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lunedì 4 settembre 2017

Sarà una serenissima decima

Roma fu la nona. Per la decima maratona, non ho mai avuto dubbi sul dove avrei voluto correre. Il decimo appuntamento con i 42.195 chilometri non poteva che essere in un luogo speciale. Esiste luogo più speciale di Venezia? Non per me. Esiste maratona più spettacolare della Venice Marathon? Non per me. Se c'era un traguardo che avrei voluto superare, quello non poteva che essere quello di Riva dei Sette Martiri, nel sestiere di Castello, la magnifica conclusione di un percorso che inizia dalla Riviera del Brenta e termina su quell'isola che è un trattato di storia dell'arte... Venezia.

Sognare un arrivo più bello non è possibile... (fonte: viajejet.com)

La prima volta fu una scoperta. Conoscevo il percorso solo sulla carta e lo consideravo stupendo. Sognavo Piazza San Marco, immaginavo la sensazione che si poteva provare superando il ponte innalzato sul Canal Grande solo per la maratona. Quella maratona, la prima con colei che sarebbe diventata mia moglie, fu una rivelazione continua e rappresentò il più importante miglioramento cronometrico sulla distanza.
La seconda volta fu un'emozione senza pari. Sapevo a cosa andavo incontro, ero conscio di cosa significhi per le gambe superare quattordici ponti veneziani, di ciò che rappresenta in termini di energie fisiche e mentali correre lungo il Ponte della Libertà. Ritornavo a correre una maratona dopo una prima metà dell'anno condizionata da un problema ad un ginocchio, era la prima maratona dopo il trasloco in Germania. Non volevo mancarla, perché sapevo che in Piazza San Marco mi aspettava Giulia. Lei non sapeva, tuttavia, che lì le avrei chiesto di sposarla.

...ma la partenza non scherza affatto (fonte: sporteconomy.it)

Da una terza partecipazione alla Venice Marathon non dovrei più aspettarmi niente e invece... non vedo l'ora di esserci, aspetto il 22 ottobre 2017 da giorni, mesi, anni. Esattamente da tre anni fa. Quando corro, penso spesso a Venezia e alla sua maratona. Adesso che ho ricominciato ad allenarmi duramente in vista di questo appuntamento, non faccio altro che sognare quelle tre ore di corsa ininterrotte verso il cuore della Serenissima, i brividi di Piazza San Marco e il sole sulla faccia in Riva dei Sette Martiri.
Può darsi che qualcuno mi possa prendere per pazzo, ma chi ha corso almeno una volta la Venice Marathon, comprende perfettamente questi miei pensieri.
Bis bald!
Stefano

mercoledì 26 novembre 2014

L'acqua che sfiora i tuoi piedi

Ciao a tutti!
Un mese è già passato da quel magico giorno, un condensato di sensazioni che, come la prima volta tanto quanto l'ultima, è sempre difficile rappresentare nella forma migliore. Le parole escono con tanta più difficoltà quanto è il valore dei ricordi personali. Per me questa maratona ha voluto dire tanto, per me e non solo. È per questo che a trenta giorni di distanza, riuscire a parlarne con effettiva lucidità è ancora arduo.
Ci sono tante immagini che porto con me di quel giorno… il sole della Riviera del Brenta, la lucente sagoma di Venezia dal Ponte della Libertà, il primo ponte nell'isola di Venezia e il canale della Giudecca, quell'indefinibile piacere nell'attraversare il Canal Grande, l'attesa e il batticuore in Piazza San Marco, il sorriso sotto il Campanile di San Marco, quei lunghissimi ed infiniti ponti in Riva degli Schiavoni, la folla che acclama il tuo nome, le incitazioni a non mollare, le gambe che non  ne hanno più ma vedono l'arrivo e per questo non smettono di muoversi. La gioia dentro, incontenibile. Non un piacere fisico, ma un orgasmo dell'anima.
Come al solito sono un fiume in piena, ma probabilmente solo chi ha corso una maratona o conosce qualche caro che l'ha fatto potrebbe comprendere appieno cosa possa significare. Se volete provarci – a capire, non a correre 42 chilometri – potete leggere la storia di questa maratona, tramite i post che raccontano l'avvicinamento alla mia 29°Venice Marathon e tramite alcune delle immagini (mie e non solo) di questo evento.
Bis bald!
Stefano

04/09/2014: si ricomincia a correre!
13/09/2014: ritorno alle gare: Mezza di Monza

La gioia dell'arrivo

14/09/2014: un buon tempo in mezza maratona sull'Autodromo Nazionale di Monza
18/09/2014: il racconto della Mezza di Monza

...è per voi, è per me

07/10/2014: i miracoli del kinesio-taping
09/10/2014: il primo lungo in Germania

Il via da Stra (fonte: venicemarathon.com)


11/10/2014: finalmente un po' di ripetute veloci...
13/10/2014: i lunghi "più lunghi", lungo il Meno

Neanche alla mezza maratona


14/10/2014: l'annuncio, per la seconda volta a Venezia
19/10/2014: ultime ripetute sulla ciclovia del Meno
21/10/2014: l'ultimo lungo, poi sarà maratona

A Mestre, lanciatissimo


22/10/2014: il Charity program della Venice Marathon
23/10/2014: il percorso della Venice Marathon

La felicità di correre in Piazza San Marco


25/10/2014: cose da prendere prima di partire per una maratona
25/10/2014: grandi emozioni: pettorale, Baldini e Zanardi

Discesa


26/10/2014: ho concluso la mia quinta maratona con nuovo personale!
27/10/2014: una medaglia ed un pensiero

Piazza San Marco ci aspetta (foto by L. Di Maio)


30/10/2014: le immagini "dietro le quinte" di una maratona
03/11/2014: il racconto della mia Venice Marathon

Una medaglia che vale doppio


06/11/2014: i pensieri a caldo dopo e durante una maratona

lunedì 3 novembre 2014

Tuti bei, dal primo all'ultimo - Il racconto della mia seconda Venice Marathon

Ciao a tutti!
Raccontare il giorno della maratona, il giorno atteso da mesi, per non dire da un anno intero, non è cosa facile. Parlare di ciò che hai dentro, di ciò che tieni dentro per tanto tempo, paure, desideri, sogni, attimi, è impresa difficile. E infatti sono necessarie ore di riflessione per mettermi finalmente sulla tastiera di un computer e iniziare a battere tutto ciò che transita per la mente riguardo a domenica scorsa.

Dietro di me, il Canal Grande
Paure: quella di arrivare in fondo con un ginocchio a pezzi non è mai realmente scomparsa del tutto durante i mesi di preparazione. Al minimo dolorino i timori crescevano, eccome se crescevano. E nell’ultima settimana i piccoli dolori, anche quelli più stupidi diventano giganteschi. È tutto un effetto mentale, o chiamiamola tensione, se preferite. Questa volta mi presento a Stra, alla partenza della mia quinta maratona con un dilemma in più. Un banale incidente per le vie di Torino, un’abrasione al ginocchio sinistro (non quello incriminato ma già ferito quest’estate), e il dubbio: arriverò fino alla fine? Io credo di si, ma quarantadue chilometri sono lunghi e in più di tre ore di cose ne possono succedere veramente parecchie.

L'alba di domenica, l'alba dell'edizione 29 della Venice Marathon


Desideri: beh, prima di tutto arrivare in fondo, magari farlo anche alla grande. Un anno fa realizzavo il mio personale, nel frattempo ho sofferto molto, più mentalmente che fisicamente. Esserci nuovamente è già molto bello, esserci e migliorare quanto fatto l’anno scorso sarebbe spaziale. Tornare e tornare più forti di prima, questo è il sogno.

Sono solo i primi chilometri


Il risveglio in albergo è all’insegna dei grandi nervosismi pre-maratona: passeggio concitatamente in camera, cercando di sistemare pettorale, cerotti e fascia cardio. Giulia (fortunatamente per lei) dorme ancora e posso solo scaricare parzialmente la mia tensione quando la saluto per andare a fare colazione, con quel “torno presto” che accompagna ogni nostro distacco. La colazione è velocissima: ho solamente venti minuti per ingerire quei carboidrati che brucerò celermente nel giro di poche decine di minuti. Nella sala colazione dell’albergo ci sono solo runner, talvolta accompagnati dalle loro mogli o compagne. Tutti silenziosi, assorti nei loro pensieri. Magari avvolti anche loro da un’aura di desideri. O coperti da una nube carica di angosce.

Prima curva a destra


Inizio a star meglio nel taxi che ci porta alla stazione ferroviaria di Mestre, da dove partono i pullman per Stra. Con me ci sono due ragazzoni svedesi, al primo appuntamento con la Venice Marathon. Sono cinque minuti piacevoli, racconto loro un po’ del percorso, come per scaricarmi e allo stesso tempo ripassare il percorso.
Fuori si gela. Ci saranno cinque gradi, non di più. Nel frattempo arriva il tanto desiderato bus. Dove potrò sedermi e cercare di trovare un po’ di tranquillità. Non ho interlocutori o compagni di avventura, non è come a Torino in cui è per me facile trovare qualche faccia conosciuta. Sono da solo, qui: saranno trenta minuti in cui ora non so dire cosa ho fatto o pensato. Credo di aver fatto un lungo viaggio in me stesso, infine. Perché una maratona è anche questo, un lungo viaggio dentro se stessi, alla ricerca di qualcosa che ti porta a compiere una fatica così grande. Ed è anche un grande viaggio nel passato, in quello che sono stato giorni, mesi e anni fa, e nel presente, a ciò che sono ora.

Transito a Mestre


Quando si raggiunge Stra non ho proprio voglia di scendere, il freddo è ancora tanto, nonostante il sole sia già ampiamente alto in cielo. La Riviera del Brenta accompagna me e i vari compagni di viaggio fino alla zona partenza, dove la folla è già numerosa. Code per i servizi igienici, code per il tè caldo, code anche per entrare nel tendone dove ci si ripara dal freddo prima di cominciare a correre. Questo tendone puzza di creme riscaldanti, qualcosa di cui non faccio uso ma sono un must per molti podisti. Io attendo qui il momento propizio per spogliarmi e iniziare il riscaldamento. Mangio due gallette di mais, senza un vero motivo. Poi controllo che tutto sia a posto nella borsa che troverò all’arrivo. Quindi faccio che giocare un po’ con il cellulare: ogni mezzo è buono per distrarsi. Poi arriva l’ora di togliersi la tuta. Ora si fa sul serio: c’è da eseguire un po’ di riscaldamento e molto stretching. Queste sono le operazioni che mettono in me molto nervosismo. In quei momenti non sai mai se lo stai facendo bene o no. E poi ovviamente se c’è un piccolo fastidio, voilà, eccolo che lo senti triplicato. Il ginocchio torna a bussare sui tuoi nervi più scoperti. E c’è quella paura, quel timore che sì, ti porta a scavalcare il guardrail, scendere in riva al Brenta e lasciare un piccolo ricordo, una fugace testimonianza in dono alla natura.
Quando decido che il riscaldamento è terminato, mi avvio verso le gabbie. La mia è la numero 2, colore giallo. Passo davanti a Villa Pisani, una delle residenze più belle del Brenta: si, l’inizio della Venice Marathon è veramente da brivido, in una tale location. Quando entro nella gabbia manca ancora mezz’ora allo sparo che decreterà il via alla maratona. In quei trenta minuti si pensa di tutto e si vede di tutto. Sono molti i siparietti curiosi a cui ho assistito, come quello dei runner in fila sulle transenne intenti a rimuovere gli ultimi liquidi, o come i lanci di maglioni verso i prati di Villa Pisani, prontamente raccolti dagli extracomunitari lì deliberatamente appostati. Però il più bello è anche quello che sogno di poter vivere in prima persona un giorno: una mamma con il proprio figlio, che tiene in mano un palloncino; sopra vi è scritto “forza papà”. Ecco, la maratona è anche questo.

La partenza da Stra (foto by A. Marini)


Arriva il momento dello sparo. Sono molto vicino – inspiegabilmente, nonostante la gabbia -alla linea di partenza, quindi so che il tempo che segnerà il cronometro all’arrivo sarà molto vicino a quello netto. Ma per i calcoli non c’è molto tempo ancora. Bisogna solo pensare a correre. Ovviamente parto abbastanza forte, senza neanche rendermene conto. Sempre così, in maratona. L’attraversamento del primo comune, Fiesso d’Artico, non aiuta a rallentare il mio ritmo, ma mi devo imporre una condotta di gara più oculata rispetto ad un anno fa. Cosi sarà: fino ai trenta chilometri il mio ritmo sarà veramente molto costante tra i 4’34”/km-4’38”/km. Correre così mi permetterebbe di chiudere a Riva Sette Martiri in 3h14’. Sognare è lecito, ma qui si tratta di qualcosa di impossibile. So di andare troppo forte, so che pagherò in fondo. Però so anche che è un ritmo buono e soprattutto molto costante.

Passaggio ai 30 chilometri


Un anno fa a rovinare parte della prestazione era stata l’alimentazione in corsa. Quest’anno, memore dell’esperienza dell’anno scorso e dei consigli del prezioso libro di Arcelli (vedi post), ho provveduto a rifornirmi di bustine di zucchero per poter rifornirmi continuamente di glucosio, limitando così l’assunzione di frutta sul percorso (che al sottoscritto lascia spiacevoli squilibri gastrici, con un’influenza di circa 10” a rifornimento). La tecnica funziona: lo zucchero scende giù molto più facilmente rispetto a banane e mele. Anche il rifornimento alla mezza maratona, un anno fa ai limiti del letale, passa via in scioltezza.

Muscolatura impressionante


La Riviera del Brenta non delude. L’incoraggiamento è festoso dall’inizio alla fine, in tutti i paesi. In particolare a Dolo e a Mira la folla è scatenata. Il clima è veramente positivo, favorito anche dall’incredibile sole che splende sul Brenta. Giornata perfetta per correre: c’è anche un po’ di venticello, molto gradito, in quanto mi permetterà di non sudare per quasi venticinque chilometri di corsa.
Correre di fianco al Brenta è veramente piacevole e nella prima parte di gara, grazie al paesaggio, all’atmosfera festante, ad un meteo eccezionale, non ci si accorge che si sta correndo una maratona. Tutto pare eccezionalmente facile, ma è sempre così, in ogni maratona. Si arriva dunque alla mezza maratona senza alcun intoppo, fatta eccezione per il cerotto kinesio applicato sul “famoso” ginocchio destro: non regge e dà solo noia, meglio toglierlo. L’attraversamento di Marghera è invece qualcosa di notevolmente fastidioso. Tralasciando la bruttezza della zona industriale, vi è un sottopassaggio che conduce a Mestre che attira a sé molte maledizioni, soprattutto a causa della risalita, forse più ripida di qualsiasi altro ponte in Venezia. A Mestre ci accoglie una folla nutrita: l’anno scorso mi diede modo di imprimere una bella accelerazione (che pagai alla fine); quest’anno mi contengo, memore delle fatiche di un anno fa.

Piazza San Marco è qui


Si può dire che a Mestre inizi veramente la maratona. Le mie gambe stanno bene e il morale è alto, avendo battezzato le “lepri” giuste per una decina di chilometri. Ma in uscita dalla città iniziano anche le prime difficoltà. Innanzitutto, il vento si fa più accentuato ed il sole diventa una presenza continua: essendo già le 11, si avverte il caldo. Poi, cominciano i primi dolori. Prima, la fitta al ginocchio destro, quello incriminato. Poi, un ginocchio sinistro (tutto quanto) che pare addormentato, come fatto secco da un’iniezione di morfina. Tutto passa, fino ad un certo punto. Dopo, dolori continui, fino alla fine. In realtà, le difficoltà, quelle vere, che arriveranno, sono altre.

Correre una maratona è anche questo... tutti contro la SLA


Il momento chiave della mia maratona e del mio rendimento in corsa è ancora una volta al Parco San Giuliano, dove cade il chilometro 30. Qui si corrono circa 3-4 chilometri in totale, che iniziano con un lungo e insidioso ponte. Dopo, un tortuoso saliscendi che conduce al Ponte della Libertà. È un tratto che molti non amano, a causa delle salite e delle numerose curve che lo contraddistingue. Io ci arrivo con un’ottima gamba, tanti altri no. Inizio a sorpassare e, galvanizzato, non metto freno all’entusiasmo. Sorpasso in continuazione, scendo anche sotto i 4’30”/km. Questo è troppo per le mie gambe. Di lì a poco pagherò con gli interessi. La salita che porta al Ponte della Libertà prima, e il ponte stesso, dopo, mi porteranno a correre anche venti secondi in più ad ogni chilometro. Sul Ponte della Libertà, rispetto ad un anno fa, c’è il vantaggio psicologico di poter già vedere lo skyline di Venezia. Si, i campanili di Venezia sono un bel punto di riferimento, ma quando soffia il vento è inevitabile dover rallentare il ritmo. Si fa più fatica respirare e il proprio corpo necessita di consumare più ossigeno per mantenere lo stesso passo. Si, faccio veramente fatica. Anche qui trovo una “lepre”. È un ragazzo che forse si chiama Stefano, o Simone, o Sergio, che ne so, ma ci sorpassiamo e controsorpassiamo a vicenda sull’ampia carreggiata del Ponte della Libertà, e ci diamo un notevole vantaggio psicologico. Intanto, stringendo i denti e cercando le più recondite energie interiori, questi tanto maledetti quanto scenograficamente meravigliosi chilometri giungono al termine: si entra finalmente a Venezia!

"Ce l'ho fatta, ancora una volta"


L’ingresso a Venezia avviene ovviamente dal lato ovest dell’isola, quello sicuramente meno interessante: qui la scena è dominata da un mare di asfalto e cemento. Questa è la zona del Tronchetto, di piazzale Roma e del porto, inutile aggiungere altro. Rispetto a un anno fa c’è una brutta sorpresa. La rampa di accesso all’isola viene completamente attraversata dalla corsa, e non elusa da un apposito sottopassaggio. È una discreta salita che i podisti si ritrovano al chilometro 37 di corsa. Non fa piacere, ecco. La fatica è tanta e l’acido lattico, ahimè, fa già male. Si, c’è una bella discesa, dopo, utile per rilassare braccia e gambe. Ma una salita seguita da un’importante discesa è tuttavia molto più deleteria in termini cronometrici di un’unica leggera discesa.
Beh, questa salita non vuole finire mai. Gli ultimi metri dello strappo sono accompagnati da molti incoraggiamenti e ce n’è un gran bisogno. Il sole annerisce l’asfalto e assieme al vento crea le peggiori condizioni di corsa fino a quel momento. Ma tutte le fatiche, prima o dopo, devono giungere al termine.

La Serenissima attende... (foto by L. Di Maio)


C’è più di un chilometro da correre nella zona portuale. Da una parte ci sono gli stabili del porto, dall’altra le navi di MSC e Costa, impetuose. Indubbiamente ci si sente piccoli piccoli. È un piccolo pensiero, un piccolo diversivo dalla fatica costante che si sta provando. Una sorta di zig zag tra quelli che sembrano essere magazzini e poi si inizia a vedere il Canale della Giudecca. Poi c’è il primo ponte. Ne seguiranno altri tredici. La quantomai lunga e al contempo breve “cavalcata” di quattro chilometri all’interno della città più bella del mondo, verso Piazza San Marco e verso Riva dei Sette Martiri, ha qui inizio.
Tutto è perfetto. C’è una folla che ti sprona a non mollare – e come potremmo – anche pronunciando il tuo nome. Il canale della Giudecca raggiunge stupefacenti picchi di bellezza. Mare e cielo, tutto quel blu. Il lastricato delle fondamenta del sestiere Dorsoduro, la facciata della chiesa dei Gesuati, tutto quel bianco. È meraviglioso esserci, è fantastico essere parte di questa scena, un piccolo puntino che corre ai bordi di Venezia.

L'arrivo del vincitore, l'etiope Mamo


La strada, o meglio, il passaggio, si fa veramente stretto quando ci si avvicina a Punta della Dogana. C’è spazio praticamente per un solo corridore, o quasi. Mi ritrovo una coppia di podisti e non è facile sorpassarla. Quando lo faccio mi ritrovo sul ponte che attraversa il Canal Grande. Stupore, come sempre d’altronde. Sono poche centinaia di metri, ma sono parte di ciò che dalla tua mente non scapperà mai più via. Non so perché corro, non so quanto forte corro, ma corro e basta, con la testa costantemente rivolta verso sinistra, verso qualcosa di magico. Non so se sto soffrendo, ma dentro e fuori di me c’è un sorriso enorme, che rimarrà impresso nell’obiettivo del fotografo appostato al termine del ponte.

Il ponte sul Canal Grande (visto dal vaporetto del ritorno)


Il passo successivo è Piazza San Marco. Il momento più atteso, da quando iniziai a coltivare l’idea di tornare a Venezia per la Venice Marathon. C’è un piccolo tratto sotto gli alberi subito dopo il ponte sul Canal Grande. Qualche bancarella di souvenir, poi un minuscolo ponticello, quasi impercettibile. Palazzo Ducale è già lì, inconfondibile, con il suo incantevole colonnato in stile gotico veneziano, dietro alla colonna con il leone marciano. Si, ci siamo. Ci sono, Piazza San Marco è qui. È qui che si concentra la maggior parte dei tifosi e degli accompagnatori. Anche Giulia mi sta aspettando qua, come l’anno scorso, da qualche ora. Devo fare attenzione a vederla, oltre che a schivare le pozzanghere presenti nelle depressioni della piazza. So che mi attende all’incirca all’altezza del Caffè Florian, come un anno fa. La vedo, finalmente, e questa è una delle immagini più belle dei miei 42,195 chilometri. Non solo perché lei è bellissima, come sempre d’altronde, ma perché protrae le sue braccia verso di me, distese come a voler afferrare qualcosa. La preda sono io, e non oppongo resistenza. Io non so ancora bene ora cosa sia successo in quei sedici secondi (si, sono proprio sedici), da questo punto di vista l’amore fa brutti scherzi. Un abbraccio, forse. Un bacio, probabilmente. Una promessa che vale una vita intera, sicuramente.
Poi riparto. Al traguardo di Riva dei Sette Martiri manca ancora più di un chilometro. Ho ancora un personale da conquistare.

Arrivo!


Non si vorrebbe mai lasciare Piazza San Marco: questa piazza è speciale, emana un’atmosfera distensiva, di pace. Ma è una maratona. Quando corri questa distanza ciò che hai sotto i piedi scivola via imperturbabile, senza alcuna possibilità di accorgersene. E anche Piazza San Marco scorre, passando di fronte alla Basilica, alla Porta della Carta e a Palazzo Ducale. Inizia Riva degli Schiavoni e lo fa con il suo ponte più duro, il Ponte della Paglia, un nome che non dimentico da un anno. Lo superi. Poi un largo spiazzo, fino al ponte successivo. Così via fino all’Arsenale. C’è tanta gente attorno a te, sui ponti le grida sono ben definite. È una fatica che sembra non finire mai, ma paradossalmente finisce troppo in fretta. Si, corro ancora veloce, nonostante i ponti chiudo il quarantaduesimo chilometro in meno di cinque minuti. Gli attimi dell’arrivo…beh, quelli vorresti non finissero mai. La gente che ti incita e tu chiedi a gran voce il suo sostegno (con l’ultimo fiato che rimane), il sole che batte in faccia, una linea da oltrepassare. Dopo, tanta gioia, tanta fatica. L’ultima goccia di energia la uso per alzare le braccia al cielo. Stavolta non urlo. Guardo la foto del mio arrivo. C’è tutta la grinta di chi non ha voluto mollare dopo i dolori dell’inverno, la rabbia per i tanti mesi in cui non ho potuto correre, la liberazione da tutti i dubbi che hanno attanagliato la mente. Poi, guardo il cronometro. Il tempo che esso segna non può essere quello esatto ma è quanto basta per poter dire che ho stabilito il nuovo personale sulla distanza della maratona. La soddisfazione è ovviamente doppia.
Poco più avanti, dopo un cambio e un piccolo recupero di energia e carboidrati, rivedo Giulia. Il nostro abbraccio è la fine di un mese durissimo, fatto di tanti sacrifici: i miei, quelli in allenamento; i suoi, quelli dell’attesa solitaria di tante sere durante le mie corse; i nostri, quelli del conciliare tutto ciò con i lavori per una casa nuova, in un paese straniero. È un abbraccio che vuol dire tanto, tantissimo.

I'm a finisher (per la quinta volta)


3h17’21”, è questo il tempo ufficiale all’arrivo: 441esima posizione (su 4687 giunti all’arrivo), 71esima di categoria. Sono quarantasei i secondi di miglioramento all’arrivo. Più o meno era quello che mi aspettavo. Certo, non ci fosse stato quel vento sul Ponte della Libertà… non ci fosse stato quel ponte all’ingresso di Venezia… non ci fosse stato tutto quel caldo all’arrivo. Ma alla fine ho corso solo un’ora peggio dei professionisti: il vincitore, l’etiope Ketema Mamo, ha trionfato con il tempo di 2h16’45”, che è un crono altissimo. Anche la prestazione dei top runner è stata dunque decisamente influenzata dalle condizioni meteo, dal vento in particolare.
Ma a conti fatti non mi interessa tutto ciò. So di aver fatto qualcosa di importante, di bello. Per me e per i miei cari. Sono altre le cose che ti rimangono dentro. Cose che non si possono spiegare, cose che si potranno dissolvere solo alla fine dei nostri giorni.
Bis bald!
Stefano

giovedì 30 ottobre 2014

Il potere delle immagini @ Venezia 2014

Ciao a tutti!
Ci sono immagini che ti rimangono impresse nei neuroni e da lì non le puoi più cancellare. Un bagaglio per tutta la vita, da tramandare in parole e gesti a chi verrà dopo di te. Frasi ed espressioni sono sempre cariche di significato ma il potere delle figure, quello può andare oltre qualsiasi altra cosa. Da questa piccola riflessione nasce l'idea di questo post, che potrebbe diventare un appuntamento consueto al termine di ogni maratona.
Nella testa di un maratoneta scorrono per la testa pensieri assai variegati, nelle ore che precedono e susseguono lo sforzo dei 42,195 chilometri. Ognuna di queste idee possiede la sua valenza e il suo contenuto. Sono difficili da raccontare, e me ne rendo conto personalmente quando mi trovo nella situazione di esporre a familiari e amici quello che io provo in quei momenti. È il “dietro le quinte” quello che più di ogni altro può apparire complesso da spiegare, perché a volte il mondo di chi corre può sembrare così lontano ed assurdo per chi non l'ha mai vissuto.

Citazione

Questo post vuole raccontare proprio questo: ciò che vede un maratoneta prima del “grande momento”. Ho raccolto qualche immagine, talvolta scattata col cellulare (cosa che non mi è mai particolarmente gradita), che racconta la mia esperienza con la maratona, ma senza la corsa. O meglio, vuol provare a trasmettere le sensazioni che ho provato in quei due giorni a Venezia. Non mi vedrete in canotta, mentre corro: non porto mai fotocamere con me durante le mie corse, tantomeno fantomatici aggeggi ipertecnologici come la GoPro (viste un paio durante la maratona). La corsa deve essere una sensazione pura, senza filtri. Così la voglio raccontare, in rigoroso ordine cronologico...
Bis bald!
Stefano

Pranzo sulla via per Venezia

La fatica del giorno dopo sul tabellone Asics

Con Stefano Baldini, medaglia d'oro olimpica nella maratona

Le scarpe del futuro

Ricognizione sul percorso: il ponte di San Giuliano

Risotto zucca e salsiccia, il carboidrato prima dell'esame

Indicazioni per le spettatrici

Dove lo shutter scarica il popolo della maratona, inizia il comune di Stra

La macchina organizzativa è in fermento lungo la riviera del Brenta

I muri di Villa Pisani sono presi d'assalto

In attesa di un clima meno freddo, nell'aroma di crema riscaldante


Spogliatoio post-corsa: tanta fatica ma anche tanta felicità

Laggiù, in fondo, c'è San Marco...

Il brindisi finale...

giovedì 23 ottobre 2014

Venice Marathon 2014, il percorso

Ciao a tutti!
Eccolo, il percorso di domenica...
Nulla è cambiato dall'anno scorso (vedi post): partenza da Stra, proprio in faccia a Villa Pisani; arrivo a Venezia, in Riva Sette Martiri. Quarantadue chilometri meravigliosi, se non per il passaggio tra Marghera e Mestre. Prima la Riviera del Brenta, poi l'isola in cui sorge quella che per me è "la città più bella del mondo".


Forse è proprio grazie al percorso che ho scelto di essere di nuovo qui, a distanza di un anno. Perché qui si corre in posti in cui non si può correre. Venezia... Piazza San Marco, il ponte sul Canal Grande, le quattordici fatiche sui ponti dell'isola, l'attraversamento del Ponte della Libertà. Sono cose che ricordo come se fosse ieri, qualcosa di estremamente sensazionale. Ho provato l'anno scorso a scriverle ma rileggendo quel post ho scoperto che è molto meglio tornare a riviverle di persona, senza alcun'ombra di dubbio. Sabato è vicino, non manca molto, ma la mia attesa è spasmodica.

Quel ponte... (fonte: venicemarathon.it)

Per chi volesse seguire la gara, si può sintonizzare su Raisport2 dalle 8.50 alle 11.40 per la diretta televisiva della maratona (fidatevi, è qualcosa di unico al mondo). Per chi volesse seguire i miei tempi in corsa, saranno disponibili qui.
A presto!
Stefano

martedì 14 ottobre 2014

Passo dopo passo, tappa 7: che Venezia sia!

Ciao a tutti!
L'ho tenuto nascosto per diverse settimane, ne ho parlato con pochissime persone. Ma ora è giunto il momento di annunciarlo, finalmente.
Ho trascorso le ultime settimane - oltre al trasferimento in Germania e al nuovo lavoro - ad allenarmi, a preparare una nuova maratona. Una nuovo traguardo da raggiungere con le mie gambe. Il quando e il dove? Ora lo posso dire: l'appuntamento con la leggendaria distanza dei 42,195 metri è fissato per domenica 26 ottobre a Venezia. Si, sarà un'altra volta Venice Marathon!

Perché correre a Venezia ha tutto un altro sapore (fonte: venicemarathon.it)

Sono stati tanti i dubbi che hanno ritardato l'annuncio, ma in particolare è stato il timore di avere un riacutizzarsi del fastidio del ginocchio. Fortunatamente, durante tutto il periodo di allenamento esso non ha creato problemi e ho sempre potuto correre senza alcun dolore. Ma c'è molta differenza tra il correre sessioni di ripetute da 15-18 chilometri oppure una mezza maratona, e il correre lunghi da più di trenta chilometri. Fatta eccezione per la fatica, le sollecitazioni su articolazioni, muscoli e tendini sono tali da mettere a dura prova la tenuta e l'integrità fisica. Conscio della mia situazione, i timori che porto con me dall'inverno non mi hanno mai abbandonato e ho aspettato il test più probante per poter dire definitivamente di esserci nell'appuntamento podistico personalmente più atteso dell'anno.

Nessuna scusa ora, sono ufficialmente iscritto!

Sarà nuovamente Venezia, con l'arrivo in Riva dei Sette Martiri, la cornice di questa ennesima esperienza faccia a faccia con la maratona. Poter correre qui è speciale. A volte penso che sia addirittura un privilegio, poter chiudere una gara in questo scenario... Ponti, grandiosi palazzi, rive e solenni basiliche. Piazza San Marco... corrervi ti abbassa automaticamente la statura di qualche centimetro e, nonostante il sudore, ti fa drizzare i peli dall'emozione. Difficilmente ho sperimentato brividi come correre in questo luogo, così intensi da azzerare i livelli di acido lattico nei muscoli. Poi, c'è quel ponte, il più lungo in assoluto sul Canal Grande, unico al mondo, messo in piedi una volta all'anno solo per i maratoneti. Pelle d'oca.

Gehen nach Venedig!

Le aspettative per Venezia non sono poche. Innanzitutto, c'è voglia di divertirsi, di emozionare ed emozionarsi, di dare tutto affinché sia nuovamente una maratona da archiviare tra i ricordi più belli della propria vita. E non solo della mia, anche di chi sarà con me. Ovviamente, non manca un occhio di riguardo al cronometro. Senza questo tipo di ambizione, correre per l'ennesima volta una maratona avrebbe meno gusto. Migliorare il 3h18'07" fatto segnare un anno fa sullo stesso percorso non sarà di certo cosa facile ma non è affatto impossibile. Ovviamente molto dipenderà dalle condizioni atmosferiche - temperatura, umidità e meteo sono fattori chiave. Quanto visto in allenamento durante l'ultimo mese mi rende molto fiducioso di abbassare il mio personale, realisticamente di un minuto circa. È una stima approssimativa: un dato più raffinato potrebbe giungermi nel weekend dopo l'ultimo lungo. Il sogno sarebbe scendere sotto la barriera delle 3h15', ma per quanto mi riguarda è come l'ho descritto: un sogno e credo che per quest'anno rimarrà tale, se ne riparla nel 2015. Non è un problema: in fondo esserci, essere a Venezia fra due settimane e corrervi una maratona è già di per sé un gran bel sogno...
Bis bald!
Stefano

mercoledì 23 ottobre 2013

Venice Marathon 2013, il percorso

Ciao a tutti!
Ed eccolo qui, il percorso della Venice Marathon, il tracciato di quei magici 42.195 chilometri che mi appresto a compiere per la terza volta, dopo Torino e Barcellona. Senza togliere nulla alla bellezza di queste due città, gli scenari che potrò guardare con ammirazione correndo saranno qualcosa di decisamente superiore rispetto a ciò che possono offrire il capoluogo piemontese e il capoluogo catalano. E già dall’inizio…

Km 0: Villa Pisani, Stra. Da qui avrà inizio la Venice Marathon! (fonte: panoramio.com)

Si parte da Stra, un comune che si estende lungo la nota Riviera del Brenta, area nota per la presenza di numerose ville venete, che secoli fa erano meta delle famiglie aristocratiche di Venezia. La partenza della Venice Marathon avviene da qualche anno proprio davanti ad una delle più note, Villa Pisani. La cornice che accompagnerà i maratoneti sarà veramente incredibile, un’emozione che non vedo l’ora di vivere.

Il percorso della 28°edizione della Venice Marathon

Il percorso segue fondamentalmente per una ventina di chilometri tutto il Naviglio del Brenta e attraversa tutti i vari comuni che ivi si affacciano, in sequenza Fiesso d’Artico, Dolo, Mira. Il percorso non presenta alcuna difficoltà altimetrica: Stra si trova ad un’altitudine di 9 metri sopra il livello del mare, quindi in questi chilometri la strada non potrà che essere in leggera (ed impercettibile, probabilmente) discesa.

Km 5: Dolo, lo Squero (fonte: panoramio.com)

Ad allietarci sarà dunque il panorama costituito dal Brenta e dalle sue ville: Villa Pisani, alla partenza, poi una lunga serie, Villa Soranzo-Fracasso, Villa Badoer-Fattoretto, Villa Contarini dei Leoni, Villa Widmann, Villa Valmarana e l’ultima, la più famosa, in quanto opera del Palladio, Villa Foscari. Lo scenario dovrebbe cambiare poco prima della mezza maratona, in cui si entrerà in Marghera, una delle località che compongono il comune di Venezia, famosa per la sua zona industriale, una delle più grandi d’Italia. La si attraversa completamente per entrare in Mestre.

Km 12: Villa Widmann (fonte: panoramio.com)

Un po’ di corsa in città non potrà che fare bene in quei chilometri: è lì che le gambe iniziano a diventare sempre più affaticate e il sostegno del pubblico, che mi aspetto presente e vivace (soprattutto in Piazza Ferretti, il cuore di Mestre), può dare una grossa mano. Questi chilometri, dal ventesimo al trentesimo sono sicuramente tra quelli più importanti per il buon esito della maratona, posso garantirlo.

Km 18: la favolosa Villa Foscari (fonte: panoramio.com)

La maratona vera e propria, inizia al trentesimo chilometro, quando si esce dal centro abitato di Mestre e si entra al Parco San Giuliano, dove verrà allestito l’Exposport, una manifestazione fieristica a carattere sportivo (e in particolar modo, podistico) presso la quale si troverà, fino a sabato, il punto di ritiro dei pettorali per la maratona.
Un po’ di curve all’interno di questo parco e poi ci si dirige dritti dritti verso l’infinito…

E siamo giunti al trentesimo: il ponte pedonale annuncia l'ingresso nel Parco San Giuliano (fonte: panoramio.com)

“Infinito”, così l’ha definito chi la Venice Marathon l’ha già fatta è il Ponte della Libertà, il collegamento tra la Venezia lagunare famosa in tutto il mondo e la terraferma. Correre quattro chilometri di una maratona su un rettilineo perfetto può essere veramente noioso. Io non mi aspetto queste sensazioni, se non fosse per la stanchezza accumulata nei muscoli fino a quel momento. Proprio sul ponte, si supereranno i trentacinque chilometri di corsa. E saranno quasi trentasette quando dal ponte si “sbarcherà” sul Tronchetto, l’isola artificiale che sarà il primo assaggio della vera Venezia.

Sale la tensione: ci si avvicina al Ponte della Libertà (fonte: panoramio.com)

Qui inizia un’altra corsa, qui inizia un vero e proprio inferno, quello dei quattordici ponti di Venezia, un incubo per le gambe ormai piene di acido lattico. Simili strappi possono veramente tagliare in due i muscoli quando i chilometri sono già così tanti. In sequenza, Ponte Molin, Ponte Longo, Ponte de la Calcina, Ponte ai Incurabili, Ponte Ca’ Balà, Ponte de l’Umiltà, il “ponte di barche” sul Canal Grande, Ponte della Paglia, Ponte del Vin, Ponte de la Pietà, Ponte del Santo Sepolcro, Ponte de la Ca’ di Dio, Ponte de l’Arsenale e Ponte de la Veneta Marina, questi i quattordici ostacoli tra l’ingresso in Venezia e l’arrivo.
Il tracciato nella città lagunare è piuttosto semplice, superato il Tronchetto si entra nella zona portuale, poi si svolta a sinistra per costeggiare il Canale della Giudecca. Due chilometri circa con il mare sempre alla propria destra, poco meno di dieci minuti (si spera) con un occhio all’Isola della Giudecca e l’altro a tutto ciò che compare alla propria sinistra, fantastici edifici tra cui una delle chiese più belle di Venezia, quella dei Gesuati.

3800 metri infiniti: questo è il Ponte della Libertà (fonte: wikimedia.commons.com)

Le emozioni aumenteranno esponenzialmente, quando il popolo della maratona arriverà a Punta della Dogana. Punta della Dogana è facilmente riconoscibile per la presenza della nota Basilica di Santa Maria della Salute e della sua cupola. Qui si entra in un’altra dimensione di corsa, una dimensione che è possibile vivere solo durante la Venice Marathon. Qui inizia il "quinto" ponte del Canal Grande, un ponte costruito esclusivamente per la maratona (vedi dettagli nel post di giovedì 17 ottobre), uno dei momenti più attesi della corsa, dal mio punto di vista.

Il percorso della Venice Marathon dal km 35 al km 42.195

Anche se, il momento più emozionante sarà sicuramente intorno al chilometro 41. Piazza San Marco, e ho detto tutto. Credetemi, mentre sto scrivendo, ho la pelle d’oca, mi salgono i brividi al pensiero. Non riesco ad immaginarmelo questo momento, ho la tremenda paura che non riuscirò a godermelo, emozionato come sicuramente sarò. Poter correre attorniato dalle Procuratie (gli edifici che circondano Piazza San Marco, fatta eccezione per il lato orientale dove si trova la basilica) e da una folla immensa, è un privilegio assoluto, e non posso far altro che ritenermi una persona fortunata.

Venezia vista dal Canale della Giudecca. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Superata la sbornia emotiva di Piazza San marco, si fiancheggia Palazzo Ducale e si punta dritto verso Riva degli Schiavoni. Da lì, ancora sette ponti, che immagino più infiniti dell’infinito stesso. Dal primo di questi ponti si può ammirare il Ponte dei Sospiri. Ma in corsa, non so se avrò la forza di girare il capo a sinistra per vederlo. Riva degli Schiavoni, poi Riva Cà di Dio. Uno sguardo (velocissimo) all’Arsenale, se mai riuscirò a rendermi conto...

La Basilica di Santa Maria della Salute. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Poi, gli ultimi infiniti metri. Riva dei Sette Martiri è la fine della sofferenza ed insieme l’inizio della gioia. Il nome è perfetto per la manifestazione, solo che i "martiri" non saranno sette ma molti, molti di più…
Ricordo gli ultimi chilometri della Turin Marathon 2012 e della Zurich Maratò de Barcelona 2013 come se le avessi concluse da poche ore. Memorie fantastiche, totalmente impresse nella mia mente. Sono convinto che i chilometri finali di domenica, se non incontrerò problemi fisici in gara, mi porteranno a sconfinare in un’altra dimensione di gioia. Incalcolabile, inestimabile.

Km 41, la piazza più bella d'Italia, Piazza San Marco. Foto di archivio, 16 ottobre 2009.

Quando ripenso al percorso, studiato e ristudiato nei dettagli per molto tempo, mi chiedo se esista una maratona scenograficamente più bella di questa. Qualcuno mi ha detto che quella di Berlino è una grande gita turistica lungo le strade della capitale tedesca. Qualcun altro mi ha consigliato di fare la maratona di Parigi, ottime “recensioni” anche su Roma e Copenhagen. Ma Venezia, questa città senza uguali, non può che superarle tutte.

La fine delle sofferenze, Riva Sette Martiri (fonte: panoramio.com)

PS. In questo post ho parlato quasi esclusivamente dell’aspetto paesaggistico del percorso, e non di quello tecnico. Per forza: si parte da Stra, a 9 metri sopra il livello del mare, e si arriva a Venezia, proprio ad altezza acqua. Le uniche asperità saranno i ponti. Pianura, pianura, pianura, per quasi quaranta chilometri. Poco altro da aggiungere. Come direbbe Andrea, uno dei miei amici runner, “daine mac!”
Bis bald!
Stefano

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