lunedì 27 luglio 2015

Moleskine, vecchia cultura europea in montagna

"Non si tratta di un taccuino qualunque. È un pezzo da museo, un'autentica “moleskine”, apprezzatissima da scrittori come Céline e Hemingway, che ormai non si trova più nelle cartolerie. Bruce [Chatwin, ndb] mi suggerì di fare come lui prima di usarla: numerare i fogli, annotare sul retro di copertina almeno due indirizzi nel mondo, e scrivere sulla prima pagina una promessa di ricompensa a chi restituirà il taccuino in caso di smarrimento. […] Bruce mi spiegò che le moleskine uscivano dalle mani di un rilegatore artigiano di Tours, la cui famiglia le fabbricava fin dagli inizi del secolo, ma che dopo la morte dell'artigiano, nel 1986, nessuno dei suoi discendenti aveva voluto continuare la tradizione. Non bisogna lamentarsene. Sono le regole del gioco imposte da una pseudomodernità che giorno dopo giorno elimina riti, abitudini e dettagli di qualcosa che ben presto ricorderemo con nostalgia, e chiameremo vecchia cultura europea. Quando Bruce seppe che le “moleskine” stavano per esaurirsi, comprò tutte quelle che trovò, ed è proprio su uno dei suoi taccuini che scrivo questi appunti."
Luis Sepúlveda, Patagonia Express

Meraviglia!

Quando lessi Patagonia Express di Luis Sepúlveda venni a scoprire che le moleskine avevano una storia immensa alle loro spalle. Erano i taccuini in cui prendevano appunti signori come Wilde, Picasso e Hemingway, frutto di un lavoro artigianale in vendita nelle cartolerie parigine. Il marchio attuale, registrato da una società milanese, ha riportato in vita un modello "leggendario" di taccuino. Fu in quel momento (un anno e mezzo fa), nel quale lessi le parole di Sepúlveda su Bruce Chatwin, uno dei più grandi narratori di viaggi, che decisi che la mia prossima avventura in montagna sarebbe stata scritta su una moleskine.
Ho dovuto aspettare l'Alta Via n.2 della Valle d'Aosta per procurarmi finalmente una semplicissima moleskine, un quaderno nero con un elastico di chiusura e un nastrino segnalibro (e l'immancabile tasca a soffietto all'interno). Con la quale ho in sostanza raccontato la mia ultima esperienza nelle Alpi. Non vi ho scritto i post (la tecnologia da questo punto di vista è insuperabile), ma vi ho costantemente annotato, nei momenti di pausa, fatti, immagini ed emozioni vissuti fino a quel momento. Per non dimenticare niente, assolutamente niente di ciò che ho vissuto in questi dieci giorni.
In scrittura sul Col d'Entrelor

Cosa è stata questa "moleskine-experience"? Un modo diverso di vivere il mio viaggio in montagna, un modo alternativo di scrivere pagine di un blog che è nato tre anni fa proprio grazie ad un'avventura sui monti valdostani. Scrivere, ripeto e sottolineo su carta, le immagini di un percorso che attraversa le Alpi più belle è... unico. Unico nel ricordo di passi saliti con fatica e poi descritti con le parole che escono in quel momento. Unico nel ricordo di parole che, a distanza di anni, verranno rilette con il sorriso stampato sulle labbra. Unico nel pensiero di chi guarderà questo taccuino nei giorni e negli anni che verranno.
Dopo quest'ultima alta via, di una cosa sono certo. Non c'è viaggio senza moleskine.
Bis bald!
Stefano

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