martedì 3 maggio 2016

Quando le volpi diventano leoni

L'impossibile diventa realtà. Una squadra inglese di provincia, storicamente abituata a lottare nelle zone basse della classifica, si ritrova proiettata in testa, davanti a tutti i colossi multimilionari. Solo un anno fa era ultima, e si era salvata all'ultimo secondo. Una rosa costruita con quattro soldi, guidata da un allenatore italiano che ha sempre fatto bene ovunque egli sia andato, ma ha stampato addosso l'etichetta di perdente di lusso. "Non ce la faranno mai", i bookmaker la quotano 5000 a 1. Ma intanto sono lì, sempre in testa alla classifica, quasi dall'inizio alla fine. La tifoseria si riconosce in un ragazzo di ventotto anni, che fino al 2011 lavorava in fabbrica e che adesso spinge una città verso la conquista di uno dei campionati più importanti d'Europa. Si, il sogno è diventato realtà. Il Leicester City Football Club di Claudio Ranieri è campione d'Inghilterra, e questa incredibile stagione rappresenta la più bella favola calcistica del nuovo secolo e del calcio moderno. Una storia di sport d'altri tempi, per soli cuori romantici.

Due dei personaggi chiave del miracolo Leicester, Claudio Ranieri e Jamie Vardy (fonte: indipendent.co.uk)

Il Leicester, va detto, non era e non è una squadra di sprovveduti. Due anni fa, conquista la promozione in Premier League ottenendo il record storico di punti per la Serie B d'Oltremanica. L'anno scorso si salva quasi per miracolo: dall'ultima posizione di fine marzo, il Leicester conquista la permanenza nella massima divisione grazie ad un filotto di ben 22 punti nelle ultime dieci giornate. Una grande prova di carattere, non bisogna negarlo. In estate, uno scandalo dallo sfondo a luci rosse causa un terremoto in società, e a farne le conseguenze è proprio l'allenatore. In fretta e furia viene anche convocato Claudio Ranieri, coach di esperienza e grande conoscitore del calcio inglese: supera rapidamente la selezione e diventa così il nuovo manager del Leicester. Tifosi ed ex del Leicester (tra cui un certo Gary Lineker) sono perplessi a riguardo. Ranieri arriva da una disastrosa esperienza come commissario tecnico della nazionale greca e in Inghilterra ha l'etichetta del perdente di lusso. Le sue squadre giocano bene, tatticamente ben disposte, difficilmente subiscono imbarcate, ma non vincono. Ma chi conosce il gioco del calcio sa anche che nelle esperienze di Chelsea, Juventus, Inter e Roma, Ranieri non ha mai avuto a disposizione una rosa adatta per competere ai massimi livelli. "The Tinkerman", il suo soprannome in Inghilterra, "il Normalizzatore" in Italia. Altra roba rispetto ai vari Special One e Hairdryer.

È il capitano Wes Morgan a siglare la rete che consegna l'ultimo punto decisivo alle Foxes (fonte: kicker.de)

Una squadra di venticinque giocatori può aver molto da dire sotto l'aspetto tecnico, ma ancora di più da un punto di vista umano. Soprattutto se si analizzano i profili umani dell'undici titolare, incredibilmente schierato in blocco lungo tutto il campionato, al netto di infortuni e squalifiche: Schmeichel-Simpson-Morgan-Huth-Fuchs-Kanté-Drinkwater-Mahrez-Okazaki-Albrighton-Vardy, quasi una filastrocca.
Alcuni di loro stati considerati come scarti, eterne promesse mai fiorite nei top club: come gli inglesi Danny Simpson (nel Manchester United) e Marc Albrighton (nell'Aston Villa), il tedesco Robert Huth (nel Chelsea) e soprattutto un illustre figlio d'arte come il danese Kasper Schmeichel (nel Manchester City). Il loro capitano, Wes Morgan, fu bollato per anni come un ciccione e come un mammone, salvo poi rifarsi per due volte, segnando i gol decisivi nella vittoria contro il Southampton e nel prezioso pareggio all'Old Trafford. Nella rosa del Leicester ci sono uomini che hanno fatto la gavetta nelle serie minori francesi, come N'Golo Kanté e Rihad Mahrez, rispettivamente i polmoni e il fosforo della squadra, gente che fino ad un anno fa poteva solo sognare di calcare i prestigiosi palcoscenici della Premier League.

Rihad Mahrez esulta davanti alla tifoseria del Leicester (fonte: calcio.fanpage.it)

E poi c'è un giocatore che più di altri incarna lo spirito del Leicester, Jamie Vardy. Un numero 9 in grado di strappare il record di giornate consecutive in rete ad un mostro come Ruud Van Nistelrooy e, successivamente, di esordire in nazionale e segnare il primo goal di tacco, all'Olympiastadion di Berlino, in casa dei tedeschi campioni del mondo. Jamie Vardy, un numero 9 che fino a pochi anni fa era un operaio metalmeccanico in una fabbrica di Sheffield.
Piccola nota: Mahrez e Vardy, insieme, non sono costati più di un paio di milioni di sterline.

Mahrez e Vardy, i gemelli del goal di Leicester (fonte: thesun.co.uk)

La stagione inizia sotto i migliori auspici, sei risultati utili consecutivi fino al pesante tonfo casalingo contro l'Arsenal. Ma il Leicester rimane sempre nei piani alti della classifica. È una squadra messa perfettamente in campo, poco possesso palla ma altrettanti pochi spazi per le avversarie, grande pressing a centrocampo, verticalizzazione ossessiva e ricerca perpetua della profondità, lo schema "lancio lungo di Mahrez per Vardy" è il classico di casa Leicester. La svolta avviene una domenica di fine novembre, quando un punto contro il Manchester City regala la vetta della Premier. Che non mollerà più. Nel mezzo, vittorie esaltanti, come il 2-1 rifilato al Chelsea dell'acerrimo nemico José Mourinho, la vittoria all'ultimo respiro in casa del Tottenham, le lezioni di gioco a due santoni come Klopp e Pellegrini, reti assurde come quella dell'1-0 al Liverpool griffato Vardy. E anche una serie di partite vinte per 1-0, perché il calcio di Ranieri è anche calcio all'italiana, fatto di tanta difesa e grande contropiede. Sempre in vetta, sempre guardando tutti gli altri partecipanti dall'alto.

Il missile terra-aria spedito da Vardy nella porta del Liverpool (fonte: theguardian.com)

Alla fine ha vinto Ranieri, il normalizzatore. Ha vinto laddove non sembrava possibile. Ha vinto in Inghilterra, la patria dei bookmaker, gli stessi che concedevano al Leicester le stesse probabilità di Bono Vox di diventare papa. Ha vinto in un campionato in cui la cerchia dei possibili vincitori era più che ristretta, dove le squadre più forti sono ormai multinazionali in mano a sceicchi e russi ricchi sfondati. Ha vinto lui, uomo che non aveva mai vinto un campionato, in una realtà di provincia, dove nessuno in 131 anni di storia aveva vinto prima.
Il calcio è un luogo strano, e la sua storia è scritta da divinità bizzose: Ranieri vince il suo primo campionato a sessantaquattro anni, nella stagione che vede il crollo di un'icona come Mourinho. L'ultimo punto conquistato all'Old Trafford, la certezza matematica regalata dal Chelsea, la sua ex-squadra.

Courtois non può che vedere la palla entrare in porta... (fonte: goal.com)

C'è un segreto dietro a questa vittoria? I giornalisti impazziscono con le storielle come quelle della pizza dopo il primo clean sheet, il dilliding dillidong della campanella motivazionale, la settimana di vacanza. Ma queste sono le solite curiosità del caso. Il vero segreto (secondo me) è nella bravura di Ranieri: sicuramente sul piano tattico, ma ancora di più sul piano umano. Ranieri ha dato a giocatori sconosciuti e a giocatori considerati finiti, non all'altezza del ruolo, la fame di vittoria, la voglia di correre quel metro in più che nel calcio a volte può voler dire vita o morte, la speranza di raggiungere l'impensabile. Passo dopo passo, insieme, divertendosi. Grazie Claudio Ranieri, grazie Leicester.


"I want to enjoy because life is very short. Come on man, enjoys everybody, loves everybody."
Claudio Ranieri

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