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venerdì 6 maggio 2016

Il verde prima del ferro e del cemento

Ciao a tutti!
Un viaggio lungo in automobile richiede qualche pausa, soprattutto se non hai compagni con i quali alternarsi alla guida, oppure quando si deve attraversare un'area complicata a causa di una rete viaria fitta e costantemente trafficata. È il caso dei viaggi che per lavoro mi ritrovo a compiere verso l'Olanda: lunghi (cinque/sei ore di automobile), da solo, attraversando la Ruhrgebiet, il più grande agglomerato urbano ed industriale della Germania intera. Ma l'ultima volta, un mese fa circa, ho trovato un angolo di natura perfetto per spezzare un poco il lungo viaggio e trovare un briciolo di relax. Si chiama Möhnesee ed si trova a poche decine di chilometri di distanza da Dortmund.
Come l'ho "scoperta"? Guardando la mappa, semplicemente. Vedo una curiosa macchia proprio prima dell'incasinatissima rete autostradale della Ruhrgebiet: perfetta, a mio parere, per fermarsi e per spezzare il viaggio. Quello che scoprirò dopo, invece, è di aver visitato un piccolo pezzo di storia della Germania.

Möhnesee

Il Möhnesee non è infatti un semplice lago, bucolico, per buona parte circondato da foresta, ricco di possibilità sportive, dal trekking al canottaggio, dalla vela a percorsi ciclabili. È anche una riserva d'acqua che, grazie alla diga (chiamata Möhnetalsperre) e alla connessa centrale elettrica, può alimentare le città della regione della Ruhr (Essen, Dortmund, Gelsenkirchen) e il relativo tessuto industriale. Tra tutti i laghi artificiali della Germania, la Möhnetalsperre è seconda per superficie (poco più di 10 chilometri quadrati) solo al famoso Forggensee, lago che si può ammirare dall'alto del castello di Neuschwanstein, nel cuore della Baviera.
Ma come dicevo precedentemente, il Möhnesee rappresenta un piccolo pezzo di storia della Germania e della Seconda Guerra Mondiale. Il Möhnesee fu uno dei tre campi di battaglia dell'Operazione Chastise, attacco aereo programmato dalal RAF per distruggere le dighe sui fiumi Möhne, Eder e Sorpe, con l'intento di allagare zone industriali e limitarne l'approvvigionamento energetico. L'attacco avvenne nella notte tra il 16 e il 17 maggio del 1943, in cui vennero sganciate alcune bombe speciali, progettate appositamente per questa operazione, che potessero esplodere nei pressi della diga. L'esito fu devastante: diga squarciata, 30 chilometri quadri inondati e la morte di oltre un migliaio di persone. Le immagini che raccontano questo episodio della Seconda Guerra Mondiale, che si possono trovare in rete, non lasciano indifferenti.
L'importanza della Möhnetalsperre è tale da meritarsi anche un riconoscimento simbolico come la comparsa in un francobollo celebrativo, che nel 2013 ha voluto ricordare il centenario della fine dei lavori di costruzione

Möhnetalsperre, l'imponente diga (fonte: mapio.net)

Mi fermo in riva al Möhnesee per un'ora circa, il tempo di fare una passeggiata sul lungo lago. Dove ho il tempo di trovare un lunghissimo ponte che attraversa tutto il lago in larghezza, ponte esclusivamente riservato a pedoni e biciclette: fantastico! E i cartelli dislocati nei pressi dell'abitato di Möhnesee indicano chiaramente quanto attrattivo sia questo lago per chi ama la natura: io ho messo nel taccuino, non si sa mai in futuro, a piedi o in bici...
Bis bald!
Stefano

venerdì 4 dicembre 2015

Più veloci in bicicletta

Ciao a tutti!
In Germania da qualche giorno si parla con insistenza di una nuova ciclovia. Il che non è certo una novità: la Germania è uno dei paesi più bike-friendly d'Europa e molte delle ciclovie europee più frequentate anche a livello turistico (Danubio, Meno, Elba, Reno e Lago di Costanza) attraversano in parte il territorio tedesco. Ma questa non è una Radweg come tutte le altre, questa è una Radschnellweg, ovvero: ciclovia veloce.

Una nuova ferrovia del Reno (fonte: velocityruhr.net)

L'iniziativa prende luogo in una delle zone più trafficate di Germania, l'area industriale della Ruhr, una porzione di Germania che conta numerose metropoli e una bella fetta del prodotto interno lordo tedesco. Nonostante la fittissima rete autostradale che l'attraversa, le ore di punta e gli incidenti sconvolgono il traffico della zona. Viaggiando talvolta verso l'Olanda, ho dovuto pagare dazio anch'io in passato, a Duisburg e a Dortmund. Ma posso immaginare il nervosismo di chi questa realtà la deve sopportare ogni giorno. Proprio per questo è stata studiata la RS1, una ciclabile veloce lunga poco più di cento chilometri, qualcosa che si potrebbe ribattezzare come una "autostrada per bici". Nelle intenzioni essa dovrebbe collegare le città di Hamm e di Duisburg, passando per importanti centri come Unna, Dortmund, Bochum, Gelsenkirchen ed Essen. La speranza è che i pendolari della Ruhr lascino a casa le automobili per salire in sella ad una bici, contribuendo a quello che a me piace definire il "triplo beneficio": alla salute, all'ambiente e al portafoglio.
Costo dell'opera? Si sfiorano i duecento milioni di euro, cifra raggiunta da fondi della UE e finanziamenti del Land interessato, la Renania Settentrionale-Vestfalia. Sulle cifre parte il confronto con l'Italia: per l'intero territorio nazionale, lo stanziamento per migliorare la mobilità su due ruote è di soli trenta milioni di euro. Bazzecole.

Il progetto RS1 (fonte: gruene-im-rvr.de)

La RS1 dovrebbe sfruttare in gran parte ferrovie in disuso (i venti chilometri già inaugurati corrono su una ex-ferrovia). È stata progettata con severi criteri di sicurezza: la sede stradale è molto ampia - per facilitare i sorpassi - e il tracciato presenta un numero minimale di curve strette, incroci e semafori, il tutto per facilitare lo spostamento del lavoratore che intende rinunciare all'auto per la bici, in sicurezza e anche nei tempi giusti: su una pista ciclabile di quattro metri di larghezza, senza troppe curve, tutti possono facilmente raggiungere velocità intorno ai 20-25 chilometri orari. Dunque, proprio come capita a me a Schweinfurt, si rischia di arrivare in ufficio più velocemente in bici che in macchina.
Come un paradosso di Achille e la tartaruga, attualizzato ai nostri tempi.
Bis bald!
Stefano

lunedì 19 gennaio 2015

Dalle ceneri a museo

Ciao a tutti!
Più di una volta ho raccontato come i tedeschi siano straordinariamente bravi nel valorizzare a livello turistico e commerciale il loro tragico passato. Ho due esempi in mente: il Muro di Berlino, meta di tutti i visitatori di Berlino e della quale immagine c'è un vasto sfruttamento, e il Museo del processo di Norimberga, che non ho visitato, ma che deve essere molto interessante, essendo uno dei musei più visitati di Germania.

Rovine del Führerbunker/1 (fonte: flickr.com)

Il popolo tedesco sta per fare centro ancora una volta. E stanno per far fruttare gli anni più tragici della storia tedesca, quelli della Seconda Guerra Mondiale. Pare infatti che verrà ricostruito il Führerbunker, il rifugio berlinese nel quale Hitler ha vissuto le sue ultime settimane di vita con la compagna Eva Braun, e dal quale dirigeva le operazioni di un esercito ormai completamente allo sbando. Il Führerbunker venne distrutto poco tempo dopo la fine della guerra, sull'onda di un sentimento di rinascita, ma soprattutto di rabbia per le eredità del nazismo: una pessima immagine della Germania e dei suoi abitanti, oltre alla distruzione più totale. Di esso non rimane più niente se non un cartello con qualche spiegazione.

Rovine del Führerbunker/2 (fonte: wikipedia.com)

Il tutto con lo scopo di evitare paradossali pellegrinaggi di facinorosi con la svastica ancora ben salda in testa. Pochi o tanti? Il numero potrebbe essere consistente. Mi hanno raccontato che a Coburgo (a un centinaio di chilometri da Schweinfurt), prima città ad essere guidata da un sindaco nazionalsocialista, è tuttora presente un monumento al nazismo, ma questo viene celato ai più, proprio per non trovarsi di fronte orde di invasati in mistica processione. Può essere la ricostruzione del Führerbunker un buon motivo per tornare a Berlino? Pare proprio di no, in quanto la capitale tedesca si è fermamente opposta alla ricostruzione del bunker hitleriano sul suo suolo. Esso potrebbe venir ricostruito a Oberhausen, cittadina poco distante da Düsseldorf. Ovviamente, a puro scopo didattico...

Ciò che rimane del Führerbunker: un cartello (fonte: tripomatic.com)

E noi italiani? Ci limiteremo a raggiungere la Renania Settentrionale-Vestfalia da turisti o sapremo trarre spunto da questa lodevole (seppur criticata) iniziativa? Di luoghi simbolici da riportare alla luce ce ne sarebbero a volontà. Volontà, per l'appunto: è tutto ciò che serve.
Bis bald!
Stefano

giovedì 15 maggio 2014

Morte a Paderborn

Ciao a tutti!
Quando accennai ai miei colleghi la mia Verrückte Idee, alcuni di essi mi dissero: “Ma cosa vai a vedere nella Renania Settentrionale-Vestfalia? Non c’è niente!”. Una risposta che annovero nell’insieme di diffidenza che i tedeschi del sud, soprattutto i bavaresi, hanno nei confronti di quelli del nord (anche se qui, rispetto all’Italia, la situazione è rovesciata: il sud è il motore economico della Germania). In realtà non si può dire che questa affermazione sia vera. Questo Land raccoglie numerosi punti di interesse, a partire dalle città lungo il corso del Reno, come Düsseldorf, Colonia e Bonn, fino a quelle più ricche di storia, come Aquisgrana e Münster.
C’è l’imbarazzo della scelta, dunque. La mia scelta non è però ricaduta su nessuna di queste: un po’ per motivi di “praticità geografica” e un po’ per conservare le località più interessanti per viaggi futuri con Giulia. Magari in bici, visto che il Reno – come tutti i fiumi tedeschi – ha la sua ciclovia… La mia scelta ricade dunque su una meta non convenzionale, la città di Paderborn. Ma stavolta, toppo clamorosamente.

Il Rathaus di Paderborn

La storia che precede questa città è molto ricca: qui infatti Carlo Magno e Leone III sancirono l’alleanza tra l’Impero e la Chiesa. L’impronta “ecclesiale” su Paderborn è chiara. Il centro storico è costellato di chiese, per la maggior parte ricostruite dopo i bombardamenti del 1944 e 1945, in cui l’85% della città venne distrutto. È una città che non pare avere una radice, un’identità, un’anima. Pochi punti di interesse nel centro storico, che apparentemente prometteva molto di più. L’unico luogo degno di nota di Paderborn, è il Duomo, l’unico edificio in grado di donare alla città una certa aura di regalità.
In un mix di romanico e gotico, esso colpisce soprattutto per l’imponenza dell’esterno (in particolare della torre campanaria), per il bel contrasto cromatico tra i chiari mattoni e la sua verde copertura e per il meraviglioso portale, detto “del paradiso”. L’interno non è da meno e possiede anch’esso un mix di stili, dal gotico al rococò, che ne segnano la sua evoluzione decorativa. Il pezzo più interessante (e impressionante, vista la sua altezza: più di quattordici metri) è sicuramente il monumento funebre al vescovo Von Fürstenberg.

Il lato meridionale del Duomo di Paderborn


Ma escluso il Duomo, Paderborn è ben poca cosa. L’unica vitalità di questa città è tutta nel fatto del giorno. Mi ritrovo infatti a Paderborn proprio nel giorno in cui la squadra di calcio locale, la SC Paderborn 07, batte il VfR Aalen per 2-1 e conquista l’accesso alla massima serie tedesca, la Bundesliga. Palazzi e vie tappezzate di bandiere nere, bianche e blu, i colori sociali della squadra, un maxischermo allestito nella Rathausplatz, decine di persone che camminano con le magliette o le sciarpe della loro squadra.
La festa è qui, dunque. Tuttavia la delusione per questa città, rimane. Ma un altro Land è stato toccato. Ne rimangono ancora cinque…


Bis bald!
Stefano

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