mercoledì 24 febbraio 2016

24 febbraio 1953 - Lezione sul ghiaccio delle Dolomiti

"Ricordo di aver letto che Cassin diciotto anni prima, nel corso della sua ascensione, proprio su questo tratto di parete impiegò ben quattro ore per fissare un chiodo. E per riuscirvi era caduto ben tre volte nel vuoto. Ah, come lo capisco! Spero comunque che non mi succeda la stessa cosa poiché sono convinto che non uno di questi agganci che ho piantato reggerebbe allo strappo di una caduta. Ma tutto va bene..."
Walter Bonatti, I miei ricordi

Lo strambiombo della nord della Cima Ovest di Lavaredo in una sola immagine (© Marco Sartori)

Bonatti non è di certo rimasto nella storia per le sue scalate dolomitiche. Ha sempre prediletto il ghiaccio e la roccia del Monte Bianco alle bianche pietre delle Dolomiti. Eppure anche qui seppe lasciare una traccia indelebile della sua classe cristallina di scalatore. Non su una salita qualsiasi, ovviamente, ma laddove si è scritta la storia dell'alpinismo eroico della prima metà del XX secolo: sulle Tre Cime di Lavaredo.

La via Cassin-Ratti (fonte: scuoladiarrampicatamuzzerone.it)

Nel 1952, un giovane Bonatti, scalatore che gode già di una discreta fama, si ritrova a dover rispondere alla chiamata militare. La destinazione fu un vero colpo di fortuna: Sesto Reggimento Alpini. Bonatti trascorrerà quindici mesi tra i monti, dove poter esercitarsi nell'arrampicata, dato che scalare monti era attività richiesta in alcuni incarichi speciali.
Quando è l'ora del congedo, Bonatti non ha dubbi su dove salire. Nel febbraio del 1953, la meta scelta, da raggiungere con uno dei suoi più grandi amici, il lecchese Carlo Mauri, è la parete nord della Cima Ovest di Lavaredo, la più difficile delle Tre Cime di Lavaredo. La via di salita è la Cassin-Ratti, che è anche l'unica finora aperta (era l'anno 1935). La difficoltà è ovviamente la stagione: è febbraio, è pieno inverno.

A scuola di traversi (fonte: scuolaguidodellatorre.it)

Bonatti e Mauri iniziano la loro avventura dalla località di Carbonin, da dove iniziano una marcia di due giorni per raggiungere l'attuale Rifugio Auronzo e dunque la base della parete nord della Cima Ovest di Lavaredo.
La Cima Ovest di Lavaredo è alpinisticamente meno nota della Cima Grande di Lavaredo (di qualche metro più alta), essendo quest'ultima uno dei "problemi irrisolti delle Alpi" e avendo visto l'exploit di Emilio Comici sulla parete nord. Non per questo fu più facile da vincere: ventisette furono le cordate che provarono a conquistare la parete, prima del successo di Cassin. La verticalità è totale, forse anche superiore alla Cima Grande, e fa paura: neanche la neve riesce a fermarsi sulla roccia della nord della Cima Ovest. Le difficoltà da superare per Bonatti e Mauri sono massime.

Dove non si ferma la neve (fonte: ramsat.it)

La prima salita invernale alla Cima Ovest di Lavaredo dura tre giorni e due notti. Ore che si susseguono nel gelo, passate a trovare fessure dove piantare instabili chiodi. Notti trascorse a venticinque gradi sotto zero, in cui non dormire significa sopravvivere. Ma Bonatti e Mauri superano ogni ostacolo, il muro strapiombante iniziale, il lungo traverso e dunque il colatoio. Una per volta, gli ostacoli della Cima Ovest di Lavaredo si piegano alla forza di Bonatti. Sono le 12:30 del 24 febbraio 1953, quando Bonatti e Mauri annunciano la loro vittoria con le grida dirette al Rifugio Auronzo. Da quel giorno anche sulle Dolomiti ci sarà il segno di un certo Walter Bonatti.
Dettaglio: non paghi, Bonatti e Mauri saliranno tre giorni dopo, la parete nord della Cima Grande di Lavaredo, realizzando la prima ripetizione invernale.

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