Ottanta giorni, o poco più, sono trascorsi dal 25 settembre. Era il giorno della maratona di Berlino: volevo fare una gran bella gara. Col senno di poi, l'ho fatta, la "bella gara". perché l'imprevisto bisogna sempre metterlo in conto e, se per sette volte sono sempre arrivato alla fine senza troppi patemi, l'ottava l'ho pagata a caro prezzo. Una caduta dopo cinque chilometri, in cui inconsapevolmente mi sono fratturato un osso del piede, il dolore ad una gamba per una decina di chilometri e tutta la consueta trafila di dolori multipli in molteplici parti del corpo, prima dell'arrivo da brividi nel Tiergarten berlinese.
È una maratona che merita di essere raccontata non solo per ciò che è stata la gara del 25 settembre, ma anche per ciò che sono stati i tre mesi antecedenti l'appuntamento con i 42.195 chilometri. Questa volta è stata una "maratona prima della maratona", perché mai come stavolta la preparazione è stata lunga, intensa e difficile. Il caldo che a più riprese, ma soprattutto a cavallo di agosto e settembre, ha attanagliato la Germania, non mi ha consentito di allenarmi nelle migliori condizioni e soprattutto di recuperare a dovere. Si, è stato un percorso duro, durissimo, ma svolto con passione ed impegno. Proprio per questo l'ho voluto ripercorrere in questo post, una cronistoria del mio percorso che mi ha portato a Berlino, condito da alcune immagini della maratona e della mia personale partecipazione. Dalla pre-iscrizione e dal sorteggio fino all'esame che mi ha diagnosticato la frattura al piede. Una maratona, alla fine, è anche questo: la fortuna dell'estrazione, la sfortuna dell'incidente.
Bis bald!
Stefano
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