domenica 31 marzo 2013

Viva la primavera!

Ciao a tutti!
Trascorso una buona Pasqua?
La giornata di oggi non poteva non essere..."corsa". Con condizioni meteo del genere, impossibile resistere alla tentazione di fare una sgambata nel tardo pomeriggio. Con una cornice d'eccezione, lo skyline delle Alpi piemontesi, quasi completamente sgombre da nubi!
Correre con queste premesse la corsa diventa un'occasione per acquisire positività. Slegato da allenamenti fatti "in un certo modo" la corsa di oggi è stata vissuta nel suo vero spirito, selvaggio e naturale. Ci sono dei momenti in cui, correndo, non pensi affatto a quanto vai forte o piano, ma a ciò che stai provando. In giornate come quelle di oggi, il tuo corpo sembra pervaso da tutto ciò che regala la primavera in giornate come queste: famiglie felici che gironzolano per il paese, i nontiscordardimé e qualche sparuta violetta a punteggiare di colore i prati, il sole che ti scalda appena uscito dalle zone d'ombra, le viole del pensiero ad ornare i balconi.

Piccole viole del pensiero a Saint Jacques (Ayas). Foto di archivio, 13 luglio 2012.

Se a questo ci aggiungi una performance eccelsa, quasi undici chilometri corsi in meno di 49' (con un passo di 4'29'' mai corso su questa distanza!), tutto è perfetto! Sarà la primavera a farmi correre più forte? O tutto ciò che di bello mi sta piovendo dal cielo in queste ultime settimane? Non lo so, a me basta sapere di essere felice e di correre alla grande!
Buon proseguimento di festività pasquali a tutti!
Stefano

sabato 30 marzo 2013

Hacer más que eso? - Il mio racconto della maratona di Barcellona

Ciao a tutti.
Raccontare le emozioni di una maratona non è facile. Lo dico sempre a tutti, sono sensazioni che non si possono trasmettere facilmente se non si corre, se non si corre una maratona, se non si prova a fondo la fatica dei 42 chilometri e 195 metri, quella che attanaglia i muscoli ma che al traguardo ti lascia una gioia difficile da eguagliare.
Quella di Barcellona è stata una maratona indimenticabile (segnatevi questa frase, ho come la sensazione che la parola indimenticabile sarà l'aggettivo usato per ogni maratona che correrò in futuro). In questa settimana nella capitale catalana sono stato totalmente rapito dall'atmosfera della città, dalla gente. E correre in questa città, tra cattedrali mozzafiato, palazzi imponenti e atmosfera di festa totale non può che restarti dentro, per tutta la vita. Ma andiamo per ordine...

Eccomi con i runner conosciuti a Barcellona: da sinistra, Stefania, Antonio, Paola, Marta, Andrea, io e Paolo

Domenica 17 marzo 2013, il grande giorno: si esce alle 7.30, a piedi, verso Plaça d'Espanya. E la speranza che ho avuto per mesi, quella di correre in canotta, si infrange nell'attimo di uno sguardo al cielo una volta uscito dall'ostello: piove! "Puttana troia!", penso. "Con tutti i giorni in cui poteva piovere a Barcellona (a Barcellona!!!), proprio oggi doveva succedere". Purtroppo collego le parole pioggia e maratona con "piedi distrutti" e i pensieri che corrono in testa sono solo negativi. Fortuna che ho una T-shirt pronta per l'evenienza e soprattutto la pioggia,  per ora, non è intensa. Nessuna pozzanghera sulla strada, tanto per intenderci.
Il tratto di strada che percorro al fine di riscaldamento ti fa entrare nel clima maratona in fretta: è la Gran Via de les Corts Catalanes, una delle lunghissime arterie viarie di Barcellona, che di lì a poco calpesterò con le mie scarpe, e saranno già una decina i chilometri percorsi. Vedi i primi runner scaldarsi in Plaça Universitat e qualche organizzatore vicino alla stazione metro di Rocafort. E il cervello è in viaggio, direzione...sconosciuta. Partire per una maratona è come entrare in guerra, contro qualcosa più grande di te.
L'effetto è tanto maggiore man mano che ti avvicini in Plaça d'Espanya, il palcoscenico dell'evento, partenza e arrivo. Una piazza che regala un colpo d'occhio incredibile: le torri veneziane e la Font magica al centro della piazza; e sullo sfondo la collina del Montjuic, i giochi d'acqua delle fontane sotto il Museu Nacional d'Art de Catalunya. Un luogo della vita, di quelli che ti rimarranno impressi per sempre. Tanto quanto Piazza Castello a Torino, per rimanere in tema di maratona. O il Monte Bianco, il Cervino, le vette dell'Alta Via.

Via alla maratona di Barcellona: che colpo d'occhio Plaça d'Espanya!

Gli attimi prima di una maratona sono frenetici. Ti scopri di dovere fare delle cose importanti e doverle fare in fretta: mettiti una maglietta, consegna lo zaino al guardaroba, scarichi gli ultimi liquidi dietro ad un albero. Un po' di stretching, fondamentale; una foto di gruppo con Andrea, Antonio, Marta, Paola, Paolo e Valentina, i runner con i quali ho diviso il weekend podistico a Barcellona e via, tutti dentro le griglie. Non è come a Torino, non c'è la partenza di massa, il numero di podisti è tale per cui è necessario scaglionare le partenze in base al tempo previsto al traguardo. Infatti, partiamo dopo sette minuti dopo lo sparo; si svolta a sinistra verso Carrer de Sants, il primo lungo rettilineo della Zurich Maratò de Barcelona.
La prima parte di gara è un continuo saliscendi, Carrer de Sants segue le ondulazioni dell'entroterra di Barcellona, ma la prendiamo forte. Il ritmo che faccio con Antonio e Paolo è buono, veloce. Ho un po' di timore nello sprecare fiato parlando con loro. Ma come fare a non ridere quando, di fronte al mitico Camp Nou, quel mattacchione di Paolo inizia a parlare del suo Milan e delle quattro pere rifilategli dal Barcellona proprio a pochi metri da dove stavamo correndo. E come quelle quattro pere sono diventati il passpartout per entrare al Sutton... Per non parlare dello stratosferico rutto di Antonio e delle uscite in spagnolo, sempre di Paolo: "No pasa nada!", "No te preocupes". Fantastico.
Il ritmo rimane sempre sostenuto lungo i primi chilometri, il cronometro mi segnala un ritmo che all'incirca è quello della Turin Marathon. Bene, la prima parte è anche vallonata e il tratto più duro o almeno, quello più ripido, dietro al Camp Nou, è superato. Ma il problema di una maratona come quella di Barcellona, senza dimenticare il duro percorso, è la folla che vi partecipa. Alla partenza sono segnalati diciottomila partenti, più di quattro volte che a Torino: quello che ti rallenta davanti a te, lo trovi sempre. E sorpassarlo non è impresa facile, qui è come andare in macchina, per sorpassare devi vedere chi ti sta attorno ed inciampare nelle gambe di un altro runner è cosa tutt'altro che difficile! La Gran Via, percorsa in discesa, ci dà un po' di respiro e sorpassiamo un po' di maratoneti lenti. In realtà mi sembrerà, durante tutto l'arco dei quarantadue chilometri, di essere sempre in corsia di sorpasso.
La leggera discesa sulla Gran Via termina in fretta. Alla svolta a sinistra verso l'affascinanate Passeig de Gracia, si ricomincia a salire. Non è dura, tutto sommato. Almeno, non la sento tale, forse perchè i chilometri  percorsi sono circa quattordici. Ma è tosta quanto basta per perdere Antonio. E abbiamo percorso un terzo circa del percorso.
Da poco meno di quattro giorni a Barcellona, non avevo ancora avuto modo di fare un salto a vedere la Sagrada Familia, se non dalla visuale privilegiata del Parc Guell. Corrervi di fianco toglie il respiro... è... immensa. Belle sensazioni in quel momento. La folla è tanto, il tifo è caldo..." venga, venga!" (in spagnolo, "forza, forza!"). Svolta a sinistra sul Carrer de Valencia, un lungo rettilineo vallonato che porta ad un passaggio chiave dell'intero percorso, la Meridiana. Forse il tratto più importante della maratona: sono più di due chilometri in continua salita che cascano esattamente a metà gara. Bisogna farli veloce, per mantenere il ritmo. Bisogna sorpassare in taluni casi, e farlo in salita non è cosa semplice! Semplicemente infinita, la Meridiana. Si percorre in due sensi, prima in salita e poi in discesa. Li vedi, quelli che vanno più forte, e sono due o tre chilometri avanti a te. Nulla può evitare di farti pensare "Cavolo se corrono quelli", sognando di tenere un giorno il ritmo per correre i 42.195 chilometri in meno di tre ore.

La tensione è alta quando si sta per oltrepassare la linea di partenza...

Ritorniamo sulla Gran Via, e qualche certezza viene meno. I rifornimenti, tanto per dire: siamo al chilometro 24 e ancora nessuna traccia di rifornimenti "solidi". Ma perchè? Cosa succede? Non è normale la cosa, pensiamo immediatamente io e Paolo. In discesa a destra verso la Rambla Prim, e ancora nessuna traccia di frutta. Solo liquidi, sali ed acqua. La cosa ci sembra veramente assurda. Cosa aspettano a rifornire gli atleti? Il quarantesimo chilometro? Non lo so, a ripensarci credo che un rifornimento più accurato avrebbe migliorato la performance finale di molti, me compreso. Il primo rifornimento solido avviene sulla Diagonal, nel tratto che collega il Forum alla Torre Agbar. Altro tratto senza fine della corsa, che avviene in uno scenario molto suggestivo: si attraversa l'architettura moderna di Barcellona, dalle forme squadrate ma in ogni caso bizzarre. Il sostegno è enorme in questi chilometri, la folla si accende al passaggio ai rifornimenti. Che ora sono tanti e molto ravvicinati. Mi chiedo ancora adesso: metterne uno prima, no?
Un piccolo strappetto, che sia io che Paolo (ancora con me ad un ottimo ritmo) soffriremo, ci porta sul lungomare di Barcellona, quello che porta al porto olimpico. I chilometri fatti sono già trentadue e qui i muscoli inziano ad essere duri. Li senti, che non rispondono più come nei primi chilometri. Come un componente meccanico mal lubrificato.
A ritemprarci ci pensa il percorso: manca poco ai trentacinque chilometri e si entra nella zona storica di Barcellona. Ora è un lungo tratto completamente nel centrocittà, con passaggi da brivido. La folla è festante, incita, ti chiama per nome e tu non puoi fare altro che incitarla di rimando, sperando che faccia ancora più casino, ben sapendo che il suo sostegno è linfa vitale, è energia pronta per essere bruciata! Ho ancora le immagini negli occhi di quei momenti: sotto l'Arc de Triomf, un'emozione incredibile, l'incitazione in Plaça de Catalunya, ma soprattutto i 400-500 metri in Ronda Sant Pere. Sono tornato con la mente a molti anni fa, penso diciassette, quando bambino, ammiravo in tv le gesta di Marco Pantani sull'Alpe d'Huez, dove divideva il popolo della bici quasi come fosse Mosè nell'intento di dividere le acque. Solo che questa volta, a dividere una folla festante ci sei tu ed altri diciottomila atleti!
Ancora festa per le vie di Barcellona: Avenida Portal de l'Angel e la piazza della Cattedrale sono gremite di tifosi; i complessi musicali alzano il volume della manifestazione e ti danno carica. La Via Laietana ci porta fuori dal centro storico per riportarci verso il lungomare: è il chilometro 39 e qui percepisco che Paolo non ce la fa più. Ora tocca a me andare avanti, da solo con me stesso, nonostante sia attorniato da centinaia di runners. Ed è qui che faccio una scoperta inquietante. Poco prima del quarantesimo chilometro mi accorgo che il cronometro segna qualche dato che non va: c'è una differenza di circa 800 metri tra i cartelli del percorso e il mio cronometro (800 metri segnati in più, ovviamente). Qualcosa non torna. Il passo segnato dal cronometro è in realtà più veloce di quello effettivo: calcoli errati, quindi, da parte del cronometro e di conseguenza anche da parte mia. Capisco lì che è giunta l'ora di dare tutto ciò che si ha ancora a disposizione, di raschiare dal fondo del barile le ultime energie.

Il vincitore della Zurich Maratò de Barcelona 2013, l'etiope Gezahegn Abera Hunde, in 2h10'17''...

Chiudo il quarantesimo chilometro all'ottimo passo di 4'32''. Si, il tempo di Torino è migliorabile! Ma restano gli ultimi due chilometri, i più duri (vedi post del 15 marzo 2013): sono in salita e sono alla fine! E in effetti, una volta raggiunto il monumento a Cristoforo Colombo, inizia la salita finale! Ci metto poco a capire che non sarà possibile migliorare il tempo fatto a Torino: il passo si alza decisamente, di mezzo minuto e anche più, e la pendenza, seppur lieve, è tale da rendere estremamente difficile ogni falcata. I muscoli sono durissimi, ormai, e non ti rispondono più. Il cervello ordina ma le gambe non ascoltano più. Come se i loro nervi si fossero staccati dal sistema nervoso. Plaça d'Espanya si vede, è laggiù, non sembra lontana eppure non arriva mai. La Font magica pare vicina, ma sono ancora due chilometri, poi uno. E come se non bastasse, ricomincia a piovere copiosamente. Pare nulla sia cambiato, solo il dolore nelle gambe è lo stesso. E allora, una volta rassegnato a fare un tempo superiore alle aspettative, ti godi il momento, cerchi di trarre tutto il meglio da quei due ultimi intensi chilometri finali che sono il senso della maratona, il riassunto dei quaranta corsi prima. La gente a bordo strada ti incita, non smette di sostenerti, di darti morale, e tu cerchi in ogni modo un residuo di forza, una goccia di energia nei muscoli che ti permetta di arrivare al traguardo.
Finalmente a Plaça d'Espanya, dove inizia la larghissima curva a sinistra verso il breve rettilineo finale che punta verso il Montjuic. Dopo una fatica del genere, dopo questi incredibili chilometri, esulti comunque, perchè la maratona, come tutte le manifestazioni podistiche, è una grande festa! Diventa naturale alzare le braccia al cielo tra migliaia di persone. Ancora una volta, sei riuscito a sconfiggere ancora una volta i 42.195 chilometri. E sono due. Tempo o non tempo, ce l'hai fatta e hai vinto.
Paolo arriva poco dopo di me e diventa naturale abbracciarlo. In due abbiamo diviso il percorso e la fatica patita, ora è tempo di condividere anche la gioia. Esce il chip dalle scarpe, entra una medaglia appesa al collo, il ricordo della vittoria. Perchè correre per intero una maratona non è mai una sconfitta! Si realizza SEMPRE una grande impresa!
Ora, a quasi due settimane dalla mia seconda maratona, posso finalmente tracciare un bilancio finale dell'evento, a sangue freddo. Non posso dire di essere completamente soddisfatto, speravo di scendere sotto le 3h20' e invece sono tornato a casa con il tempo finale di 3h23'11'', quindi decisamente sotto le mie aspettative: il mio primo obiettivo era migliorare Torino (3h22'05''). Però sono contento di come è andato il weekend maratonistico in terra catalana: la pioggia ha complicato i piani e il percorso era veramente durissimo. Un saliscendi continuo che lacera i muscoli, li lavora alla distanza come un pugile sul ring. Un altro fattore da tenere in considerazione è sicuramente il numero di persone (io ho letto di più di 18.000 persone sul sito della manifestazione...). Potrà sembrare strano ad un neofita, ma il mio ragionamento è corretto: nonostante le griglie facciano una preselezione a livello tecnico, il runner più lento davanti a te lo trovi sempre: è necessaria molta attenzione nel sorpasso, ma soprattutto un veloce cambio di ritmo. Che alla fine paghi, le accelerazioni ti devastano i muscoli e la loro tenuta.
Non c'è che dire, visto il cronometro e tutti i fattori che hanno condizionato la corsa (pioggia, folla, salite), sono felice di come è andata questa maratona. Ora, a due settimane di distanza dalla maratona, sono decisamente più riposato e non mi resta che continuare ad allenarmi in vista dei prossimi appuntamenti (sui quali non voglio ancora svelare nulla), ma soprattutto in vista della prossima maratona: parafrasando Pulp fiction, questo non è neanche lo stesso campo da gioco...

Con il simbolo del trionfo, la medaglia. In compagnia di un grande Paolo, con me fino al trentanovesimo chilometro...

Prima di salutarvi, ci tenevo a fare qualche ringraziamento speciale: alla mia famiglia, che mi ha sostenuto da casa; a Giulia, che, anche distante chilometri mi è stata continuamente vicina :* durante tutta la settimana a Barcellona; a Eleonora, fantastica guida attraverso questa meravigliosa città nonchè formidabile dispensatrice di consigli; e, the last but not the least, a Edoardo, che mi ha guidato, con impegno e passione, lungo tutto lo straordinario percorso della preparazione della mia seconda maratona.
Il mio ringraziamento e soprattutto i miei complimenti vanno ovviamente ai runner conosciuti nel weekend di Barcellona: in primis a Paolo (3h23'37''), che mi ha accompagnato lungo trentanove chilometri di corsa, Antonio (3h44'05''), Stefania (3h59'10''), Paola (4h'01'53'') Marta (4h21'57'') e Andrea (4h34'36''). Grazie mille per aver condiviso momenti di puro divertimento! =D
Detto questo, vi aspetto su A spasso tra i Giganti per i prossimi post. Ovviamente a tinte catalane!
A presto e Auguri di Buona Pasqua!
Stefano

domenica 24 marzo 2013

Barcellona-Torino in otto giorni

Ciao a tutti.
Settimana intensissima quella che volge al termine stasera... solo sette giorni fa esultavo per la performance ottenuta alla maratona corsa a Barcellona e ammiravo i blaugrana vincere al Camp Nou. Per non parlare dei piaceri che la città catalana può offrire: Gaudì e la Sagrada Familia, il mare e un sole indomito, la paella e la sangria.

Un fiume di gente è pronta a riversarsi in Plaça d'Espanya...

E ora, sette giorni dopo, si ritorna a macinare chilometri: si ricomincia da Torino e dalla sua 10 chilometri, la TuttaDritta, ormai una classica per eccellenza. Esattamente dove un anno fa (con ben altro clima) era cominciato il travolgente (!!!) percorso podistico che mi ha portato, finora, a correre due maratone e quattro mezze maratone.
Ho molto materiale da pubblicare: in primis, tutte le emozioni della mia personale esperienza alla Zurich Maratò de Barcelona e il racconto dell'avventura al Camp Nou, fino ai migliori e ai "peggiori" ricordi di Barcellona e alla magia che infonde questa città. E ovviamente, il racconto di quanto successo oggi alla TuttaDritta: un'edizione da brividi quella di quest'anno. E non per ciò che si prova a correre, ma il clima: freddo, piovoso, bagnato. Prometto che ce la farò a raccontarvi tutto...

Start! Ha inizio la TuttaDritta 2013!

...è che quando ti capitano momenti stupendi come quelli vissuti nelle ultime due settimane e specialmente nell'ultimo fine settimana, è difficile avere anche solo la lucidità giusta per raccontare ciò che si ha dentro. Questa, però, è tutta un'altra storia!
A presto,
Stefano

sabato 23 marzo 2013

Un sabato di vuoto totale

Vi capita mai di trovarvi nella giornata, in cui nonostante la mole di fatti e pensieri di cui parlare, non si trovino le parole e di conseguenza il tempo per farlo?
Questo è quello che succede a me, oggi.
E... Siccome non ho parole da scrivere, posto questa foto, che, sotto un certo punto di vista, è molto connessa alla giornata di oggi: lascia appunto... senza parole!

Le Tre Cime di Lavaredo all'alba...

Ciao a tutti e buon weekend!
Stefano

giovedì 21 marzo 2013

Ciao, Freccia del Sud

Ciao a tutti.
Oggi è un giorno triste per l'Italia. Perdiamo un grande atleta e un grande uomo, una persona di sport e di cultura, Pietro Mennea. Tanti non sapranno chi è, specie i più giovani. Da appassionato di sport e da runner, di atletica leggera, posso garantire che era una leggenda. Campione olimpico dei 200 metri piani alle Olimpiadi di Mosca del 1980, dopo un'incredibile rimonta (video), e detentore del record mondiale sempre dei 200 metri (19''72) per ben diciassette anni. Ah, dimenticavo, il suo record sulla distanza è attualmente ancora imbattuto a livello europeo. Chapeau.

Mosca 1980, XXII Olimpiade: Pietro Mennea conquista l'oro nei 200 metri piani

Però, sarò sincero, mi piace ricordarlo in un altro modo. Vorrei che questo grande personaggio di sport, rimanesse in peritura memoria come l'umile uomo di Barletta, figlio di una casalinga e di un sarto, che da solo, con le proprie forze e il sacrificio, è diventato un'icona dello sport italiano nel mondo. Un esempio per le giovani generazioni, di atleti e non atleti.
Ciao Pietro, continuerai a farci sognare anche dal cielo. Proprio come in quella sera moscovita di trentatre anni fa.
Stefano

martedì 19 marzo 2013

Il giusto premio: paella y sangria!

Ciao a tutti!
In questa settimana catalana, dopo le fatiche della maratona... non poteva mancare la giusta ricompensa dopo settimane di "alimentazione specifica" e completa lontananza dall'alcol.

Una paella pronta per finire nel mio stomachino...

E infatti, dove meglio se non a Barcellona, è possibile gustarsi una tipica cena a base di paella e sangria? Non sarà proprio catalana, perchè la sangria, la tipica bevanda alcolica a base di.vino e frutta, c'è in tutta Spagna mentre la vera paella, la "padella" di riso, carne e pesce, è di origine valenciana... però se non altro nulla a che vedere con gli austeri pasti degli ultimi giorni!

E finalmente arriva qualcosa di alcolico, la sangria!

Finalmente, una cena come si deve, ragazzi! Ci andava proprio...
A presto... (probabilmente da territorio italiano, domani si ritorna in patria)
Stefano

domenica 17 marzo 2013

NO PASA NADA: 3.23.11 sotto la pioggia!!!

Hola chicos,
anche la seconda è andata. Alle 12 di oggi ho terminato la 35esima edizione della Zurich Maratò de Barcelona con il tempo (non ancora confermato) di 3 ore, 23 minuti e 11 secondi.
Il tempo finale non è stato quello che mi aspettavo, detto sinceramente, ma il percorso si è rivelato veramente duro (non vi dico gli ultimi due chilometri...terrificanti) e per di più si è messa a mettere i bastoni tra le ruote la pioggia, che ha accompagnato buona parte dell'evento, specie all'inizio. Di questo comunque ci sarà ancora tempo per parlarne in post futuri.
Hi guys,
the second one has gone. At the 12 a.m. I've finished the 35th edition of the Zurich Maratò de Barcelona with the final time (not confirmed yet) of 3 hours, 23 minutes and 11 seconds.
The final time hasn't been the desired one, but sincerely spoken, the route was really hard (I won't say the last two kilometers, terrible) and besides the rain put spokes in my wheels, that followed most of the event, especially on the beginning. There'll be much time for speak about this in some future posts.

La medaglia della maratona di Barcellona. E un'altra l'abbiamo portata a casa...

Come sempre però, correre questi 42.195 chilometri ti lascia tanto dentro: su tutto un percorso dalla scenografia magnifica e lo straordinario tifo del popolo catalano. Indimenticabile il passaggio tra Ronda Sant Pere e Plaça de Catalunya e la Cattedrale, si correva tra due ali di folla!
Complimenti anche ai runner che mi hanno accompagnato in questi giorni: Marta, Paola, Valentina, Antonio e soprattutto Paolo (in 3.23.37), con me fino al chilometro 39.
Ed ora, tutti al Camp Nou!
Buona serata,

As always, however, to run these 42.195 kilometers gives a lot inside of you: firstly, a magnificent scenography's route and Catalan people's extraordinary support. The passage between Ronda Sant Pere, Plaça de Catalunya and the Cathedral was unforgettable, you ran between two wings of crowd!
My greatings to the runners that were with me in thse days: Marta, Paola, Valentina, Antonio and mainly Paolo (in 3.23.37), with me until kilometer 39.
And now, let's go to the Camp Nou!
Have a nice evening,

Stefano

Ognuno per sè e Dio con tutti

Hola chicos, il gran giorno è arrivato!
Manca poco più di un'ora e prenderà il via la 35esima edizione della Zurich Maratò de Barcelona. Che con l'appuntamento del 2013 è diventata la quarta maratona in Europa per numero di partecipanti.
Basta scuse, basta seghe mentali, now it's time to run!!! È ora di fare ciò che si è fatto in mesi di allenamento: CORRERE, e basta. E come la runner Marta disse: "Ora, ognuno per sè e Dio con tutti!".

Plaça d'Espanya è pronta! Il magico scenario di partenza e arrivo è dinanzi ai vostri occhi...

Tanti auguri anche a tutti i runner che ogni compiranno l'impresa dei 42.195 chilometri a Badajoz, Bergisch Gladbach, Fürth, Roma e Scheveningen. Oltre che ai 18400 maratoneti che avrò al mio fianco fra poco...
Vi aspetto numerosi su A spasso tra i Giganti per il risultato della maratona! E grazie ancora tutti per il sostegno e l'incoraggiamento ricevuto.
Stefano

sabato 16 marzo 2013

Por què solo correr?

Ciao a tutti.
Sono in pieno ritiro pre-gara. È un momento in cui scrivere è quasi necessità. Perchè rifletti tantissimo sul passato e sul futuro, specie quello breve, quello che si avvererà nel giro di poche ore. Ogni tanto si esagera con i pensieri, sfogarsi con una tastiera non può che fare bene.

La canotta rossa e' pronta. Il pettorale pure...

Si arriva a questo punto alla fine di un lungo percorso. Ne avevo gia' parlato prima della Turin Marathon: pensavo che certe sensazioni non sarebbero piu' tornate. Ma ogni volta che ti trovi a correre quei 42.195 chilometri ti salgono su, quasi come un nodo alla gola, una miriade di pensieri. Come raccontavo giusto poco fa ad una ragazza australiana incontrata in ostello, questa e' la mia seconda maratona, ma nel momento in cui infili i lacci delle scarpe tra le fessure del chip e posizioni con cura le spille per fissare il pettorale con la canotta, ti si apre un mondo di emozione dinanzi. Ti batte forte il cuore, sapendo che domani andrai a raccogliere il frutto della preparazione di mesi. L'esito di tanta fatica compiuta, al caldo e al freddo. Di tanto sudore versato e molto dolore (fisico) vissuto, quando in allenamento i muscoli iniziano a volerti comunicare che e' ora di smetterla.
Mesi di allenamento studiati con Edoardo, numerose maglie e pantaloncini lavati da mia mamma, condivisioni di esperienze con i colleghi, riflessioni sul come impostare la gara e sul come affrontare i tratti piu' duri della maratona di Barcellona. Si arriva a pensare anche se hai fatto proprio tutto cio' che potevi fare per rendere al meglio, ma alla fine si, il mio dovere l'ho fatto. Si, ho qualche piccolo rimpianto per il problemino al piede a cavallo tra gennaio a febbraio, che ha disturbato la preparazione. Forse avrei potuto lavorare meglio durante i "long-run". In realta' non lo so, se ho fatto bene o male.
La giornata pre-gara e'un pot-pourri di immagini ed emozioni. Il ritiro del pacco gara e' l'essenza, li' veramente realizzi di entrare nel vero mondo della maratona. Ed e' li' che ragioni sui primi passaggi della corsa...entri nel padiglione, individui la corsia in cui troverai il tuo numero; poi ritiri la maglietta della corsa e il pacco-gara con tutte le informazioni per la corsa. Che in realta' le conosci gia', tutte: arrivare alla partenza in orario, fermarsi in caso di problemi fisici, come mettere il chip, non fermarsi dopo la linea d'arrivo (normalmente, cio' che si controlla e' la propria posizione in griglia e dove sono collocati i vespasiani). Check-up al chip della gara, e quando vedi il tuo nome sullo schermo capisci che ci sei, "you're in".
Poi entri nell'incredibile area espositiva allestita per l'occasione, con gli stand di sponsor e numerosi altri brand connessi al mondo della corsa e del fitness. Tra cui, ti capita di vedere anche una piscina che sarebbe da definire "home-version"... tutto vero, non sto scherzando. Vedi i maratoneti che si affollano agli stand in cui si vendono gel a base di amminoacidi, per molti oggetto essenziale durante la corsa. Personalmente, ne faccio a meno, preferisco il pezzo di mela o di banana durante la corsa. Forse saro' un po' fissato ma mi piace correre salutare e senza imbottirmi di fluidi industriali. Anche a Torino, ne ho fatto a meno. E saprete come e' andata...


Cena da runner, all'insegna del puro salutismo

Un salto in ostello a rifocillarsi un po'. Poi ancora un'ultima passeggiata per la citta', tradizione di sempre prima di una grande corsa. E qualche chiacchera, proprio come prima della Turin Marathon con Dario. Stavolta e' con il gruppo di runners che ho conosciuto via blog (Marta, per la precisione) e ora direttamente, in occasione di questa maratona.
E soprattutto con Eleonora. Lei, la "catalizzatrice di cazzate", come piace autodefinirsi, e' la migliore soluzione ai problemi interiori dovuti alle paure podistiche. Non ci penso, semplicemente, si sparano un po' di battute sul perche' "les sardanes" (un ballo catalano) sia cosi' brutto o sul perche' i souvenir di Barcellona siano osceni come da nessun'altra parte al mondo. Senza dimenticare Giulia, che nei momenti di stallo in ostello ha saputo farmi compagnia con ironia e simpatia, tramite agguerrite ma leali discussioni sugli e-book, sull'arte contemporanea e sull'eterna sfida tra sciatori e ciaspolatori.
Durante una giornata come questa, impossibile non ripensare al percorso, e a come impostare la gara. Ti rendi conto che alcuni tratti della maratona li hai percorsi durante il tuo vagare per la citta'. Come Avenida del Portal de l'Angel...quel lastricato, non e' il massimo, e' un invito al crampo. Passeig de Gracia, l'avevo visto ieri e poi mi sono reso conto che e' l'inizio del secondo blocco di salita nella prima meta' di gara. E pende. Non sara' come fare il Mortirolo, ma ha il suo coefficiente di difficolta' piuttosto elevato. Mi ha fatto piacere percorrere la Gran Via, scende parecchio ed e' un corso stile Torino, piuttosto largo. Un bel passaggio per recuperare energie (o tempo). Via Laietana e' piu' stretta, ma siamo gia' verso la fine e creera' meno problemi. E infine ti ricordi che si passa in Ronda Sant Pere, in Paseo de Pujades e pure in Plaça de Catalunya, proprio quella piazza dove e' cominciata la mia avventura a Barcellona.
E' ora di tornare in ostello. Iniziano le lunghe ma allo stesso tempo veloci ore prima di trovare il giusto momento per andare a dormire. C'e' da mangiare e tanto, domani si brucia una quantita' inimmaginabile di energia. Riso, carne, frutta e un po' di cioccolata per finire in bellezza. Va bene non mangiare cibo spazzatura, pero' qualche piacere al palato bisognera' pur darglielo. Ci pensa Giulia a non farmi pensare piu' tanto alla corsa, meno male che c'e'. E poi la cara vecchia Juventus, vincente anche stasera, riesce a farmi esultare tra gli ospiti cinesi (o coreani? o giapponesi? non so, per me sono tutti uguali) dell'ostello. Grandi Mirko e Claudietto, grazie a voi posso essere orgoglioso del tifo bianconero anche in terra blaugrana.
Il mio blog si rivela ancora un'ottimo modo per sfogare la tensione che si concentra in me. E' ora di spegnere il pc. Domani non ci saranno tastiere e parole. A parlare saranno gambe e polmoni. E il cuore, come sempre.
Buonanotte a tutti,
Stefano

Il maratoneta curioso, parte 1

Non si vive di solo running, qualcuno mi disse.
E' vero, la gita a Barcellona, come già raccontato in post precedenti, non è stata solo frutto di una mera scelta podistica causa maratona, bensì scelta ponderata in base al desiderio di scoprire questa città tanto decantata e dal cogliere l'occasione per andare a trovare Eleonora, il mio Cicerone nelle serate in giro per le vie del capoluogo catalano.
E di cose da scoprire ce ne sono veramente tante. A partire da ciò che ho avuto modo di vistare ieri.
Ho cominciato in mattinata dal Barri Gotic, uno dei quartieri più antichi della città, appena a est della famosa Rambla. Una piacevolissima zona pedonale, dove si può gustare in totale tranquillità l'atmosfera tardomedievale che regna in questi vicoli. Numerose le chiese che popolano questa area.

Santa Maria del Mar

Quella che sicuramente mi ha affascinato di più è stata Santa Maria del Mar. E' una cattedrale quasi completamente spoglia, ma le colonne che si alzano in segno di slancio e la luce che filtra tra le vetrate policrome infondono un'atmosfera decisamente suggestiva a ispirare un sentimento di pace interiore. Saranno questi elementi ad aver ispirato lo scrittore Ildefonso Falcones nel suo bestseller La cattedrale del mare?
Sempre nel quartiere gotico di Barcellona sorge imponente la Cattedrale intitolata alla patrona della città, Sant'Eulalia. E' una costruzione che ti cattura, è di una semplicità che sfocia nel solenne, grazie ad una incredibile potenza architettonica unita al fascino del gotico catalano. L'atmosfera solenne della Cattedrale contrasta giocosamente con lo starnazzare delle oche nel Chiostro...oche consacrate a Sant'Eulalia. Fantastico.

Caratteristica immagine scattata da ogni turista che fa visita al Parc Guell

Mi ha lasciato un po' perplesso il Parc Guell. Il complesso di giardini situato a nord della città è sì indubbiamente unico nel suo genere e con un fascino del tutto particolare, ma... Probabilmente sono partito, istruito da amici e colleghi, con troppa aspettativa su questa location. "Vai al Parc Guell, è bellissimo, è unico", e tante altre sviolinate. Bello è bello, le ceramiche sono stupende e i colonnati eccelsi, ma nel complesso non lo ritengo eccezionale come speravo. E poi tutta questa gente bramosa di immagini ricordo che si deve mettere in posa per una foto con quel lucertolone, scusatemi...
Avrete visto, è un post un po' diverso dallo standard cui sono solito offrire. Ma come ho detto la mia esperienza maratonistica a Barcellona consta anche di altri elementi e penso sia giusto offrirli. E non finisce mica qui...
A presto,
Stefano

Pettorale time!

Ciao a tutti!
Ci siamo, l'ora X si avvicina. Il momento piu' atteso da mesi sta per arrivare. E un piccolo grande assaggio lo vedro' oggi. Perche', come in ogni gara che si rispetti, il giorno che precede l'evento e' il giorno del ritiro del pettorale.
Si respira sempre un bel clima di festa, il sabato prima dell'evento. Ritirare il pacco gara, con il numero di gara ed il chip con il quale verra' cronometrata la performance ti mettono in armonia con cio' che ti circonda li', in quel posto dove di li' a poche ore sarai in canotta e pantaloncini. E sai che, vada come vada, li' comincera' (e nel caso della maratona di Barcellona) e li' finira' una grande impresa. Correrla e' sempre un'impresa, che uno la percorra in due ore come i top runner o in sei...

And my number is...

Inizi a guardarti intorno. Immagino come sara' fra poco...
"Ecco, domani si parte da qui. C'e' una discesina, ci sara' casino, siamo in tanti, non potro' sviluppare una bella falcata. Ma vediamo di correre tranquilli i primi metri, molto scialli, intorno ai 5'/km. Come mi disse Marco prima della Turin Marathon, i primi falli rilassato... Poi si gira a destra, c'e' il Carrer de Sants. Si salira', merda."
E c'e' sempre parecchia tensione nell'aprire il pacco dove e' contenuto il pettorale. Prendi quel rettangolo, lo tocchi, sai che ti accompagnera' per molto tempo. Ti proietti con la mente al momento in cui quel pettorale verra' attaccato alla tua canotta poco prima della partenza, con quattro misere spille da balia. Ed e' uno dei momenti piu' belli, credetemi.

Questa dovevo metterla. Via libera al popolo dei runner, stop alle auto!

Quindi, ora...let's go to Plaça d'Espanya!
A presto,
Stefano

venerdì 15 marzo 2013

Avinguda de Paral-lel

Hola a todos!
Il percorso della Zurich Marato' de Barcelona, e la sua altimetria, soprattutto, non e' dei piu' rassicuranti. Per questo, l'idea che avevo fin dall'inizio era quella di fare una ricognizione di alcuni chilometri del percorso di domenica 17 marzo. La scelta e' ricaduta sulla zona non lontano da Plaça d'Espanya. Perche' li' si concentra la salita dei chilometri finali. E li' vi e' parte del saliscendi che caratterizza i primi venti chilometri.

Le torri "veneziane" di Plaça d'Espanya. Qui mancheranno pochi metri al traguardo...

Avinguda de Paral-lel e' il lungo rettilineo che porta a Plaça d'Espanya. Un classico corso cittadino, molto spazioso, completamente in salita. Fortunatamente non mi e' sembrato impossibile, visto nel suo complesso. Solo un piccolo strappetto poco prima della svolta a sinistra verso l'arrivo potrebbe essere un pochino piu' duro. Sinceramente, spero che siano l'emozione dell'ultimo chilometro e la folla festante a spingermi dove non potranno le mie gambe.
Un altro tratto di strada che ho potuto osservare e' stato quello della Gran Via. Una delle arterie piu' importanti della citta' catalana, mi e' sembrata assai pianeggiante. Probabilmente e' un'utile e benefico intervallo nel continuo vallonamento della prima parte di corsa. Infatti, dopo la svolta a sinistra verso la zona della Sagrada Familia, la strada ricomincia ad inclinarsi verso l'alto.

Avinguda de Paral-lel, sede degli ultimi due chilometri della maratona catalana

Travessera de les Corts, la strada che affianca il Camp Nou, si puo' dire che ha una conformazione molto simile ad Avinguda de Paral-lel. Lo stesso non si puo' affermare per Carrer de Sants, che invece e' in salita inizialmente, poi tende a scendere. Insomma, tutto su e giu' per i larghi corsi di Barcellona. Non lontano dal Camp Nou vi e' il passaggio piu' duro di tutta la maratona. Non l'ho visionato ma, osservando dall'alto dello stadio di Barcellona la morfologia delle aree circostanti, ci sara' da soffrire. Si e' molto vicino alle colline... Voglio sperare di non patire troppo questi tratti, visto la loro concomitanza con i primi chilometri.
E soprattutto, che non pesino nel computo finale della prestazione finale. Lo dico sempre, una maratona consta sempre di 42 chilometri. E 195 metri, in tutto il mondo.
A presto e...
Buen dia a todos!
Stefano

Non solo maratona, domenica!

Hola chicos!
Sinceramente nei giorni antecedenti la partenza per Barcellona non ci avevo proprio pensato. O meglio, qualcuno mi aveva messo una pulce nell'orecchio (a proposito..., chi si intende di calcio capira') ma non ci ho dato molto peso. E non mi ero neanche informato molto riguardo l'eventualita' di fare quello che faro' domenica sera.

Eccoli, i biglietti per domenica sera. Un piccolo sogno che si avvera.

Si, l'avete vista l'immagine sopra! Sono i biglietti per una partita del Barcellona, la squadra che piu' di ogni altra ha fatto innamorare milioni di tifosi in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. Si, domenica sera si va al Camp Nou, per la partita di Liga, FC Barcelona - Rayo Vallecano. Che non sara' il Clasico, ma e' pur sempre una partita in cui ci si attende una grande performance della squadra dalla "camiseta blaugrana".

All'interno dello stadio di Messi, Iniesta, Puyol e Xavi...

Ed e' cosi, che oggi pomeriggio, con la scusa di fare una ricognizione in alcuni punti del percorso della maratona, mi sono recato al Camp Nou, ho visitato lo stadio ed il museo al suo interno (fantastico ed emozionante vedere Palloni d'oro, Champions League, maglie storiche ed immagini da leggenda)... e ho comprato due biglietti per la partita di domenica sera: proprio nella curva piu' calda del Futbol Club Barcelona!

Il Camp Nou: lo stadio di una squadra che e' molto piu' di un semplice club calcistico

Per me Barcellona in questa settimana e' ovviamente la maratona, la prima dell'anno. E una scusa per venire a trovare la mia amica Eleonora, che in questi giorni mi sta fornendo simpatici consiglia sulla citta'. Ma come è' giusto che sia, e' anche storia, cultura e tradizione (vedi post di ieri riguardo la visita alla Boqueria). Domenica, si chiude il cerchio: dopo la passione per la corsa, l'amicizia, l'interesse per la storia e la cultura, l'ultimo tassello e' lo sport, e si chiama calcio.
Hasta pronto! (a presto!)
Stefano

giovedì 14 marzo 2013

Esplosione di colori

Hola a todos!
La dieta del buon runner deve essere equilibrata. Non deve mancare nulla: carboidrati (specie sotto gara), proteine, vitamine ed anche una piccola dose di grassi (piccola piccola eh...). Tanta frutta, soprattutto. Quale migliore scusa per immergersi nel magico mercato di Barcellona, La Boqueria.
Che visione per i miei occhi! Bancarelle di frutta e verdura accatastata meglio della legna nelle baite di montagna, castelli di spezie dai colori sgargianti, composizioni di pesce fresco che sembrano uscite da un museo, macellai che appendono le loro carni e i loro salumi come se fossero parte di una collezione di trofei di caccia.

La mia preferita: le spezie! Odori e colori tutt'uno

Quindi un po' di carne e un po' di frutta che va a comporre parte della ricca alimentazione pre-maratona, indispensabile per poter correre in totale tranquillità i 42.195 chilometri! Il dispendio calorico di una maratona è assurdo, credo ammonti a più di 3000 calorie. In poco più di tre ore! Non male eh, per chi vuole dimagrire...

Geometria al mercato

Alimentazione a parte, La Boqueria mi è stata descritta come una location fantastica e così si è rivelata. Bello il calore della gente, fantastico il colpo d'occhio sulle bancarelle, impressionante il mix di colori che trasuda. Educatissimi i commercianti, non come quei cafoni che ci sono dalle mie parti (e aggiungo, in tutta Italia) che pensano di convincermi a comprare urlando puttanate a squarciagola. E la merce: che qualità...

Non sono assiduo frequentatore di mercati, ma questa non l'avevo ancora vista...

...la papaya che ho mangiato...troppo buona!
Buenas tardes,
Stefano

Zurich Maratò de Barcelona 2013, il percorso!

Ciao a tutti,
ci siamo quasi, non manca molto allo sparo che darà il via all'edizione 2013 della maratona di Barcellona. Ed ecco "svelato" il percorso. In realtà, è "svelato" proprio per niente: è da mesi pubblicato sul sito. Ora lo voglio condividere con voi.
Cercherò di descriverlo dal punto di vista tecnico, cartina alla mano. Perchè a dirla tutta, il sottoscritto non conosce bene Barcellona (ehm, non ci sono mai stato...).


E lo farò avvalendomi della mappa (in alto) e dell'altimetria (in basso).
Si parte da Plaça d'Espanya (vedi foto nel post del 23 gennaio 2013), il catino che può contenere tutti i partecipanti all'evento (presumo saranno più di diecimila), sia alla partenza che all'arrivo. Dopo di che, si sale decisamente verso ovest: si va verso il Camp Nou, la tana del Futbol Club Barcelona, la squadra che ha dominato la scena calcistica degli ultimi dieci anni (inutile dire che una maglietta del Barça me la porterò a casa...). Poco dopo il passaggio di fronte allo stadio arriva la rampa più dura: lunghezza un chilometro, pendenza di circa 3%. Sono abituato a ragionare in termini di pendenza quando seguo le gare ciclistiche, non le gare podistiche. Urge ricognizione sul percorso...
Dal punto più alto del percorso (quota 65 metri s.l.m.), che casca intorno al settimo chilometro, si ridiscende velocemente verso Sants, si sfiora Plaça d'Espanya per imboccare la Gran Via, un lungo rettilineo che mi porterà verso il distretto Eixample e la Sagrada Familia, al chilometro n°16. Ancora un po' di saliscendi fino al chilometro n°20 per raggiungere il rifornimento nel punto più a nord dell'intero percorso. Da quel momento discesa fino a ritornare sulla Gran Via.


Da lì comincia un tratto essenzialmente pianeggiante, che attraversa il cuore pulsante di Barcellona: Plaça de les Glòries, il porto olimpico, la Barceloneta, Plaça de Catalunya. Qui mancheranno circa cinque chilometri alla fine. Si scende ancora, con uno strappetto a disturbare l'andatura, fino al porto di Barcellona, dove una volta giunti al monumento a Cristoforo Colombo, si svolterà a destra per imboccare il rettilineo in salita, l'Avenida Paral-lel. Il punto da me più temuto dell'intera maratona: due chilometri (e 195 metri!!!) di sofferenza. Poi nuovamente Plaça d'Espanya, per l'esplosione di gioia per avercela fatta.
Rivisto così, il percorso lo vedo proprio duro, probabilmente non sarà facile superare le 3h22'05'' stabilite a Torino. E tantomeno riuscire a stare sotto le 3h20'. Però non getto la spugna facilmente, ovviamente darò il meglio per portare a termine i 42,195 km di Barcellona prima, e cercare di fare il miglior tempo possibile, dopo. Stefano, sii fiducioso...
A presto,
Stefano

mercoledì 13 marzo 2013

Barcellona, sto arrivando!

Ciao a tutti, fra pochissimo inizierà la grande avventura in terra catalana. A minuti l'Airbus 320 sul quale mi trovo ora decollerà, destinazione Barcellona... Per la maratona e per sette giorni di svago, all'insegna del divertimento, della cultura...e del sudore, soprattutto! Le gambe scalpitano, i piedi non vedono l'ora di poter toccare l'asfalto di Barcellona. Ed io, sono ansioso di metter piede, per la prima volta nella mia vita, su suolo spagnolo...

Pronti per l'imbarco...
 
A presto, Stefano

Ordine IV

5 luglio 2012, inizia quest'avventura, il blog A spasso tra i Giganti, per raccontare le mie emozioni sull'Alta Via dei Giganti.
13 marzo 2013, sono diecimila le visite al mio blog!!! E chi lo poteva pensare allora? Non so come ringraziarvi... Anzi no, una maniera ci sarebbe: regalarvi un paesaggio da favola.
Valle d'Aosta, Val Veny, l'oasi incredibile del Lago Combal, quale pensiero migliore per dimostrare la mia riconoscenza? :)

Il Lago Combal e il ghiacciaio della Lex Blanche, Val Veny. Foto di archivio, 26 giugno 2011.

A presto,
Stefano

martedì 12 marzo 2013

Ispirarsi alle omonime leggende

Serata indimenticabile, più di otto anni or sono. Mi trovo a rileggerla ora, a poco più di quattro giorni dalla mia seconda maratona. Commozione, non puoi far altro che assalirmi...

"Che emozione.
Quattro anni dopo la magica notte di Atene mi trovo alla partenza della mia gara, la maratona, a Pechino. Stessa maglia bianca, con il nuovo logo tricolore uguale su tutte le divise degli azzurri di ogni disciplina.
Ho il diritto di stare in prima fila perché sono Stefano Baldini e l'ultima Olimpiade, quella di Atene, quella che in questi anni ho capito conta più di qualsiasi altra, l'ho vinta io. Era il 29 agosto 2004.
Che gara, quella gara."

Mostruoso...

"Partire da Maratona, dallo stesso punto da cui partì Fidippide per annunciare ad Atene nel 490 a.C. la vittoria degli Ateniesi sui Persiani. Poi le salite e le discese per raggiungere Atene che appesantiscono le falcate dei miei avversari. Vedere il gruppone di cento atleti che si sgrana. Io che mi sento in gran forma, mentre noto che i miei avversari hanno gli occhi vuoti. Allora apro il gas e me li lascio dietro. Continuo ad andare a tutta. Sbuco per primo e da solo nel catino dello stadio Panatinaiko. La luce dei proiettori mi provoca un'enorme scarica di adrenalina. Una voce esce dagli altoparlanti e urla: "Stefano Baldini, Italy!". Lo stadio diventa un'unica, enorme bocca ed esplode in un boato.
Sento le gambe che vanno ancora più veloci di quanto vorrei. Una parte di me vorrebbe che quel momento durasse in eterno, un'altra invece vorrebbe raggiungere il traguardo il più velocemente possibile. E' come se il mio corpo autonomamente volesse trascinarmi oltre l'arrivo per catapultarmi in cima al mondo della maratona.
La mia testa riprende il controllo, alla penultima curva ho la possibilità di verificare, voltandomi appena, che sull'ultimo rettilineo percorso la distanza tra me e il mio inseguitore è incolmabile. Cerco comunque di pensare solo a correre, a mettere bene i piedi, a non fare la fine di Dorando Pietri che scoppiò a pochi metri dal traguardo (nell'ormai lontano 1908, a Londra). Faccio quello che so fare meglio: correre con equilibrio e senso tattico.
Finisco la curva a sinistra e imboccando gli ultimi cento metri comincio a lasciarmi penetrare dalle emozioni. Migliaia di flash mi assalgono, ma io guardo solo il nastro azzurro che sto per tagliare, anzi che sto per travolgere per quanto sono in forma, per quanta energia sento di avere ancora dentro nonostante 42 chilometri corsi ai 20 all'ora."
Stefano Baldini, Maratona per tutti

Orgoglio italiano alle Olimpiadi di Atene 2004

lunedì 11 marzo 2013

Quel che è fatto è fatto, ora!

Ciao a tutti,
ci siamo, l'ultimo allenamento è andato a meraviglia. Lavoro in palestra a bassi carichi, non appesantiamo le gambe che domenica mi porteranno (ci conto) a terminare la mia seconda maratona. Si può dire che le si vuole tenere in esercizio, come un motore che va oliato per benino affinchè il suo rendimento sia ottimale!
L'ultima sessione è stata occasione per riflettere con Edoardo (che ringrazio fin d'ora per il fondamentale aiuto nella preparazione, e che non smetterò di ringraziare) su come potrebbe andare l'appuntamento di domenica in terra catalana.

Al leg extension: grazie ad Edoardo per la foto!
L'ultimo lungo ha lasciato qualche strascico mentale un pizzico negativo. In fondo pensavo di fare meglio giovedì... Meglio quindi non puntare troppo in alto, per poi magari stupirsi in seguito, come a novembre per la Turin Marathon. Infatti, c'è anche da considerare un percorso decisamente più difficile rispetto a quello di Torino, i primi venti chilometri sono un continuo saliscendi e gli ultimi due saranno il colpo di grazia finale. Detto questo, obiettivo minimo: migliorare Torino. Obiettivo desiderato: scendere sotto le 3h20'. Se proprio vogliamo sognare, allora vi dico, vorrei rimanere entro le 3h15'. Però, per me, questa è ancora fantascienza. Dovrei attaccarmi al relativo palloncino e starvi dietro per 42 chilometri. Boh, mi sembra difficile da fare. Rischierei di scoppiare al trentesimo... Iniziamo a finirla senza problemi, questa maratona. Poi pensiamo anche al tempo.
Stavo riflettendo in chiusura di post sulle sensazioni che precedono l'evento. Pensavo, dopo la Turin Marathon, un po' mi dispiace che la seconda maratona non sarà più sentita come la prima... no ragazzi, non è mica così. Io la sento ancora forte l'emozione, non vedo l'ora di essere lì pronto a scattare. Perchè 42.195 chilometri sono sempre 42.195. E sono tanti, vi assicuro.
A presto,
Stefano

Barcellona training: sei giorni, ottantacinque chilometri

Ciao a tutti,
è fatta per Barcellona. Gli allenamenti più duri sono andati, conclusi. Finalmente. Correre in libertà, al ritmo che più ti aggrada, per le strade che vuoi... senza dover badare a fare 200 metri in un modo, o percorrere un chilometro ad un certo ritmo... è l'espressione più pura della corsa. Ma quando devi preparare una maratona, fare sessioni di più chilometri è essenziale per la buona riuscita dell'evento. E così, nel giro di meno di una settimana mi sono sorbito (o meglio, le mie gambe si sono sorbite) un totale di poco più di ottantacinque chilometri. I più diranno: chi te lo fa fare? Non lo so in realtà, la passione per la corsa, potrei rispondere.
Voglio analizzare quanto fatto.
Venerdì 1 marzo: 30 chilometri. Buone sensazioni, specie all'inizio. Un bel ritmo nei primi ventidue, intorno a 4'50'', poi la stanchezza inizia a farsi sentire, la gamba non è più fresca e inizio a pagare l'ottimo ritmo fatto nella prima parte di corsa. In ogni caso, chiudo con un passo finale di 4'55''. Non c'è male.
Martedì 5 marzo: mezza maratona. Questa sessione di allenamento mi ha dato molta soddisfazione, la performance è stata decisamente buona, dato che ho ancora migliorato il passo finale di due secondi sulla distanza, rispetto all'ultimo allenamento sui ventun chilometri. E dire che ho anche volutamente mollato verso la fine; magari avrei potuto scendere ancora un pochino, ma alla fine è stato meglio non strafare. Specie in vista dell'ultimo temuto allenamento.
Giovedì 7 marzo: i trentacinque chilometri... in vista della Turin Marathon avevo pagato l'ultimo allenamento. Ricordo bene le sensazioni di quel giorno, una settimana prima della maratona. E memore dell'esperienza di qualche mese fa, me la sono presa veramente comoda! Non ho voluto darci dentro, ho semplicemente portato a termine l'allenamento, quasi come se fosse una passeggiata. Tutto ciò al fine di preservare le gambe e la loro integrità muscolare, dato che l'anno scorso il polpaccio mi aveva fatto un bello scherzetto. E ho chiuso al passo di 5'17'', ben 8 secondi più lento rispetto a quattro mesi fa.
Non trovo sia assolutamente un passo indietro: quattro mesi iniziai questo allenamento con l'idea "faccio 35 chilometri a ritmo maratona", partii fortissimo con un ritmo sotto i 5'/km e pagai lo sforzo con un crollo della performance, un piccolo infortunio e arnica a manetta. Ora, l'infortunio non c'è più, le gambe sono sanissime e posso partire per Barcellona con tutto un altro spirito.

Foto esclusiva dalla Mezza Maratona Internazionale delle Due Perle! Che sia di buon auspicio per Barcellona...

Con lo spirito del runner che sa che può fare una bella gara a Barcellona e la può finire senza alcun problema, magari facendo anche un bel tempo. Questa settimana scorrerà liscia, me lo sento, senza troppe ansie e troppe seghe mentali. Ho lavorato bene, anche se non benissimo, purtroppo il problema al piede mi ha disturbato la preparazione.
Ora infortuni non ce ne sono più e c'è tanta voglia di correre! Non vedo l'ora che sia mercoledì, ragazzi!
P.S. Vi saluto con la prima foto proveniente dalla Mezza Maratona Internazionale delle Due Perle... altre foto a seguire nei prossimi post!
A presto,
Stefano

domenica 10 marzo 2013

Lago di Malciaussia

Ciao a tutti,
ad una settimana dall'evento podistico a cui parteciperò, la Zurich Maratò de Barcelona, mi sono concesso ancora una piccola escursione in montagna con le ciaspole. Sperando che non sia l'ultima: di neve (e anche discreta) ce n'è ancora, ma la primavera è ormai alle porte e probabilmente dovrò aspettare Pasqua per calzare di nuovo le mie rosse racchette da neve.

Le mie care ciaspole...

La meta di oggi rappresenta una novità assoluta per me. Non tanto per la meta raggiunta, dato che il mio animo esploratore mi fa compiere normalmente sempre nuovi percorsi, quanto per la zona prescelta. Oggi mi sono addentrato in Val di Viù, la valle più meridionale delle Valli di Lanzo. Dove non ho praticamente messo piede, nonostante molti appassionati, Stefano e Luca su tutti, mi hanno sempre consigliato, descrivendole come luoghi paesaggisticamente incantati. La ragione della mia scarsa conoscenza è presto detta, per starmene in Piemonte, è più facile salire in Val Chisone o in Val Po. Dove di posti spettacolari ce ne sono eccome. E senza, soprattutto, doversi sobbarcare almeno un'ora e mezza di auto con passaggio sulla tangenziale di Torino. E per di più, senza le strade sconnesse che hanno caratterizzato l'ultimo tratto di strada che da Viù porta a Margone, dove ha inizio la salita verso la destinazione di giornata, il Lago di Malciaussia.

Con il Rocciamelone sullo sfondo...


Si sale lungo la strada che porta all'invaso artificiale. Non è durissima, si sale agevolmente tra piccoli boschi e alcune baite diroccate fino a quota 1700 metri, dove il paesaggio cambia e si inizia ad intravedere la diga. La strada ora costeggia il fianco sinistro orografico della valle, fino ad arrivare al gruppetto di costruzioni in punta al lago artificiale. Tutto ciò quando di fronte si staglia maestoso il Rocciamelone. Che, visto da questo lato, ha ben altro aspetto. Fa più impressione!

La Val di Viù vista lungo la discesa a Margone

Micidiale il colpo d'occhio sul lago e i pendii che lo circondano: è tutto bianco! Si riesce a vedere solo qualche chiazza di grigio-azzurro, chiaro segno che lo strato di neve sta per sciogliersi. In fondo è marzo e la temperatura è decisamente alta. Non a caso, i segni dello scioglimento delle nevi sono ben visibili. Infatti, raggiunto il lago scendo verso il rifugio Vulpot e seguo una lieve traccia lungolago fino alle casupole di Pietramorta. Dove le grondaie schizzano acqua a destra e manca. Nel mentre che consumo un frugale pasto, provo a mettere la borraccia, ormai vuota, a raccogliere l'acqua (che non berrò) proveniente dalla grondaia della baita sul quale uscio sono comodamente appoggiato. Pochi minuti, e la borraccia è mezza piena.

Lago di Malciaussia: un'enorme distesa bianca...

Una lettura alla vicenda di Hermann Buhl e Kurt Diemberger sul Chogolisa, qualche minuto di riposo...con il passamontagna. Perchè la crema solare non fa parte del kit invernale da montagna. Sapere di doversi mettere addosso del biossido di titanio non mi piace tanto. E se ne posso fare a meno, evito. Doversi poi alzare dal tiepido "giaciglio" con un panorama così non è che faccia tanto piacere.

Scioglimento compilation

Perchè lo spettacolo, come è anche possibile vedere dalle foto, è immenso. Mi è capitato di dire a me stesso, lungo l'itinerario di ritorno, nel tratto in riva al lago, cose del genere "No, questo non può esistere". E invece esistono, e allora mi fermo, le osservo e le fotografo. E continuerei a fotografare, all'infinito.

No comment, che spettacolo! Le nuvole non possono coprire questa magia...

Come prima gita nelle Valli di Lanzo non c'è veramente male. Alla fine è un'ora e mezza la distanza in automobile che mi separa da queste zone, tutto sommato non è difficile da colmare. Quest'estate, se ci saranno sufficienti week-end disponibili, una capatina la devo fare di sicuro. Per ora, rimango con un bel ricordo di questa giornata sulla neve.

La parete nord-est del Rocciamelone

E non solo un ricordo. Anche una faccia bella rossa.
In fondo, a Barcellona ci devo arrivare pronto in tutti i sensi. Anche con una bella abbronzatura!
Ciao a tutti e buona serata!
Stefano

giovedì 7 marzo 2013

Hello, goodbye

Ciao a tutti.
Questo blog nacque qualche mese fa per raccontare la mia avventura lungo i sentieri dell'Alta Via n°1 della Valle d'Aosta, una bellissima esperienza. È proseguito con i racconti delle mie avventure in montagna, in Dolomiti e nelle care valli a me vicine. E da settembre, ho iniziato a raccontare il percorso che mi ha portato a correre una maratona per poi continuare con le mie impressioni connesse alla mia personale visione del mondo del running.
Tutte grandi sfide, la montagna, il trekking, la corsa, la maratona. Mi rendo conto ora che tutto ciò sono solamente alcune piccole gocce nell'oceano che compone la nostra esistenza sulla Terra. La sfida più grande di tutte deve ancora arrivare. E, se negli altri casi mi trasformo in un fiume di parole in piena, stavolta faccio una fatica tremenda a schiacciare i tasti del mio pc per raccontarvi ciò che segue.
Vi giuro, nel momento in cui ho composto "Vi giuro", sono rimasto totalmente a secco di idee. Allora, lo dirò senza fare troppi giri di parole.
Fra qualche mese, non so ancora quanti di preciso, lascerò l'Italia e mi trasferirò in Germania. Molti di coloro che stanno leggendo, in particolare i miei amici e colleghi, sapevano già che a breve avrei dovuto prendere questa decisione. E ora ho finalmente deciso. Una decisione soffertissima, che ancora non riesco a condividere dentro di me al 100%, ma è arrivata, infine.

Ed è così che spero di salutarvi: con gioia, felicità e il sorriso sulle labbra! Foto di archivio, 18 febbraio 2012.

Tre mesi fa circa, il mio capo mi accennò della possibilità di trasferirmi nel laboratorio tedesco della SKF, l'azienda per cui lavoro... Inizialmente, pensai che il trasferimento fosse in forma temporanea, come se fosse una lunga trasferta. Ci pensarono i superiori competenti a disilludermi, comunicandomi che il trasferimento sarebbe stato inizialmente temporaneo e al termine di questo periodo (chiamiamolo "di prova"), permanente. Permanente. Per sempre, quindi, pensai.
No, allontanarsi dall'Italia? Dal mio paese? Impossibile, non esiste. Cosa farei senza la mia famiglia? Si, talvolta mi fa uscire di senno, ma è pur sempre la mia famiglia, che mi ha educato, cresciuto e dato affetto. Senza i miei colleghi, incredibile a dirsi. Si, io ho i migliori colleghi che un'impiegato possa desiderare. E gli amici? Cosa farei senza i miei amici? No, non può essere, quante cose dovrei lasciare? Le trasferte con Daniele, Alberto e Davide per il Giro d'Italia e il Tour de France, stop. Le trasferte con Andrea per seguire la Juventus, fine. Niente più tête-à-tête con Dario al Tipsy, niente salsiccia alla piastra e patatine maxi. Le confessioni con Gabriele al Nucleo, basta. Le partitone a bowling, dimentichiamocele. Il "punto" alla macchinetta del caffè con Andrea, that's the end. Le serate all'Orso, allo Zeus o al Beckett's tifando con passione la nostra squadra del cuore, incubo. Il Fantacalcio, come lo faccio in Germania? I sinceri confronti di lavoro e le continue risate con Giovanni e Ilaria, addio. Le serate a casa mia, tra pizzate e interminabili partite a freccette, mai più.
Senza le corse tra le campagne di Cercenasco e Vigone? Senza le mie gite in montagna? Senza gli amati monti della Valle d'Aosta? Senza gli allenamenti in palestra tra vivaci dibattiti bianconeri vs. granata? E la preparazione delle maratone con Edoardo? Troppo, tutto ciò è veramente troppo.
È tanto, per me, ciò che pensavo di dover lasciare. Tra cui, sono sincero, il mio posto di lavoro, al quale sono affezionato. Adoro il mio lavoro, ho studiato, mi sono laureato per esso, ho combattuto e continuo a farlo tuttora per difenderlo e valorizzarlo. Per cosa, in cambio? Per continuare a fare esattamente ciò che faccio ora, ma in una terra straniera, tra persone che comunicano con parole incomprensibili e strani fonemi. In un paese dalla cultura totalmente differente, con uno stile di vita (cibo incluso, sigh) assai diverso da quello a cui noi italiani siamo abituati.
Tutto questo tre mesi fa. In mezzo, le vacanze di Natale, i serrati confronti con i colleghi e con gli amici più stretti, numerose discussioni in famiglia. E tanti, tantissimi ragionamenti sui pro e sui contro di una scelta che ti cambia la vita. Perché in questo caso, la semplice esperienza lavorativa in Germania non sarebbe più esclusivamente tale e fine a se stessa ma si trasformerebbe in una esperienza di vita a 360°. Non è come andarsene di casa, restando in Italia: è tutto molto, molto, molto più complicato. Ma in tre mesi, possono cambiare molte cose. Parlando, confrontandomi con più persone e quindi, con più visioni, ho cominciato a valutare tutti gli ostacoli (mentali, ancor più di quelli fisici dovuti alla distanza) da un'altra angolazione, con una diversa visuale. Ed hanno portato ad una conclusione che differisce molto dalla analisi iniziale, come avrete probabilmente intuito.
Italia, Germania. Quante differenze tra questi due paesi. Però sia italiani che tedeschi fanno parte di un'unica grande entità, l'Unione Europea. Ed è giusto provare a farne parte, veramente. Emigrare in Germania non è più solo un qualcosa che va visto come un ostacolo, bensì come uno spostamento all'interno di una unica nazione. Questo, per me, è pensare veramente europeo.
Un'ostacolo notevole sarebbe la lingua. Il tedesco non è lo spagnolo, similare all'italiano, o l'inglese, che non è poi così difficile: è una lingua tostissima. Un piccolo corso frequentato qualche anno fa mi aveva lasciato questa impressione. E la mia insegnante di inglese mi disse che bisogna investire molto tempo, ogni giorno, per impararla bene. Però a quel punto, un piccolo desiderio espresso qualche anno fa si avvererebbe, ossia quello di imparare il tedesco al fine di visitare la nazione che, Italia esclusa, più amo, ossia la Svizzera. E poi, con il tedesco "in mano", sarebbe molto più facile visitare la Germania. Che non è solo la locomotiva economica europea o la presunta causa dei mali italiani come qualche politico idiota vorrebbe farci credere, ma prima di tutto una nazione di grande cultura, arte e fascino. Monaco, la Baviera e i suoi castelli, già visitati da me nel 2011, ne sono concreta testimonianza.
Parliamoci chiaro. Innanzitutto ciò che si prospetta dinanzi a me è una pazzesca opportunità di lavoro, innegabile. La situazione politico-economica italiana è tragica; attorno a noi sta fallendo tutto e i media non fanno altro che diffondere notizie pessimiste su ciò che potrebbe essere il nostro futuro a breve e medio termine. Ovviamente in Germania si potrebbe concretizzare un bel miglioramento a livello professionale: la Germania è il faro nel mondo della siderurgia e della metallurgia, il mio settore. Avrei solo da imparare, sicuramente. E il miglioramento, inutile dirlo, sarebbe anche salariale. Di questi tempi, non fa schifo di certo. Si, c'è tanta voglia di mettersi in gioco, di dimostrare il proprio valore e di tenere alta la bandiera italiana in Germania ed in Europa, in un momento in cui il popolo italiano e chi lo rappresenta non sta fornendo un'immagine positiva di sè. E di far vedere a tutti i tedeschi che reputano gli italiani un popolo di serie B (mmmh... anche se...) che sappiamo farci valere e che abbiamo molto da dare, ai tedeschi stessi e all'Europa.
Una tale opportunità lavorativa è da valutare anche in chiave futura: un'esperienza in Germania inspessisce il curriculum e chi può dirlo, che non sia un trampolino di lancio per rientrare facilmente in Italia? In fondo, nulla è per sempre. Nemmeno i diamanti (quelli della famosa pubblicità di De Beers) lo sono, tra milioni di anni anche loro saranno grafite :-D (concedetemi la battutaccia da laureato in Scienza dei Materiali).
L'esperienza di vita che dovrò fronteggiare mi permetterà di crescere anche come uomo, per la prima volta mi troverò a gestire una situazione nuova, senza la mia famiglia. Sarò solo, straniero in terra straniera. Sarà dura, forse anche traumatica, ma è la via migliore. Ad aiutarmi, le passioni di sempre. Come fare in Germania? Si puo, si può. La corsa, tanto per dire. Correre in Germania non può essere diverso dal correre in Italia, e in Germania c'è la maratona europea più ambita, la BMW-Berlin Marathon. La Juventus? Sarebbe dura si, ma qualche soluzione la si può trovare, che sia streaming o qualcos'altro. Magari, si potrebbe compensare sostenendo qualche squadra locale, lì ve ne sono tante di squadre: Stoccarda, Bayern Monaco, Eintracht Francoforte, Norimberga, Mainz. Non è neanche detto che non vada più a vedere la Juventus allo stadio: magari in Champions League, una bella sfida all'Allianz Arena tra i bianconeri e il Bayern Monaco...perchè no? (Andrea, sei avvisato)
In questi tre mesi, ho pensato molto alla distanza tra la nuova destinazione e la mia terra di origine: circa 800 chilometri di auto, tra le otto e le nove ore di viaggio. In aereo, tra uno spostamento e l'altro, sono circa quattro/cinque ore di viaggio. Non è una situazione ingestibile, potrei fare ritorno più spesso di quanto avrei immaginato prima. Dai, siamo in Europa, non è il Terzo Mondo. E la Germania non è l'India o la Cina, distanti migliaia di chilometri e culturalmente lontane anni luce.
L'unico fattore al quale attualmente non riesco a trovare una soluzione concreta è la montagna. Le Alpi Bavaresi sono distanti, l'Austria dista tre/quattro ore di macchina, a stima. Certo, le montagne austriache sono uno scrigno ancora chiuso per me, e questa è una ghiotta occasione per rivelare ai miei occhi la bellezza di questa porzione di Alpi a me (per ora) totalmente ignota. Kitzbuhel, Solden, Sankt Anton, Schladming, Berchtesgaden, Semmering sono nomi di località che sento in occasione delle gare di sci alpino. Ora potrebbero essere una realtà...

Un timore... che speriamo non diventi realtà.

Ci sono tante motivazioni per partire, infine. Questioni di crescita professionale, voglia di sfida, di nuovi stimoli e di scoperta: da ciò che pubblico sul mio blog sarà trapelata la mia costante necessità di nuove sfide da affrontare. Questioni di tipo personale, che spero di risolvere in fretta allontanandomi dall'Italia, quelle hanno il loro peso.
La goccia che fa traboccare il vaso è tutto ciò che sto vedendo succedere in Italia in questi giorni. Avremmo delle risorse e delle potenzialità incredibili ma nonostante ciò siamo ridotti allo stato attuale, drammatico per non dire tragico. Vedo nell'Italia un paese senza futuro, che pensa solo al passato. Nessuna volontà di innovare, di cambiare. Non si lotta per provare a migliorare, si lascia che gli eventi passino sopra di noi, ormai spettatori inermi ed impotenti di fronte ad un sistema antiquato, inefficiente ma soprattutto (e purtroppo) corrotto e moralmente degradato. Le ultime elezioni politiche lo hanno dimostrato: gli italiani hanno scelto il passato, l'antico, il marcio: è ora di fare le valigie. Sperando che qualcuno capisca. Forse, sarà già tardi.
Non voglio continuare ad annoiare con le mie considerazioni personali, forse anche eccessivamente pessimistiche. Voglio chiudere con ottimismo. Voglio pensare che è un arrivederci, non un addio. Voglio credere che ci saranno molte occasioni di tornare nella "mia" pianura e tra le "mie" montagne. Voglio pensare che, anche se distanti chilometri, i miei cari mi saranno sempre vicini. Anche in questa nuova avventura, la più grande di tutte!!!
Come dicevano i Beatles, insomma..."You say goodbye, I say hello"
A presto! (o Bis bald! già che ci siamo...)
Stefano

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...