sabato 11 luglio 2015

Pernottamento vista ghiacciaio

Ciao a tutti!
Scrivo dal Rifugio Vittorio Sella, dove ho terminato qualche ora fa la quarta tappa della mia Alta Via n.2 della Valle d'Aosta. È stata una tappa lunga, non estenuante ma non per questo meno faticosa. Temevo questa frazione in quanto in passato non ho mai gradito particolarmente affrontare in sequenza una discesa (in questo caso dal Rifugio Sogno di Berdzé) e quindi una salita (verso il Rifugio Vittorio Sella), per di più con un chilometro di dislivello. Allo stesso tempo, attendevo fortemente questa tappa, perché si attraversa tutto il comprensorio di Cogne, dal vallone che porta a Lillaz fino a quello di Valnontey. Il che è sinonimo di grandi panorami sul gruppo del Gran Paradiso e dei suoi ghiacciai.

La fontana e i prati di Sant'Orso, a Cogne

La giornata è fin dall'inizio meravigliosa. Il cielo è quasi completamente sgombro da nubi, e tale resterà per tutto l'arco del giorno. Il sole illumina con veemenza i prati del Vallone dell'Urtier, una vera e propria meraviglia della montagna che però è rovinata dalla presenza di un ingombrante quanto antiestetico elettrodotto. Saluto i gestori del Rifugio Sogno di Berdzé, tra i più simpatici e cordiali incontrati sui miei cammini tra i monti. Lo faccio con un filo di tristezza perché raramente accade di potersi sentire così a proprio agio. Sapevo già bene in quel momento (ma ne sto avendo la conferma in questo momento) che non potrei trovare una simile situazione in un rifugio come il Vittorio Sella, molto frequentato (dispone di ben 150 posti letto!), a maggior ragione in un weekend di caldo e sole.

Primi passi nel Vallone dell'Urtier

Intraprendo il cammino verso Cogne sulla poderale, che lascio ben presto per il sentiero ufficiale dell'Alta Via, iperconsigliato da Stefano, il gestore del Sogno di Berdzé, in quanto molto più panoramico della mulattiera, la quale è invece più rilassante per le proprie membra. La scelta si rivelerà azzeccatissima. Il sentiero è in prima battuta un balcone sul Vallone dell'Urtier con vista sulla Grivola. Poi, quando piega verso sud, verso il Vallone di Bardoney, si incontrano prati, cascate, torrenti, boschi. È uno scenario bucolico, paradisiaco. Non si fa parte del Parco Nazionale del Gran Paradiso per caso. Tutti gli escursionisti che incontro e si fermano a scambiare due chiacchiere mi confermano che questo è un sentiero speciale. Non scende quasi mai in maniera ripida, è tutto sommato agevole da affrontare in discesa e credo che anche in salita non sia particolarmente duro.

Vista sulla Grivola

Lo scenario della prima ora di cammino cambia repentinamente quando si raggiunge Goilles-dessous. Un posto meraviglioso, uno scrigno di natura, circondato da pascoli e disegnato sinuoso dal corso del torrente Urtier: da qui inizia a intravedersi il vallone di Lillaz e pregusto finalmente un po' di riposo, magari su comoda panchina. Devo ancora abbassarmi di duecento metri di quota prima di poter finalmente raggiungere Lillaz, non senza aver prima gettato un occhiata veloce sulle celeberrime cascate originate dal torrente Urtier, sicuramente una delle principali attrazioni turistiche di Cogne, e sui primi nevai e ghiacciai del gruppo del Gran Paradiso.

Finisce la discesa, Lillaz è vicina

A Lillaz trovo finalmente una panchina, per me sinonimo di ristoro e riposo dopo quasi un chilometro di dislivello in discesa. Poi continuo fino a Champlong, altra frazione di Cogne, prima di addentrarmi nel Bosco di Sylvenoire (la "selva nera"). Una piacevole passeggiata di circa tre/quattro chilometri mi conduce finalmente a Cogne, una delle più importanti località turistiche valdostane. La sua fama è dovuta al Parco Nazionale del Gran Paradiso, il più antico parco italiano (fondato nel 1922), del quale è il "capoluogo" indiscusso. Ma in passato fu anche un centro che visse sull'estrazione dei minerali ferrosi dell'acciaieria aostana che si chiama proprio... Cogne!

Goilles-dessous

Cogne è anche...i prati di Sant'Orso. Dal centro cittadino, la segnaletica gialla della sentieristica valdostana, oltre a sentenziare 3h30' di cammino fino al rifugio (che coprirò però con 40 minuti in meno...), indica una svolta a destra verso Valnontey. Qui appare grandioso il panorama che rende famosa Cogne. La grande spianata erbosa e sullo sfondo il Gran Paradiso. È una delle immagini più conosciute, fotografate e apprezzate dell'intera regione. Il contorno del Gran Paradiso e del Ghiacciaio della Tribolazione mi accompagna fedele fino alla frazione di Valnontey. Cammino su un sentiero che costeggia la strada, poi giunto a Valnontey, supero l'omonimo torrente e comincio la salita di giornata.

Il Rifugio Vittorio Sella

Si sale nel bosco, risalendo il ripido versante ovest della Valnontey. È un sentiero tosto, a tratti veramente duro. Ma non c'è sconforto. Molte delle ampie piroette del sentiero sono balconate sui ghiacciai del versante est della Valnontey ( Ghiacciaio di Patri, Ghiacciaio di Money). Fai una foto, prendi fiato. E quanta gente scende dal sentiero...il Rifugio Vittorio Sella è anche una splendida meta per una escursione di un giorno. Molti turisti sono inoltre attratti dal simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso, lo stambecco - oh, per ora io mica l'ho visto - e dunque devo sprecare un sacco di fiato per salutare (mia abitudine durante le passeggiate) tutti coloro che ritornano a valle. Poi, a metà salita, incontro una famiglia di Vercelli (padre, madre e due figli) anch'essa diretta al Vittorio Sella. Il figlioletto pare assatanato, mi raggiunge, vuole ciarlare con me; quando capisce che la salita e lo zaino pesante non facilitano la mia parlantina, mi supera con passo svelto. Questo ragazzino mi fa affiorare alla mente la mia infanzia, durante la quale, in montagna, era consuetudine far disperare i miei genitori, staccati ore dal sottoscritto, il quale regolarmente poi doveva subire il solito (meritato o no, non lo so) cazziatone per essermi allontanato eccessivamente. Promettevo già bene allora, sui sentieri di montagna...

I ghiacciai del Gran Paradiso

Intorno a 2200-2300 metri di quota, il ponticello sul torrente Lauson segna il confine tra il sentiero duro e quello facile. Sempre all'ombra di magnifici ghiacciai, risalgo le pendici erbose della Testa Tsaplane, fino a quando il sentiero spiana ed entra nella conca del Lauson, un'altra meraviglia valdostana fatta di prati e una fitta rete di torrentelli. C'è una costruzione, ma è il casotto del Parco nazionale. Le bandiere non tradiscono, il rifugio è vicino. È ad un passo. I due caseggiati del Vittorio Sella sono lì, pronti per accogliermi in una notte che deve essere di riposo assoluto. Dopo ventidue chilometri e con il Col Lauson, il punto più alto dell'Alta Via, l'indomani... serve arrivarci riposati e col pieno di energie. Per ora, aggiungo un tassello in più ad un percorso che si appresta a raggiungere la sua metà, domani, in Valsavarenche.
A presto!
Stefano

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