venerdì 17 luglio 2015

L'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta è conclusa

Ciao a tutti!
Finalmente arrivò il giorno di Courmayeur. Dopo nove giorni di duro girovagare sui sentieri che attraversano le valli valdostane, ho raggiunto l'ultimo comune della Valle d'Aosta, quello che sorge ai piedi del Monte Bianco. Ed è stata gioia immensa poter chiudere così la seconda esperienza sulle alte vie valdostane. Reazione a caldo: è ovvio che la gioia sia enorme, raggiungere un tale traguardo dopo aver faticato non poco è qualcosa di liberatorio; dall'altro lato c'è il salutare queste montagne, per me le più belle, le più significative, quelle a cui sono più emotivamente e affettivamente legato... E sapere che per un po' di tempo dovrò lasciar perdere le avventure in quota. È triste scrivere questo, proprio ora che mi trovo sul regionale che da Aosta mi sta riportando a Donnas, in cui ho modo di rivedere, una ad una, tante delle vallate attraversate nelle due alte vie valdostane.

Giunto finalmente a Courmayeur!

C'è ancora una tappa da raccontare, quella dal Rifugio Elisabetta a Courmayeur. È una tappa che inizia da una notte insonne per l'eccitazione del traguardo, da una colazione assonnata in mezzo a decine di stranieri (spesso di madrelingua inglese) qui per il Tour de Mont Blanc, da una partenza anticipata per sfuggire al caos del rifugio, da un'alba meravigliosa sulla Val Veny, in un giorno in cui le nubi fanno - incredibile, proprio alla fine - la loro comparsa in cielo.

Meravigliosa alba sul Lago Combal dal Rifugio Elisabetta

La piana del Lago Combal, a metà strada tra il Rifugio Elisabetta e il ghiacciaio del Miage, è una landa che ha del misterioso nella soffusa atmosfera di quest'alba. Non è un vero lago, è più un acquitrino, in cui la vegetazione sembra crescere quasi incontrollata. Questa spianata è enorme, i ghiacciai di Trélatête sembrano quasi chiedere "quo vadis?", mentre quello del Miage è un muro che segna un punto di non ritorno all'interno della stessa valle. Il superamento del Lago Combal, avvenuto nell'ultimo giorno di Alta Via, è quasi un'esperienza mistica.

Le Pyramides Calcaires

Poi il sentiero va a destra e prende quota. C'è ancora da sudare un po', ma non parecchio. In compenso si può godere della vista completa del Monte Bianco, se non fosse per le nubi e l'assurdo tasso di umidità che si percepisce. Questo è un sentiero balcone, e di fronte a me c'è la vetta più alta d'Europa. Impossibile non rimanere indifferenti. È tutto un piacevole saliscendi fino a quando si raggiunge il Col Checrouit. L'orrida bruttezza degli impianti sciistici e il Monte Bianco che se ne va dalla visuale disponibile, sono cosa triste.

Un balcone sul Monte Bianco

Dal Col Checrouit parte l'ultima discesa dell'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta. Ripida, così ripida che mi chiedo se non fosse stato meglio scendere in funivia. Ripida però significa anche scendere in fretta, e in fretta scendo verso Dolonne, tra ginocchia che implorano pietà e mani che per il sudore non riesco ad afferrare i bastoni. Talvolta appare Courmayeur ai miei occhi, ogni volta più grande e con sempre più dettagli visibili. "Tieni duro, Stefano", mi costringo a pensare. Incrocio qualche escursionista e ogni volta sono tentato di domandare loro quanto manchi alla fine della discesa. Poi il sentiero spiana...

Courmayeur in vista!

...e sono a Dolonne, frazione di Courmayeur sulla sponda opposta della Dora Baltea. Supero il villaggio, supero il ponte. Un'ultima salitella. Ed è il momento di Courmayeur. Qualche acquisto già studiato prima di partire e un saluto a Emilio Rey e Mario Puchoz, dalle cui statue tutti guardano sulla piazzetta dove si trova la Società delle Guide di Courmayeur. L'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta è conclusa, è tempo di tornare a casa, con un bagaglio di esperienze, di storie, di immagini, di luoghi, che non potrò scordare. Mai. La Valle d'Aosta e i suoi monti rimarranno sempre impressi nella mia memoria.

Gli ultimi cartelli...

Mi piace pensare che concludo questa Alta Via nel giorno in cui l'Italia celebra i centocinquanta anni della prima scalata del Cervino nel suo versante (del quale parlerò nei prossimi giorni). Imprese di tutt'altro spessore, ma che in me lasciano un piccolo segno. In fondo, viviamo tutti di piccoli ricordi dal valore inestimabile.
A presto!
Stefano

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