venerdì 9 dicembre 2016

Dove scoprii il mal d'Africa

Se devo trovare un luogo dove posso dire che il mio mal d'Africa ha avuto inizio, questo luogo è sicuramente il fiume Zambesi. Siamo nel cuore dell'Africa, dove questo fiume segna il confine politico (e naturale) tra lo Zambia e lo Zimbabwe, i due stati nati dalla divisione di quella colonia inglese nota come Rhodesia. In questo angolo sperduto del continente nero, dove la natura selvaggia sa ancora difendersi con ardore dall'antropizzazione, ho scoperto di essere stato contagiato da quella sensazione di nostalgia che l'Africa lascia in eredità a tutti coloro che mettono piede su questa incredibile terra. Sullo Zambesi, noi eravamo al termine del nostro viaggio di nozze, iniziamo a sentire nell'animo che questo viaggio pazzesco si stava avviando verso la sua conclusione. E poi, quei tramonti...

Un coccodrillo in agguato...

Sullo Zambesi abbiamo avuto la possibilità di fare una crociera fluviale. La facciamo ad un ora particolare, nel tardo pomeriggio, quando il sole inizia lentamente ad abbassarsi e quindi a nascondersi sotto la linea che divide l'acqua dello Zambesi dal cristallino cielo d'Africa. Il sole che prima riscalda la vegetazione, ora scende per illuminarla tenuemente, per regalarci bagliori dorati sulla superficie del fiume. In questa "fascia oraria", si celebra il trionfo della natura. Gli animali smettono di celarsi e i colori dei tramonti dipingono la natura con un'altra luce.

Un incendio in cielo

Da una crociera fluviale il punto di osservazione sulla natura è ben diverso da quello che si può avere durante un safari. Nella savana, bisogna essere anche un po' fortunati con l'osservazione. La savana è sterminata e chissà dove possono andare a nascondersi gli animali. Sul fiume, è diverso. La barca permette un avvicinamento più silenzioso in angoli più nascosti. E sul fiume, si consuma un gran bel pezzo di vita della fauna. Il fiume e le sue rive sono il terreno di caccia di ippopotami, di coccodrilli, il territorio di pesca per molti uccelli. E chi non caccia, va al fiume per dissetarsi. La varietà di specie animali è smisurata.

Crociera fluviale

Da una barca sul fiume Zambesi, per esempio, abbiamo assistito al momento più adrenalinico del viaggio: il fenomeno di cannibalismo dei coccodrilli. Il corpo di un coccodrillo che volteggia nell'aria, incastrato tra le fauci di un suo simile, è qualcosa che non si dimentica facilmente. Le rive dello Zambesi sono "infestate di coccodrilli". Nelle residenze turistiche lungo il fiume è tutto un pullulare di cartelli che mettono in guardia i turisti dalla presenza di coccodrilli in cerca di prelibati bocconcini... E anche durante la crociera ne abbiamo avvistati tre/quattro. Stupefacente come molti animali, uccelli soprattutto, razzolino tranquillamente nei pressi del coccodrillo. Ma non hanno paura? La dentatura del coccodrillo suscita sgomento anche in fotografia, la sua ferocia l'abbiamo constatata con i nostri occhi.

Ippopotami

Un altro show lo mette in scena l'ippopotamo. A questo animale piace stare a mollo, quasi completamente coperto dall'acqua. Solo la fronte e i suoi occhi emergono dalla superficie del fiume. Ma quando esce dall'acqua, si mostra in tutta la sua imponenza. Uno di questi, ad un certo punto ha emesso uno sbadiglio. Mi dispiace non aver colto l'istante con la macchina fotografica, descrivere a parole cosa è stato non può legittimare lo stupore di quel momento: la dimensione della bocca di un ippopotamo è qualcosa di im-pres-sio-nan-te!

Ciao ciao, sole

Dulcis in fondo, il tramonto. Zigzagare sulle acque dello Zambesi, acque che sembrano essere placide ma in realtà iniziano quell'accelerazione verso il tonfo micidiale delle Cascate Vittoria, ci consente di seguire un'altra lenta caduta, quella del sole dietro la linea dell'orizzonte. I contorni sono sempre più netti, le tonalità più accese. Fino all'ultimo bagliore di luce che intravediamo, poi, come in un incendio che sta per esaurirsi, il rosso se ne va e il blu si riprende il suo posto nel cielo. Tramonti così non li avevamo mai visti. E non vederli più - per molto tempo - è l'essenza del mio mal d'Africa...
Bis bald!
Stefano

Nessun commento:

Posta un commento

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...