domenica 29 maggio 2016

Viva Nibali, viva il Giro!

"Quando diventi campione non puoi più nasconderti. Devi accogliere i favori dei pronostici e vincere un Giro “scontato”, devi correre sotto pressione e sotto i riflettori, devi incassare le critiche se non vai. Quando le attese di una nazione s'avvolgono alle tue gambe, queste si faranno lente e ogni attacco ti sembrerà fatale. Vedrai Dumoulin staccarti in maglia rosa sulle prime salite, vedrai Chaves spingerti nel baratro delle Dolomiti, vedrai Kruijswijk seminarti contro il tempo. E il cielo d'Italia sopra le guglie di roccia si coprirà d'azzurro tenebra.
Concedeteci il merito di non aver sprecato dell'inchiostro per l'epitaffio di Vincenzo Nibali. Nemmeno quando il suo Giro era rimasto appeso a un filo, sull'orlo del ritiro e al netto di un esame clinico. Si cercavano delle cause e molti hanno annaspato nella fretta: dalle pedivelle troppo lunghe per uno scalatore, a un Tour dell'Oman corso (e vinto) solo per impegni promozionali. Vincenzo è in scadenza di contratto, Vincenzo è distratto dal Bahrein, Vincenzo pensa già alle Olimpiadi. Vincenzo è vecchio. Vincenzo non è più quello del Tour.
Vincenzo non ha la forza degli antichi fasti ma sulle Alpi cercherà d'”inventarsi qualcosa”. Sul Colle dell'Agnello però, un altro gancio quando Chaves cambia ritmo in piedi sui pedali.Vincenzo sta crollando... No, Vincenzo sta ribaltando il Giro d'Italia. Primo, perché Vincenzo ha un angelo custode chiamato Michele Scarponi, il signor Cima Coppi, pretoriano della guardia Astana. Secondo, perché Vincenzo ha un cuore grande così.
Nibali fiuta l'aria del Tour de France e stravolge la Corsa Rosa dal suo epicentro transalpino. L'impresa di Risoul è fatta della materia dei sogni, ma sembra il colpo di coda del campione ferito, di un fuoriclasse che, scopertosi umano, ha raschiato il fondo per un trionfo d'autore. Eppure le Alpi sono il Valhalla degli eroi, Sant'Anna di Vinadio è il traguardo della stroria, il Colle della Lombarda è il terreno dell'epica. Consacrato en plein air nel Santuario dei monti marittimi, Nibali è tornato re del Giro con un salto triplo dalle Cime di Lavaredo. Dal senso di Vincenzo per la neve, alla rotta del normale per farsi leggenda. Viva Nibali, lunga vita alla maglia rosa."
Fabio Disingrini, Eurosport, 28 maggio 2016

Uno squalo in rosa (fonte: lapresse.it)

Oh, io mi sono sposato questo weekend, ma sono riuscito per qualche minuto ad assistere ad una delle più grandi resurrezioni sportive degli ultimi anni.
Venerdì stavo preparando la macchina per il grande giorno quando mio papà accorre a chiamarmi: "vieni su a vedere, c'è Nibali primo". Sinceramente, chi dava ancora alcune chances di vittoria al corridore siciliano? Sabato ero nel bel mezzo della cerimonia quando spunta tra gli invitati il tablet di Elisa ed uno streaming della diretta del Giro: la tentazione è troppo forte per non buttare l'occhio su ciò che stava succedendo a Sant'Anna di Vinadio. Sinceramente, chi non sperava a quel punto che vincere il Giro poteva essere impresa possibile?
Il miracolo a cui tutti non riuscivano a credere è riuscito. Il talento non si discute, se riesci in qualcosa riuscito solo a gente come Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault e Contador, ossia vincere tutte le grandi corse a tappe. Ma la gamba può non essere quella dei giorni migliori, e quella di Nibali non lo è stata di certo per molto tempo. Se all'Alpe di Siusi prendi due minuti da un semisconosciuto olandese e sul Fai della Paganella ne paghi quasi altrettanti, vuol proprio dire che qualcosa non gira. Chi non lo penserebbe. Poi c'è il colpo di scena. Le ruote della maglia rosa sulla neve, e tutto che si riapre. L'orgoglio e il coraggio a Risoul, l'entusiasmo e la forza sulle rampe del Colle della Lombarda. Quelle ultime centinaia di metri me le ricordo eccome. Nibali è un ossesso sui pedali, lo spinge la visione della maglia rosa, lo spingono migliaia di tifosi a casa, sulla Lombarda e a Sant'Anna di Vinadio, anche quelli occupati da una festa di matrimonio (la mia).

La chiave di volta, il trionfo a Risoul (fonte: superscommesse.com)

E così questa giornata già indimenticabile di suo, diventa ancora più speciale. Racconterò ai miei figli, "mi sono sposato un caldo sabato di maggio, un giorno in cui vidi un miracolo nelle forme di un'araba fenice colorata l'azzurro e di tricolore che desiderava ardentemente vestirsi di rosa".
Bis bald!
Stefano

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