"Durante un'intervista, a Sean Connery è stato chiesto che cosa lo facesse piangere. Dopo qualche istante di riflessione, il celebre attore ha risposto: ''L'atletica''. Spesso anch'io reagisco così. Guardare i corridori lanciati verso il traguardo, soli con se stessi e con la loro forza di volontà, a lottare contro i propri limiti con lo sguardo fisso in avanti come se fossero in trance, e con anni di dedizione e sacrifici stampati in faccia, può essere molto commovente.
La corsa è uno sport brutale ed emozionante, ma anche semplice ed essenziale. Come esseri umani, al livello più basico abbiamo fame, sete, sonno e voglia di amare, ma anche di correre. Basta guardare i bambini, che quando giocano non fanno altro che correre. La corsa è parte essenziale di ciò che ci rende umani.
Forse è proprio per soddisfare questo bisogno primario che atleti e persone comuni si alzano la mattina per uscire a correre nelle città di tutto il mondo. Per sentire dentro, in fondo alla pancia, il fremito di qualcosa di primordiale. Per sentirsi anche loro ''un po' selvatici''.
| ...i pensieri tentano di afferrarti, di rallentarti... |
Correre non è divertimento. E' dolore e fatica. Chiedete a chi corre perché lo fa, e con ogni probabilità vi dirà che non lo sa, sebbene qualcosa continui a spingerlo.
Spesso chi corre è ossessionato da record personali, tempi e distanze, ma questo non basta ad indurlo a uscire di casa con le scarpette. La mania di analizzare e misurare tutto può essere soddisfatta in modi più semplici, per esempio contando le auto. Tempi e grafici sono solo esche per la nostra mente razionale, per il nostro cervello analitico, a cui dobbiamo dare una ragione plausibile.
A spronarci davvero è qualcos'altro. E' il nostro bisogno di sentirci umani, di andare oltre la stratificazione di ruoli e responsabilità che la società ci impone, al di là del badge aziendale, dall'etichetta di padre, marito o figlio, per arrivare al cuore della nostra vera natura umana. Una volta lì, la mente è di troppo: si smette di pensare e si comincia a sentire.
| ...è una sensazione travolgente, così potente da volerne sempre di più... |
Ma la mente non molla così facilmente. Tanti corridori dicono di rendersi conto dei propri pensieri proprio quando corrono. I pensieri ci vorticano in testa tutto il giorno, sbatacchiandoci di qua e di là, e quasi non ne siamo consapevoli. Ma appena ci allontaniamo da questo mondo fatto di sola ragione e ci addentriamo nel cuore selvaggio dell'esistenza, ecco che la mente piomba nel panico. I pensieri tentano di afferrarti, di rallentarti. Ma come i monaci maratoneti del monte Hiei in Giappone, che corrono mille ultramaratone in mille giorni in cerca dell'illuminazione, se teniamo duro iniziamo a provare la formicolante sensazione di chi siamo davvero. Ed è una sensazione travolgente, così potente da volerne sempre di più.
Anche l'amore ci ricongiunge con le nostre sensazioni più profonde e primarie, lontano dal regno della ragione. Ecco perchè il mantra di Paula (Radcliffe) ha funzionato. L'amore per la figlia e la pura emozione della corsa scaturiscono dalla stessa fonte. Evocare l'amore l'ha spinta a tenere duro, anche se razionalmente questo non poteva fare alcuna differenza. La figlia non poteva sentirla, e anche se avesse potuto non poteva sapere che cosa fosse una maratona. Richiamando un'emozione così forte Paula è riuscita ad andare oltre tutte queste elucubrazioni, costringendo la parte razionale del suo cervello, che sicuramente le diceva di rallentare, a non mollare la presa."
Adharandand Finn, "Nati per correre"
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