucleare di Grafenrheinfeld.
Fra poco rientrerà in vigore l'ora legale (o solare? faccio sempre confusione...), quindi ci saranno giorni che si protrarranno più sul tardi. Già mi prefiguro piccole gitarelle in riva al lago, con la mia bici, la macchina fotografica e il mio Kindle. E speriamo anche di corsa, eh...
Bis bald!
Stefano

venerdì 14 marzo 2014

Con la quota rosa

Ciao a tutti!
Questa settimana si è fatto un gran vociare in Italia sulle cosiddette "quote rosa": la Camera ha infatti bocciato l'emendamento che consentirebbe una maggior presenza femminile in Parlamento. Personalmente ritengo che dover parlare di "quote rosa" nel 2014 sia una cosa al limite dell'anacronistico, ma soprattutto - specie per chi siede sugli scranni di Camera e Senato - la selezione non andrebbe fatta in base al sesso, ma in base alla capacità e ai meriti. Chissenefrega se sono tutti uomini o tutte donne: l'importante che è a guidare l'Italia ci siano personalità in grado di farlo. E questo, lo sappiamo bene noi italiani, quanto questo purtroppo non sia così.

Tutto ok con le quote rosa?

Per una volta, però voglio spezzare una lancia in favore dell'Italia. È infatti di qualche giorno fa uno studio, prodotto da una società britannica specializzata in revisione dei conti, che ha analizzato qual è l'attuale situazione sulla presenza delle donne nelle posizioni di comando: beh, non è che la Germania se la passi meglio. Secondo questo studio, infatti, pare che in Germania solo un'azienda su tre abbia almeno una donna in consiglio di amministrazione o con compiti direttivi. Pure stati tipicamente conservatori come Russia e Cina garantiscono un più facile accesso alle stanze dei bottoni delle loro aziende. E nel nostro paese? Se in Germania questa percentuale è solo del 33%, in Italia si tocca l'83%. Anche in campo politico la Germania non se la passa affatto meglio dell'Italia: nonostante il primo ministro sia colei che èconsiderata la "donna più potente del mondo", la cancelliera Angela Merkel, la proporzione 1:2 è rispettata, cinque ministri donna contro dieci ministri uomini, mentre con il nuovo governo guidato da Matteo Renzi c'è assoluta parità (e le donne ricoprono anche ministeri di un certo peso). Pure nei corridoi del potere tedesco c'è disparità: sono pochissime le donne a coprire il ruolo che in Italia è quello del sottosegretario.
Beh, per una volta tanto, non autocritichiamoci (cosa in cui siamo i numeri uno). Anche la tanto celebrata Germania non è sempre l'eldorado sociale che viene dipinto.
Bis bald!
Stefano

giovedì 13 marzo 2014

Mainhattan

Ciao a tutti!
La folle idea, la "verrückte Idee" che caratterizzerà le settimane di qui fino a fine maggio, è cominciata sabato scorso!
La prima scelta, per ovvi motivi di vicinanza geografica e praticità nei trasporti (visto il problema patente non ancora risolto) è l'Assia, che assieme a Baden-Württemberg, Turingia e Sassonia confina con il territorio della Baviera. La meta scelta per questo Land non è la capitale (Wiesbaden) ma forse la sua città più famosa, Francoforte sul Meno.

Uno skyline quasi newyorchese per Francoforte sul Meno

Francoforte... quali pensieri può crescere in un italiano il nome di questa città? Probabilmente due: il fatto che vi è un aeroporto presso il quale si fa spesso scalo, e che vi si trova la Borsa tedesca. Esatto: l'aeroporto di Frankfurt am Main è il terzo scalo aeroportuale europeo per traffico dopo il londinese Heathrow e il parigino Charles De Gaulle; grazie alla presenza della Borsa tedesca e del quartier generale della Banca Centrale Europea, Francoforte è una capitale mondiale dell'economia e della finanza.

Il "nuovo" e il "vecchio"

Ciò che è sbagliato, è pensare che Francoforte sul Meno sia questo e nulla più, perché è questo e ben altro. Un "ben altro" fatto di modernità unita ad un tocco di vintage quanto basta, di fermento culturale che va oltre il mero profitto, di estetica che non si limita al fascino di un grande fiume ma che sconfina nel cemento, di vitalità, di sorprese inimmaginabili per una città che si immagina, ignorandone il vero spirito, solo una giostra di denaro.

Scorcio di Paulsplatz

L'impatto con Francoforte è subito impressionante. Esco dalla stazione e mi trovo immerso in un'enorme girandola di palazzi, grattacieli altissimi. La visuale a 180° è completamente colma di queste strutture gigantesche che formano il più grande complesso di grattacieli in Europa. Il più alto tocca i 259 metri e per parecchi anni è stato l'edificio più alto d'Europa. Qui trovano sede tutte le principali banche ed assicurazioni, nonché le più importanti istituzioni economiche, tanto per voler sottolineare il loro dominio sulla vita dei comuni mortali, "relegati" a vivere in basso.
Il complesso di grattacieli di Francoforte è già di per sé stupefacente se visto dal di dentro. Visto dall'esterno - specie dalla sponda sinistra del Meno o da uno dei numerosi ponti che lo attraversano - regala uno skyline che non ha nulla da invidiare a quello newyorchese (se non altro in foto, in quanto a New York non sono mai stato). Poi va beh, c'è quel senso di tenerezza a vedere una chiesa (la Leonhardskirche) alla base della Kommerzbank Tower, quella più imponente. Il sacro e il profano, Davide e Golia, il dio che sta nei cieli e il dio denaro.

Generazioni architettoniche a confronto

Il palazzo che più riscuote successo non è però quello più alto. Si tratta dell'Eurotower, la sede della Banca Centrale Europea, ora presieduta da un italiano, il ben noto Mario Draghi. I turisti, soprattutto quelli asiatici, dai giapponesi agli indiani senza alcuna distinzione, sono molto attratti da questo edificio, e non perdono l'occasione di farsi scattare una foto. Non tanto sotto la torre, bensì sotto il gigantesco stemma dell'Euro che campeggia alla base dell'Eurotower. Un passaggio obbligato e quantomai banale. Un posto presso il quale è facile pensare "qui la foto la devo proprio avere", un po' come farsi fotografare a Montreux a fianco della statua di Freddie Mercury o a Parigi sulla tomba di Jim Morrison (e tra questi mi ci metterei anch'io, comunque).

I centri del potere economico europeo: l'Eurotower, sede della BCE...

...e il palazzo della Borsa di Francoforte

Un altro aspetto stupefacente di Francoforte è la sua estrema vitalità nelle numerose piazze che si incontrano passeggiando per la città. Ed ogni piazza ha un suo tratto ben distinto che la rende completamente diversa dalle altre. Hauptwache è il cuore della vita economica di Francoforte in quanto a poche centinaia di metri si trovano l'Eurotower e la Borsa. Opernplatz è l'immagine del contrasto tra il classico del Teatro dell'Opera è il moderno dei palazzi che qui vicino si concentrano. Paulsplatz è simbolo di mondanità ed orgoglio, rispettivamente grazie ai numerosi locali ed alla presenza della Paulskirche, chiesa sconsacrata e divenuta sede della prima assemblea del Parlamento tedesco. E poi c'è la piazza che più profuma di Germania, la Römerberg: le case a graticcio e l'immancabile Rathaus sono il miglior contorno per la festa del 3 ottobre, quella in cui si festeggia la riunificazione tedesca.

Hauptwache, cuore della vivacità di Francoforte

Poi c'è un altro cuore pulsante. Si tratta della Zeil, un'ampia via di circa quattrocento metri in cui spicca l'impressionante MyZeil, una recentissima opera architettonica dal gusto futuristico progettata da un architetto italiano, il noto Massimiliano Fuksas. All'interno si trova un centro commerciale, ed è una piccola parte di un complesso ammodernato pochissimi anni fa (una decina, se non sbaglio) dal nome Palais Quartier. Beh, il MyZeil di Fuksas è uno dei motivi per cui vale la pena venire a Francoforte: è stupefacente come quest'opera, caratterizzata da una sorta di tunnel che si infila all'interno del centro commerciale, assuma diversi aspetti a seconda della luce e della posizione dalla quale viene osservato. Se visto da breve distanza, non sembra altro che un enorme buco nel vetro che si proietta verso il cielo, se visto dalla Hauptwache sembra il frutto di un micidiale pugno in una parete riflettente. In entrambi i casi, è un'attrazione da non perdere.

MyZeil, il futuristico centro commerciale progettato da Fuksas

Qualcosa al limite dell'inconcepibile

Quando si parla di grande vitalità non si può dimenticare del contributo che può dare in questi termini un'area mercatale. La fortuna ha fatto sì che mi sia imbattuto nel mercato cittadino di Konstablerwache. Sono rimasto stupito da questa manifestazione: più che un mercato è un pub a cielo aperto. Ci sono molte bancarelle - soprattutto di frutta e verdura - ma al centro della piazza non si possono contare i produttori di vino che invitano alla degustazione di un bicchiere di vino, normalmente bianco. Assieme (c'è bisogno di dirlo?) alle improvvisate Bierstube o alle griglie sparse qua e là, intente ad arrostire wurstel. Presenze entrambe immancabili. Ciò si traduce nel concreto in una piazza che nella sua cornice offre i generi alimentari tipici di ogni mercato che si rispetti, e al centro ha una sorta di enorme ritrovo per bere un po' di vino o di birra, oppure il locale Ebbelwoi (una sorta di sidro) rigorosamente in compagnia, in piedi attorno ad un tavolino o comodamente seduti, magari con un piatto di kartoffeln...

Un sabato in compagnia

Come già accennato uno dei luoghi più simbolici di Francoforte e della Germania tutta è sicuramente la Paulskirche, una ex chiesa evangelica che nel 1848, in seguito ai moti rivoluzionari che scossero tutto il territorio europeo, ospitò la prima seduta del Parlamento tedesco. Francoforte, oggi centro di potere industriale, fu in passato innanzitutto centro di potere politico; qui venivano infatti eletti ed incoronati gli imperatori. Particolarità di questo edificio è il moderno affresco che si trova nell'atrio di ingresso: è un enorme dipinto che racconta allegoricamente la storia della politica tedesca.

Frankfurter Rathaus

Puntata inevitabile in un viaggio tra le vie di Francoforte è la Römerberg: l'antico cuore economico di Francoforte ha lasciato il passo alla Hauptwache, ma la ricostruzione post-bellica ha conferito nuova linfa vitale a questa piazza. Ovunque la si guardi c'è un tratto caratteristico di Germania: sul lato occidentale vi è il Rathaus; sul lato orientale l'Ostzeile, una lunga fila di case a graticcio tanto amate ai cultori dell'antico quanto detestate da chi vorrebbe perseguire la modernità in città, lasciandosi alle spalle ciò che è stato prima della guerra; al centro, nella parte più bassa della piazza, la fontana della Giustizia; chiude il panorama la Nikolaikirche.

L'Ostzeile, la serie di case a graticcio del Römerberg

A proposito di chiese: l'immensa torre del Dom (95 metri di altezza) è la risposta antica a tutto ciò che è Francoforte oggi. Un po' come i grattacieli, la torre del Dom è intercettabile un po' da ogni zona del centro storico. Il duomo invece è una chiesa dallo stile decisamente austero, che sa di Controriforma, ma sa slanciarsi come poche verso l'alto. Il "pezzo più prezioso" del Dom è certamente il Maria-Schlaf-Altar, una sorta cappella dedicata a questo capolavoro dell'arte scultorea.

Il Maria-Schlaf-Altar nel Dom

Francoforte è infine il fiume che è contenuto nel suo nome, il Meno. Ne è componente fondamentale, non esisterebbe questa città senza questo fiume. Ne scandisce i ritmi vitali, ne allinea la storia culturale, ne concilia l'animo più crudele.
Il bellissimo ed eccessivamente caldo sabato di marzo invita ad uscire dalle mura di casa: ed ecco, migliaia di persone sulle rive del Meno. Chi per una tranquilla biciclettata, chi per sgranchire le gambe, chi per raccontarsela con gli amici, chi si sdraia sull'erba per studiare, chi per bere un bicchiere di Apfelwein. Oppure per andare a visitare uno dei tredici musei che si susseguono sulla Schaumainkai, la riva sinistra del Meno.

Il Meno visto dalla sua riva sinistra; sullo sfondo l'imponente sagoma del Dom

E doveva essere solo una città commerciale, dicevano. Piena solo di grattacieli, dicevano. No, Francoforte è, a pieno diritto, tra le città più interessanti a tutto tondo dell'intera Germania e senza ombra di dubbio una delle sorprese più piacevoli della mia esperienza tedesca. Ora, testa al prossimo Land.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 12 marzo 2014

Padroni

"Il tedesco è sicuro di sé nel modo peggiore di tutti, nel più energico e nel più ripugnante dei modi, perché si immagina di conoscere la verità - cioè una scienza che s'è inventata lui stesso, ma che per lui è l'assoluta verità."
Lev Nikolàevič Tolstòj, Guerra e pace

Tolstòj aveva scritto qualcosa che in realtà è una previsione di ciò che sarebbe successo centocinquanta anni dopo. Si, tanti tedeschi - non tutti - hanno la presunzione di essere i dominatori del mondo o comunque la presunzione di essere molto migliori degli altri. Ed è qualcosa che ho avuto modo di assistere a diversi livelli della mia esperienza in Germania.
Non ci sono popoli migliori di altri: semplicemente ognuno è più bravo di altri in determinate cose. Ricordiamocelo sempre, tedeschi, italiani o altri popoli che siano.
Bis bald!
Stefano

P.s.: volevo trovare un immagine per questo post, come mio consueto, ma il tema mi stava portando a scegliere immagini che facilmente avrebbero potuto ferire la sensibilità dei lettori tedeschi (un bel 10% delle visite arriva proprio dalla Germania). Preferisco evitare.

martedì 11 marzo 2014

Terra di Franconia: Dettelbach

Ciao a tutti,
Dettelbach, un paese della Bassa Franconia, settemila anime in un'area posta sulla sponda destra del Meno. Questa sono alcune delle - poche - informazioni passate da Wikipedia riguardo il paese che racconto nel post di oggi. Beh, la pagina Wikipedia non si dilunga molto, ma una informazione veramente fondamentale, permettetemi l'ironia, la passa: Dettelbach è il paese che ha dato i natali ad una showgirl, molto famosa in Italia una quindicina di anni fa circa, Ela Weber.

Un settecentesco torchio vinario, un simbolo della cultura vitivinicola della Franconia

Dettelbach è invece uno dei borghi franconi meglio conservati: le mura sono quasi completamente integre e sono ancora presenti due porte e svariate torri lungo il perimetro murario. All'interno, un centro storico che invita a fare un tuffo di anni indietro: le case, sia quelle a graticcio che non, sembrano quelle di cinquecento anni fa. Pochissimo asfalto tra le case, c'è molta pietra, tantissime vie sono in ciottolato. Un piccolo tuffo nel Medioevo più recondito.

Il Rathaus di Dettelbach

I due luoghi di attrazioni di Dettelbach oltre al già citato impianto murario sono il Rathaus - molto simile per struttura a quello di Volkach - con un'importante peculiarità: è costruito sopra un piccolo ruscello, che scorre sottoterra ed emerge in fronte all'edificio.
L'altro è la chiesa di Maria im Sand, la traduzione è "Maria nella sabbia", edificio addirittura segnato in giallo sull'atlante stradale ADAC della Germania. Peccato per la facciata in ricostruzione, ma l'interno merita la camminata che dal centro porta alla zona orientale di Dettelbach ove si trova questa chiesa. L'altare barocco è il pezzo pregiato di Maria im Sand, ed è opera di un'italiano, quell'Antonio Bossi che aveva già fatto grandi cose nella Residenz di Würzburg.
L'altra chiesa di Dettelbach ha poco significato artistico ma fa un certo effetto se vista dalle campagne circostanti, dove spiccano enormemente le tinte biancorosse delle sue pareti (forse in onore dei colori della bandiera della Franconia?).

L'altare barocco di Maria im Sand, opera "made in Italy"

Dettelbach, come anche altre località franconi come Volkach e Würzburg vuol anche dire vino, un vero e proprio motore dell'economia locale. In ogni angolo di Dettelbach sono presenti negozi che propongono svariate qualità di vini locali. Sono inoltre numerose le Weinguten o le Weinstuben, locali che si equivalgono alle nostre vinerie e che in questa precisa area della Germania sono dirette concorrenti del prodotto alcolico per eccellenza, la birra e le sue Biergarten. E uno dei "monumenti" di Dettelback è un settecentesco Weinkalter, un torchio vinario in voga trecento anni fa.
Beh, non potendo bere birra, aver buon vino a chilometri zero non può che essere una gran bella cosa...
Bis bald!
Stefano

lunedì 10 marzo 2014

Sonata solitaria n.4

"È soprattutto nella solitudine che si sente il vantaggio di vivere con qualcuno che sappia pensare."
Jean-Jacques Rousseau

Questo vantaggio lo percepisco, in queste settimane. Eccome, se lo percepisco...

Ricordi di viaggio... (foto di archivio, 14 agosto 2013)

Bis bald!
Stefano

domenica 9 marzo 2014

Carpentieri

"Governante in una grande famiglia russa, ella aveva avuto occasione di recarsi all'estero, aveva percorso in lungo e in largo la Germania, e di tutti i tedeschi aveva fatto un unico mucchio di fumatori di pipe corte, di commesse che sputavano tra i denti, di operai, di commercianti, di ufficiali dritti come pali con le facce da soldati, di impiegati dai volti volgari, capaci solo di un lavoro pesante e di guadagnare danaro faticando, legati a un rozzo e noiosissimo genere di vita e a un pedante adempimento dei loro doveri: genti di maniere dure, di grosse mani ordinarie, con il viso borghesemente fresco e un eloquio volgare. «Per quanto lo si vesta con eleganza» pensava «per quanto fine e candida sia la camicia che indossa, perfino con le scarpe di vernice e i guanti gialli, un tedesco pare sempre tagliato in una grossa pelle da stivali; di sotto ai polsini bianchi spuntano pure sempre le mani dure e rossastre, e dietro il vestito elegante salta sempre fuori, se non un fornaio, un cameriere. Sono mani, le loro, che paiono fatte per tirare la lesina o, al massimo, per manovrare l'archetto in un'orchestra.»"
Ivan Aleksandrovič Gončarov, Oblomov

I tedeschi sono innanzitutto questo...

Ridiamoci un po' su, dai. I tedeschi non sono ovviamente tutti così - tendenzialmente non sputano - ma alcuni si, rispecchiano bene la descrizione fatta da Gončarov. Luoghi comuni giusti in parte, ma che perdurano da più di centocinquanta anni...
Bis bald!
Stefano

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