domenica 12 luglio 2015

Col Lauson, a tu per tu con lo stambecco

Ciao a tutti!
La tappa di oggi doveva essere la più temuta, in quanto la quinta frazione, quella che traccia la metà dell'Alta Via, prevedeva la ascesa al Col Lauson (o Col Loson), il passaggio più alto in quota, all'altitudine di ben 3299 metri. In realtà non è stata la salita, bensì la lunga, interminabile, discesa verso Valsavarenche, a rendere più faticosa la tappa di oggi.

Simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso

La giornata del Lauson ha inizio dal Rifugio Vittorio Sella, dove c'è un'atmosfera speciale. L'aria frizzante, il gioco di ombre e luci sui ghiacciai del Gran Paradiso, i magnifici prati del Lauson...e come tradizione da qualche giorno a questa parte, non una nuvola copre il cielo della Valle d'Aosta. Tutto è pronto per partire. Inizio la salita, non ardua, ma interrompo frequentemente il cammino. Non per mancanza di energie o di fiato. Le marmotte pullulano attorno al sentiero e, come mai mi era successo prima, ci si può avvicinare anche fino a distanza di 1-2 metri, prima che fuggano o si riparino nella loro tana. Spero di trovare anche qualche stambecco nella conca che sovrasta il rifugio, ma dell'animale simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso non vi è traccia. Non ne avevo visti finora, e anche nel conviviale momento della cena in rifugio, si diceva che non è l'anno buono per osservare la fauna locale. Che anche loro abbiano troppo caldo?

In salita verso il Col Lauson

La marcia verso il Lauson continua. Si sale in quota senza troppi strappi, lo si percepisce dall'aria più fine e dalla vegetazione che cambia. I prati, già non molto fitti, lasciano spazio al tipico macereto di alta quota, mentre la fioritura cambia drasticamente. Intorno ai 3000 metri si raggiunge un pianoro di pura ghiaia, dove spuntano fiori sui quali mi sono sempre chiesto come possano crescere e proliferare in ambiente roccioso. Da questo pianoro è inoltre ben visibile il Col Lauson, anche grazie all'ometto di pietra posto su tutti i passi dell'Alta Via. Il percorso è tracciato, bisogna "solo" coprire questi trecento metri di dislivello.

Una delle tante marmotte incontrate

Lungo la salita, mai veramente ripida, incontro altri gruppi di escursionisti, li supero, nonostante un po' di fiatone. Oh, sono a più di tremila metri, è comprensibile. La visuale sulla conca del Lauson e sui ghiacciai della Valle di Cogne è sempre più ampia, ma lo sguardo può finalmente posarsi su uno stambecco, il primo dell'Alta Via! Non è lontano e non pare molto intimidito, si lascia fotografare, poi torna a cercarsi del cibo.

La conca del Lauson (e qualche montagna...)

Io continuo il cammino, fiatone incluso, fino ad un piccolo colle che è l'anticamera del Col Lauson. Da qui mancano ancora cinquanta metri di salita, i più esposti anche se mai veramente pericolosi per la propria incolumità. Gli ultimi sfasciumi si percorrono in fretta, desideroso come sono di raggiungere finalmente il punto più alto dell'Alta Via.

Ultimi metri di salita

Che balconata! Verso Cogne, si spazia dal gruppo del Monte Rosa, alla Tersiva, ai ghiacciai del Gran Paradiso; un po' meno interessante verso la Valsavarenche, dove (per ora) non si può vedere altro se non il Vallone di Levionaz. Dispiace salutare la Valle di Cogne e le sue bellezze, ma la strada verso Courmayeur deve andare avanti.

Dal Col Lauson

Il tempo di fare uno spuntino e riparto. La discesa è lunga (più di 1700 metri!). Già dai primi passi, capisco che sarà eterna. A parte un primo tratto da superare con cautela, il sentiero scende molto dolcemente lungo il Vallone di Levionaz, che offre interessanti spunti visivi. Su tutti, il muro di roccia rossa delle Gordes de Grivola, l'aguzza Pointe de Levionaz e l'imponente Pointe d'Herbetet. Man mano che perdo quota, la Valsavarenche si mostra sempre di più e inizio ad ipotizzare i possibili sentieri del giorno dopo. Scendo tutto il Vallone di Levionaz, certamente un posto di grande fascino per la sua natura selvaggia: cascate, pendii erbosi e variegate fioriture rendono questo vallone un luogo tra i più attraenti della Valle d'Aosta. Nonché frequentatissimo da escursionisti esperti e famiglie alla ricerca di frescura nella gita domenicale.

Il vallone di Levionaz

Il paesaggio cambia radicalmente nella "località" di Levionaz inferiore. Facilmente riconoscibile dal grazioso casotto dei guardiaparco, questo punto del sentiero rappresenta un baluardo sulla Valsavarenche. Di qui si può dominare (quasi) l'intera valle, l'unica valle valdostana, insieme a quella di Champdepraz, in cui non avevo ancora messo piede nelle mie scorribande escursionistiche. All'ombra delle mura delle costruzioni di Levionaz inferiore trovo finalmente relax per i miei piedi, provati da mille metri di discesa, ristoro per il mio stomaco e conforto per la mia pelle bruciata dal sole. E anche un po' di rete mobile, che ritrovo dopo quasi ventiquattro ore, per poter finalmente comunicare con Giulia e con la mia famiglia. Tutto con una gran vista sulla Valsavarenche.

Panorama sulla Valsavarenche

Poi inizia un'ora di sofferenza. È la discesa finale, circa 700 metri di dislivello da compiersi in pineta. Nel ripido, nello sconnesso, con già due ore di discesa: qualcosa che non amo particolarmente. Il rumore dell'impetuosa cascata del torrente Levionaz mi avvisa: la discesa sta per finire, le sofferenze a piedi e ginocchia pure. La Valsavarenche è raggiunta, metà dell'Alta Via è completata. Brindare? Ancora presto, mancano ancora troppi passi e troppi metri da ascendere. Domani si ritorna a tremila metri...
A presto!
Stefano

1 commento:

  1. molto bello. Ce l'ho nella lista delle salite da fare da un po'.
    grazie per averlo condiviso

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