Ciao a tutti.
Questo blog nacque qualche mese fa per raccontare la mia avventura lungo i sentieri dell'Alta Via n°1 della Valle d'Aosta, una bellissima esperienza. È proseguito con i racconti delle mie avventure in montagna, in Dolomiti e nelle care valli a me vicine. E da settembre, ho iniziato a raccontare il percorso che mi ha portato a correre una maratona per poi continuare con le mie impressioni connesse alla mia personale visione del mondo del running.
Tutte grandi sfide, la montagna, il trekking, la corsa, la maratona. Mi rendo conto ora che tutto ciò sono solamente alcune piccole gocce nell'oceano che compone la nostra esistenza sulla Terra. La sfida più grande di tutte deve ancora arrivare. E, se negli altri casi mi trasformo in un fiume di parole in piena, stavolta faccio una fatica tremenda a schiacciare i tasti del mio pc per raccontarvi ciò che segue.
Vi giuro, nel momento in cui ho composto "Vi giuro", sono rimasto totalmente a secco di idee. Allora, lo dirò senza fare troppi giri di parole.
Fra qualche mese, non so ancora quanti di preciso, lascerò l'Italia e mi trasferirò in Germania. Molti di coloro che stanno leggendo, in particolare i miei amici e colleghi, sapevano già che a breve avrei dovuto prendere questa decisione. E ora ho finalmente deciso. Una decisione soffertissima, che ancora non riesco a condividere dentro di me al 100%, ma è arrivata, infine.
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Ed è così che spero di salutarvi: con gioia, felicità e il sorriso sulle labbra! Foto di archivio, 18 febbraio 2012. |
Tre mesi fa circa, il mio capo mi accennò della possibilità di trasferirmi nel laboratorio tedesco della SKF, l'azienda per cui lavoro... Inizialmente, pensai che il trasferimento fosse in forma temporanea, come se fosse una lunga trasferta. Ci pensarono i superiori competenti a disilludermi, comunicandomi che il trasferimento sarebbe stato inizialmente temporaneo e al termine di questo periodo (chiamiamolo "di prova"), permanente. Permanente. Per sempre, quindi, pensai.
No, allontanarsi dall'Italia? Dal mio paese? Impossibile, non esiste. Cosa farei senza la mia famiglia? Si, talvolta mi fa uscire di senno, ma è pur sempre la mia famiglia, che mi ha educato, cresciuto e dato affetto. Senza i miei colleghi, incredibile a dirsi. Si, io ho i migliori colleghi che un'impiegato possa desiderare. E gli amici? Cosa farei senza i miei amici? No, non può essere, quante cose dovrei lasciare? Le trasferte con Daniele, Alberto e Davide per il Giro d'Italia e il Tour de France, stop. Le trasferte con Andrea per seguire la Juventus, fine. Niente più tête-à-tête con Dario al Tipsy, niente salsiccia alla piastra e patatine maxi. Le confessioni con Gabriele al Nucleo, basta. Le partitone a bowling, dimentichiamocele. Il "punto" alla macchinetta del caffè con Andrea, that's the end. Le serate all'Orso, allo Zeus o al Beckett's tifando con passione la nostra squadra del cuore, incubo. Il Fantacalcio, come lo faccio in Germania? I sinceri confronti di lavoro e le continue risate con Giovanni e Ilaria, addio. Le serate a casa mia, tra pizzate e interminabili partite a freccette, mai più.
Senza le corse tra le campagne di Cercenasco e Vigone? Senza le mie gite in montagna? Senza gli amati monti della Valle d'Aosta? Senza gli allenamenti in palestra tra vivaci dibattiti bianconeri vs. granata? E la preparazione delle maratone con Edoardo? Troppo, tutto ciò è veramente troppo.
È tanto, per me, ciò che pensavo di dover lasciare. Tra cui, sono sincero, il mio posto di lavoro, al quale sono affezionato. Adoro il mio lavoro, ho studiato, mi sono laureato per esso, ho combattuto e continuo a farlo tuttora per difenderlo e valorizzarlo. Per cosa, in cambio? Per continuare a fare esattamente ciò che faccio ora, ma in una terra straniera, tra persone che comunicano con parole incomprensibili e strani fonemi. In un paese dalla cultura totalmente differente, con uno stile di vita (cibo incluso, sigh) assai diverso da quello a cui noi italiani siamo abituati.
Tutto questo tre mesi fa. In mezzo, le vacanze di Natale, i serrati confronti con i colleghi e con gli amici più stretti, numerose discussioni in famiglia. E tanti, tantissimi ragionamenti sui pro e sui contro di una scelta che ti cambia la vita. Perché in questo caso, la semplice esperienza lavorativa in Germania non sarebbe più esclusivamente tale e fine a se stessa ma si trasformerebbe in una esperienza di vita a 360°. Non è come andarsene di casa, restando in Italia: è tutto molto, molto, molto più complicato. Ma in tre mesi, possono cambiare molte cose. Parlando, confrontandomi con più persone e quindi, con più visioni, ho cominciato a valutare tutti gli ostacoli (mentali, ancor più di quelli fisici dovuti alla distanza) da un'altra angolazione, con una diversa visuale. Ed hanno portato ad una conclusione che differisce molto dalla analisi iniziale, come avrete probabilmente intuito.
Italia, Germania. Quante differenze tra questi due paesi. Però sia italiani che tedeschi fanno parte di un'unica grande entità, l'Unione Europea. Ed è giusto provare a farne parte, veramente. Emigrare in Germania non è più solo un qualcosa che va visto come un ostacolo, bensì come uno spostamento all'interno di una unica nazione. Questo, per me, è pensare veramente europeo.
Un'ostacolo notevole sarebbe la lingua. Il tedesco non è lo spagnolo, similare all'italiano, o l'inglese, che non è poi così difficile: è una lingua tostissima. Un piccolo corso frequentato qualche anno fa mi aveva lasciato questa impressione. E la mia insegnante di inglese mi disse che bisogna investire molto tempo, ogni giorno, per impararla bene. Però a quel punto, un piccolo desiderio espresso qualche anno fa si avvererebbe, ossia quello di imparare il tedesco al fine di visitare la nazione che, Italia esclusa, più amo, ossia la Svizzera. E poi, con il tedesco "in mano", sarebbe molto più facile visitare la Germania. Che non è solo la locomotiva economica europea o la presunta causa dei mali italiani come qualche politico idiota vorrebbe farci credere, ma prima di tutto una nazione di grande cultura, arte e fascino. Monaco, la Baviera e i suoi castelli, già visitati da me nel 2011, ne sono concreta testimonianza.
Parliamoci chiaro. Innanzitutto ciò che si prospetta dinanzi a me è una pazzesca opportunità di lavoro, innegabile. La situazione politico-economica italiana è tragica; attorno a noi sta fallendo tutto e i media non fanno altro che diffondere notizie pessimiste su ciò che potrebbe essere il nostro futuro a breve e medio termine. Ovviamente in Germania si potrebbe concretizzare un bel miglioramento a livello professionale: la Germania è il faro nel mondo della siderurgia e della metallurgia, il mio settore. Avrei solo da imparare, sicuramente. E il miglioramento, inutile dirlo, sarebbe anche salariale. Di questi tempi, non fa schifo di certo. Si, c'è tanta voglia di mettersi in gioco, di dimostrare il proprio valore e di tenere alta la bandiera italiana in Germania ed in Europa, in un momento in cui il popolo italiano e chi lo rappresenta non sta fornendo un'immagine positiva di sè. E di far vedere a tutti i tedeschi che reputano gli italiani un popolo di serie B (mmmh... anche se...) che sappiamo farci valere e che abbiamo molto da dare, ai tedeschi stessi e all'Europa.
Una tale opportunità lavorativa è da valutare anche in chiave futura: un'esperienza in Germania inspessisce il curriculum e chi può dirlo, che non sia un trampolino di lancio per rientrare facilmente in Italia? In fondo, nulla è per sempre. Nemmeno i diamanti (quelli della famosa pubblicità di De Beers) lo sono, tra milioni di anni anche loro saranno grafite :-D (concedetemi la battutaccia da laureato in Scienza dei Materiali).
L'esperienza di vita che dovrò fronteggiare mi permetterà di crescere anche come uomo, per la prima volta mi troverò a gestire una situazione nuova, senza la mia famiglia. Sarò solo, straniero in terra straniera. Sarà dura, forse anche traumatica, ma è la via migliore. Ad aiutarmi, le passioni di sempre. Come fare in Germania? Si puo, si può. La corsa, tanto per dire. Correre in Germania non può essere diverso dal correre in Italia, e in Germania c'è la maratona europea più ambita, la BMW-Berlin Marathon. La Juventus? Sarebbe dura si, ma qualche soluzione la si può trovare, che sia streaming o qualcos'altro. Magari, si potrebbe compensare sostenendo qualche squadra locale, lì ve ne sono tante di squadre: Stoccarda, Bayern Monaco, Eintracht Francoforte, Norimberga, Mainz. Non è neanche detto che non vada più a vedere la Juventus allo stadio: magari in Champions League, una bella sfida all'Allianz Arena tra i bianconeri e il Bayern Monaco...perchè no? (Andrea, sei avvisato)
In questi tre mesi, ho pensato molto alla distanza tra la nuova destinazione e la mia terra di origine: circa 800 chilometri di auto, tra le otto e le nove ore di viaggio. In aereo, tra uno spostamento e l'altro, sono circa quattro/cinque ore di viaggio. Non è una situazione ingestibile, potrei fare ritorno più spesso di quanto avrei immaginato prima. Dai, siamo in Europa, non è il Terzo Mondo. E la Germania non è l'India o la Cina, distanti migliaia di chilometri e culturalmente lontane anni luce.
L'unico fattore al quale attualmente non riesco a trovare una soluzione concreta è la montagna. Le Alpi Bavaresi sono distanti, l'Austria dista tre/quattro ore di macchina, a stima. Certo, le montagne austriache sono uno scrigno ancora chiuso per me, e questa è una ghiotta occasione per rivelare ai miei occhi la bellezza di questa porzione di Alpi a me (per ora) totalmente ignota. Kitzbuhel, Solden, Sankt Anton, Schladming, Berchtesgaden, Semmering sono nomi di località che sento in occasione delle gare di sci alpino. Ora potrebbero essere una realtà...
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Un timore... che speriamo non diventi realtà. |
Ci sono tante motivazioni per partire, infine. Questioni di crescita professionale, voglia di sfida, di nuovi stimoli e di scoperta: da ciò che pubblico sul mio blog sarà trapelata la mia costante necessità di nuove sfide da affrontare. Questioni di tipo personale, che spero di risolvere in fretta allontanandomi dall'Italia, quelle hanno il loro peso.
La goccia che fa traboccare il vaso è tutto ciò che sto vedendo succedere in Italia in questi giorni. Avremmo delle risorse e delle potenzialità incredibili ma nonostante ciò siamo ridotti allo stato attuale, drammatico per non dire tragico. Vedo nell'Italia un paese senza futuro, che pensa solo al passato. Nessuna volontà di innovare, di cambiare. Non si lotta per provare a migliorare, si lascia che gli eventi passino sopra di noi, ormai spettatori inermi ed impotenti di fronte ad un sistema antiquato, inefficiente ma soprattutto (e purtroppo) corrotto e moralmente degradato. Le ultime elezioni politiche lo hanno dimostrato: gli italiani hanno scelto il passato, l'antico, il marcio: è ora di fare le valigie. Sperando che qualcuno capisca. Forse, sarà già tardi.
Non voglio continuare ad annoiare con le mie considerazioni personali, forse anche eccessivamente pessimistiche. Voglio chiudere con ottimismo. Voglio pensare che è un arrivederci, non un addio. Voglio credere che ci saranno molte occasioni di tornare nella "mia" pianura e tra le "mie" montagne. Voglio pensare che, anche se distanti chilometri, i miei cari mi saranno sempre vicini. Anche in questa nuova avventura, la più grande di tutte!!!
Come dicevano i Beatles, insomma..."You say goodbye, I say hello"
A presto! (o Bis bald! già che ci siamo...)
Stefano